domenica 20 marzo 2022

Risposte alle questioni poste dal sig. Cristiano Pambianchi

Balkan crew è nato nel 2008 da un incontro di una italiana, una svizzera, un albanese e un croato che si ritrovavano a parlare sui vari forum di Balcani. Il primo lettore è stato un militare che aveva un amico rimasto per ore sotto il tiro dei cecchini albanesi in Kosmet. In breve tempo sono arrivati molti serbi cacciati dalla Krajina nella strage di Oluja fatta dai croati supportati dagli USA. Molti di questi lettori serbi cacciati dalla loro terra dove vivevano da centinaia di anni hanno avuto decine di parenti uccisi a Jasenovac durante quei 4 anni di stato fantoccio nazi fascista. Come credete che stiano a vedere il sig. Cristiano Pambianchi che si presenta con la bandiera ustascia ? 




LA CROAZIA PUO' DARE TUTTE LE MEDAGLIE CHE VUOLE, MA NON DARA' MAI LICENZA DI OFFENDERE 


Maggiori informazioni in  NOI INNAMORATI DI CRISTIANO PAMBIANCHI



10 NOVEMBRE 2022
Mediamente un like a post.. ma vero.. tanti fake .. tanti like
Obama l'ha fatto vincere la pubblicità del grande giornalista che sostiene il web da 20 anni a questa parte ! 🤣










A meno di chiarimenti scritti, sembra che il sig. Cristiano Pambianchi non riconosca o non voglia riconoscere che la "Repubblica di Ragusa" e la "Croazia" erano due regni diversi e distanti tra loro e che il censimento ha dimostrato che non vi era un solo croato in Ragusa, attuale Dubrovnik che era, invece, una città serba, popolata in maggior parte da serbi e italiani 

















I croati e gli pseudo croati di Milano rubano anche 






MARIN DRZIC ERA UNA DALMATA FIGLIO DI SERBI
Marin Držić nacque a Dubrovnik probabilmente nel 1508. nella casa paterna vicino al Palazzo del rettore come il figlio minore nella famiglia di commercianti plebei originaria di Cattaro che nel XIV. secolo aveva perso il titolo nobiliare avendo prolungato l`albero di famiglia da parte di un figlio illegittimo. La madre Anukla discende dalla distinta famiglia borghese di Kotruljević.































Cristiano Pambianchi, se non ci fosse stata bombardata la biblioteca nazionale di Belgrado da parte dei tedeschi potrei risponderti nella stessa maniera ma ti racconto una storia vissuta di persona anche se avevo 5 anni e per mia fortuna non la capivo.
I miei erano la famiglia di ferrovieri e si andava in ferie un Croazia sui stabilimenti fatti per gli tutti ferrovieri del eh Yu
Passata la Zagabria
Dovevamo aspettare arrivo del treno per un circa 2 ore , sui binari forse era Karlovac
Per prima volta nella mia vita i miei genitori mi hanno permesso che vado io a prendere il pane sul negozio alimentare che si trovava nella stazione (seguendomi con lo sguardo)
Entrai ed era la coda, ho aspettato mio turno, chiedendo alla commessa
Jedan hleb (una pagnotta di pane)
La commessa fa finta di non capire
Io ripeto cosa voglio
Ancora non capiva, faccio vedere con il dito (ero piccola e non volevo fallire il mio primo compito da adulta)
Ancora non capiva, fino al punto che un signore anziano le urlò dietro
Daj taj KRUH detetu (pane in croato, hleb in serbo)
Dai quel pezzo di pane ala bambina!!!
Preso il pane trovai il mio padre davanti negozio preoccupato perché non tornavo e il signore usciva dietro di me
So che mi mandò da mia madre poi mio padre con il signore
è entrato nel negozio e ha fatto casino
Essendo che era negozio che apparteneva alla ferrovia e mio padre e madre (come funzionari ferrovieri) erano nel partito
so che la commessa perse il lavoro....
Questo basta?
Avevo 5 anni. 
Gord Mark 










In un altro forum parlano di Tudman
















Sono stati notati dei mercenari croati in Ucraina, eredi degli ustascia, organizzazione militare fascista alleata dei nazisti 




Ringraziamo i dalmati italiani che almeno hanno provato a far ragionare i croati, ma evidentemente ci sono troppi interessi in gioco 


















Probabilmente c'è qualcuno che scorda che alle affermazioni di "propaganda cetnica" si puo' rispondere con "propaganda ustascia"  ..   vero Niccolò Giaxich, Luigi Rodeti, Giovanni Tinto e miliardi di altri fake???? 




E prima non capisce la differenza tra Wikipedia e WikiLeaks, poi non capisce la differenza tra il presidente della Serbia e il presidente del parlamento serbo, poi non capisce la differenza tra una condanna e il riconoscimento della colpa.. ma fare una cura di fosforo ? 




Mizzeca.. avevamo un latin lover e non lo sapevamo! 





Mai dare retta agli ultranazionalisti.. ti mandano fuori dai gangheri 































































La Croazia che ha dato le medaglie ad honorem al sig. Cristiano Pambianchi supporta la Russia..

"Io nel 1991 avevo 17 anni, il mio primo viaggio all’estero fu nel campo profughi di Novo Mesto in Slovenia dove arrivavano le vittime della pulizia etnica nella zona intorno a Vukovar. Parlo solo di ciò di cui ho esperienza come volontario della Caritas e poi come giovane giornalista." .. 





Io all'epoca ero teenager e non mi i interessava molto la guerra, ma notavo la mia bellissima città di Belgrado inondata di profughi della pulizia etnica croata che scappavano da Vukovar stessa. Lunghissime file di macchine civili, trattori e camion con a bordo le proprietà private hanno potuto salvare. Igor

Sig. Cristiano Pambianchi, ci siamo vestiti da lupi e ora beliamo come agnelli? 
























Vuk Karadzic ha dimostrato che l'idioma "stocavo" era parlato solo dai serbi 












Giovanni Francesco Gondola (in croato: Djivo, Gjivo, Đivo o Ivan Gundulić; in serbo: Џиво?, traslitterato: Dživo o Иван Гундулић/Ivan Gundulić; Ragusa di Dalmazia, 8 gennaio 1588 – Ragusa di Dalmazia, 1638) è stato uno scrittore e poeta dalmata, cittadino della Repubblica di Ragusa. Ha scritto le sue opere utilizzando principalmente il dialetto štokavo. Le opere erano in gran parte traduzioni dei classici italiani e latini[1].















I croati e gli pseudo croati di Milano sembra che non conoscano il comandamento NON RUBARE . Lo dicono tutti, ma in particolar modo lo dice Marco Tarquinio, lunedì 21 marzo 2016, rispondendo alle giustissime rimostranze di Antonio Ballarin. Si vede che questi signori finchè non prendono una denuncia non capiscono. - Posso parlare solo per me e per i miei colleghi, caro dottor Ballarin, ma di un dovere che non è solo mio e nostro: gli errori, quando ci sono, vanno sempre corretti. Affermare quel che è stato affermato in quel dispaccio di agenzia sull’italiano Ruggero Boscovich «croato» è stato un errore serio e grave. Che getta sale su una ferita che bisognerebbe invece curare e chiudere. E la verità è la prima medicina.






Siamo grati al Direttore di «Avvenire» per avere colto e approfondito le precisazioni che la Federazione degli esuli giuliani, istriani, fiumani e dalmati – tramite il suo presidente, Antonio Ballarin – ha espresso circa l’inaugurazione del milanese monumento a Ruggiero Boscovich, esaltato come scienziato croato da parte delle fonti giornalistiche che hanno recepito in modo acritico il comunicato ufficiale dell’iniziativa. Non è questo che l’ultimo tentativo di piegare la storia al nazionalismo.














La città di Mostar dal 1992 ad oggi è contesa tra i cattolici erzegovesi – i più fanatici tra i nazionalisti croati, quelli che si sono inventati le apparizioni a Medjugorije (che è a pochi chilometri) e che hanno ucciso Luchetta, Ota e D'Angelo, tanto per intenderci – ed i reazionari musulmani. Probabilmente le due fazioni fasciste si alternano negli attacchi vandalici contro il Cimitero partigiano.





Il prof. Novakovic' ha vinto la sua causa a Strasburgo contro il governo croato, poichè la Corte dei diritti dell'uomo ha ritenuto ingiusto il suo licenziamento. La sua unica colpa era quella di pronunciare con un accento serbo alcune parole croate.

Ecco perchè fanno ridere i croati appartenenti alla comunità di Milano che insistono a considerare i serbi del passato croati, poichè adesso alcuni territori sono sotto la nazione croata.

Buffoni ! 

Mile Novakovic ha vinto la sua causa.. anche se troppo tardi







Riceviamo e volentieri segnaliamo:

Pangea Grandangolo
DENTRO LA NOTIZIA
su BYOBLU
canale 262 digitale terrestre
canale 462 Tivùsat, canale 816 Sky
Mercoledì 29 alle 20:30
Jugoslavia – Krajina
Il Donbass di trent’anni fa
Dopo la firma del Trattato INF nel 1987 con Michail Gorbacev, il Presidente Ronald Reagan promise alla Russia che la NATO non sarebbe mai arrivata alle sue frontiere, impegno reiterato dal Presidente George Bush senior alla dissoluzione dell’URSS nel 1991. Ibernata momentaneamente la Guerra Fredda, gli Stati Uniti, ormai l’unica potenza mondiale, avevano già programmato la dissoluzione della Jugoslavia e l’isolamento dei Serbi troppo vicini alla Russia. In aggiunta era urgente trovare una nuova collocazione per la NATO.
Attraverso la Banca Mondiale imposero il rientro dei prestiti, finanziarono i partiti di estrema destra croati e appoggiarono le istanze dei musulmani di Bosnia e, per potere agire con il consenso dell’opinione pubblica, iniziarono una campagna mediatica contro i serbi. Per completare l’opera, agenti CIA con molto denaro convinsero personaggi politici e esponenti dei media a sostenere la narrativa stabilita. Poi imposero pesanti sanzioni. I serbi venivano descritti sui media internazionali come guerrafondai, imputati di volere una "grande Serbia".
Ci sono molte somiglianze con quanto avviene in Donbass: si può dire che in Jugoslavia sono state fatte le prove di scena per un protocollo applicato anche in Ucraina.
Krajina come Ukraina significa frontiera. Le Krajine serbe, inserite nella Croazia, non avrebbero formato la Repubblica Serba di Krajina se avessero potuto rimanere in una Croazia federata alle altre Repubbliche Jugoslave. Ma con l’indipendenza, il governo croato aveva promulgato una Costituzione che escludeva diritti ad ogni etnia diversa da quella croata.
Nel 1993 con la Sacca di Medak iniziò la pulizia etnica delle Krajine, culminata con le operazioni Flash e Storm (1995) supportate da mercenari USA: mezzo milione di serbi, privi di protezione, dovettero abbandonare il proprio territorio.
Il docufilm presentato da Pangea Grandangolo Dentro la Notizia è stato girato nel settembre 1993 da un operatore della TV Knin che non esiste più, come le Krajine.





In tutte le recensioni della statua di Marin Drzic si parla solo di Shakespeare di Ragusa, mai di Shakespeare croato.. per cui ci sa proprio che erano in mala fede i soliti quasi croati di Milano.








C'è una prova inconfutabile del fatto che a Dubrovnik non si sentono croati, ma dalmati poichè esiste un giornale chiamato "Il Dalmata" che striglia la comunità croata di Milano per alcune frasi non corrette anche riguardo a Marino Darsa. Purtroppo questa pagina non consente i PDF per cui dovete cercare voi "Il Dalmata"num.94 pag.12. Articolo di Franco Luxardo



Si vede meglio QUI



Gli italiani dalmati lo hanno detto in tutte le salse, ma nessuno è più sordo di chi non vuol sentire 






Vorrà pur dire qualcosa se si firma raguseo e non croato 









Chi fa un articolo sul giornalino della Caritas di Sesto san Giovanni non si puo' dichiarare giornalista inviato speciale di guerra. Gli inviati speciali sono stati Marco Lucchetta, Alessandro Ota e Dario D'Angelo uccisi dai croati a Mostar


Fosse mai che sia possibile leggere un rigo di tutta sta documentazione?














Evviva! L'abbiamo trovato! ......giuslavorista (foro di Milano). In gioventù, quando è iniziata la guerra avevo 17 anni, giornalista presso Città Nostra Sesto San Giovanni, Caritas Ambrosiana campo profughi di Novo Mesto (Silvio Ziliotto), Parlamento Europeo per i Giovani/George Soros Foundation. ... Premio Pulitzer al più giovane giornalista ! Pure minorenne !







I tre giornalisti arrivarono in Bosnia Erzegovina a Mostar est - parte della città controllata dall'Armija e sotto assedio da più di un anno per mano dell'HVO, esercito croato-bosniaco - sui mezzi del convoglio della Croce Rossa internazionale partito la mattina dalla vicina Medjugorije (sotto controllo dell'HVO), scortati dal contingente spagnolo dei Caschi blu.





Lo scomodo jugoslavismo di Dubravka Ugrešić
dà fastidio anche a Diego Zandel e alla lobby europeista di Osservatorio Balcani Caucaso

Il timore però è che l’invito sia rivolto alla dissidente più che alla brava scrittrice che la Ugrešić è, facendole ricoprire un ruolo che ormai dovrebbe scrollarsi di dosso, credo con una profonda riflessione sui passi in avanti compiuti dalla Repubblica di Croazia dai tempi di Tuđman che, perseguitando lei ed altri scrittori critici, mostrava il volto becero di un regime. Magari partendo dalla semplice considerazione che l’attuale Repubblica di Croazia non solo contribuisce economicamente, attraverso il ministero della Cultura, alla traduzione dei suoi libri all’estero, ma anche a qualcuno dei suoi viaggi di lavoro come, ad esempio, l’ultimo nel nostro paese per la presentazione proprio di questo libro a Torino e a Roma.








Tanto è amata all'estero, tanto è odiata in patria. Gli ustascia croati non si smentiscono mai









In pratica cosa ne dobbiamo dedurre? Chi presenta la cultura croata in Italia è un italiano che ha conosciuto i Balcani a 17 anni, si spaccia per reporter di guerra per un articolo fatto sul giornalino Caritas e dice di avere un padre adottivo croato che è amico di Tudman che è un criminale di guerra. Questo padre adottivo ha diffamato 5 scrittrici croate che sono esiliate all'estero, ma vengono ancora perseguitate.

Tutto spiegato bene bene QUI












L'unico errore di Milosevic' è stato allearsi col criminale Tudman per spartirsi la Bosnia 










Mira Furlan, una delle più note attrici croate e jugoslave, è mancata il 20 gennaio 2021. Il cordoglio si è diffuso a livello internazionale, anche per via della carriera statunitense dell’attrice. Negli ultimi giorni, diverse testate e pagine social nei paesi post-jugoslavi hanno rilanciato una toccante lettera scritta da Mira Furlan nel novembre del 1991 e pubblicata all’epoca dal settimanale Danas. Da Belgrado, si rivolgeva ai suoi concittadini di Zagabria, dopo il licenziamento dal Teatro nazionale croato e gli attacchi pubblici e privati subiti a causa del suo impegno professionale nella capitale serba, dove viveva il marito Goran Gajić. La coppia si trasferì a New York poco tempo dopo la pubblicazione della lettera. La riproponiamo grazie alla traduzione di Marijana Puljić.




A Dubrovnik si sentono ancora dalmati e c'è una scritta ad ogni angolo contro Zagabria 





Chi voleva, e vuole, offenderlo, lo chiama “zingaro” .
Sinisa Mihailovich è un serbo della ex Jugoslavia, aggredita e devastata nel 1999 per non volersi piegare al “Nuovo ordine mondiale” fiorito con la caduta del muro. Nel decennale di questo crimine perpetrato dalle “grandi democrazie occidentali”, l’ Antidiplomatico intervistò Mihailovich: un’intervista che consiglio di andare a rilegge, o a leggere. Nel delirio di menzogne che promossero e legittimarono i bombardamenti nazisti su Belgrado (con la schifosa partecipazione dell’ Italiozza governata da D’ Alema), Mihailovich visse il dramma che derivava da quello che invece fino ad allora era stato un modello di convivenza interetnica, madre croata e padre serbo. In quel periodo Sinisa giocava nella Lazio ed ebbe modo di constatare da vicino le manipolazioni della stampa: sulla prima pagina del maggior quotidiano romano, Il Messaggero, riconobbe il cadavere di un suo amico serbo con un foro di proiettile in fronte, che il quotidiano presentava come vittima dei “cecchini serbi”. Stesso stravolgimento della realtà a proposito del Kossovo, dove oggetto di pulizia etnica furono, e sono, i serbi; la stessa propaganda che commemora la strage di Srebrenica e tace degli antefatti, delle vessazioni, delle discriminazioni, e della cacciata dei serbo bosniaci (250.000) dalle loro case, dal loro territorio. Sinisa venne infamato come fascista per il suo “elogio” di Arkan, intervenuto a difesa dei cittadini serbi espropriati cacciati, ammazzati. Racconta dell’allucinante telefonata di suo zio croato alla sorella (madre di Sinisa), fuggita col marito (padre di Sinisa). “Perché sei fuggita? Quel porco serbo di tuo marito meritava di essere scannato”.
“Io sono comunista più di tanti altri”, precisa. E ricorda la Jugoslavia vissuta da ragazzo; e ovviamente Tito che era riuscito a creare un miracolo di convivenza pacifica tra molte etnie e uno stato sociale che permetteva a tutti una vita dignitosa.
“Cosa ne pensi degli americani”?
“Cosa posso pensare di criminali che hanno bombardato scuole, ospedali, fabbriche del mio Paese?” 








 Il 22 dicembre 1990, il parlamento croato proclamò unilateralmente l’indipendenza e promulgò una nuova Costituzione tutta incentrata sul principio fondamentale, prego di richiami alla celeberrima Dottrina Monroe, della “Croazia ai croati”. Nell’ottobre del 1991 il governo guidato dal presidente Franjo Tuđman decretò l’espulsione di circa 30.000 serbi dalla Slavonia e dalla Krajina, mentre la Guardia Nazionale Croata occupava Vukovar. L’esercito federale cinse d’assedio la città prima di procedere all’attacco, infliggendo pesanti perdite agli assediati che vennero costretti alla resa. Nel frattempo, la Macedonia otteneva l’indipendenza (17 settembre 1991) grazie ad un accordo stipulato tra il primo ministro Kiro Gligorov e il presidente della Federazione Jugoslava Slobodan Milošević, mentre la Slovenia decise di ispirarsi all’esperienza croata per proclamare a sua volta (25 giugno 1991), l’indipendenza da Belgrado sulla medesima base etnica. A differenza di quanto accaduto in Croazia, il piccolo esercito sloveno riuscì a tener brillantemente testa alle milizie federali, provocando pesanti perdite. Le secessioni proclamate unilateralmente da Croazia e Slovenia e il successo ottenuto da quest’ultima nel conflitto contro le truppe inviate dal governo di Belgrado non potevano che alimentare le spinte centrifughe interne alla Jugoslavia, favorendo implicitamente l’estensione a macchia d’olio della guerra civile.
Guerra jugoslava, cronache di una catastrofe preparata a tavolino
di Giacomo Gabellini 4.12.2017

Trenta anni fa – il 23 dicembre 1991 – la Germania dichiarava unilateralmente e pubblicamente il suo riconoscimento delle repubbliche di Croazia e Slovenia, con effetto a partire dal 15 gennaio successivo. Era il "regalo di Natale" ai nazionalisti antijugoslavi, pochi giorni dopo che, a Maastricht, la stessa Germania aveva ricattato l'intera Comunità europea: o si distrugge la Jugoslavia, oppure niente Euro e niente Unione... Perciò, il giorno di Natale 1991 i muri della Croazia si riempirono di scritte "Danke Deutschland", e ci fu persino chi ci scrisse una canzone
Da aggiungere che il supporto non era solamente politico, ma anche militare, con armi riciclate dall'ex DDR regalate dai tedeschi ai separatisti croati. Armi con cui assalirono le caserme dell'JNA.
La vendetta nazista sulla Jugoslavia e finalmente la Croazia colonia tedesca, per i croati meglio camerieri (alcuni si spingono a dire stallieri) che jugoslavi!









Se avete due soldini e volete saperne di più, consigliamo Un viaggio d'inverno, ovvero giustizia per la Serbia del premio Nobel Peter Handke. Purtroppo è talmente raro che il suo prezzo si aggira sui 300 euro e molti di noi ce l'hanno in cassaforte e ancora non lo vendono perchè il prezzo continua ad aumentare 




Per le persone oneste sarà sempre Jugoslavia. A nessuno piacciono i nazionalisti guerrafondai che hanno distrutto la grande Jugo






Le violenze in Croazia sono documentate da moltissimi rapporti mai smentiti che risalgono a metà 2018, a cominciare da quello di Amnesty International. La Croazia è una “democrazia fragile” (ha problemi interni con la propria polizia, esce da una guerra sanguinosa con numerosi criminali di guerra, impuniti), ha al suo interno un diffuso razzismo, ma ha anche probabilmente ricevuto indicazioni sul “lavoro sporco” da fare e, attraverso delle bande consistenti, lo sta facendo. Il committente di queste violenze è l’Unione Europea; a volte lo stesso governo croato, difendendosi, con una certa sincerità e ingenuità, ha finito per dire la verità quando ha detto: “Noi proteggiamo i confini dell’Europa.”










Anche il tam tam del sig. Pambianchi su Srebrenica ci ha un poco stufato.
La Corte ha stabilito che quello che avvenne fu un genocidio ad opera di singole persone, ma che lo Stato Serbo non può essere ritenuto direttamente responsabile per genocidio e complicità per i fatti accaduti nella guerra civile in Bosnia-Erzegovina dal 1992 al 1995, fra i quali rientra la strage di Srebrenica.





Una volta falsificati, ovvero croatizzati, nome e cognome di uno scrittore, di un pittore, di un musicista che nacque o visse sul territorio che oggi fa parte della Croazia, la sua opera diventa automaticamente croata.

 






Poniamo anche il caso che la famiglia di Marin Drzic' fosse bilingue e conosciuta con entrambe le varianti grafiche del nome, rimane sempre serbo, nato vicino alla Serbia e lontano dal Regno di  Croazia in cui non c'è mai stato 









Questa volta dobbiamo proprio ringraziare la Croazia che collabora
Sono state recuperate altre 18 vittime serbe presso il cimitero di Zara in Croazia. Erano persone morte durante l'Operazione Tempesta anche detta Oluja. Questo processo di esumazione è particolarmente importante per le famiglie delle vittime serbe che vorrebbero una degna sepoltura per i loro cari scomparsi. Manca ancora il corpo di 1.571 serbi scomparsi nell'Operazione Tempesta che, per ora, ha ufficialmente causato circa 600 vittime, ma è un numero decisamente destinato a salire.





Esattamente questo: malattie psicopatologiche anche ben diagnosticabili nella società croata, in particolare frustrazione e complessi di inferiorità. Non si poteva dirlo meglio! 




Osijek, la più grande città della fertile Slavonija, in Croazia, regione una volta grande produttrice agricola di carne, latte, vino, mais, zucchero è il luogo in cui ormai guadagnano solo le ditte di autotrasporto. Ora ha la più triste stazione di autocorriere. Ogni giorno partono quattro autobus pieni per la Germania e tutti e quattro tornano vuoti. Per vostra informazione, la Croazia produce il 40% del cibo che produceva negli anni 80, prima della guerra nella ex Jugoslavia e, in questa regione a vocazione agricola, i giovani senza lavoro devono tutti andarsene.





FIUME Tempi duri per gli scrittori in Croazia. Dopo la condanna a Predrag Matvejevic, aggressione e minacce alla giornalista e scrittrice fiumana, Vedrana Rudan. È accaduto nella libreria «Empik», nel centro di Varsavia, dove la Rudan stava presentando la traduzione polacca del suo romanzo «L'amore all'ultima vista», pubblicato dalla «Drzewo Babel». Nell'affollata sala ha fatto irruzione, Jozo Knezevic,presentatosi come croato di Bosnia, da 25 anni imprenditore in Polonia. Con in mano uno striscione con espressioni offensive nei riguardi della Rudan, l'uomo, incurante del folto pubblico, tra cui anche numerosi studenti di croatistica, ha cominciato a urlare e a minacciare la signora. Poi l'ha colpita più volte al capo con un giornale, il quotidiano polacco «Gazeta» che riportava una sua lunghissima intervista, accusandola di aver denigrato la Croazia e di aver definito il suo ex presidente, Tudjman, un «fascista». Ha concluso urlando che avrebbe mandato qualcuno a Fiume a ucciderla.
Il soggiorno di Vedrana Rudan a Varsavia avviene in occasione, oltre che della presentazione del libro, della prima della trasposizione teatrale del suo primo libro «Orecchio, gola, coltello». Il romanzo, diventato subito un bestseller, è stato tradotto in sloveno, macedone, polacco, tedesco e inglese e già portato in scena da due teatri stabili, l'«Atelje 212» di Belgrado e il «Teatro 101» di Zagabria. Ieri sera è stato proposto nel Teatro di Krystyna Janda, la nota attrice polacca, che ne è regista e interprete.
Al pubblico croato Vedrana Rudan è nota soprattutto come giornalista dei periodici «Feral Tribune» e «Nacional». Il suo linguaggio crudo e tagliente rendono i suoi libri subito dei bestseller. I romanzi di Vedrana Rudan sono una protesta contro il mondo in cui viviamo e trattano un tema che è universale, ovvero quello della violenza sulle donne. Violenza che, se anche accade tra le mura domestiche, è un problema sociale e tacerne significa essere complici.
Tornando a Matvejevic, da registrare un intervento a favore dello scrittore inoltrato all'ambasciata croata a Roma a firma di oltre venti scrittori e intellettuali che vivono in Italia tra i quali citiamo Tahar Ben Jalloun, Vincenzo Cerami, Furio Colombo, Claudio Magris, Dacia Maraini, Francesca Sanvitale, Enzo Siciliano.








Una cosa bella che il sig. Cristiano Pambianchi ci ha insegnato: non si odia su base etnica. Non si sa se la teoria vale anche per serbi e russi ma siamo d'accordo che non si odia su base etnica 






Il governo Ustascia ed Europeista di Croazia getta la maschera
Le autorità croate hanno vietato al presidente serbo Aleksandar Vucic di visitare in privato il complesso commemorativo sul sito del campo di concentramento di Jasenovac, questa decisione è scandalosa e antieuropea, ha affermato il primo ministro serbo Ana Brnabic.
"È come se proibissi al Presidente di Israele di visitare Auschwitz. Questa è una decisione anti-europea e anti-civiltà, una grave violazione della libertà di movimento. Non analizzo nemmeno quanto questo dica sulla mancanza di rispetto per Vittime serbe Questo è il più grande scandalo tra Serbia e Croazia nella storia recente", ha detto.
Rolando Dubini




Ne come fake ne come discernimento arriva alla sufficienza 


Il nazionalismo è l’ultimo rifugio delle canaglie, diceva Samuel Johnson, e di canaglie pare siano pieni i Balcani: dai croati che hanno recentemente piazzato una bella placca a Jasenovac, campo di di concentramento ustascia, con sopra scritto “pronti per la patria”, proprio per commemorare i fascisti che uccisero serbi, ebrei e musulmani – come se si mettesse una bella patacca ad Auschwitz con il motto “heil Hitler” – fino ai kosovari che discutono in parlamento a colpi di fumogeni, e inneggiano al loro signore della guerra, Rasmush Haradinaj, con eroici cartelloni che campeggiano sulla miseria di uno stato fallito anche per colpa di una classe politica rapace e corrotta.
Matteo Zola 





....Ti ricordo che la Serbia oggi è il paese europeo con più immigrati profughi specie dalla Croazia e che molte di storie loro parlano di atrocità disumane e cattiverie gratuite commesse dagli ustascia croati, che tra l'altro hanno una lunghissima storia di filonazismo.
Moltissimi sono ovviamente anche processati per crimini di guerra
La mi stessa nonna (croata) ha vissuto un dramma nel suo paesino dove è nata negli anni '40, quando gli ustascia sono entrati hanno ucciso mezzo paese con tecniche disumane e ha visto la sua vicina ammazzata con la gola tagliata con in braccio il bimbo al quale hanno tolto gli occhi con il coltello e tagliato la gola. Finché era viva non smetteva di raccontarlo.
Per non aggiungere le atrocità di Jasenovac ed altri campi di concentramento.
Quindi caro non mi parlare del male, che qui ti caschi veramente male con la Croazia.
Igor







Ragusa era lontana 400 km dalla Croazia, non centrava una cippa lippa!








VANEGGIAMENTI 

Alla luce delle dichiarazione rese di suo pugno in data 26 settembre 2022, il sig Cristiano Pambianchi afferma che: NIKOLA TESLA - IL GENIO DELLA CROAZIA. Alcune precisazioni - dovute ai turbo serbo-cetnici che mi molestano dal lontano 1991... 29 anni e sono ancora ubriachi - sul genio di Nikola Tesla: Conta la sostanza non la religione dei genitori. Conta che nacque in una città che allora era territorio croato e lo è anche oggi quindi in assoluta continuità nonostante il cambio di nomi degli Stati o bandiere. Quel territorio non fu mai Serbia. E Nikola Tesla non andro’ mai in vita sua in Serbia. Mai. I genitori erano croati di fede ortodossa - i genitori non lui che invece non era neppure ortodosso. Con ciò decade ogni collegamento con una pretesa serbita’. La fonte è la storia. Le dichiarazioni di Tesla furono rese negli Stati Uniti d’America sua seconda patria dopo la Croazia, “sono fiero della mia patria croata” (cit. Nikola Tesla)....Quindi con che coraggio ora si fa il voltafaccia di dire che Marino Darsa o Marin Drsic - perchè gli ipocriti cambiano nome ai morti in base alla loro convenienza - è croato se la Croazia non l'ha mai vista? Lei sig. Pambianchi è l'ipocrisia fatta persona! ... - Purtroppo Marin Drzic, Ruder Boskovic, nessuno di loro è mai stato un solo giorno in Serbia. ... tanto meno in Croazia dato che la Croazia distava 400 km da Ragusa che era attaccata alla Serbia - le converrebbe pensare prima di parlare sa? Sono più le brutte figure fatte da lei nel web che tutti i gol di Maradona
Balkan crew 












La Serbia non si arrende: la nuova legge riconosce nuovamente le opere di Držić e Gundulić, il nostro Ministero della Cultura e dei Media prepara una risposta (dicono i croati) .. basta che non sia il busto di Drzic a Dubrovnik perchè sarebbe la conferma che era raguseo e non croato.. che ignoranza!!!!


BRUCIA EH!









Non sempre gli avvocati si comportano bene e non solo in Croazia ..È una delle più grandi imprese pubbliche della Croazia ed è oggetto di uno scandalo di dimensioni enormi: il più grande della storia del paese. Una truffa colossale da 130 milioni di euro gestita da un gruppo di persone tra cui un ex manager dell'INA e il presidente della camera croata degli avvocati





È il furto più grande nella storia della Croazia. Il caso di corruzione più clamoroso e al tempo stesso più recente, perché avvenuto tra il 2020 e il 2022, mentre il paese era alle prese con la pandemia. Una nuova afera – come si dice a Zagabria – che si aggiunge ad una lista già lunghissima di scandali, con cui il Primo ministro Andrej Plenković fa i conti ormai quasi settimanalmente dal 2016, da quando è stato eletto premier per la prima volta. Difficile credere che il capo di governo sopravviverà indenne anche a questo colpo di scena, ma in questa Croazia potrebbe anche succedere. 










Credo che le moschee siano state ricostruite a Banja Luka come lo sono state anche nella mia città Doboj. Nessuno di noi nega l'esistenza della cultura musulmana in Bosnia, non so dove ha letto questa stupidaggine (probabilmente se l'è inventata come tante altre cose). Loro sono nostri fratelli che si sono convertiti all'Islam a partire dal XV secolo. Non so quale sia il legame tra i serbi e i nazisti visto che il principale alleato della Germania nazista è stata l'Italia fascista e per quanto riguarda il territorio della ex YU i loro collaboratori più fedeli sono stati i croati (gli Ustascia) e la buona parte dei bosgnacchi (la Handzar divizija). Le dico una cosa e poi chiudo - la Bosnia è stata occupata due volte: la prima dall'impero ottomano quando i musulmani slavi collaboravano e i serbi combattevano per la libertà. La seconda volta la Bosnia era occupata dall'impero Austro-Ungarico quando i croati erano i collaboratori e per la libertà di nuovo combattevano i serbi


Se non acchiappi like servono provvedimenti drastici









Dopo aver legittimato il furto degli scrittori dalmati e passato giornate e giornate a criticare Djokovic per i fatti di Melbourne, magicamente il nostro Premio Nobel per la letteratura pseudo croata cambia nazionalità pure a Nole. OLE'












........ ma separatisti di che cosa?! Io sono serbo dalla Bosnia e io tifo la nazionale serba in tutti gli sport. Secondo lei i madrelingua tedeschi del Trentino-Alto Adige tifano la nazionale italiana?

La Bosnia medievale è stata abitata dagli slavi e all'inizio è stata una delle provincie serbe e poi è stata divisa tra croati e serbi. Il primo documento scritto degli slavi del sud è stato Povelja Kulina Bana in Bosnia, scritta in cirillico (lo sa bene chi usa il cirillico oggi). Il re bosniaco più importante Tvrtko I Kotromanic si è proclamato il re dei serbi perché erede della famiglia Nemanjic. Quindi è dal medioevo che la popolazione in Bosnia è serba o croata e i bosgnacchi sono il frutto della politica dei comunisti. Oggi, nel 2021, lei italiano e milanese, si permette a parlare a me di che cosa voglia dire la Bosnia, Serbia, Yugoslavia?! Lei non fa altro che provocare i serbi e grazie agli stranieri come lei è scoppiata la guerra civile in ex Yugoslavia.

















20 settembre 1992 - Caschi blu canadesi, dopo il rifiuto opposto dai soldati croati a farli entrare nei villaggi occupati come forza d’interposizione, riportano quanto accaduto nella “Sacca di Medak”, dove, solo dopo violenti scontri, con sette canadesi dell’Onu e 27 miliziani croati uccisi, questi accettano le ispezioni e i sospetti trovano subito riscontro. Testimoni diretti sono i soldati del Princess Patricia’s Canadian Light Infantry, comandate dal tenente colonnello Kevin.
Quando gli spari, i bombardamenti e il caos cessano a Medak, una delle cose che il peacekeeper canadese Tony Spiess ricorda di più è la puzza di morte dappertutto. La milizia croata cercava d’impedire che le truppe canadesi potessero divulgare le notizie circa le operazioni di “pulizia etnica” che praticavano nei villaggi serbi.
Mentre Spiess e un suo compagno camminano tra le macerie del villaggio serbo distrutto, i croati tentano di fermarli per non far vedere i corpi bruciati: ”Prima delle 1000 del mattino un ombrello denso di fumo copriva tutte le quattro cittadine della sacca di Medak, i croati hanno cercato di uccidere o distruggere tutto ciò che vi era nella loro scia”. Spiess, angosciato, ricorda: “I corpi di due giovani ragazze serbe legate a due seggiole a dondolo, con le braccia legate dietro alla schiena. Stavano ancora fumando… è stata una totale devastazione”.
Un altro testimone, l’ufficiale Green: “Ogni edificio sul loro percorso era stato demolito e molti erano ancora fumanti. Cadaveri giacevano sul ciglio della strada, alcuni gravemente mutilati e altri bruciati e irriconoscibili…
Sapevamo che sarebbe stato brutto, ma le cose che abbiamo trovato e visto sono state peggio di qualsiasi cosa ci aspettassimo…”.
Scritto da Bruno Maran nel libro "Dalla Jugoslavia alle Repubbliche indipendenti" edito da Infinito Edizioni

Quando sei un grande ignorante e non sai che la figlia di Mladic si è uccisa un anno prima della strage di Srebrenica orgogliosa di avere un padre che difendeva i bambini serbi dalla furia dei croato bosgnacchi






La Croazia è la vergogna dell'Europa democratica
 La sera prima della partenza, mentre passeggiavano per la città, i due ragazzi vengono fermati dalla polizia, evidentemente insospettita dal colore della loro pelle. Più volte i ragazzi provano a spiegare che i loro documenti si trovano nell’ostello dove soggiornano ma, invece di recarsi sul luogo e controllare, gli agenti decidono di portarli in commissariato. Da lì, Abia ed Eboh venivano caricati con altri ragazzi su un furgone e portati nei boschi al confine con la Bosnia. Secondo quanto dichiarato dai due, al rifiuto di scendere dal furgone uno degli agenti ha minacciato di sparargli, dopo ovviamente aver tolto loro i soldi a disposizione. Solo a quel punto si sono incamminati nelle innevate montagne bosniache verso il centro di accoglienza Miral di Velika Kladuša.

Croazia: L’assurda storia dei due sportivi nigeriani espulsi dalla polizia croata








A partire dal 2020 c'è stato un picco di violenza nazionalista e crimini d'odio in Croazia. Un anno prima, un rapporto della Commissione europea avvertiva che "l'incitamento all'odio razzista e intollerante nel discorso pubblico si sta intensificando" nel paese, con i principali obiettivi "serbi, persone LGBT e rom". Il rapporto ha aggiunto che la risposta delle autorità croate a questa preoccupante tendenza è stata debole. I tentativi degli ultimi anni di politici di spicco di cancellare i crimini di guerra della Croazia dalla memoria del pubblico e glorificare i brutali criminali di guerra come eroi nazionali contribuiscono direttamente all'ascesa di idee e narrazioni di estrema destra in Croazia. Questo pericoloso revisionismo storico non si limita agli eventi che hanno avuto luogo durante le relativamente recenti guerre jugoslave. In Croazia, anche elementi di estrema destra stanno tentando di rivedere la storia della Seconda Guerra Mondiale. Gli Ustasa, il partito fascista che creò lo Stato Indipendente di Croazia allineato ai nazisti tra il 1941 e il 1945, uccisero centinaia di migliaia di serbi, ebrei e rom durante la Seconda Guerra Mondiale. Gli Ustasa hanno anche supervisionato il famigerato campo di concentramento di Jasenovac dove sono state uccise tra le 770.000 e le 990.000 persone.
Il mondo ricorda gli Ustasa come un'organizzazione "terroristica" ultranazionalista, violenta e razzista che rappresenta un'epoca oscura nella storia europea. Nella Croazia moderna, tuttavia, la brutalità delle azioni del regime ustascia è stata a volte minimizzata dai media e dai politici di spicco, e il partito filo-nazista è presentato da molti come un simbolo di forza e orgoglio nazionale.
Il saluto nazista croato, "Pronto per la Patria" (Za Dom Spremni) è ancora apertamente largamente usato in Croazia. Anche la negazione dell'Olocausto, che va di pari passo con la sanificazione dei crimini degli Ustasa contro gli ebrei croati, sembra essere diventata più ammissibile nel paese.
Non solo condonando, ma anche lodando i crimini commessi dalle forze croate contro altri gruppi etnici, le élite all'interno del paese stanno creando un ambiente in cui più persone si sentono a proprio agio nell'esprimere opinioni xenofobe, razziste e odiose. Oggi la Croazia è un crogiolo di iper-nazionalismo. La maggior parte delle élite politiche del paese non solo non sono riuscite a condannare le opinioni di estrema destra, ma hanno anche creato un ambiente in cui gli attivisti di estrema destra si sentono autorizzati a diffondere le loro idee divisive e pericolose.
Per lasciarsi alle spalle la politica dell'odio, si consiglia alla Croazia di rinunciare urgentemente ai criminali di guerra e porre fine all'ascesa della nostalgia fascista. Deve inoltre agire immediatamente per contrastare la normalizzazione e accettazione delle opinioni razziste e xenofobe tra la popolazione.






Il sig. Thoresen è un militare che ha fermato una falsa mostra croata in Norvegia

- Nel corso del 2012 e del 2013, forze revisioniste illegittime in Norvegia, guidate da alcuni croati, hanno cercato di realizzare una mostra sui prigionieri internati in Norvegia dai Balcani durante la seconda guerra mondiale. È stato un tentativo di presentare come vittime i reclusi croati e bosniaci, anche se in numero ridotto, e i serbi croati come croati ortodossi. Mi sono reso conto che non era vero e siamo riusciti a fermare quella mostra. Ho ottenuto elenchi di prigionieri dagli archivi nazionali norvegesi e dal servizio statale delle tombe di guerra.

Gli ustascia croati mandarono i serbi come schiavi in Norvegia


Gentilissimo sig. Cristiano Pambianchi, da anni vediamo che la sua connessione a internet non funziona bene ma sicuramente ci sarà una biblioteca vicino a dove vive lei, per cui.. si istruisca .. la Croazia fa parte della penisola balcanica alla faccia dei serbofobici .. oh .. cultura eh !






Ecco come i croati ringraziano i milanesi


"L’ennesima provocazione dei tifosi di calcio, nella fattispecie dei tifosi della Dinamo di Zagabria che lo scorso 14 settembre a Milano, oltre a provocare incidenti e risse, hanno compiuto un gesto deplorevole di apologia dell’ideologia ustascia e nazista, alzando il braccio destro, rievocando così l’epoca di Adolf Hitler, Benito Mussolini e Ante Pavelić. L'Unione dei combattenti antifascisti e degli antifascisti della Croazia (SABA RH) ha a più riprese protestato contro tali incidenti provocati dai tifosi che glorificano non solo lo Stato indipendente di Croazia, ma anche tutti i mali accaduti durante il periodo del terrore ustascia. È evidente che i giovani tifosi della Dinamo si comportano in linea con l’attuale clima generale in patria, ossia con la tacita approvazione dei saluti, dei simboli e degli slogan ustascia. Lo dimostra chiaramente anche l’atteggiamento neutro assunto non solo dai mezzi di informazione, ma anche dai funzionari e dalle autorità competenti croate nei confronti del recente episodio accaduto a Milano.

Chiediamoci: perché Jasenko Mesić, ambasciatore della Repubblica di Croazia a Roma, e Stjepan Ribić, console generale della Repubblica di Croazia a Milano, non hanno reagito all’episodio a cui si è assistito a Milano? Cosa ha fatto Gordan Grlić Radman, ministro degli Affari Esteri ed Europei della Repubblica di Croazia? Non si sono fatti sentire né il capo del governo croato né il presidente del parlamento croato. Ci sembra superfluo sottolineare che l’incidente in questione, pur essendo accaduto a Milano, è un attacco diretto alla Costituzione della Repubblica di Croazia.


Alcuni tifosi della Dinamo Zagabria, a Milano per la partita di Champions, hanno 'sfilato' verso San Siro, con le braccia tese, cantando cori da stadio. Qualche ora prima un gruppo di circa 300 ultras ha fatto irruzione all'interno del Carrefour del complesso residenziale dell'ex Fiera, costringendo all'evacuazione dei clienti all'interno. La questura ha emesso più di 20 Daspo e 23 tifosi sono stati denunciati a vario titolo.

I tifosi della Dinamo Zagabria a Milano
Non sono nazisti, sono boy scout.
Una puzza di nazismo in questa UE, che non si può!






Braccio destro in alto, magliette nere e cori. Una marcia su Milano formata da circa 2mila persone, dalla piazza centrale di City Life verso San Siro, in attesa della partita dentro le porte del Meazza.








Vi abbiamo fatto vedere cosa è la Croazia oggi. Una nazione che deve vergognarsi del presente e del passato

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