lunedì 14 giugno 2021

I libri antichi dell'avv. Cristiano Pambianchi in mostra a Milano





Si ringrazia il sig.Cristiano Pambianchi da sempre amico di Lina Bertorello ma:


Mostra Marino Darsa NON piaciuta perchè è falso dire che Darsa era croato . Bisognerebbe chiamare Knut Flovik Thoresen che ha bloccato una mostra croata falsa in Norvegia




Maggiori informazioni in  NOI INNAMORATI DI CRISTIANO PAMBIANCHI








LA CROAZIA PUO' DARE TUTTE LE MEDAGLIE CHE VUOLE MA NON DARA' MAI LA POSSIBILITA' DI OFFENDERE NESSUNO 







Se gentilmente potrebbe rallentare.. passiamo la vita a correggere gli sbagli suoi!








L'unica gentilezza che le chiediamo avvocato è di non catalogare le persone in base alla lingua che parlano . Lei parla meglio inglese che italiano tanto è bravo e probabilmente chi non la conosce la scambia anche per un inglese, ma sempre italiano rimane. Poi un'altra cosa che sembra ovvia ma evidentemente non lo è. Lei si chiama Cristiano Pambianchi e c'è scritto sulla carta di identità, sulla patente e sul passaporto. Lei ovunque va nel mondo rimarrà sempre Cristiano Pambianchi qualsiasi lingua parlerà, qualsiasi domicilio avrà, qualsiasi nazionalità acquisterà se vuole risiedere per sempre in uno stato estero. Non ha cambiato nome Cristoforo Colombo, ne Franjo Tudman (riconosciuto colpevole post mortem come criminale di guerra) ne Marta Drpa, serba di Knin prima che i croati compissero la tragedia di Krajina. Quindi cambiare il nome a scrittori, musicisti, pittori vissuti 500 anni prima per farli passare per croati solo perchè da morti che sono non si possono lamentare, non è poi una mossa così vincente.

E' vietato ai croati rubare la cultura dalmata

Con la legge sui beni del patrimonio culturale serbo son finiti i furti

Gli ustascia croati distruggono Milano

La Croazia festeggia con le canzoni del neonazista Thompson

Squallidi e penosi ustascia croati



Luigi Rodeti è uno dei tanti fake del grande reporter di guerra 


A meno di chiarimenti scritti, sembra che il sig. Cristiano Pambianchi non riconosca o non voglia riconoscere che la "Repubblica di Ragusa" e la "Croazia" erano due regni diversi e distanti tra loro e che il censimento ha dimostrato che non vi era un solo croato in Ragusa, attuale Dubrovnik che era, invece, una città serba, popolata in maggior parte da serbi e italiani 





MARIN DRZIC ERA UNA DALMATA FIGLIO DI SERBI

Marin Držić nacque a Dubrovnik probabilmente nel 1508. nella casa paterna vicino al Palazzo del rettore come il figlio minore nella famiglia di commercianti plebei originaria di Cattaro che nel XIV. secolo aveva perso il titolo nobiliare avendo prolungato l`albero di famiglia da parte di un figlio illegittimo. La madre Anukla discende dalla distinta famiglia borghese di Kotruljević.










Originariamente serbi e croati erano lo stesso popolo 






Vuk Karadzic ha dimostrato che l'idioma "stocavo" era parlato solo dai serbi 

Non è che se a Cattaro (Kotor, Montenegro) ci sono dei cattolici sono automaticamente croati! Basta aprire un libro con una cartina geografica! Forza ignoranti.. studiate! 





La mostra alla Pinacoteca di Brera "Marino Darsa lo Shakespeare croato" è fortemente falsa per i seguenti motivi
Marino Darsa è nato a Ragusa, nella Repubblica di Ragusa quando la Croazia stava a 400 km più su 
Era di origine serba di Kotor (Montenegro)
Parlava stokavo ovvero l'idioma parlato solo dai serbi, tant'è che Tudman ha cambiato la lingua croata proprio per differenziarsi dai serbi 
Gli organizzatori hanno ignorato la legge sul patrimonio culturale serbo anche se ne erano a conoscenza 






A Dubrovinik ancora oggi si sentono dalmati e non croati e c'è una scritta contro Zagabria ad ogni angolo di strada. La Dubrovacka republika non è mai esistita se non sulla bocca di qualche persona poco istruita che non sapeva dire Repubblica di Ragusa. I croati giocano sull'ignoranza delle persone, ma fortunatamente internet ci funziona ancora 



Ho scritto altre volte e lo ripeto qui: la Croazia ha grandi croati, uomini e donne, di cui vantarsi, che meritano di essere celebrati in tutti i campi, compresa l’arte e la letteratura; non ha perciò bisogno di rubarli ad altri popoli. Temo però che i ciechi nazionalisti non cesseranno mai di rubacchiare per ornarsi delle penne altrui."
firmato: Giacomo Scotti
(da.linkiesta.it del /2011/05/01)





La legge sulla tutela del patrimonio serbo ha messo fine a tuti i furti croati. L’Accademia delle Scienze Serba ha pubblicato il libro dei grandi serbi in cui ha inserito Marino Darsa/Marin Drzic di Ragusa/Dubrovnik.

Marin Drzic è conosciuto come lo Shakespeare di Ragusa ed è falso chiamarlo Shakespeare croato





Poniamo anche il caso che la famiglia di Marin Drzic' fosse bilingue e conosciuta con entrambe le varianti grafiche del nome, rimane sempre serbo, figlio di padre serbo, nato vicino alla Serbia e lontano dalla Croazia in cui non è mai entrato 

GIACOMO SCOTTI – LINEAMENTI DI UN GENOCIDIO CULTURALE






Marino Darsa ha sempre composto nella lingua slava di Ragusa. Che poi questa lingua contenesse parecchi vocaboli italiani (per lo più veneti e toscani) non deve stupire, vista l'influenza dell'italiano nel mondo politico, economico e artistico dell'area adriatica e in tutto il Mediterraneo. Peraltro, stando agli studi più seri degli ultimi anni, la scarsa notorietà del Darsa in ambito europeo (e finanche italiano) è proprio dovuta al suo voler scrivere nella lingua del popolo, mentre è risaputo che le classi più abbienti della Dalmazia e della stessa Ragusa si esprimevano pubblicamente o scrivevano prevalentemente in italiano o in latino.




Vuk Karadzic ha dimostrato che l'idioma "stocavo" era parlato solo dai serbi 






Marino Darsa - come tutti i ragusei dotati di una certa cultura - fu perfettamente bilingue: parlava e scriveva sia in italiano che nel dialetto štokavo di Ragusa, da lui utilizzato in modo assolutamente prevalente nelle sue opere. Ma il suo tipico stile già accennato di sovrapposizione di vari registri linguistici a seconda della classe sociale e la diversa ambientazione delle sue commedie - da Ragusa a Cattaro a Roma - gli fecero utilizzare anche delle espressioni in latino, in italiano e finanche in tedesco.



Per maggiori informazioni vedasi la pagina di Face Book . La Pinacoteca di Brera . 21 luglio 2021






E' assurdo parlare di nazionalità prima che nascessero gli stati nazione come li intendiamo ora. Una volta c'erano i regni e la nazionalità era intesa come stirpe, discendenza. Dato che Marino Darsa era figlio di padre serbo anche perchè a Ragusa non vi era un solo croato, mentono sapendo di mentire i croati che si sono appropriati della cultura dalmata 




Una piccola premessa. Molti libri non sono stati potuti essere esposti perchè i croati li hanno bruciati

Il cambio di regime in Croazia all'inizio degli anni Novanta ha avuto, accanto alla sua accezione politica ed economica, anche una dimensione bibliotecaria, prima di tutto attraverso la "dismissione" straordinaria dei libri, ovvero una sistematica e pedante eliminazione di tutti i libri che il nuovo regime riteneva inadatti, sia a causa della nazionalità ed altri dettagli bibliografici degli autori, che del luogo di edizione del libro, che del suo contenuto.







L’equivoco di Dubrovnik nasce dal fatto che fino al 1500 circa si parlava il Dalmatico, lingua neolatina a cavallo tra Italiano e Romeno. La slavizzazione popolare avviene tra il 1400 e il 1550. Ma come lo stesso Boscovich afferma, la lingua popolare di Dubrovnik era “Slavico”, non Croato, un dialetto molto simile a quello di Erzegovina lingua letteraria di tutti i Croati fino al 1992, ma il dialetto di Dubrovnik veniva parlato da tutti anche dai Serbi e dai Mussulmani a ovest del fiume Drina, quindi non poteva essere definirsi Croato. Peraltro, il dolce idioma di Erzegovina era quello ferocemente odiato da Tudman









Una volta falsificati, ovvero croatizzati, nome e cognome di uno scrittore, di un pittore, di un musicista che nacque o visse sul territorio che oggi fa parte della Croazia, la sua opera diventa automaticamente croata.










Vi comunichiamo la percentuale di like alla perla di saggezza del sig. Cristiano Pambianchi a 24 ore dalla suo editto














Nel seguente testo è chiarissimo come la cultura dalmata era influenzata dalla cultura slava e certo allora non c'erano i nazionalisti guerrafondai che hanno cambiato oggi tutta la lingua croata. ...A tal proposito, fu con gran dispetto dei nobili ragusei che si comportò, letterariamente e non solo, il concittadino del Cerva, Marino Darsa (Ragusa1508-Venezia1567), di aristocratica famiglia, ma dalla vita disordinata e difficile. Fu autore di testi teatrali satirici proprio in quella lingua mista di slavo e italiano che si veniva formando per i continui rapporti che Ragusa aveva col contado e che era considerata incolta e barbara dai nobili e dai letterati che in città, tra l‘altro, praticavano, oltre il latino, il toscano più che il veneto. Letterato dissidente dunque il Darsa, satirico verso il mondo da cui proveniva, ma dotato di comunicativa, estroso. Di chiaro successo furono, tra il popolo, i suoi drammi pastorali Tirena, Venera i Adon (Venere e Adone), la sua farsa Novela od Stanca (La beffa di Stanac), e le sue commedie Dundo Maroje (Lo zio Maroje), Skup (L’avaro), Arkulin (Arcolin), Mande (Maddalena), tutti testi assai interessanti per quel che riguarda la lingua, mutevole per caratterizzare i diversi personaggi, mista di gergo, latino maccheronico, toscano perfetto.






C'è una prova inconfutabile del fatto che a Dubrovnik non si sentono croati, ma dalmati poichè esiste un giornale chiamato "Il Dalmata" che striglia la comunità croata di Milano per alcune frasi non corrette anche riguardo a Marino Darsa. Purtroppo questa pagina non consente i PDF per cui dovete cercare voi "Il Dalmata"num.94 pag.12. Articolo di Franco Luxardo



Tutto ben spiegato QUI





I croati e gli pseudo croati di Milano hanno sempre agito al limite della denuncia. Lo dicono tutti, ma in particolar modo lo dice Marco Tarquinio, lunedì 21 marzo 2016, rispondendo alle giustissime rimostranze di Antonio Ballarin. Si vede che questi signori finchè non prendono una denuncia non capiscono. - Posso parlare solo per me e per i miei colleghi, caro dottor Ballarin, ma di un dovere che non è solo mio e nostro: gli errori, quando ci sono, vanno sempre corretti. Affermare quel che è stato affermato in quel dispaccio di agenzia sull’italiano Ruggero Boscovich «croato» è stato un errore serio e grave. Che getta sale su una ferita che bisognerebbe invece curare e chiudere. E la verità è la prima medicina.








Siamo grati al Direttore di «Avvenire» per avere colto e approfondito le precisazioni che la Federazione degli esuli giuliani, istriani, fiumani e dalmati – tramite il suo presidente, Antonio Ballarin – ha espresso circa l’inaugurazione del milanese monumento a Ruggiero Boscovich, esaltato come scienziato croato da parte delle fonti giornalistiche che hanno recepito in modo acritico il comunicato ufficiale dell’iniziativa. Non è questo che l’ultimo tentativo di piegare la storia al nazionalismo.






Ma apra un libro di storia Pambianchi, che ci sono più brutte figure sue che goal di Maradona!







Il fatto che si firmava raguseo e non croato vorrà pur dire qualcosa 















Giovanni Francesco Gondola (in croato: Djivo, Gjivo, Đivo o Ivan Gundulić; in serbo: Џиво?, traslitterato: Dživo o Иван Гундулић/Ivan Gundulić; Ragusa di Dalmazia, 8 gennaio 1588 – Ragusa di Dalmazia, 1638) è stato uno scrittore e poeta dalmata, cittadino della Repubblica di Ragusa. Ha scritto le sue opere utilizzando principalmente il dialetto štokavo. Le opere erano in gran parte traduzioni dei classici italiani e latini[1].











Risposte alle questioni poste dal sig. Cristiano Pambianchi

Non dire gatto se non ce l'hai nel sacco

Pinacoteca di Brera - Milano

Mostra dei libri alla Pinacoteca di Brera

A 2.18 false flag in Jugoslavia

A Dubrovnik vivono i serbi, non i croati

I croati per la Jugoslavia

E dopo le amebe vennero i croati

28 anni dalla morte dei tre giornalisti Rai a Mostar

„Stvaranje Jugoslavije – najveća srpska zabluda“

Vukovar

Ogni giorno i croati pagheranno grazie a un serbo

La Croazia della vergogna

In difesa della Jugoslavia

Crimini croati sui civili serbi

Squallida, penosa, vomitevole Croazia

La Croazia ama la Russia

La Croazia è il paese dei buffoni

Cosa riescono a fare i nazionalisti croati !

Quando volevano dividersi la Bosnia

SQUALLIDA, PENOSA CROAZIA

I croati, gli scrittori, li uccidevano

Uomini e non uomini

Pannella e i nazionalisti croati

DALLA JUGOSLAVIA ALLE REPUBBLICHE INDIPENDENTI

Il governo croato è ogni giorno più squallido

In Croazia sembra che ci siano solo ustascia

Mladic ha salvato i serbi di Bosnia

Scotti La cultura quando non c’è si ruba

Chiunque difende gli ustascia croati ha perso la sua dignità

Franjo Tudman riconosciuto criminale in ogni grado di giudizio

Non dimenticate il crimine croato di Oluja

Croazia: la Corte costituzionale condanna le violazioni dei diritti dei rifugiati

Alla prossima mostra di libri croati ci sarà un volume in più

Croazia: la messa per Bleiburg è una macchia sulla reputazione del paese

Mostra Marino Darsa non piaciuta

Troppi nuovi fascisti in Croazia

Ogni giorno i croati pagheranno grazie a un serbo

E' tutto nas.. pure Maradona







L'alfabeto glagolitico (glagolitsa) è il più antico alfabeto slavo conosciuto. Venne creato dal missionario Cirillo, insieme a suo fratello Metodio, intorno all'862-863 al Monastero di Polychron per tradurre la Bibbia e altri testi sacri in antico slavo ecclesiastico.

Alfabeto glagolitico



Un croato ha distrutto tre stele in glagolitico pensando fosse cirillico serbo 



Meno male che non ci hanno rubato Leonardo da Vinci.. chissà come lo avrebbero chiamato !





A sinistra scienziati e scrittori croati di etnia serba, a destra scienziati e scrittori croati   





Milano | Porta Venezia – Che fine ha fatto la statua dedicata a Boscovich?

Milano | Porta Venezia – Inaugurata la statua dedicata a Boscovich

Il nostro articolo su Ruggero Boscovic' QUI

La Jugoslavia che esiste ancora: intervista a Giacomo Scotti

Purtroppo la Croazia, avendo solo 30 anni, non è ancora una nazione democratica. Vengono aggredite anche le persone che vanno a teatro 

Fiume: un'altra guerra - di Francesca Rolandi

Dubravka Ugresic' è una tra le scrittrici croate più conosciute e più amate. Purtroppo è esule con altre 4 scrittrici minacciate 

Dubravka Ugrešić: una Croazia sul modello fascista

Cinque mesi di carcere a Pedrag Matvejevic' per una opinione sulla guerra 

La condanna a Predrag Matvejević

La Croazia viola i diritti di un insegnante serbo e la giustizia, purtroppo, arriva troppo tardi

La Croazia ha violato i diritti di un insegnante serbo

Alla luce di questi avvenimenti ci sentiamo di essere solidali con Giacomo Scotti nei suoi due testi 

Croati pigliatutto

Lineamenti di un genocidio culturale

La Croazia è come una giovane bella donna ma che già si vergogna del suo passato 

Croazia: la distruzione dei libri negli anni '90

Penso che nessuno mai perdonerà ai croati la distruzione del Ponte di Mostar patrimonio dell'umanità 

Che Dio ci salvi dall'eroismo serbo e dalla cultura croata” (Miroslav Krleža)

Mostar: il Vecchio, venti anni dopo

Inspiegabilmente a Mostar i croati hanno anche ucciso tre giornalisti RAI ben sapendo che erano in quel posto li 

Mostar: in memoria dei tre giornalisti Rai

Quando poi non rispettano i morti è inspiegabile 

Jasenovac: la grave assenza

Tra i presenti, non mancano le autorità politiche e quest’anno hanno presenziato in veste ufficiale Zlatko Hasanbegovic, ministro della Cultura, e Tomislav Karamarko, leader dell’HDZ, partito di centrodestra tradizionalmente al potere. Accanto a loro, Branimir Glavaš condannato per crimini di guerra commessi durante le guerre jugoslave degli anni Novanta. Mancava solo la presidente Grabar-Kitarovic, che ci era comunque andata l’anno prima. Questa è l’immagine della Croazia di oggi, che si vuole europea e democratica ma fa il saluto fascista alla memoria degli ustascia uccisi.

Il gusto dei croati per il fascismo

Per la patria pronti, chi sono i nuovi ustascia



Minacce a Giacomo Scotti

Minacce a Giacomo Scotti

Si tratta di Croazia, Operazione Tempesta, sottotitolo “La ‘liberazione’ della Krajina ed il genocidio del popolo serbo”. “Genocidio” perché in quegli anni – scrive Scotti -, «in Croazia fu cacciata quasi interamente la popolazione serba che vi abitava da secoli e fu attuata una radicale e sanguinosa pulizia etnica». Lo sostiene anche il Tribunale dell’Aia, che nel 2010 condanna in primo grado il generale Ante Gotovina e il capobrigata Mladen Markac, a 24 e 16 anni di reclusione, per crimini contro l’umanità e per aver fatto parte di un’associazione a delinquere finalizzata alla rimozione della popolazione serba durante l’Operazione Tempesta, coordinata dai più alti vertici politici di allora, tra cui anche l’ex presidente Franjo Tuđman.

Giacomo Scotti, la morte viene dalla Croazia




Il sig. Cristiano Pambianchi probabilmente ignora che anche la Federazione elvetica è composta da 26 cantoni autonomi ma non è previsto lo smembramento e qua già 1 a zero per la cultura, perde Pambianchi. Inoltre le repubbliche jugoslave si potevano smembrare solo in accordo come è successo per la Macedonia e il Montenegro, ma non con il crimine come è stato commesso dal primo presidente croato ritenuto colpevole in ogni grado di giudizio per non parlare dei 111 anni dati ai colonnelli croati con il suicidio in tribunale di Praljak. D'altronde Sinisa Mihajlovic racconta sempre che la sera avevano giocato tutti a carte e la mattina lo zio voleva uccidere il padre e sui muri leggevi UCCIDI IL SERBO





....Quando non si riesce a falsificare il cognome, si falsifica almeno il nome e allora il pittore fiumano dell'Ottocento Giovanni Simonetti diventa Ivan Simonetti; sempre a Fiume l'illustre medico


Giorgio Catti diventa Djuro Catti, Giovanni Luppis si trasforma in Ivan Lupis o addirittura Vukic e si potrebbe continuare a lungo. Quasi sempre, perché, si segue la regola della contraffazione totale, di nome e cognome, in modo da cancellare ogni traccia di italianità . Allora capita che il grande filosofo e poeta rinascimentale italiano Francesco Patrizio da Cherso ( 1529-1597) venga via via trasformato dalla storiografia croata in Frane Patricije-Petric nel 1927 (M. Dvomicic) e in Franjo Petric nel 1929 (F. Jelacic); resta Francesco Patrizzi per I. Kamalic, nel 1934, ma viene scritto Franje Patricijo da Nikola Zic nello stesso anno; poi¨ Franjo Petric-Franciscus Patricius per Ivan Esih nel 1936 e Franjo Petris per S. Juric nel 1956 e Franciskus Patri-cijus per V. Premec nel 1968; per altri ancora il cognome si trasforma in Petric, Petrisic e Petracevic, infine il cosiddetto «padre della filosofia creata» diventato stabilmente Frane Petric dopo che così lo chiamarono V. Filipovic e Zvane Crnja nel 1980. In suo onore vengono tenute le «Giornate di Frane Petric» a Cherso, le giornate di un uomo inesistente. Non si può onorare un uomo togliendogli nome e cognome, falsificandoli. Se Francesco Patrizio potesse sorgere dalla sua tomba, maledirebbe i suoi falsificatori e tutti coloro che hanno affollato la storia della cultura e dell'arte croata con personaggi che nulla o pochissimo hanno che fare con la cultura croata. A me dispiace moltissimo - e qui mi soffermo ancora un poco su Francesco Patrizio - che i chersini non si siano ancora ribellati alla sopraffazione, accettando per esempio che venisse imposto alla locale scuola elementare il nome di «Frane Petric». Ci tengo a ripetere e sottolineare - visto che ogni uomo, di oggi e di ieri, quello che per la sua lingua, la sua cultura - che Francesco Patrizio non scrisse in vita sua una sola riga in croato.......

Giacomo Scotti - La letteratura italiana in Dalmazia: una storia falsificata










Come nel link messo sotto, gli abitanti di Dubrovnik dichiaravano di parlare serbo nel 1890, quindi gli abitanti erano serbi cattolici e serbi ortodossi, oltre agli italiani. La Croazia come provincia dell'impero distava circa 400 km. Poi ci fu l'assimilazione da ortodossi a cattolici, e da cattolici a croati, ed ecco oggi perché a Dubrovnik sono tutti croati, ma si sentono ancora dalmati 

Dubrovnik era una città serba distante 500 km dalla Croazia










Ruggero Giuseppe Boscovich

Nato in Dalmazia da padre serbo, si formò e operò in Italia, dove fu tra i primi a promuovere la diffusione e la discussione critica del newtonianesimo. Nell’opera in cui espresse in maniera organica il suo pensiero filosofico e scientifico, la Philosophiae naturalis theoria redacta ad unicam legem virium in natura existentium (1758), tentò di ridurre tutte le forze della natura a un’unica legge. Molto noto e attivo anche fuori d’Italia, nonostante l’assenza di un’adeguata formalizzazione, le sue teorie fisiche avrebbero esercitato una certa influenza sulla scienza del 19° secolo.




















Non toglierà nulla perchè dovrebbe eliminare tutto 



Abbiamo poi scoperto che non è tanto semplice correggere perchè non è un sito bensì un libro!
Ma queste cose assurde possono averle fatte solo in Croazia. Nessuna casa editrice italiana stamperebbe mai il falso 


































Matija Ban (Serbian CyrillicМатија Бан; 1818–1903) was a Serbian[1][2] poet, dramatist, and playwright, born in the city of Dubrovnik. He settled in Serbia in 1844, and engaged in various diplomatic missions in service of the Principality of Serbia.

Ban was a strong advocate of Serbian unity and independence, but was also a pan-Slavist. He is commonly regarded as being the first to use the term "Yugoslav", in a poem in 1835

Matija Ban






In tutte le recensioni della statua di Marin Drzic si parla solo di Shakespeare di Ragusa, mai di Shakespeare croato.. per cui ci sa proprio che erano in mala fede i soliti quasi croati di Milano.







SOLIDARIETA' A GIACOMO SCOTTI.
Sul numero di ieri della Voce del Popolo (link in calce) è apparso un articolo con il resoconto della riunione dell'Assemblea degli italiani di Fiume, svoltasi giovedì scorso, alla fine della quale, come si può leggere nel testo che ricopiamo di seguito, è stato nuovamente preso di mira, per le sue posizioni storiografiche, Giacomo Scotti, già in passato vittima di una vera e propria persecuzione da parte di ambienti nazionalisti, italiani e croati.
"A fine seduta, i consiglieri si sono soffermati sulle affermazioni di Giacomo Scotti, espresse durante un’intervista rilasciata dal quotidiano Novi List, in cui sminuiva l’entità dell’esodo e il dramma delle foibe. La Comunità degli Italiani di Fiume ha deciso di dissociarsi da quanto esternato dallo scrittore nell’intervista, in quanto “in essa viene presentata una versione parziale della storia dell’esodo, che si presta a interpretazioni parzialmente nocive per la CNI”.
Riteniamo che sia ora di finirla con queste espressioni prive di valore storiografico, ma contemporaneamente dal sapore intimidatorio, che pretendono di criminalizzare chiunque faccia ricerca storica seria sui fatti del confine orientale d'Italia, tacciandoli di "sminuire", "negare", "ridurre" e via di seguito, solo perché si sono "permessi" di smentire buona parte delle fandonie diffuse artatamente da decenni, prima dai nostalgici del fascismo e dei nazionalisti adriatici, poi accolte anche da parte della storiografia "antifascista".
Solidarietà a Giacomo Scotti, che alla bella età di 93 anni ha ancora la forza di volontà di ribadire la verità storica, nonostante tutti gli attacchi che ha subito negli anni.
Vorrei che gli esprimessimo la nostra più ampia solidarietà, stigmatizzando il continuo uso di screditare, con l'assurda accusa di "sminuire l'entità di esodo e foibe" chi ha invece lavorato per ricostruire seriamente la storia di queste terre.
Claudia Cernigoi







Ringraziamo chi parla male di noi, perchè ci ha fatto arrivare in testa alle classifiche di ogni ricerca di Google 



Non portate Boscovich in Croazia, che non ci vuole andare 











Ringraziamo di cuore il "Giornale di Milano" che pubblicizza l'italo serbo Ruđer Bošković – Ruggero Boscovich . La "Società astronomica Ruder Boskovic" gestisce il Planetario di Belgrado 






In tutti i processi Tudman è sempre risultato colpevole e non si è arrivati a sentenza solo perchè nel frattempo è morto 
E' stato riconosciuto post mortem dal Tribunale penale per la ex Jugoslavia membro chiave di un gruppo criminale che intendeva conquistare con la violenza una parte del paese confinante della Bosnia ed Erzegovina, in particolare eliminandone la popolazione musulmana attraverso la commissione di crimini di guerra e contro l'umanità. Inoltre lo stesso propugnava l'eliminazione di ogni presenza serba nella Krajina così commettendo atti considerati crimini di guerra 








Scappano dalla corruzione



Lo scomodo jugoslavismo di Dubravka Ugrešić
dà fastidio anche a Diego Zandel e alla lobby europeista di Osservatorio Balcani Caucaso

Il timore però è che l’invito sia rivolto alla dissidente più che alla brava scrittrice che la Ugrešić è, facendole ricoprire un ruolo che ormai dovrebbe scrollarsi di dosso, credo con una profonda riflessione sui passi in avanti compiuti dalla Repubblica di Croazia dai tempi di Tuđman che, perseguitando lei ed altri scrittori critici, mostrava il volto becero di un regime. Magari partendo dalla semplice considerazione che l’attuale Repubblica di Croazia non solo contribuisce economicamente, attraverso il ministero della Cultura, alla traduzione dei suoi libri all’estero, ma anche a qualcuno dei suoi viaggi di lavoro come, ad esempio, l’ultimo nel nostro paese per la presentazione proprio di questo libro a Torino e a Roma.









Tanto è amata all'estero, tanto è odiata in patria. Gli ustascia croati non si smentiscono mai




LA CROAZIA PUO' ELARGIRE TUTTE LE MEDAGLIE CHE VUOLE MA NON PUO' DARE A NESSUNO LA POSSIBILITA' DI OFFENDERE 



Invece....In ogni caso, restando a Milosevic, pur senza voler sminuire le sue colpe, va ricordato che nel 2016, dieci anni dopo la sua scomparsa, il Tribunale penale internazionale ha stabilito che non fu responsabile di crimini di guerra in Bosnia. I giudici dell’Aja lo hanno scritto a chiare lettere nella sentenza di duemila e cinquecento pagine con cui hanno condannato a quarant’anni di carcere il leader dei serbi di Bosnia Radovan Karadzic. Anzi, in quella sentenza è stato addirittura dato atto a Milosevic di aver cercato di convincere Karadzic che «la cosa più importante di tutte era mettere fine alla guerra» e che «l’errore più grande dei serbo-bosniaci era di volere la sconfitta totale dei musulmani in Bosnia»



Ragusa distava 400 km dalla Croazia, non centrava una cippa lippa! 










10 dicembre 1999: muore a Zagabria Franjo Tuđman. Figura controversa nello scacchiere balcanico di lui possiamo sicuramente dire che è stato:

- un criminale di guerra come sentenziato dall'ICTY;
- un pericoloso filo-nazista alla ricerca della costituzione di uno stato croato puramente etnico;
- un nostalgico del NDH, lo stato indipendente croato fantoccio della Germania nazista ed unico momento storico nel quale ci si accorse della loro esistenza, dal quale riprese simbologie, inni e moneta;
un antisemita, famosa la sua frase "che per fortuna nè lui nè sua moglie erano ebrei" o come nel suo libro Bespuća povijesne zbiljnosti dove scrisse che "gli ebrei avevano ricoperto una posizione privilegiata a Jasenovac e in realtà tenevano nelle loro mani la gestione dei detenuti del campo fino al 1944";
- un minimalista dell'Olocausto, sempre nel suddetto libro scrisse che "il numero di morti ebraici durante la Seconda Guerra Mondiale era più vicino al milione rispetto al numero più citato di 6 milioni.";
- un dittatore, il suo mandato come presidente è stato criticato come autoritario dalla maggior parte degli osservatori che osservarono che "tra sano nazionalismo e sciovinismo, scelse lo sciovinismo; tra economia di libero mercato e clientelismo, scelse quest'ultimo. Invece del culto della libertà, scelse il culto dello stato. Tra modernità e apertura al mondo, ha scelto il tradizionalismo; una scelta fatale per un piccolo Stato come la Croazia che ha bisogno di aprire per il bene dello sviluppo";
- un pregiudicato, essendo stato arrestato 3 volte durante la sua vita;
- un mafioso, sono ampiamente noti e documentati i legami della famiglia Tuđman con la mala del Brenta;
- un plagiatore, nel dicembre 1966, Ljubo Boban accusò Tuđman di plagio, affermando che Tuđman aveva compilato quattro quinti della sua tesi di dottorato, "La creazione della Jugoslavia socialista", dal lavoro di Boban. Boban ha offerto prove conclusive alla sua affermazione da articoli pubblicati in precedenza sulla rivista Forum e il resto dalla tesi di Boban. Tuđman fu poi espulso dall'Istituto e costretto a ritirarsi nel 1967.
- un doppiogiochista, marzo 1991 accordo di Karadjordjevo con Slobodan Milosevic per la spartizione della Bosnia Erzegovina tra Serbia e Croazia - dopo appena un anno le forze croate e musulmane si alleano in chiave anti-Serba - nel giugno dello stesso anno le forze croate rompono l'alleanza e attaccano la Bosnia creando la fallimentare Herceg-Bosnia e poi ancora anche dopo gli accordi Dayton del 1995 Tuđman cercò un accordo con Karadžić per una spartizione di "influenze" in Bosnia Erzegovina.
È stato questo personaggio qua.





Tudman riconosciuto colpevole post mortem .
La sentenza arriva a definire il conflitto tra HVO ed Esercito di Bosnia-Erzegovina (Armija BiH) un “conflitto dal carattere internazionale”: le forze armate di Zagabria combattevano a fianco dell’Herceg-Bosna, e la Repubblica di Croazia “aveva pieno controllo sulle autorità civili e militari della Herceg Bosna”. La sentenza indica dunque Tudjman come il vero mandante politico di cui i quadri politici e militari dell’Herceg-Bosna, staterello fantoccio de facto dipendente da Zagabria, sarebbero stati gli esecutori materiali.





E' stato riconosciuto post mortem dal Tribunale penale per la ex Jugoslavia membro chiave di un gruppo criminale che intendeva conquistare con la violenza una parte del paese confinante della Bosnia ed Erzegovina, in particolare eliminandone la popolazione musulmana attraverso la commissione di crimini di guerra e contro l'umanità. Inoltre lo stesso propugnava l'eliminazione di ogni presenza serba nella Krajina così commettendo atti considerati crimini di guerra 

I serbofobici cercano di cambiare continuamente la pagina di Wikipedia 

Krajina 1995: “Sve čisto” (Tutto pulito) - non c'è più un serbo in Croazia disse il criminale Tudjman

Franjo Tuđman

Franjo Tuđman riconosciuto criminale in tutti i gradi di giudizio









20 settembre 1992 - Caschi blu canadesi, dopo il rifiuto opposto dai soldati croati a farli entrare nei villaggi occupati come forza d’interposizione, riportano quanto accaduto nella “Sacca di Medak”, dove, solo dopo violenti scontri, con sette canadesi dell’Onu e 27 miliziani croati uccisi, questi accettano le ispezioni e i sospetti trovano subito riscontro. Testimoni diretti sono i soldati del Princess Patricia’s Canadian Light Infantry, comandate dal tenente colonnello Kevin.

Quando gli spari, i bombardamenti e il caos cessano a Medak, una delle cose che il peacekeeper canadese Tony Spiess ricorda di più è la puzza di morte dappertutto. La milizia croata cercava d’impedire che le truppe canadesi potessero divulgare le notizie circa le operazioni di “pulizia etnica” che praticavano nei villaggi serbi.
Mentre Spiess e un suo compagno camminano tra le macerie del villaggio serbo distrutto, i croati tentano di fermarli per non far vedere i corpi bruciati: ”Prima delle 1000 del mattino un ombrello denso di fumo copriva tutte le quattro cittadine della sacca di Medak, i croati hanno cercato di uccidere o distruggere tutto ciò che vi era nella loro scia”. Spiess, angosciato, ricorda: “I corpi di due giovani ragazze serbe legate a due seggiole a dondolo, con le braccia legate dietro alla schiena. Stavano ancora fumando… è stata una totale devastazione”.
Un altro testimone, l’ufficiale Green: “Ogni edificio sul loro percorso era stato demolito e molti erano ancora fumanti. Cadaveri giacevano sul ciglio della strada, alcuni gravemente mutilati e altri bruciati e irriconoscibili…
Sapevamo che sarebbe stato brutto, ma le cose che abbiamo trovato e visto sono state peggio di qualsiasi cosa ci aspettassimo…”.


Scritto da Bruno Maran nel libro "Dalla Jugoslavia alle Repubbliche indipendenti" edito da Infinito Edizioni










Ricordiamo le 5 scrittrici croate allontanate ingiustamente e anche Giacomo Scotti, continuamente minacciato . .....Durante la sua permanenza a Globus ha acquisito una certa notorietà grazie a un pezzo d'opinione del 1992 non firmato (che alla fine ha ammesso di aver scritto), intitolato "Croatian Feminists are Raping Croatia", in cui ha attaccato cinque scrittrici femministe croate ( Slavenka Drakulić , Vesna Kesić , Jelena Lovrić , Dubravka Ugrešić e Rada Iveković), accusandoli di tradire la Croazia. L'articolo è stato fonte di significative controversie che alla fine hanno portato a una causa per diffamazione contro la rivista. .... Una preghiera anche perchè ci aiuti Matvejevic, ingiustamente accusato pure lui . Fonte Wikipedia inglese. Questo commento sui social viene continuamente cancellato.. boh...

















9 novembre 1993: accadde l'impensabile. Dopo che le forze militari croate avevano sparato più di 60 proiettili contro il ponte, le vecchie pietre alla fine cedettero e crollarono nel profondo fiume Neretva lasciando tutti i residenti sotto shock. L'ICTY nella sentenza di condanna scrisse: "come parte e nel corso dell'assedio di Mostar Est, le forze dell'Herceg-Bosna/HVO hanno deliberatamente distrutto o danneggiato significativamente le seguenti moschee o proprietà religiose a Mostar Est: Sultano Selim Javuz Moschea (conosciuta anche come Moschea Mesdjid Sultan Selimov Javuza), Hadzi Moschea Mehmed-Beg Karadjoz, Koski Moschea Mehmed-Pasa, Nesuh Aga Moschea Vucjakovic, Cejvan Moschea Cehaja, Hadzi Ahmed Aga Lakisic Moschea, Moschea Roznamedzija Ibrahim Efendija, Moschea Jahja Hodza (conosciuta anche come Moschea Dzamiha Jahja Hodzina), la Moschea Hadzi Kurto o Moschea Tabacica e la Moschea Hadzi Memija Cernica.
Il 9 novembre 1993, le forze di Herceg-Bosna/HVO distrussero lo Stari Most ("Ponte Vecchio"), un punto di riferimento internazionale che attraversava il fiume Neretva tra Mostar orientale e occidentale.






Le azioni criminali perpetrate dall'esercito e dalla polizia croata nel 1995 (operazioni flash, oluja, phoenix, mistral I) hanno avuto come risultato l'eliminazione e l'esodo della quasi totalità della popolazione secolare Serba nelle regioni di Kordun, Lika, Dalmazia, Banija e Slavonia.
Oltre 250.000 Serbi furono cacciati dalle regioni sopra citate (in seguito verranno cacciati anche da Sarajevo e Kosovo) in una evidente operazione di Pulizia Etnica come si può ben notare dalle cartine sottostanti.




12 giugno 2015: si gioca nello stadio dell'Hajduk a Spalato la partita tra Croazia e Italia per le qualificazioni a Euro 2016. La partita terminerà con il risultato di 1-1 ma verrà ricordata per un altro motivo. La gara è stata giocata a porte chiuse per le intemperanze razziste dei tifosi croati nel corso della precedente gara contro la Norvegia, ma a quanto pare il provvedimento dell'Uefa non è bastato. "La svastica è stata disegnata 24-48 ore fa con vernice ritardata: per questo non siamo potuti intervenire - affermò l'allora portavoce della federazione croata Bacek -, è comparsa tardi. Ora speriamo che la polizia arresti questi criminali". L'UEFA condannò per "comportamento razzista" la Croazia con 100.000 Euro di sanzione, altre due partite senza tifosi e un punto di penalizzazione (quando il regolamento ne prevedeva da 3 a 6) nella classifica del girone di cui faceva parte. Al contrario a tutt'oggi la polizia croata non è stata capace di arrestare nessuno dei colpevoli di quella vergogna in mondovisione. Non cambiano mai sin dal 1941. Tratto da Riponderare i Balcani





A partire dal 2020 c'è stato un picco di violenza nazionalista e crimini d'odio in Croazia. Un anno prima, un rapporto della Commissione europea avvertiva che "l'incitamento all'odio razzista e intollerante nel discorso pubblico si sta intensificando" nel paese, con i principali obiettivi "serbi, persone LGBT e rom". Il rapporto ha aggiunto che la risposta delle autorità croate a questa preoccupante tendenza è stata debole. I tentativi degli ultimi anni di politici di spicco di cancellare i crimini di guerra della Croazia dalla memoria del pubblico e glorificare i brutali criminali di guerra come eroi nazionali contribuiscono direttamente all'ascesa di idee e narrazioni di estrema destra in Croazia. Questo pericoloso revisionismo storico non si limita agli eventi che hanno avuto luogo durante le relativamente recenti guerre jugoslave. In Croazia, anche elementi di estrema destra stanno tentando di rivedere la storia della Seconda Guerra Mondiale. Gli Ustasa, il partito fascista che creò lo Stato Indipendente di Croazia allineato ai nazisti tra il 1941 e il 1945, uccisero centinaia di migliaia di serbi, ebrei e rom durante la Seconda Guerra Mondiale. Gli Ustasa hanno anche supervisionato il famigerato campo di concentramento di Jasenovac dove sono state uccise tra le 770.000 e le 990.000 persone.
Il mondo ricorda gli Ustasa come un'organizzazione "terroristica" ultranazionalista, violenta e razzista che rappresenta un'epoca oscura nella storia europea. Nella Croazia moderna, tuttavia, la brutalità delle azioni del regime ustascia è stata a volte minimizzata dai media e dai politici di spicco, e il partito filo-nazista è presentato da molti come un simbolo di forza e orgoglio nazionale.
Il saluto nazista croato, "Pronto per la Patria" (Za Dom Spremni) è ancora apertamente largamente usato in Croazia. Anche la negazione dell'Olocausto, che va di pari passo con la sanificazione dei crimini degli Ustasa contro gli ebrei croati, sembra essere diventata più ammissibile nel paese.
Non solo condonando, ma anche lodando i crimini commessi dalle forze croate contro altri gruppi etnici, le élite all'interno del paese stanno creando un ambiente in cui più persone si sentono a proprio agio nell'esprimere opinioni xenofobe, razziste e odiose. Oggi la Croazia è un crogiolo di iper-nazionalismo. La maggior parte delle élite politiche del paese non solo non sono riuscite a condannare le opinioni di estrema destra, ma hanno anche creato un ambiente in cui gli attivisti di estrema destra si sentono autorizzati a diffondere le loro idee divisive e pericolose.
Per lasciarsi alle spalle la politica dell'odio, si consiglia alla Croazia di rinunciare urgentemente ai criminali di guerra e porre fine all'ascesa della nostalgia fascista. Deve inoltre agire immediatamente per contrastare la normalizzazione e accettazione delle opinioni razziste e xenofobe tra la popolazione. Tratto da Riponderare i Balcani




10 agosto 1995 – Ucciso dai croati il giornalista della BBC John Scoefield, mentre con tre colleghi riprendeva un villaggio in fiamme tra Karlovac e Bihać; la scusa è aver scambiato la telecamera per un’arma. La Krajina è sigillata ai giornalisti stranieri, facilitando le efferatezze.
Un ufficiale della Difesa territoriale serba dichiara a Paolo Rumiz de Il Piccolo di Trieste che la gente serba ha iniziato a fuggire immediatamente con l’inizio dell’Operazione Oluja. Bruno Maran





GRAVE ANTIDEMOCRAZIA IN CROAZIA . RICORDA L'EPOCA FASCISTA







Trenta anni fa – il 23 dicembre 1991 – la Germania dichiarava unilateralmente e pubblicamente il suo riconoscimento delle repubbliche di Croazia e Slovenia, con effetto a partire dal 15 gennaio successivo. Era il "regalo di Natale" ai nazionalisti antijugoslavi, pochi giorni dopo che, a Maastricht, la stessa Germania aveva ricattato l'intera Comunità europea: o si distrugge la Jugoslavia, oppure niente Euro e niente Unione... Perciò, il giorno di Natale 1991 i muri della Croazia si riempirono di scritte "Danke Deutschland", e ci fu persino chi ci scrisse una canzone


...da aggiungere che il supporto non era solamente politico, ma anche militare, con armi riciclate dall'ex DDR regalate dai tedeschi ai separatisti croati. Armi con cui assalirono le caserme dell'JNA.

la vendetta nazista sulla Jugoslavia e finalmente la Croazia colonia tedesca, per i croati meglio camerieri che jugoslavi!






La galassia del terrorismo croato

Circa venti diplomatici e funzionari uccisi nelle loro missioni all’estero, quattro dirottamenti di aerei, almeno ottanta morti in totale, decine di attentati in giro per il mondo: questo è il bilancio di una vera e propria guerra, condotta dai nazionalisti e dagli anticomunisti, per lo più croati, contro la Jugoslavia socialista.

Il terrorismo croato antijugoslavo




Quando sette anni fa io cominciai a indagare a Vukovar sui crimini commessi dai Croati contro i Serbi del posto alla vigilia della guerra del 1991, e riaffiorò il nome di Tomislav Mercep, mi scontrai con un insormontabile muro di silenzio.

La Croazia e i crimini di guerra









Ancora un articolo che riferisce di cose importanti e gravi, ma partendo da una premessa fondamentale del tutto sbagliata.
Il fatto che "la Croazia sorta dopo la dissoluzione della Jugoslavia ha introdotto l’antifascismo nella sua Costituzione come uno dei principi fondanti dello stato" è irrilevante e depistante. La Croazia contemporanea come Stato indipendente nasce dalla secessione su base etnica dandosi una Costituzione (1990) che rompe con la tradizione jugoslavista, antifascista e multinazionale, proclamandosi "Stato nazionale dei croati" e negando all'ampia componente serba lo status di popolo costitutivo. Da ciò la reazione armata dei serbi di Krajine e Slavonia. Negli anni successivi le sue forze armate, con l'appoggio logistico e diplomatico dei paesi NATO, procedono alla pulizia etnica del proprio territorio.
Contemporaneamente, la Croazia introduce tutto un apparato simbolico di derivazione ustascia, a partire dalla reintroduzione della moneta dell'epoca nazifascista (kuna), e pratica le demolizioni e cancellazioni di cui parla l'articolo.
Proprio in virtù, e non a dispetto, di tale repulisti neofascista e antiserbo, la Croazia viene accolta subito a braccia aperte nella UE.
"Il Domani", ultimo arrivato nell'allineatissimo sistema dei media nostrani, è in ritardo di circa 30 anni nella denuncia di certi fatti, e non ne chiarisce le radici profonde.
In Croazia si abbattono le statue per rimuovere il passato antifascista (Azra Nuhefendic, 2 gennaio 2022)




Riassumendo i punti che tratta il seguente video. L’idea di una Jugoslavia è nata a Zagabria e prima della riforma di Vuk Karadžić i croati non avevano una propria lingua letteraria; se non era per l’esercito serbo sia la Slovenia che la Croazia non esisterebbero. I Serbi per creare lo stato jugoslavo hanno perso più di un milione di vite e la Serbia è entrata nella Jugoslavia comprendendo Macedonia, Vojvodina, Kosovo e Montenegro, invece sloveni e croati sono entrati con lo stato di sloveni croati e serbi che nessuno al mondo riconosceva. Poi va a spiegare tutti i punti sopra, entrando nel dettaglio.




Qualche mese fa, vari siti russi riportavano la testimonianza dell’ex agente della CIA Robert Baer al giornale bosniaco WebTribune, secondo cui negli anni 1991-’94 la sua sezione disponeva di milioni di dollari per le attività in Jugoslavia, in particolare per la secessione delle varie repubbliche.Alla domanda su quali esponenti bosniaci fossero al soldo della CIA, Baer faceva i nomi di «Stipe Mesic, Franjo Tudjman, Aliya Izetbegovic», ma anche «molti funzionari e membri del governo in Jugoslavia, generali serbi, giornalisti, ecc.; per qualche tempo pagammo anche Radovan Karadžic, ma lui smise di prendere soldi quando capì di poter essere sacrificato e accusato dei crimini in Bosnia, organizzati in realtà dall’amministrazione statunitense».

In difesa della Jugoslavia, seconda edizione







Onore e gloria a queste persone: ...Ci opponemmo alle violazioni dei diritti umani commesse dalle istituzioni statali, ma anche alle violazioni dei diritti dei cittadini di nazionalità serba che avevano deciso di rimanere a Osijek, cercando di scongiurare i tentativi di cacciare queste persone dalle loro case.

Croazia: senza attivismo non può esserci vero pacifismo



Il sig. Pambianchi probabilmente non si è accorto del grave errore fatto 













951 processi contro giornalisti, richieste di risarcimento danni per 10,3 milioni di euro. Numeri che testimoniano come il mondo dei media in Croazia sia sotto pressione. Ne abbiamo parlato con Vanja Jurić, avvocatessa specializzata in libertà di espressione





La Croazia che ha dato le medaglie ad honorem al sig. Cristiano Pambianchi supporta la Russia












La città di Mostar dal 1992 ad oggi è contesa tra i cattolici erzegovesi – i più fanatici tra i nazionalisti croati, quelli che si sono inventati le apparizioni a Medjugorije (che è a pochi chilometri) e che hanno ucciso Luchetta, Ota e D'Angelo, tanto per intenderci – ed i reazionari musulmani. Probabilmente le due fazioni fasciste si alternano negli attacchi vandalici contro il Cimitero partigiano.












Il prof. Novakovic' ha vinto la sua causa a Strasburgo contro il governo croato, poichè la Corte dei diritti dell'uomo ha ritenuto ingiusto il suo licenziamento. La sua unica colpa era quella di pronunciare con un accento serbo alcune parole croate.

Ecco perchè fanno ridere i croati appartenenti alla comunità di Milano che insistono a considerare i serbi del passato croati, poichè adesso alcuni territori sono sotto la nazione croata.

Buffoni ! 

Mile Novakovic ha vinto la sua causa.. anche se troppo tardi



Riceviamo e volentieri segnaliamo:

Pangea Grandangolo
DENTRO LA NOTIZIA
su BYOBLU
canale 262 digitale terrestre
canale 462 Tivùsat, canale 816 Sky
Mercoledì 29 alle 20:30
Jugoslavia – Krajina
Il Donbass di trent’anni fa
Dopo la firma del Trattato INF nel 1987 con Michail Gorbacev, il Presidente Ronald Reagan promise alla Russia che la NATO non sarebbe mai arrivata alle sue frontiere, impegno reiterato dal Presidente George Bush senior alla dissoluzione dell’URSS nel 1991. Ibernata momentaneamente la Guerra Fredda, gli Stati Uniti, ormai l’unica potenza mondiale, avevano già programmato la dissoluzione della Jugoslavia e l’isolamento dei Serbi troppo vicini alla Russia. In aggiunta era urgente trovare una nuova collocazione per la NATO.
Attraverso la Banca Mondiale imposero il rientro dei prestiti, finanziarono i partiti di estrema destra croati e appoggiarono le istanze dei musulmani di Bosnia e, per potere agire con il consenso dell’opinione pubblica, iniziarono una campagna mediatica contro i serbi. Per completare l’opera, agenti CIA con molto denaro convinsero personaggi politici e esponenti dei media a sostenere la narrativa stabilita. Poi imposero pesanti sanzioni. I serbi venivano descritti sui media internazionali come guerrafondai, imputati di volere una "grande Serbia".
Ci sono molte somiglianze con quanto avviene in Donbass: si può dire che in Jugoslavia sono state fatte le prove di scena per un protocollo applicato anche in Ucraina.
Krajina come Ukraina significa frontiera. Le Krajine serbe, inserite nella Croazia, non avrebbero formato la Repubblica Serba di Krajina se avessero potuto rimanere in una Croazia federata alle altre Repubbliche Jugoslave. Ma con l’indipendenza, il governo croato aveva promulgato una Costituzione che escludeva diritti ad ogni etnia diversa da quella croata.
Nel 1993 con la Sacca di Medak iniziò la pulizia etnica delle Krajine, culminata con le operazioni Flash e Storm (1995) supportate da mercenari USA: mezzo milione di serbi, privi di protezione, dovettero abbandonare il proprio territorio.
Il docufilm presentato da Pangea Grandangolo Dentro la Notizia è stato girato nel settembre 1993 da un operatore della TV Knin che non esiste più, come le Krajine.







Mira Furlan, una delle più note attrici croate e jugoslave, è mancata il 20 gennaio 2021. Il cordoglio si è diffuso a livello internazionale, anche per via della carriera statunitense dell’attrice. Negli ultimi giorni, diverse testate e pagine social nei paesi post-jugoslavi hanno rilanciato una toccante lettera scritta da Mira Furlan nel novembre del 1991 e pubblicata all’epoca dal settimanale Danas. Da Belgrado, si rivolgeva ai suoi concittadini di Zagabria, dopo il licenziamento dal Teatro nazionale croato e gli attacchi pubblici e privati subiti a causa del suo impegno professionale nella capitale serba, dove viveva il marito Goran Gajić. La coppia si trasferì a New York poco tempo dopo la pubblicazione della lettera. La riproponiamo grazie alla traduzione di Marijana Puljić.





Chi voleva, e vuole, offenderlo, lo chiama “zingaro” .
Sinisa Mihailovich è un serbo della ex Jugoslavia, aggredita e devastata nel 1999 per non volersi piegare al “Nuovo ordine mondiale” fiorito con la caduta del muro. Nel decennale di questo crimine perpetrato dalle “grandi democrazie occidentali”, l’ Antidiplomatico intervistò Mihailovich: un’intervista che consiglio di andare a rilegge, o a leggere. Nel delirio di menzogne che promossero e legittimarono i bombardamenti nazisti su Belgrado (con la schifosa partecipazione dell’ Italiozza governata da D’ Alema), Mihailovich visse il dramma che derivava da quello che invece fino ad allora era stato un modello di convivenza interetnica, madre croata e padre serbo. In quel periodo Sinisa giocava nella Lazio ed ebbe modo di constatare da vicino le manipolazioni della stampa: sulla prima pagina del maggior quotidiano romano, Il Messaggero, riconobbe il cadavere di un suo amico serbo con un foro di proiettile in fronte, che il quotidiano presentava come vittima dei “cecchini serbi”. Stesso stravolgimento della realtà a proposito del Kossovo, dove oggetto di pulizia etnica furono, e sono, i serbi; la stessa propaganda che commemora la strage di Srebrenica e tace degli antefatti, delle vessazioni, delle discriminazioni, e della cacciata dei serbo bosniaci (250.000) dalle loro case, dal loro territorio. Sinisa venne infamato come fascista per il suo “elogio” di Arkan, intervenuto a difesa dei cittadini serbi espropriati cacciati, ammazzati. Racconta dell’allucinante telefonata di suo zio croato alla sorella (madre di Sinisa), fuggita col marito (padre di Sinisa). “Perché sei fuggita? Quel porco serbo di tuo marito meritava di essere scannato”.
“Io sono comunista più di tanti altri”, precisa. E ricorda la Jugoslavia vissuta da ragazzo; e ovviamente Tito che era riuscito a creare un miracolo di convivenza pacifica tra molte etnie e uno stato sociale che permetteva a tutti una vita dignitosa.
“Cosa ne pensi degli americani”?
“Cosa posso pensare di criminali che hanno bombardato scuole, ospedali, fabbriche del mio Paese?” 









Se avete due soldini e volete saperne di più, consigliamo Un viaggio d'inverno, ovvero giustizia per la Serbia del premio Nobel Peter Handke. Purtroppo è talmente raro che il suo prezzo si aggira sui 300 euro e molti di noi ce l'hanno in cassaforte e ancora non lo vendono perchè il prezzo continua ad aumentare 




Il 22 dicembre 1990, il parlamento croato proclamò unilateralmente l’indipendenza e promulgò una nuova Costituzione tutta incentrata sul principio fondamentale, prego di richiami alla celeberrima Dottrina Monroe, della “Croazia ai croati”. Nell’ottobre del 1991 il governo guidato dal presidente Franjo Tuđman decretò l’espulsione di circa 30.000 serbi dalla Slavonia e dalla Krajina, mentre la Guardia Nazionale Croata occupava Vukovar. L’esercito federale cinse d’assedio la città prima di procedere all’attacco, infliggendo pesanti perdite agli assediati che vennero costretti alla resa. Nel frattempo, la Macedonia otteneva l’indipendenza (17 settembre 1991) grazie ad un accordo stipulato tra il primo ministro Kiro Gligorov e il presidente della Federazione Jugoslava Slobodan Milošević, mentre la Slovenia decise di ispirarsi all’esperienza croata per proclamare a sua volta (25 giugno 1991), l’indipendenza da Belgrado sulla medesima base etnica. A differenza di quanto accaduto in Croazia, il piccolo esercito sloveno riuscì a tener brillantemente testa alle milizie federali, provocando pesanti perdite. Le secessioni proclamate unilateralmente da Croazia e Slovenia e il successo ottenuto da quest’ultima nel conflitto contro le truppe inviate dal governo di Belgrado non potevano che alimentare le spinte centrifughe interne alla Jugoslavia, favorendo implicitamente l’estensione a macchia d’olio della guerra civile.
Guerra jugoslava, cronache di una catastrofe preparata a tavolino
di Giacomo Gabellini 4.12.2017

Rolando Dubini 10 aprile 2021




Le violenze in Croazia sono documentate da moltissimi rapporti mai smentiti che risalgono a metà 2018, a cominciare da quello di Amnesty International. La Croazia è una “democrazia fragile” (ha problemi interni con la propria polizia, esce da una guerra sanguinosa con numerosi criminali di guerra, impuniti), ha al suo interno un diffuso razzismo, ma ha anche probabilmente ricevuto indicazioni sul “lavoro sporco” da fare e, attraverso delle bande consistenti, lo sta facendo. Il committente di queste violenze è l’Unione Europea; a volte lo stesso governo croato, difendendosi, con una certa sincerità e ingenuità, ha finito per dire la verità quando ha detto: “Noi proteggiamo i confini dell’Europa.”










Anche il tam tam del sig. Pambianchi su Srebrenica ci ha un poco stufato.
La Corte ha stabilito che quello che avvenne fu un genocidio ad opera di singole persone, ma che lo Stato Serbo non può essere ritenuto direttamente responsabile per genocidio e complicità per i fatti accaduti nella guerra civile in Bosnia-Erzegovina dal 1992 al 1995, fra i quali rientra la strage di Srebrenica.





FIUME Tempi duri per gli scrittori in Croazia. Dopo la condanna a Predrag Matvejevic, aggressione e minacce alla giornalista e scrittrice fiumana, Vedrana Rudan. È accaduto nella libreria «Empik», nel centro di Varsavia, dove la Rudan stava presentando la traduzione polacca del suo romanzo «L'amore all'ultima vista», pubblicato dalla «Drzewo Babel». Nell'affollata sala ha fatto irruzione, Jozo Knezevic,presentatosi come croato di Bosnia, da 25 anni imprenditore in Polonia. Con in mano uno striscione con espressioni offensive nei riguardi della Rudan, l'uomo, incurante del folto pubblico, tra cui anche numerosi studenti di croatistica, ha cominciato a urlare e a minacciare la signora. Poi l'ha colpita più volte al capo con un giornale, il quotidiano polacco «Gazeta» che riportava una sua lunghissima intervista, accusandola di aver denigrato la Croazia e di aver definito il suo ex presidente, Tudjman, un «fascista». Ha concluso urlando che avrebbe mandato qualcuno a Fiume a ucciderla.
Il soggiorno di Vedrana Rudan a Varsavia avviene in occasione, oltre che della presentazione del libro, della prima della trasposizione teatrale del suo primo libro «Orecchio, gola, coltello». Il romanzo, diventato subito un bestseller, è stato tradotto in sloveno, macedone, polacco, tedesco e inglese e già portato in scena da due teatri stabili, l'«Atelje 212» di Belgrado e il «Teatro 101» di Zagabria. Ieri sera è stato proposto nel Teatro di Krystyna Janda, la nota attrice polacca, che ne è regista e interprete.
Al pubblico croato Vedrana Rudan è nota soprattutto come giornalista dei periodici «Feral Tribune» e «Nacional». Il suo linguaggio crudo e tagliente rendono i suoi libri subito dei bestseller. I romanzi di Vedrana Rudan sono una protesta contro il mondo in cui viviamo e trattano un tema che è universale, ovvero quello della violenza sulle donne. Violenza che, se anche accade tra le mura domestiche, è un problema sociale e tacerne significa essere complici.
Tornando a Matvejevic, da registrare un intervento a favore dello scrittore inoltrato all'ambasciata croata a Roma a firma di oltre venti scrittori e intellettuali che vivono in Italia tra i quali citiamo Tahar Ben Jalloun, Vincenzo Cerami, Furio Colombo, Claudio Magris, Dacia Maraini, Francesca Sanvitale, Enzo Siciliano.





Sono stati notati parecchi mercenari croati in Ucraina, eredi degli ustascia organizzazione militare fascista alleata dei nazisti
Ieri tedeschi oggi ucraini.









Evviva! L'abbiamo trovato! ......giuslavorista (foro di Milano). In gioventù, quando è iniziata la guerra avevo 17 anni, giornalista presso Città Nostra Sesto San Giovanni, Caritas Ambrosiana campo profughi di Novo Mesto (Silvio Ziliotto), Parlamento Europeo per i Giovani/George Soros Foundation. ... Premio Pulitzer al più giovane giornalista ! Pure minorenne !





A partire dal 2020 c'è stato un picco di violenza nazionalista e crimini d'odio in Croazia. Un anno prima, un rapporto della Commissione europea avvertiva che "l'incitamento all'odio razzista e intollerante nel discorso pubblico si sta intensificando" nel paese, con i principali obiettivi "serbi, persone LGBT e rom". Il rapporto ha aggiunto che la risposta delle autorità croate a questa preoccupante tendenza è stata debole. I tentativi degli ultimi anni di politici di spicco di cancellare i crimini di guerra della Croazia dalla memoria del pubblico e glorificare i brutali criminali di guerra come eroi nazionali contribuiscono direttamente all'ascesa di idee e narrazioni di estrema destra in Croazia. Questo pericoloso revisionismo storico non si limita agli eventi che hanno avuto luogo durante le relativamente recenti guerre jugoslave. In Croazia, anche elementi di estrema destra stanno tentando di rivedere la storia della Seconda Guerra Mondiale. Gli Ustasa, il partito fascista che creò lo Stato Indipendente di Croazia allineato ai nazisti tra il 1941 e il 1945, uccisero centinaia di migliaia di serbi, ebrei e rom durante la Seconda Guerra Mondiale. Gli Ustasa hanno anche supervisionato il famigerato campo di concentramento di Jasenovac dove sono state uccise tra le 770.000 e le 990.000 persone.
Il mondo ricorda gli Ustasa come un'organizzazione "terroristica" ultranazionalista, violenta e razzista che rappresenta un'epoca oscura nella storia europea. Nella Croazia moderna, tuttavia, la brutalità delle azioni del regime ustascia è stata a volte minimizzata dai media e dai politici di spicco, e il partito filo-nazista è presentato da molti come un simbolo di forza e orgoglio nazionale.
Il saluto nazista croato, "Pronto per la Patria" (Za Dom Spremni) è ancora apertamente largamente usato in Croazia. Anche la negazione dell'Olocausto, che va di pari passo con la sanificazione dei crimini degli Ustasa contro gli ebrei croati, sembra essere diventata più ammissibile nel paese.
Non solo condonando, ma anche lodando i crimini commessi dalle forze croate contro altri gruppi etnici, le élite all'interno del paese stanno creando un ambiente in cui più persone si sentono a proprio agio nell'esprimere opinioni xenofobe, razziste e odiose. Oggi la Croazia è un crogiolo di iper-nazionalismo. La maggior parte delle élite politiche del paese non solo non sono riuscite a condannare le opinioni di estrema destra, ma hanno anche creato un ambiente in cui gli attivisti di estrema destra si sentono autorizzati a diffondere le loro idee divisive e pericolose.
Per lasciarsi alle spalle la politica dell'odio, si consiglia alla Croazia di rinunciare urgentemente ai criminali di guerra e porre fine all'ascesa della nostalgia fascista. Deve inoltre agire immediatamente per contrastare la normalizzazione e accettazione delle opinioni razziste e xenofobe tra la popolazione.





Il sig. Thoresen è un militare che ha fermato una falsa mostra croata in Norvegia

- Nel corso del 2012 e del 2013, forze revisioniste illegittime in Norvegia, guidate da alcuni croati, hanno cercato di realizzare una mostra sui prigionieri internati in Norvegia dai Balcani durante la seconda guerra mondiale. È stato un tentativo di presentare come vittime i reclusi croati e bosniaci, anche se in numero ridotto, e i serbi croati come croati ortodossi. Mi sono reso conto che non era vero e siamo riusciti a fermare quella mostra. Ho ottenuto elenchi di prigionieri dagli archivi nazionali norvegesi e dal servizio statale delle tombe di guerra.

















Vi abbiamo fatto un quadro dell'attuale Croazia. Una nazione che si deve vergognare del presente e del passato


Tutti i PDF QUI

13 commenti:

  1. Ma in che senso patrimonio croato ?
    Sono solo 30 anni che c'è la Croazia, prima c'erano gli Jugoslavi, i Dalmati, i Romani, gli Illiri... Non è che perchè adesso c'è la Croazia che si possa far cambiare nazionalità ai nostri avi
    Marko

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  2. Ah ma allora è proprio vero che è un vizio dei croati quello di rubare le culture altrui. Anche a Milano, sotto alla statuta di Ruggero Boskovic', hanno dovuto scrivere: nato a Dubrovnik, attuale Croazia . Lo dice bene anche Giacomno Scotti in "Croati pigliatutto". Come se non bastasse, Tuđman volle mettere le mani anche su Ruggero Giuseppe Boscovich, raguseo, figlio di padre erzegovese e di madre oriunda bergamasca – Bettera – lo scienziato gesuita vissuto in Italia fin dai tredici anni di età. Scrisse le sue opere soltanto in italiano e in francese, personalmente polemizzò con chi voleva cambiargli nome e cognome, ma ciononostante Tuđman voleva che il monumento dello scienziato a Milano lo indicasse con nome e cognome scritti con la grafia croata: Rudjer Bošković. Il governo italiano quella volta disse di no e la visita ufficiale del “Vrhovnik” in Italia sfumò. Mise piede in Italia soltanto per visitare a Roma la mostra dell’arte rinascimentale croata, quasi esclusivamente dalmata e quasi esclusivamente fatta di opere di scultori e architetti italiani del Rinascimento. Purtroppo ad ospitare quella mostra fu la Città del Vaticano e Tuđman mise piede in Italia soltanto per andare in quel minuscolo anche se potentissimo Stato. Marina

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  3. Mah... Dal tesoro del patrimonio letterario culturale croato ed europeo... Se per croato si intende che adesso alcune città in cui sono nati dei famosi scrittori sono in Croazia, ok, ma non si puo' certo dire che Tesla era croato. Nikola Tesla è stato un inventore e fisico serbo, nato a Smiljan, odierna cittadina croata, nel 1856 come suddito dell’Impero austriaco, e morto a New York nel 1943. Il problema dei croati è che giocano un po' sporco sul filo del rasoio. La letteratura italiana in Dalmazia: una storia falsificata. Da: Quaderni Giuliani di Storia –- Anno XXIII (°1 gennaio-giugno 2002) pag.21-35
    Di Giacomo Scotti. Saggio apparso anche sul quotidiano fiumano in lingua italiana “La Voce del Popolo” nel 2005
    Nel lontano 1926, nella serie delle pubblicazioni dell'Accademia Jugoslava delle Arti e delle Scienze di Zagabria, fu pubblicata l'opera di Gjuro Kobler dal titolo Talijansko pjesnistvo u Dalmaciji 16. vijeka, napose u Kotoru i Dubrovniku e cioè: «Poesia italiana in Dalmazia nel XVI secolo, soprattutto a Cattaro e Ragusa».
    Dopo quella data nessuno studioso croato ha mai più parlato di una poesia o di una letteratura italiana in Dalmazia nei secoli passati. Cominciò invece un processo di trasformazione di quella letteratura da italiana in croata, processo che ha portato finora a colossali falsificazioni.

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  4. Immaginate che cosa succederebbe se in tutto il mondo fosse applicata la prassi di appropriarsi del presente e del passato del territorio conquistato o acquistato.I nuovi padroni politici diventerebbero ipso facto anche padroni della storia, dello spirito, della cultura e dell'opera letteraria ed artistica creata nei secoli precedenti dal popolo o dai popoli di quel territorio. Non a caso questo principio é stato esteso dalla Dalmazia all'Istria e alle isole del Quarnero dopo la seconda guerra mondiale. Così per esempio il poeta e musicologo istriano Andrea Antico, nato verso il 1490 a Montona e vissuto a Venezia, é diventato «Andrija Motuvljanin» e Andrija Staric; grazie a lui gli inizi della musica croata sono stati spostati al Cinquecento.

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  5. Sembra quasi un inno al turismo in Serbia. A Cvijeta Zuzoric è dedicata una mostra a Belgrado. Non si contano le scuole intestate a Boskovic in Serbia. La più antica società astronomica nei Balcani, con sede a Belgrado porta il nome di Ruđer Bošković.
    Ivan Meštrović adora lavorare per la Serbia, infatti è sua la statua al Kalemegdan di Belgrado: Victory, Ivan Mestrovic, Kalemegdan park, Belgrade, Serbia

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  6. E se non è un furto questo : In un articolo del 1969 lo storico della letteratura croata Andre Jutrovic scrisse: «.Gli scrittori della Dalmazia che nel passato scrissero le loro opere in lingua italiana devono essere inseriti nella nostra letteratura e nella nostra storia nazionale». In altre parole: considerati croati. Questo medesimo intellettuale, trattando successivamente di singoli scrittori italiani dalmati dei secoli passati, cioè di dalmati di cultura e lingua italiana, li definì «scrittori croati di lingua italiana». Ed oggi questa é diventata una legge: nei libri di storia della letteratura croata, nei dizionari enciclopedici e nelle enciclopedie (croate), tutti quegli scrittori e poeti italiani portano l'etichetta di croati. Luka

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  7. Allora capita che il grande filosofo e poeta rinascimentale italiano Francesco Patrizio da Cherso ( 1529-1597) venga via via trasformato dalla storiografia croata in Frane Patricije-Petric nel 1927 (M. Dvomicic) e in Franjo Petric nel 1929 (F. Jelacic); resta Francesco Patrizi per I. Kamalic, nel 1934, ma viene scritto Franje Patricijo da Nikola Zic nello stesso anno; poi, ¨ Franjo Petric-Franciscus Patricius per Ivan Esih nel 1936 e Franjo Petris per S. Juric nel 1956 e Franciskus Patri-cijus per V. Premec nel 1968; per altri ancora il cognome si trasforma in Petric, Petrisic e Petracevic, infine il cosiddetto «padre della filosofia creata» diventato stabilmente Frane Petric dopo che così lo chiamarono V. Filipovic e Zvane Crnja nel 1980. In suo onore vengono tenute le «Giornate di Frane Petric» a Cherso, le giornate di un uomo inesistente. Luka

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  8. Si.. in effetti i croati non possono far sparire un pezzo di storia a loro uso e consumo. Noi ce ne siamo occupati il 27 dic 2020 con uno stralcio del testo di Giacomo Scotti: La letteratura italiana in Dalmazia: una storia falsificata - Lineamenti di un genocidio culturale

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  9. Interessante anche "Croati pigliatutto" Di Giacomo Scotti pubblicato sulla Voce del Popolo. Magistrale pezzo di Giacomo Scotti nella "Voce del popolo". E dopo le amebe vennero i Croati... Negli ultimi venti anni si è giunti a croatizzare il veneziano e italiano Marco Polo. Già Franjo Tuđman lo fece, ora c’è caduto Stjepan Mesić, anche lui per un viaggio in Cina. Nel periodo immediatamente successivo alla secessione della Croazia dalla Jugoslavia ed alla conquista dell’indipendenza, all’inizio degli anni Novanta del secolo appena tramontato, nel contesto di un nazionalismo esasperato dalla guerra e dai rancori prolungatisi nel dopoguerra, Tuđman e i suoi se la presero anche con l’Italia e si appropriarono di numerosi scrittori, architetti, scultori ed altri artisti italo-veneti, dichiarandoli croati.

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  10. Marino Darsa è un dalmata nato nel 1500 e di croato non ha proprio nulla. I croati continuano a rubare la letteratura degli altri popoli, ma la cultura è leggermente superiore ai ladri. Se mettessero tanto impegno a combattere il crimine non avrebbero preso una condanna per violazione dei diritti umani dei migranti. Niky Jankovic'

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  12. Appropriarsi della cultura altrui, in questo caso della letteratura italiana dalmata, é l'unica possibilità della sposa per presentarsi allo sposo con una «dote» decente. Di che vantarsi, altrimenti fino al XVI-XVII secolo? Solo a cominciare da quei secoli, infatti, si possono trovare le prime pagine di storia della letteratura croata, come quelle della scultura, della pittura, della musica e delle altre arti; e tutte ci portano sempre in Dalmazia; in Dalmazia e, in genere, nella regioni che per lunghi secoli furono della Serenissima Repubblica di Venezia o della Repubblica di Ragusa, che fu pure uno stato di lingua e cultura italiana. In altre parole, la cultura italiana in Dalmazia fece da seme e da concime; senza la presenza degli artisti e degli scrittori italiani dalmati - per non parlare di quelli che arrivavano dalla sponda occidentale per stabilirsi in Dalmazia - gli inizi della letteratura e di molte arti croate verrebbero spostati a secoli molto più vicini a noi. Non a caso il primo sillabario croato in caratteri glagolitici fu stampato nel 1527 a... Venezia, mentre la prima grammatica della lingua croata fu scritta dal missionario gesuita italiano Bartolo Cassio, nativo di Pago (1575-1650), il quale viene presentato oggi come Bartol Kasic.Le prime scuole laiche e «cittadine» comparvero non a Zagabria, Osijek, Koprivnica, Varazdin, ecc, bensì a Zara nel 1282 e a Ragusa nel 1333. La prima rete di scuole superiori non fu creata in Slavonia, nello Zagorje o in altre regioni croate ma in Dalmazia, a cominciare dal collegio gesuitico di Ragusa - che era provincia romana della Compagnia di Gesù - per finire con il seminario domenicano di Zara. Tutti gli intellettuali della Dalmazia dal Duecento fino al Settecento e quasi tutti anche nell'Ottocento frequentarono esclusivamente università italiane: Padova, Bologna, Roma.
    Giacomo Scotti

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  13. Davvero gran poca onestà da parte dei croati. Poichè la Croazia è una nazione giovane se non giovanissima, hanno pensato bene di prendersi il merito di tutti quelli che li hanno preceduti dall'uomo di Neanderthal ad oggi. Io per avere le idee chiare guardo questa pagina
    La Croazia scippa personaggi storici italiani
    La Croazia festeggia 30 anni d’indipendenza… scippando una dozzina di personaggi storici italiani
    di Emanuele Mastrangelo – 23/02/2021
    Arcipelagoadriatico.it

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