venerdì 24 giugno 2022

L'EUROPA SI STA SUICIDANDO.C

 Ormai la UE è un generatore automatico di conflitti.

L’allargamento attuale non ha alcun senso logico, politico ed economico. Solo il senso di sfidare la Russia, di esacerbare i conflitti, acuirli. Senza averne neanche un proprio tornaconto. Solo per servilismo verso gli Usa.
I nuovi paesi che entrano nella UE lo fanno poi solo per accedere ai fondi strutturali, per avere soldi. Entra nella UE una Ucraina in cui da molto prima della guerra i maggiori partiti di opposizione erano al bando, le minoranze etniche represse pesantemente, e non solo la popolazione russa ma anche la minoranza ungherese, per esempio.
Avremo enclaves russe dentro la UE. Avremo nazioni animate da un nazionalismo esasperato, nazioni per le quali “Europa” non significa una cultura, illuminismo, diritti democratici e sociali, ma business e una mucca da mungere.
Saranno necessari maggiori trasferimenti, l’Italia che è contributore netto dovrà contribuire maggiormente, perché questi paesi si aspettano un flusso di denaro.
Questo denaro noi lo prenderemo a prestito, o alzando ancora la tassazione su imprese e lavoro, o riducendo e tagliando servizi sociali, scuole, ospedali, tagliando sulla sanità (tanto abbiamo la Serrachiani che ormai ha fatto pratica).
Entrano nella UE nazioni che volevano sparare ai migranti ai confini, e che ora sono diventate paladini di diritti e libertà.
Il mercato e il business lava molti peccati. Personaggi che schieravano eserciti ai confini diventano eroi che difendono i valori occidentali. I polacchi, prima richiamati per innumerevoli mancanze, ora sono un esempio. Del resto, forse tra qualche settimana entreranno in terreno ucraino, e quindi ..
Avremo una UE che non solo non ha nulla a che fare con l’Europa, ma neanche con i valori fondanti della stessa UE, del tutto estranea a Ventotene.
Una UE certo non più malvista dagli USA, come è stato in questi anni. Una UE oramai costola della NATO, che se fa un esercito europeo lo fa come esercito inquadrato nella NATO, dunque al servizio degli interessi statunitensi.
Una Europa senza più identità. Perché in questa guerra è l’identità europea ad essere collassata.
Intanto il resto del mondo sta costruendo davvero il futuro. 4 miliardi di persone costruiscono un altro mondo, diffidenti verso l’Occidente, intenzionati a non dipendere da esso da nessun punto di vista vanno per la loro strada.
Una via che si potrebbe forse ancora arrestare, ma che man mano che si svilupperà, man mano che gli intrecci tra Russia, Cina, India, Brasile e gli altri paesi dei brics cresceranno, costruirà due mondi.
Poteva andare diversamente, se Macron e Scholz avessero avuto in Italia un presidente del consiglio diverso forse l’Europa avrebbe potuto giocare un ruolo diverso.
Draghi non è stato un flagello solo per l’Italia, ma una disgrazia per l’Europa.
L’uomo che sta rendendo sempre più poveri gli europei.
Per qualche dollaro in più.
Non è arrivato per caso. No davvero no. Non bisogna essere complottisti, ma meglio complottisti che cretini.
È arrivato li per costruire la UE che vogliono gli USA, non l’Europa degli europei. Questa è già finita. Lui ne è stato il becchino.
Vincenzo Costa.





Giorno dopo giorno sta cambiando l'Occidente. La vicenda di Assange non è solo tragica, ingiusta: manifesta una trasformazione.
Assange non viene perseguito per aver commesso crimini, ma PER AVER DENUNCIATO DEI CRIMINI (di guerra e di altra natura).
Se l'Occidente credesse davvero a quelli che pure retoricamente definisce come i propri valori avrebbe ringraziato Assange e si sarebbe impegnato per perseguire i crimini che, grazie ad Assange, sono stati rivelati.
Perseguire la sua persona è un monito per tutti: nessuno si permetta di portare alla luce la verità, nessuno si permetta di portare sotto gli occhi dell'opinione pubblica i crimini di cui interi stati si sono macchiati, perché i responsabili non saranno perseguiti.
Ogni giorno di più i valori dell'Occidente si trasformano in retorica per coprire altri crimini. Ci si riempie la bocca di essi e li usa per giustificare guerre contro coloro che non li osserverebbero, ma poi si agisce come quei dittatori che si presume combattere.
La stessa persona può condannare la guerra, ma non rispondere sulle guerre che lui stesso ha sostenuto, la stessa persona può condannare i crimini di guerra, e non rispondere dell'uso di armi all'uranio impoverito che hanno devastato certi territori e ucciso anche nostri soldati di stanza in quei territori.
Nasce un nuovo Occidente, che non persegue i crimini, la cui identità è divenuta l'ipocrisia, la menzogna, che usa i valori a fini del potere.
Un Occidente che non persegue chi commette i crimini, ma chi li denuncia.




Finlandia nella Nato vuol dire missili Usa di fronte alla Russia.
DI ALESSANDRO ORSINI
Il Fatto Quotidiano 23 GIUGNO 2022
L’ingresso della Finlandia nella Nato, per quanto sia un progetto in costruzione, preoccupa molti pacifisti, i quali si domandano quali siano i pericoli per le generazioni future. La domanda non è peregrina. Occorre infatti sapere che, a differenza di ciò che generalmente accade in politica interna, le decisioni in politica internazionale si fanno spesso sentire dopo decenni. Così, ad esempio, l’ingresso nella Nato dei Paesi dell’Europa dell’Est è avvenuto tra il 1999 e il 2004, ma Putin ha invaso l’Ucraina soltanto nel 2022 per allontanare un esercito nemico dai confini nazionali. Allo stesso modo, l’abbattimento di Gheddafi è avvenuto nel 2011, ma la penetrazione della Turchia in Libia, conseguenza di quell’abbattimento, è avvenuta nel gennaio 2020 per respingere l’assedio del generale Haftar contro Tripoli. Ne consegue che la decisione di far entrare la Finlandia nella Nato potrebbe dare i suoi frutti avvelenati tra diciassette anni, quando i nostri bambini di un anno avranno l’età giusta per andare in guerra. Orbene, cerchiamo di capire perché la Nato apra le porte alla Finlandia proprio ora. La risposta possiamo trovarla soltanto ricorrendo al metodo storico comparato, ovvero ponendo a confronto il modo in cui la Nato ha assorbito i Paesi dell’Est Europa nel 1999 e nel 2004: Polonia, Ungheria e Repubblica Ceca (1999) e poi Estonia, Lettonia, Lituania, Romania, Bulgaria, Slovacchia e Slovenia (2004).
In entrambi i casi, la Nato ha proceduto all’assorbimento di questi Stati in un momento di tragica debolezza della Russia, vale a dire quando la Russia, pur essendo contraria a quell’integrazione, non aveva le forze per opporsi. Non entro in dettagli, che ho disseminato nel primo capitolo del mio libro Ucraina. Critica della politica internazionale (Paper First) in cui ho ricostruito le relazioni conflittuali tra la Russia e la Nato dal 1999 al 2022. Mi limito a ricordare che, nell’agosto 1998, la Russia era andata in bancarotta ed era da poco uscita sconfitta dalla prima guerra in Cecenia (1994-1996). Nel 1999, sotto Eltsin, la Russia era a pezzi economicamente, politicamente e militarmente, oltre che tragicamente dipendente dai dollari americani. Nel 2004, sotto Putin, aveva iniziato la sua ripresa, ma era ancora esangue. La Nato ha così approfittato di questa debolezza per espandersi ai danni della Russia. Oggi tocca alla Finlandia giacché Putin, impantanato in Ucraina, non ha le forze per aprire un nuovo fronte. Non possiamo prevedere il futuro, ma possiamo certamente azzardare una previsione probabilistica basata sull’esperienza storica: quando e se la Russia si riprenderà economicamente e militarmente dalla guerra in Ucraina, quasi certamente attaccherà la Finlandia se questa ipotizzasse di installare i missili della Nato, che poi sono i missili americani, sul proprio territorio. Questo è uno dei grandi temi quasi mai toccato nel dibattito italiano: l’avanzamento della Nato è sempre l’avanzamento degli Stati Uniti per due ragioni. La prima è che le decisioni strategiche della Nato vengono prese dalla Casa Bianca e la seconda è che le armi della Nato sono armi americane: sono gli Stati Uniti che decidono che cosa fare delle bombe atomiche sul territorio italiano. Tutto questo ci consente di giungere alla seguente conclusione: il problema della Russia non è l’avanzamento della Nato verso i propri confini nazionali, bensì l’avanzamento dell’esercito americano. Una volta chiariti i termini della questione, e ribadendo la nostra fedeltà alla “scuola del sospetto” di Nietzsche, Marx, Freud e Pareto, la domanda con cui vogliamo contribuire al dibattito culturale sulla geopolitica in Italia è la seguente: è strategicamente giusto o sbagliato che Putin voglia impedire all’esercito americano di spingersi ai confini della Russia?





DRAGHI VUOLE METTERE UN TETTO AL PREZZO DEL GAS CHE LA RUSSIA HA GIA' CHIUSO




Il giornalista russo Vladimir Solovjov ieri sera ha letteralmente asfaltato Bruno Vespa! Lo ha disintegrato, le affermazioni di Vespa contro la Russia facevano semplicemente inorridire, hanno mostrato la solita ipocrisia, inconsistenti! Certo, la traduzione simultanea non ha reso ciò che doveva rendere, Solovjov parlava a raffica ed ovviamente era fatica tradurre tutte le sue parole e cogliere le sfumature.. comunque è così, non so quanti italiani abbiano seguito, spero tanti!






TENENTE COLONNELLO USA: "LA SITUAZIONE IN UCRAINA È NETTAMENTE A FAVORE DELLA RUSSIA".
La situazione in Ucraina è "in modo schiacciante" a favore della Russia. Secondo il tenente colonnello USA Daniel Davis, la Russia sta "distruggendo" la capacità dell'Ucraina di difendere il paese.
“Penso che guardando ai fondamenti militari, quella che storicamente è sempre stata la differenza tra vincere e perdere, tenendo conto degli equilibri di potere, specialmente delle forze sul terreno, questi sono in modo schiacciante a favore della Russia. Non esiste una base razionale su cui sperare che la guerra possa cambiare, poiché la Russia si sta muovendo metodicamente e distrugge le forze armate ucraine nel Donbass. Più che catturare territori, i russi stanno annullando la capacità ucraina di difendere il paese altrove.
E anche la somma totale di tutte le armi che abbiamo promesso, è appena un decimo di quello che sarebbe il minimo necessario.
Anche solo in virtù di questi due aspetti, non c'è una possibilità razionale di una vittoria per l'Ucraina. Di conseguenza, anche l’obiettivo di voler danneggiare la Russia è temporaneo, a breve termine, ma ha un costo profondo per il popolo ucraino nel suo paese, nel suo sostentamento e nelle sue forze armate. Non penso che questa sia una buona mossa e non funzionerà bene per gli Stati Uniti”.
(Fonte: FOX News - Tramite Giubbe Rosse).




Severodonetsk è come Mariupol: più armi a Kiev, più Mosca avanza
BOMBE E DIPLOMAZIA - L’analisi. Come nel caso della città portuale, la disfatta viene spacciata per normale mossa decisa dagli ufficiali di Zelensky.
DI FABIO MINI
Il Fatto Quotidiano 25 GIUGNO 2022
Secondo Kiev, le truppe ucraine impegnate nel territorio di Lugansk, ieri avrebbero ricevuto l’ordine di ritirarsi dall’area di Severodonetsk. Da settimane essa era designata come una sacca che si sarebbe chiusa intrappolando migliaia di combattenti ucraini. Come a Mariupol, la disfatta viene spacciata per una normale manovra diretta dallo stato maggiore ucraino. Le fonti russe raccontano un’altra storia: nell’area del “calderone” non tutti sono riusciti a ritirarsi o fuggire. Soltanto nell’area a sud di Lisichansk sarebbero stati circondati quasi duemila combattenti ucraini tra soldati, miliziani “nazisti” e mercenari stranieri. Inoltre 41 soldati ucraini si sarebbero arresi. È tutto da verificare, ma se Mariupol può fare scuola per altri casi analoghi, la cifra dei duemila accerchiati e presumibilmente catturati è verosimile. La ritirata delle truppe impegnate nel Donbass verso il Dniepr era stata ordinata già prima della resa di Mariupol. Ed era la cosa tatticamente corretta da fare in quella situazione. Ma lo stato maggiore ucraino non aveva ottenuto molto di fronte alle richieste dei miliziani di rimanere e di essere sostenuti con tutte le forze possibili.
La logica dei combattenti regolari è diversa da quella degli irregolari. Mentre i primi hanno comandanti che valutano opportunità e rischi e si preoccupano di minimizzare le perdite e conservare le risorse, i secondi hanno comandanti che tendono a salvare la pelle massimizzando i danni per l’avversario e i non combattenti. In una situazione come in Donbass dove sono le milizie e non i soldati a controllare i centri urbani, lo sviluppo tattico è falsato e i danni per i non combattenti non sono collaterali, ma intenzionali. Le milizie ucraine considerano la popolazione del Donbass come non ucraina e quindi spendibile sia come scudi sia come vittime designate. Le milizie repubblicane di Donetsk e Lugansk pur combattendo in casa propria danno la priorità alla eliminazione dei combattenti di Kiev, anche a costo di sacrificare la propria gente. Come a Mariupol, lo stato maggiore ucraino si è trovato nell’impossibilità di contrattaccare anche localmente per alleggerire la pressione avversaria, si è trovato a corto di rinforzi e rifornimenti e le armi cedute dall’occidente non possono ancora fare una differenza sostanziale. Come a Mariupol le milizie del Donetsk hanno invece avuto il sostegno in armi, fuoco e uomini dalla Russia. Non è una previsione, ma una certezza che ci saranno altre Mariupol e Severodonetsk nel giro di qualche settimana e decine di migliaia di perdite su entrambi i lati. L’afflusso degli aiuti occidentali confermerà il “teorema Lavrov: più arrivano armi e più avanziamo”. Infatti non si tratta di spavalderia o arroganza, ma di necessità. La Russia non può permettersi di avere armi a lungo raggio puntate sul proprio territorio e maggiore è la gittata delle armi occidentali maggiore è l’esigenza di tenerle il più lontano possibile. E che lo schieramento ucraino sia destinato a retrocedere è palese anche dall’annuncio di un ufficiale del Pentagono riguardante i quattro sistemi lanciarazzi Himars da inviare in Ucraina “avranno una gittata massima di 70 Km”, non di 45 chilometri, come annunciato in precedenza, “È il doppio di ciò che hanno con gli obici che stiamo dando. Da un esame del campo di battaglia gli ucraini non hanno bisogno di gittate maggiori”. Ma volendo, gli Himars si possono dotare di munizioni con gittata fino a 300 km. In questo modo si materializza anche la possibilità di dividere l’Ucraina in due in corrispondenza del Dniepr e isolarla dal mare.
Uno scopo non previsto dall’operazione iniziale, ma che proprio l’invio delle armi e l’allargamento del conflitto rendono ora perfino necessario. Zelensky celebra trionfalmente la candidatura all’Unione europea, che sarebbe potuta avvenire già sei mesi fa con il solo negoziato. Per lui è il traguardo per il ritorno in Europa dell’Ucraina finalmente libera e non più svilita nella condizione di stato cuscinetto. Paradossalmente, con la guerra in corso la strada verso la libertà e l’Ucraina rischiano di farsi sempre più strette.




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