sabato 31 luglio 2021

Slobodan Stojanovic

 



Aveva solo 11 anni e voleva andare a prendere il suo migliore amico: il cane che amava tantissimo

Era già l'alba quando gli Stojanović sono arrivati ​​sani e salvi. Sono stati accolti a braccia aperte, lacrime di gioia, latte caldo.
Il ragazzo però era inconsolabile, pregò i suoi genitori di lasciarlo tornare a prendere il suo cane. Certo, era fuori discussione lasciarlo fare, perché erano convinti con i propri occhi che il male da cui erano fuggiti non aveva pietà nemmeno per i bambini.
Slobodan era persistente, ma i suoi genitori erano ancora più determinati. Quella prima notte in sicurezza, non chiusero gli occhi ascoltando i suoi singhiozzi. Non riusciva a perdonarsi per aver tradito qualcuno che non lo avrebbe mai tradito.
E il giorno dopo, prima di colazione, il ragazzo corse improvvisamente verso la casa abbandonata. Padre e madre gli corsero dietro invano ma non riuscirono a raggiungerlo e a fermarlo.
È finito dritto nelle mani di coloro che hanno ucciso e distrutto tutto ciò che è serbo a Donja Kamenica.
L' albanese Elfeta Veseli, dello stesso villaggio, conosceva Slobodan, ovviamente. Aveva 32 anni quel giorno, ma aveva anche un morboso bisogno di sedare l'odio abusando ritualmente del suo vicino di 11 anni.
Lo ha torturato brutalmente davanti a tutti ! Gli ha tolto i vestiti e le scarpe e ha preso un coltello.
Quando il corpo senza vita di Slobodan fu estratto dal terreno un anno dopo, la vista fu orribile: il suo stomaco fu tagliato a forma di quadrato, i suoi organi interni furono visti, tagli sulla testa, le gambe rotte.
La donna-mostro solo alla fine ha sparato dritto alla tempia da distanza ravvicinata: il proiettile è passato attraverso l'osso frontale sinistro ed è uscito attraverso il destro.
Si chiamava Slobodan Stojanovic:
Il suo amore e la sua devozione per il cane era più forte della paura per la propria vita.
Riponderare i Balcani


martedì 27 luglio 2021

Rapporto della Commissione Greif su "Srebrenica"

 


Se si creasse la Commissione per la verità e giustizia le cose assumerebbero un’altra dimensione. Se il riconoscimento del genocidio, che alcuni sostengono sia stato altri no, avesse come obbiettivo la riconciliazione, avrebbe un significato. Se invece l'obbiettivo è l'annullamento della RS, degli Accordi di Dayton e la richiesta di risarcimento, è tutt'altra questione.

Se leggi attentamente oltre almeno 80.000 nomi e cognomi di Jasenovac, di cui 20.000 solo bambini, ci vogliono giorni e giorni e giorni di lettura e di conta. E si, la tua anima va in crash, non solo il cervello. Perché, le vittime devono essere riconosciute, tutte. La Croazia oggi giorno nega che ci sia stato il genocidio dei serbi, anche se al Centro memoriale non lontano da Zagabria, sono riconosciute oltre 80.000 vittime, con nome e cognome. Qualcuno parla di 100.000, qualcuno di 600.000, Tuđman di 2.000!. Riconosciute oltre 80.000 persone. La Croazia non ha mai risarcito le vittime serbe, non esistevano le Madri di Jasenovac (ne Jadovno ne Pag ne altri luoghi dell'orrore), ne esistono i riconoscimenti delle vittime di Orić, anzi, le Madri di Srebrenica gli baciano le mani.

Non puó una legge sul genocidio di un solo popolo, in Bosnia, negare il genocidio mai elaborato, mai riconosciuto universalmente, anzi, scientificamente nascosto e tuttora taciuto, essere imposta ai serbi da un colonizzatore austriaco o tedesco o dal Padre eterno in persona.

Sciogliessero allora il parlamento e facessero tutto loro per direttissima.

Quello che non capiscono dei serbo bosniaci e dei serbi in generale è che sono tanti i Gavrilo Princip, mi pare si siano scordati. Incko ha fatto un regalo stupendo a Dodik, è stato davvero poco intelligente.


L'inchiesta di Comissione Internazionale indipendente sulle sofferenze di tutte le persone nella Regione di Srebrenica nel periodo dal 1992 al 1995. Che dichiara non ci sia stato il genocidio. Se mai a qualcuno possa ancora interessare.
Alla guida della Commissione lo storico israeliano studioso dell'Olocausto, Gideon Greif. Nella commissione anche il giornalista italiano de La Stampa, esperto dei media nonché corrispondente di guerra dai Balcani e mio amico, Giuseppe Zaccaria. Purtroppo defunto prima della conclusione della relazione.


Rapporto della Commissione Greif su "Srebrenica" 

Siamo tutti dei fuorilegge


.......no, esattamente il contrario! Non sono io ad essere bipolare, è la Comunità internazionale ad esserlo! Continuare a tacere Jasenovac e non collegarlo alle disgrazie degli anni 90' puó farlo solo chi deliberatamente è in cattiva fede. Jasenovac è il peccato originale e, come ci insegna la psicologia, se un trauma di queste propzione non viene elaborato collettivamente (e individualmente, ovviamente), accade quello che è accaduto negli anni 90. Un genocidio subito segna la memoria collettiva di un popolo per sempre. Per guarire, il suo trauma deve essere riconosciuto, le vittime riconosciute e curate, ascoltate, compatite, risarcite quantomeno moralmente. Questo accade a livello internazionale? Perché no? Perché commemoriamo Auschwitz ogni anno e non commemoriamo Jasenovac? Chi nel mondo lo conosce? Eppure, Jasenovac è stato il terzo lager in Europa, dietro ad Auschwitz e Treblinka. Questo è inaccettabile. Quindi, o si istituisce la giornata internazionale per la commemorazione delle vittime serbe o difficilmente i serbi accetteranno di mostrare l'empatia umana autentica per le vittime di Srebrenica.
Non posso esprimermi riguardo le intenzioni per il genocidio, non possiedo sufficiente conoscenza a riguardo. Mi sembra strano che uno che ha intenzioni genocide permette per tre anni le incursioni di Orić con i suoi mujahedin, permette il taglio delle teste e le partite di calcio con le stesse con tanto di filmati fatti e distribuiti ai giornalisti di mezzo mondo. Mladić entra e divide le donne e bambini dagli uomini. Se vuole fare il genocidio perché fare la selezione? Decidono che vogliono il genocidio nel 95? A Srebrenica? Mi pare tutto molto illogico.
Mentre Pavelić e Tuđman hanno entrambi dichiarato ed eseguito le intenzioni, i famosi un terzo, un terzo ed un terzo, non abbiamo da nessuna parte le dichiarazioni di voler annientare i Bosgnacchi. Abbiamo le pulizie etniche, orrore solo a pronunciare, anche questo, stupri etnici come in tutte le guerre, dalla notte dei tempi le donne sono un bottino con il quale umiliare il nemico, obrobri schifosi, torture inenarrabili. Esattamente come dalle altre due parti. Pagano di più i bosgnacchi perché combattono contro due nemici, è ovvio. Perché meno armati. Ma guarda cosa è accaduto ai serbi in Croazia e Kosovo, non ci sono più.
Le opinioni riguardo a Srebrenica sono opposte. Anche nel caso di Mladić, la giudice presidente del corte si è fermamente opposta.
Per questo è fondamentale la creazione di una Commissione mista per la verità e giustizia, è di vitale importanza.
Infine, non è solo Dodik, forse non sei al corrente. È anche l'opposizione assolutamente compatta nel condannare la decisione di Incko.
Tu su quale parametro decidi che è stato un genocidio?
Ripeto, non lo devo accettare o no io, ne il Tribunale politico che ha completamente perso la credibilità e non ha portato alla riconciliazione, anzi. È tuttavia servito ma non si puó processare una parte sola lasciando a piede libero Gotovina e Orić, è ridicolo!
Se peró si decide di intervenire con queste modalità temo l'esito sarà diverso dalle previsioni del poco intelligente Incko e del suo successore tedesco.






La Corte ha stabilito che quello che avvenne fu un genocidio ad opera di singole persone, ma che lo Stato Serbo non può essere ritenuto direttamente responsabile per genocidio e complicità per i fatti accaduti nella guerra civile in Bosnia-Erzegovina dal 1992 al 1995, fra i quali rientra la strage di Srebrenica.

venerdì 23 luglio 2021

Mappa degli attacchi a cittadini e proprietà Serbe in Kosmet

 


Uccisi i contadini serbi che mietevano il grano




 #OnThisDay 22 years ago, one of the most monstrous crimes against the #Serbs since the arrival of KFOR in #Kosovo and #Metohija occurred in the village of #StaroGracko near #Lipljan, and still there is no punishment for the ones responsible for this crime. 14 Serbs were ambushed and killed as they were harvesting their fields on July 23, 1999. The youngest of the farmers killed on the day was 17 years old. The victims were: Slobodan (35), Mile (42), Momir (50) and Novica (17) Janićijević, Andrija Odalović (30), Jovica (29) and Rade (33) Živić, Stanimir (45) and Boško (50) Dekić, Saša (25) and Ljubiša (50) Cvejić, Nikola Stojanović (60), Miodrag Tepšić (45) and Milovan Jovanović (25). Memory eternal!

Tratto da Meet the serbs

sabato 17 luglio 2021

Mostra Marino Darsa alla Pinacoteca di Brera di Milano

 

Mostra Marino Darsa NON piaciuta perchè è falso dire che Darsa era croato . Bisognerebbe chiamare Knut Flovik Thoresen che ha bloccato una mostra croata falsa in Norvegia

Questo articolo continua QUI e QUI


Maggiori informazioni in  NOI INNAMORATI DI CRISTIANO PAMBIANCHI





Marin Držić lo Shakespeare di Ragusa

Più di 400 commenti negativi alla mostra

MARINO DARSA ERA UN DALMATA DI ORIGINE SERBA

Dubravka Ugrešić spiega la squallida società croata

GIACOMO SCOTTI – LINEAMENTI DI UN GENOCIDIO CULTURALE

Ruđer Bošković – Ruggero Boscovich

Monumento a Ruggero Giuseppe Boscovich a Milano










ANCHE SE LA CROAZIA ELARGISCE MEDAGLIE, NON PUO' E NON DARA' MAI LA POSSIBILITA' DI OFFENDERE



Cristiano Pambianchi
 da sempre amico di Balkan crew e di  Lina Bertorello




Marin Drzic è conosciuto come lo Shakespeare di Ragusa ed è falso chiamarlo Shakespeare croato







A meno di chiarimenti scritti, sembra che il sig. Cristiano Pambianchi non riconosca o non voglia riconoscere che la "Repubblica di Ragusa" e la "Croazia" erano due regni diversi e distanti tra loro e che il censimento ha dimostrato che non vi era un solo croato in Ragusa, attuale Dubrovnik che era, invece, una città serba, popolata in maggior parte da serbi e italiani 
























MARIN DRZIC ERA UNA DALMATA FIGLIO DI SERBI
Marin Držić nacque a Dubrovnik probabilmente nel 1508. nella casa paterna vicino al Palazzo del rettore come il figlio minore nella famiglia di commercianti plebei originaria di Cattaro che nel XIV. secolo aveva perso il titolo nobiliare avendo prolungato l`albero di famiglia da parte di un figlio illegittimo. La madre Anukla discende dalla distinta famiglia borghese di Kotruljević.





Maggiori informazioni QUI



Vuk Karadzic ha dimostrato che l'idioma "stocavo" era parlato solo dai serbi 

Non è che se a Cattaro (Kotor, Montenegro) ci sono dei cattolici sono automaticamente croati! Basta aprire un libro con una cartina geografica! Forza ignoranti.. studiate! 


A Dubrovinik ancora oggi si sentono dalmati e non croati e c'è una scritta contro Zagabria ad ogni angolo di strada. La Dubrovacka republika non è mai esistita se non sulla bocca di qualche persona poco istruita che non sapeva dire Repubblica di Ragusa. I croati giocano sull'ignoranza delle persone, ma fortunatamente internet ci funziona ancora 


Una volta falsificati, ovvero croatizzati, nome e cognome di uno scrittore, di un pittore, di un musicista che nacque o visse sul territorio che oggi fa parte della Croazia, la sua opera diventa automaticamente croata.







Vuk Karadzic ha dimostrato che l'idioma "stocavo" era parlato solo dai serbi 








La mostra alla Pinacoteca di Brera "Marino Darsa lo Shakespeare croato" è fortemente falsa per i seguenti motivi
Marino Darsa è nato a Ragusa, nella Repubblica di Ragusa quando la Croazia stava a 400 km più su 
Era di origine serba di Kotor (Montenegro)
Parlava stokavo ovvero l'idioma parlato solo dai serbi, tant'è che Tudman ha cambiato la lingua croata proprio per differenziarsi dai serbi 
Gli organizzatori hanno ignorato la legge sul patrimonio culturale serbo anche se ne erano a conoscenza 






E' da capire se abbiamo tradotto male, ma a dir la verità ci sembra di aver tradotto bene, cio' che dice l'amico croato del sig. Cristiano Pambianchi. Il Sig. Niksa Matic afferma che il busto di Ivan Rendic' nato nell'Isola di Brac' in Dalmazia si trova a Dubrovnik .. ma secondo lui dove si dovrebbe trovare? Chiediamo per un amico. Non si trova a Belgrado perchè Ragusa era una repubblica, ma tanto meno si trova a Zagabria caro sig. Matic'. La Croazia puo' conquistare tutti i territori che vuole ma non puo' cancellare le culture precedenti, tant'è che a Dubrovnik su ogni angolo c'è una scritta contro Zagabria perchè ancora oggi si sentono dalmati. Sul sito del sig. Matic' c'è scritto che Darsa era di origini serbe 





E' assurdo parlare di nazionalità prima che nascessero gli stati nazione come li intendiamo ora. Una volta c'erano i regni e la nazionalità era intesa come stirpe, discendenza. Dato che Marino Darsa era figlio di padre serbo anche perchè a Ragusa non vi era un solo croato, mentono sapendo di mentire i croati che si sono appropriati della cultura dalmata 







Poniamo anche il caso che la famiglia di Marin Drzic' fosse bilingue e conosciuta con entrambe le varianti grafiche del nome, rimane sempre serbo, nato vicino alla Serbia e lontano dal Regno di  Croazia in cui non c'è mai stato 





Marino Darsa ha sempre composto nella lingua slava di Ragusa. Che poi questa lingua contenesse parecchi vocaboli italiani (per lo più veneti e toscani) non deve stupire, vista l'influenza dell'italiano nel mondo politico, economico e artistico dell'area adriatica e in tutto il Mediterraneo. Peraltro, stando agli studi più seri degli ultimi anni, la scarsa notorietà del Darsa in ambito europeo (e finanche italiano) è proprio dovuta al suo voler scrivere nella lingua del popolo, mentre è risaputo che le classi più abbienti della Dalmazia e della stessa Ragusa si esprimevano pubblicamente o scrivevano prevalentemente in italiano o in latino.









Marino Darsa - come tutti i ragusei dotati di una certa cultura - fu perfettamente bilingue: parlava e scriveva sia in italiano che nel dialetto štokavo di Ragusa, da lui utilizzato in modo assolutamente prevalente nelle sue opere. Ma il suo tipico stile già accennato di sovrapposizione di vari registri linguistici a seconda della classe sociale e la diversa ambientazione delle sue commedie - da Ragusa a Cattaro a Roma - gli fecero utilizzare anche delle espressioni in latino, in italiano e finanche in tedesco.


La legge sulla tutela del patrimonio serbo ha messo fine a tuti i furti croati. L’Accademia delle Scienze Serba ha pubblicato il libro dei grandi serbi in cui ha inserito Marino Darsa/Marin Drzic di Ragusa/Dubrovnik.





Salvaci o Dio dalla fame, dalla peste e dai croati 



C'è una prova inconfutabile del fatto che a Dubrovnik non si sentono croati, ma dalmati poichè esiste un giornale chiamato "Il Dalmata" che striglia la comunità croata di Milano per alcune frasi non corrette anche riguardo a Marino Darsa. Purtroppo questa pagina non consente i PDF per cui dovete cercare voi "Il Dalmata"num.94 pag.12. Articolo di Franco Luxardo




Tutto ben spiegato QUI





I croati e gli pseudo croati di Milano faticano a ricordare il comandamento NON RUBARE. Lo dicono tutti, ma in particolar modo lo dice Marco Tarquinio, lunedì 21 marzo 2016, rispondendo alle giustissime rimostranze di Antonio Ballarin. Si vede che questi signori finchè non prendono una denuncia non capiscono. - Posso parlare solo per me e per i miei colleghi, caro dottor Ballarin, ma di un dovere che non è solo mio e nostro: gli errori, quando ci sono, vanno sempre corretti. Affermare quel che è stato affermato in quel dispaccio di agenzia sull’italiano Ruggero Boscovich «croato» è stato un errore serio e grave. Che getta sale su una ferita che bisognerebbe invece curare e chiudere. E la verità è la prima medicina.





Chi ha detto il falso .. pagherà! 



Siamo grati al Direttore di «Avvenire» per avere colto e approfondito le precisazioni che la Federazione degli esuli giuliani, istriani, fiumani e dalmati – tramite il suo presidente, Antonio Ballarin – ha espresso circa l’inaugurazione del milanese monumento a Ruggiero Boscovich, esaltato come scienziato croato da parte delle fonti giornalistiche che hanno recepito in modo acritico il comunicato ufficiale dell’iniziativa. Non è questo che l’ultimo tentativo di piegare la storia al nazionalismo.






Il fatto che si firmava raguseo e non croato vorrà pur dire qualcosa 













Vi comunichiamo la percentuale di like alla perla di saggezza del sig. Cristiano Pambianchi a 24 ore dalla suo editto








Una piccola premessa. Molti libri non sono stati potuti essere esposti perchè i croati li hanno bruciati .

Il cambio di regime in Croazia all'inizio degli anni Novanta ha avuto, accanto alla sua accezione politica ed economica, anche una dimensione bibliotecaria, prima di tutto attraverso la "dismissione" straordinaria dei libri, ovvero una sistematica e pedante eliminazione di tutti i libri che il nuovo regime riteneva inadatti, sia a causa della nazionalità ed altri dettagli bibliografici degli autori, che del luogo di edizione del libro, che del suo contenuto.

Il ricordo della "dismissione": la distruzione dei libri negli anni '90

SQUALLIDA, PENOSA CROAZIA

I croati, gli scrittori, li uccidevano

Uomini e non uomini

Il governo croato è ogni giorno più squallido

Scotti La cultura quando non c’è si ruba

Meet the Serbs: RUĐER BOŠKOVIĆ

Chiunque difende gli ustascia croati ha perso la sua dignità

Croazia: tolleranza per il saluto fascista

Croazia: la Corte costituzionale condanna le violazioni dei diritti dei rifugiati

Recuperate 18 vittime serbe a Zara in Croazia

Alla prossima mostra di libri croati ci sarà un volume in più

Croazia: la messa per Bleiburg è una macchia sulla reputazione del paese

Mostra Marino Darsa non piaciuta

Troppi nuovi fascisti in Croazia

LA VITTORIA DI PIRRO DELLA CROAZIA

I CROATI RIMPIANGONO LA GRANDE JUGOSLAVIA



Mostra: Marino Darsa

E' vietato ai croati rubare la cultura dalmata

Pinacoteca di Brera. Mostra Marino Darsa

Non dire gatto se non ce l'hai nel sacco

E dopo le amebe vennero i croati

A Dubrovnik vivono i serbi, non i croati

Quando volevano dividersi la Bosnia

In Croazia sembra che ci siano solo ustascia

Franjo Tudman riconosciuto criminale in ogni grado di giudizio

Quando volevano dividersi la Bosnia

Ogni giorno i croati pagheranno grazie a un serbo

E' tutto nas.. pure Maradona









Maggiori informazioni QUI


Nel seguente testo è chiarissimo come la cultura dalmata era influenzata dalla cultura slava e certo allora non c'erano i nazionalisti guerrafondai che hanno cambiato oggi tutta la lingua croata. ...A tal proposito, fu con gran dispetto dei nobili ragusei che si comportò, letterariamente e non solo, il concittadino del Cerva, Marino Darsa (Ragusa1508-Venezia1567), di aristocratica famiglia, ma dalla vita disordinata e difficile. Fu autore di testi teatrali satirici proprio in quella lingua mista di slavo e italiano che si veniva formando per i continui rapporti che Ragusa aveva col contado e che era considerata incolta e barbara dai nobili e dai letterati che in città, tra l‘altro, praticavano, oltre il latino, il toscano più che il veneto. Letterato dissidente dunque il Darsa, satirico verso il mondo da cui proveniva, ma dotato di comunicativa, estroso. Di chiaro successo furono, tra il popolo, i suoi drammi pastorali Tirena, Venera i Adon (Venere e Adone), la sua farsa Novela od Stanca (La beffa di Stanac), e le sue commedie Dundo Maroje (Lo zio Maroje), Skup (L’avaro), Arkulin (Arcolin), Mande (Maddalena), tutti testi assai interessanti per quel che riguarda la lingua, mutevole per caratterizzare i diversi personaggi, mista di gergo, latino maccheronico, toscano perfetto.

Letteratura dalmata italiana











Comunque aveva ragione Giacomo Scotti a dire che questi cambiano i nomi e i cognomi all'occorrenza. Meno male che non ci hanno rubato Leonardo Da Vinci.. chissà come lo avrebbero chiamato ! 























Notare il dialetto stokavo che non ha niente a che vedere col kajkavo di Zagabria. Le bugie hanno le gambe corte 



Non un croato a Dubrovnik!




L'attuale Dubrovnik era una città serba e non croata 

Da je Dubrovnik do 20. veka bio srpski, a ne hrvatski grad govore i činjenice.










Come nel link messo sopra, gli abitanti di Dubrovnik dichiaravano di parlare serbo nel 1890, quindi gli abitanti erano serbi cattolici e serbi ortodossi, oltre agli italiani. La Croazia come provincia dell'impero distava circa 500 km. Poi ci fu l'assimilazione da ortodossi a cattolici, e da cattolici a croati, ed ecco oggi perché a Dubrovnik sono tutti croati, ma si sentono ancora dalmati 










In tutte le recensioni della statua di Marin Drzic si parla solo di Shakespeare di Ragusa, mai di Shakespeare croato.. per cui ci sa proprio che erano in mala fede i soliti quasi croati di Milano.




 Anche il capo dei cetnici Momcilo Diujic è croato. E' nato in Croazia 

Momčilo Đujić . Nato a Tenin in Croazia nel 1907, sin dall'aprile del 1941 si proclamò vojvoda četnico

La letteratura italiana in Dalmazia: una storia falsificata







Siamo un po' allibiti nel leggere l'articolo di Eliana Sormani: Marino Darsa alla Braidese; ci viene difficile capire cosa vuol dire che passò molto tempo tra Italia e Croazia. Nel 1500? Ovvio che così un lettore non capisce più nulla se non abbiamo presente la cartina geografica del 1500 e si fa in fretta a confondere le idee ed è chiaro che gli organizzatori mentono sapendo di mentire 






La Repubblica di Ragusa distava 400 km dalla Croazia e non centrava una cippa lippa! 




































QUI trovate come è stata maltrattata e continua ad essere maltratta la più grande scrittrice croata costretta all'esilio 






Boscovich, Ruggero Giuseppe


Nato in Dalmazia da padre serbo, si formò e operò in Italia, dove fu tra i primi a promuovere la diffusione e la discussione critica del newtonianesimo. Nell’opera in cui espresse in maniera organica il suo pensiero filosofico e scientifico, la Philosophiae naturalis theoria redacta ad unicam legem virium in natura existentium (1758), tentò di ridurre tutte le forze della natura a un’unica legge. Molto noto e attivo anche fuori d’Italia, nonostante l’assenza di un’adeguata formalizzazione, le sue teorie fisiche avrebbero esercitato una certa influenza sulla scienza del 19° secolo.







Ringraziamo di cuore il "Giornale di Milano" che pubblicizza l'italo serbo Ruđer Bošković – Ruggero Boscovich . La "Società astronomica Ruder Boskovic" gestisce il Planetario di Belgrado 




Dopo alcuni giorni esce un altro articolo di Pierangela Guidotti. Anche qui la cultura dalmata è spazzata via e son tutti croati 500 anni prima .. bè.. si son portati avanti col lavoro! Pure Ruggero Boskovic da italo serbo è solo più croato ! Boh.. sarà una nuova corrente di pensiero quella di spazzare via culture precedenti.











Anche Italo Calvino è italiano però è nato a Santiago de Las Vegas de La Habana per non parlare di tutti gli italiani nati in Libia e Ungaretti nato al Cairo sarebbe egiziano ? E Ugo Foscolo era greco? Si puo’ dire che la Serbia ha dato 18 imperatori all’Impero romano? Eraclito puo' essere considerato turco poichè adesso Efeso è in Turchia? 






Hanno fatto di tutto per cancellare gli scritti di Giacomo Scotti che è anche stato minacciato di morte e pensate un po' dove troviamo ancora qualcosa ?  QUI

"Nel lontano 1926, nella serie delle pubblicazioni dell'Accademia Jugoslava delle Arti e delle Scienze di Zagabria, fu pubblicata l'opera di Gjuro Kobler dal titolo Talijansko pjesnistvo u Dalmaciji 16. vijeka, napose u Kotoru i Dubrovniku e cioè:
«Poesia italiana in Dalmazia nel XVI secolo, soprattutto a Cattaro e Ragusa». Dopo quella data nessuno studioso croato ha mai più parlato di una poesia o di una letteratura italiana in Dalmazia nei secoli passati. Cominciò invece un processo di trasformazione di quella letteratura da italiana in croata, processo che ha portato finora a colossali falsificazioni. In un articolo del 1969 lo storico della letteratura croata Andre Jutrovic scrisse:

«.Gli scrittori della Dalmazia che nel passato scrissero le loro opere in lingua italiana devono essere inseriti nella nostra letteratura e nella nostra storia nazionale». In altre parole: considerati croati. Questo medesimo intellettuale, trattando successivamente di singoli scrittori italiani dalmati dei secoli passati, cio di dalmati di cultura e lingua italiana, li definì «scrittori croati di lingua italiana». Ed oggi questa è diventata una legge: nei libri di storia della letteratura croata, nei dizionari enciclopedici e nelle enciclopedie (croate), tutti quegli scrittori e poeti italiani portano l'etichetta di croati. Le eccezioni sono rarissime, riguardano unicamente Zara, e solo nel caso che si tratti di scrittori cosiddetti «irredentisti» dell'Ottocento e Novecento.

Nell'ottobre 1993, sulle colonne del «Vjesnik» di Zagabria, il presidente dell'Associazione degli scrittori croati dell'epoca mi accusò di aver «trasformato in italiani tutta una serie di scrittori croati dell'antica Ragusa». E questo perché, in un saggio sulla rivista «La Battana» (n. 109) avevo riportato i nomi originali di alcuni scrittori ragusei vissuti tra il Cinquecento e il Settecento, indicando i titoli originali in italiano e latino delle loro opere: Savino de Bobali (1530-1585); Serafino Cerva (1696-1759), Sebastiano Dolci, Stefano Gradi e altri che presto incontreremo. Io sfido tutti gli studiosi di letteratura di questo paese a portarmi un sola opera di questi scrittori e poeti che sia stata scritta in croato; li sfido a portarmi un solo documento, a cominciare dagli stessi libri di questi autori, nei quali i loro nomi siano scritti cos come li scrivono oggi i loro falsificatori. Qualche anno fa il pubblicista Ezio Mestrovich, sul quotidiano «La Voce del Popolo», riferì le parole dettegli da un anonimo e «illustre croato» per spiegare l'avversione che certi intellettuali croati nutrono verso l'Italia e gli italiani: «Siamo tanto affascinati dalla cultura italiana e la sentiamo così vicina, che, rischiarne di esserne compressi e plagiati al punto, da rinunciare alla nostra. Quando ci si spinge in questa direzione, allora l'amore può diventare odio». E spinto dall'odio, qualcuno cerca di appropriarsi di ciò che non gli appartiene fino al punto da definire croato Marco Polo! Oppure da dichiarare «croato da sempre» - laddove quel sempre potrebbe portarci all'inizio dell'umanità - ogni lembo dell'odierna Croazia che nel lontano o recente passato é stato invece abitato anche dagli italiani e concimato dalla cultura italiana, e prima ancora da quella latina.
Giacomo Scotti








....Quando non si riesce a falsificare il cognome, si falsifica almeno il nome e allora il pittore fiumano dell'Ottocento Giovanni Simonetti diventa Ivan Simonetti; sempre a Fiume l'illustre medico Giorgio Catti diventa Djuro Catti, Giovanni Luppis si trasforma in Ivan Lupis o addirittura Vukic e si potrebbe continuare a lungo. Quasi sempre però si segue la regola della contraffazione totale di nome e cognome, in modo da cancellare ogni traccia di italianità.
Allora capita che il grande filosofo e poeta rinascimentale italiano Francesco Patrizio da Cherso ( 1529-1597) venga via via trasformato dalla storiografia croata in Frane Patricije-Petric nel 1927 (M. Dvomicic) e in Franjo Petric nel 1929 (F. Jelacic); resta Francesco Patrizi per I. Kamalic, nel 1934, ma viene scritto Franje Patricijo da Nikola Zic nello stesso anno; poi, ¨ Franjo Petric-Franciscus Patricius per Ivan Esih nel 1936 e Franjo Petris per S. Juric nel 1956 e Franciskus Patri-cijus per V. Premec nel 1968; per altri ancora il cognome si trasforma in Petric, Petrisic e Petracevic, infine il cosiddetto «padre della filosofia creata» diventato stabilmente Frane Petric dopo che così lo chiamarono V. Filipovic e Zvane Crnja nel 1980. In suo onore vengono tenute le «Giornate di Frane Petric» a Cherso, le giornate di un uomo inesistente....










Marta Drpa è una serba nata a Knin, attuale Croazia, prima che i croati compissero la strage di Krajina con 600 civili uccisi nelle loro case. Marta è serba e serba è rimasta. Quindi gli organizzatori di questa mostra riescono a cambiare nome e nazionalità solo ai morti 





 ....Il ladrocinio
accompagnato quasi sempre dalla slavizzazione e falsificazione dei nomi e cognomi italiani, come abbiamo largamente dimostrato. A questo punto consideriamo una «curiosa» circostanza: la letteratura croata dalle origini e fino al XVI secolo è un susseguirsi di scrittori quasi esclusivamente dalmati da Marko Mamlic-Marulo a Hektorovic-Ettoreo e altri. Viene perciò spontaneo chiedersi: come mai le arti e la letteratura croate non ebbero inizio in regioni dell'interno quali la Slavonia, la Baranja, la Posavina, lo Zagorje e altre, mentre furono fiorenti prima del XVI secolo in Dalmazia dove la letteratura in particolare si espresse nel latino e nell'italiano, e solo rarissimamente in croato? Jutrovic, Horvatic e tanti altri saggisti che ritengono necessario arricchire la letteratura croata con le opere scritte in latino e in italiano da autori dalmati integralmente inseriti nella cultura italiana, compiono un furto alla luce del giorno, è vero, ma vanno compatiti. Lo fanno mossi dall'estremo bisogno.
Giacomo Scotti 






A sinistra scienziati e scrittori croati di etnia serba, a destra scienziati e scrittori croati   









Non toglierà nulla perchè dovrebbe eliminare tutto 




















Ci teniamo a precisare che questa moda di rubare la cultura dalmata non è di tutte le correnti culturali croate . Molti scrittori croati e semplici cittadini hanno firmato una petizione contro la nuova lingua parlata croata che ripudia il serbo croato. 

Jezici i nacionalismi




A tal proposito, fu con gran dispetto dei nobili ragusei che si comportò, letterariamente e non solo, il concittadino del Cerva, Marino Darsa (Ragusa1508-Venezia1567), di aristocratica famiglia, ma dalla vita disordinata e difficile. Fu autore di testi teatrali satirici proprio in quella lingua mista di slavo e italiano che si veniva formando per i continui rapporti che Ragusa aveva col contado e che era considerata incolta e barbara dai nobili e dai letterati che in città, tra l‘altro, praticavano, oltre il latino, il toscano più che il veneto. Letterato dissidente dunque il Darsa, satirico verso il mondo da cui proveniva, ma dotato di comunicativa, estroso. Di chiaro successo furono, tra il popolo, i suoi drammi pastorali Tirena, Venera i Adon (Venere e Adone), la sua farsa Novela od Stanca (La beffa di Stanac), e le sue commedie Dundo Maroje (Lo zio Maroje), Skup (L’avaro), Arkulin (Arcolin), Mande (Maddalena), tutti testi assai interessanti per quel che riguarda la lingua, mutevole per caratterizzare i diversi personaggi, mista di gergo, latino maccheronico, toscano perfetto.

Letteratura dalmata italiana






Questo storico ha fermato una mostra che i croati volevano fare in Norvegia perchè falsa. Onore a lui!

Il sig. Thoresen è un militare che ha fermato una falsa mostra croata in Norvegia

- Nel corso del 2012 e del 2013, forze revisioniste illegittime in Norvegia, guidate da alcuni croati, hanno cercato di realizzare una mostra sui prigionieri internati in Norvegia dai Balcani durante la seconda guerra mondiale. È stato un tentativo di presentare come vittime i reclusi croati e bosniaci, anche se in numero ridotto, e i serbi croati come croati ortodossi. Mi sono reso conto che non era vero e siamo riusciti a fermare quella mostra. Ho ottenuto elenchi di prigionieri dagli archivi nazionali norvegesi e dal servizio statale delle tombe di guerra. 




















 Il prof. Novakovic' ha vinto la sua causa a Strasburgo contro il governo croato, poichè la Corte dei diritti dell'uomo ha ritenuto ingiusto il suo licenziamento. La sua unica colpa era quella di pronunciare con un accento serbo alcune parole croate.






Ecco perchè fanno ridere i croati e gli psuedo croati appartenenti alla comunità di Milano che insistono a considerare i serbi del passato croati, poichè adesso alcuni territori sono sotto la nazione croata.

Buffoni ! 


Mile Novakovic ha vinto la sua causa.. anche se troppo tardi

Con la legge sui beni del patrimonio culturale serbo son finiti i furti





Mira Furlan, una delle più note attrici croate e jugoslave, è mancata il 20 gennaio 2021. Il cordoglio si è diffuso a livello internazionale, anche per via della carriera statunitense dell’attrice. Negli ultimi giorni, diverse testate e pagine social nei paesi post-jugoslavi hanno rilanciato una toccante lettera scritta da Mira Furlan nel novembre del 1991 e pubblicata all’epoca dal settimanale Danas. Da Belgrado, si rivolgeva ai suoi concittadini di Zagabria, dopo il licenziamento dal Teatro nazionale croato e gli attacchi pubblici e privati subiti a causa del suo impegno professionale nella capitale serba, dove viveva il marito Goran Gajić. La coppia si trasferì a New York poco tempo dopo la pubblicazione della lettera. La riproponiamo grazie alla traduzione di Marijana Puljić.

Mira Furlan, lettera ai concittadini




Chi voleva, e vuole, offenderlo, lo chiama “zingaro” .

Sinisa Mihailovich è un serbo della ex Jugoslavia, aggredita e devastata nel 1999 per non volersi piegare al “Nuovo ordine mondiale” fiorito con la caduta del muro. Nel decennale di questo crimine perpetrato dalle “grandi democrazie occidentali”, l’ Antidiplomatico intervistò Mihailovich: un’intervista che consiglio di andare a rilegge, o a leggere. Nel delirio di menzogne che promossero e legittimarono i bombardamenti nazisti su Belgrado (con la schifosa partecipazione dell’ Italiozza governata da D’ Alema), Mihailovich visse il dramma che derivava da quello che invece fino ad allora era stato un modello di convivenza interetnica, madre croata e padre serbo. In quel periodo Sinisa giocava nella Lazio ed ebbe modo di constatare da vicino le manipolazioni della stampa: sulla prima pagina del maggior quotidiano romano, Il Messaggero, riconobbe il cadavere di un suo amico serbo con un foro di proiettile in fronte, che il quotidiano presentava come vittima dei “cecchini serbi”. Stesso stravolgimento della realtà a proposito del Kossovo, dove oggetto di pulizia etnica furono, e sono, i serbi; la stessa propaganda che commemora la strage di Srebrenica e tace degli antefatti, delle vessazioni, delle discriminazioni, e della cacciata dei serbo bosniaci (250.000) dalle loro case, dal loro territorio. Sinisa venne infamato come fascista per il suo “elogio” di Arkan, intervenuto a difesa dei cittadini serbi espropriati cacciati, ammazzati. Racconta dell’allucinante telefonata di suo zio croato alla sorella (madre di Sinisa), fuggita col marito (padre di Sinisa). “Perché sei fuggita? Quel porco serbo di tuo marito meritava di essere scannato”.
“Io sono comunista più di tanti altri”, precisa. E ricorda la Jugoslavia vissuta da ragazzo; e ovviamente Tito che era riuscito a creare un miracolo di convivenza pacifica tra molte etnie e uno stato sociale che permetteva a tutti una vita dignitosa.
“Cosa ne pensi degli americani”?
“Cosa posso pensare di criminali che hanno bombardato scuole, ospedali, fabbriche del mio Paese?” 









Se avete due soldini e volete saperne di più, consigliamo Un viaggio d'inverno, ovvero giustizia per la Serbia del premio Nobel Peter Handke. Purtroppo è talmente raro che il suo prezzo si aggira sui 300 euro e molti di noi ce l'hanno in cassaforte e ancora non lo vendono perchè il prezzo continua ad aumentare 





Il sig. Cristiano Pambianchi probabilmente ignora che anche la Federazione elvetica è composta da 26 cantoni autonomi ma non è previsto lo smembramento e qua già 1 a zero per la cultura, perde Pambianchi. Inoltre le repubbliche jugoslave si potevano smembrare solo in accordo come è successo per la Macedonia e il Montenegro, ma non con il crimine come è stato commesso dal primo presidente croato ritenuto colpevole in ogni grado di giudizio per non parlare dei 111 anni dati ai colonnelli croati con il suicidio in tribunale di Praljak. D'altronde Sinisa Mihajlovic racconta sempre che la sera avevano giocato tutti a carte e la mattina lo zio voleva uccidere il padre e sui muri leggevi UCCIDI IL SERBO





 Il 22 dicembre 1990, il parlamento croato proclamò unilateralmente l’indipendenza e promulgò una nuova Costituzione tutta incentrata sul principio fondamentale, prego di richiami alla celeberrima Dottrina Monroe, della “Croazia ai croati”. Nell’ottobre del 1991 il governo guidato dal presidente Franjo Tuđman decretò l’espulsione di circa 30.000 serbi dalla Slavonia e dalla Krajina, mentre la Guardia Nazionale Croata occupava Vukovar. L’esercito federale cinse d’assedio la città prima di procedere all’attacco, infliggendo pesanti perdite agli assediati che vennero costretti alla resa. Nel frattempo, la Macedonia otteneva l’indipendenza (17 settembre 1991) grazie ad un accordo stipulato tra il primo ministro Kiro Gligorov e il presidente della Federazione Jugoslava Slobodan Milošević, mentre la Slovenia decise di ispirarsi all’esperienza croata per proclamare a sua volta (25 giugno 1991), l’indipendenza da Belgrado sulla medesima base etnica. A differenza di quanto accaduto in Croazia, il piccolo esercito sloveno riuscì a tener brillantemente testa alle milizie federali, provocando pesanti perdite. Le secessioni proclamate unilateralmente da Croazia e Slovenia e il successo ottenuto da quest’ultima nel conflitto contro le truppe inviate dal governo di Belgrado non potevano che alimentare le spinte centrifughe interne alla Jugoslavia, favorendo implicitamente l’estensione a macchia d’olio della guerra civile.
Guerra jugoslava, cronache di una catastrofe preparata a tavolino
di Giacomo Gabellini 4.12.2017

Rolando Dubini 10 aprile 2021




Per le persone oneste sarà sempre Jugoslavia. A nessuno piacciono i nazionalisti guerrafondai che hanno distrutto la grande Jugo






Le violenze in Croazia sono documentate da moltissimi rapporti mai smentiti che risalgono a metà 2018, a cominciare da quello di Amnesty International. La Croazia è una “democrazia fragile” (ha problemi interni con la propria polizia, esce da una guerra sanguinosa con numerosi criminali di guerra, impuniti), ha al suo interno un diffuso razzismo, ma ha anche probabilmente ricevuto indicazioni sul “lavoro sporco” da fare e, attraverso delle bande consistenti, lo sta facendo. Il committente di queste violenze è l’Unione Europea; a volte lo stesso governo croato, difendendosi, con una certa sincerità e ingenuità, ha finito per dire la verità quando ha detto: “Noi proteggiamo i confini dell’Europa.”






Scappano dalla corruzione



Anche il tam tam del sig. Pambianchi su Srebrenica ci ha un poco stufato.
La Corte ha stabilito che quello che avvenne fu un genocidio ad opera di singole persone, ma che lo Stato Serbo non può essere ritenuto direttamente responsabile per genocidio e complicità per i fatti accaduti nella guerra civile in Bosnia-Erzegovina dal 1992 al 1995, fra i quali rientra la strage di Srebrenica.





FIUME Tempi duri per gli scrittori in Croazia. Dopo la condanna a Predrag Matvejevic, aggressione e minacce alla giornalista e scrittrice fiumana, Vedrana Rudan. È accaduto nella libreria «Empik», nel centro di Varsavia, dove la Rudan stava presentando la traduzione polacca del suo romanzo «L'amore all'ultima vista», pubblicato dalla «Drzewo Babel». Nell'affollata sala ha fatto irruzione, Jozo Knezevic,presentatosi come croato di Bosnia, da 25 anni imprenditore in Polonia. Con in mano uno striscione con espressioni offensive nei riguardi della Rudan, l'uomo, incurante del folto pubblico, tra cui anche numerosi studenti di croatistica, ha cominciato a urlare e a minacciare la signora. Poi l'ha colpita più volte al capo con un giornale, il quotidiano polacco «Gazeta» che riportava una sua lunghissima intervista, accusandola di aver denigrato la Croazia e di aver definito il suo ex presidente, Tudjman, un «fascista». Ha concluso urlando che avrebbe mandato qualcuno a Fiume a ucciderla.
Il soggiorno di Vedrana Rudan a Varsavia avviene in occasione, oltre che della presentazione del libro, della prima della trasposizione teatrale del suo primo libro «Orecchio, gola, coltello». Il romanzo, diventato subito un bestseller, è stato tradotto in sloveno, macedone, polacco, tedesco e inglese e già portato in scena da due teatri stabili, l'«Atelje 212» di Belgrado e il «Teatro 101» di Zagabria. Ieri sera è stato proposto nel Teatro di Krystyna Janda, la nota attrice polacca, che ne è regista e interprete.
Al pubblico croato Vedrana Rudan è nota soprattutto come giornalista dei periodici «Feral Tribune» e «Nacional». Il suo linguaggio crudo e tagliente rendono i suoi libri subito dei bestseller. I romanzi di Vedrana Rudan sono una protesta contro il mondo in cui viviamo e trattano un tema che è universale, ovvero quello della violenza sulle donne. Violenza che, se anche accade tra le mura domestiche, è un problema sociale e tacerne significa essere complici.
Tornando a Matvejevic, da registrare un intervento a favore dello scrittore inoltrato all'ambasciata croata a Roma a firma di oltre venti scrittori e intellettuali che vivono in Italia tra i quali citiamo Tahar Ben Jalloun, Vincenzo Cerami, Furio Colombo, Claudio Magris, Dacia Maraini, Francesca Sanvitale, Enzo Siciliano.





Sono stati notati parecchi mercenari croati in Ucraina, eredi degli ustascia organizzazione militare fascista alleata dei nazisti
Ieri tedeschi oggi ucraini.








A partire dal 2020 c'è stato un picco di violenza nazionalista e crimini d'odio in Croazia. Un anno prima, un rapporto della Commissione europea avvertiva che "l'incitamento all'odio razzista e intollerante nel discorso pubblico si sta intensificando" nel paese, con i principali obiettivi "serbi, persone LGBT e rom". Il rapporto ha aggiunto che la risposta delle autorità croate a questa preoccupante tendenza è stata debole. I tentativi degli ultimi anni di politici di spicco di cancellare i crimini di guerra della Croazia dalla memoria del pubblico e glorificare i brutali criminali di guerra come eroi nazionali contribuiscono direttamente all'ascesa di idee e narrazioni di estrema destra in Croazia. Questo pericoloso revisionismo storico non si limita agli eventi che hanno avuto luogo durante le relativamente recenti guerre jugoslave. In Croazia, anche elementi di estrema destra stanno tentando di rivedere la storia della Seconda Guerra Mondiale. Gli Ustasa, il partito fascista che creò lo Stato Indipendente di Croazia allineato ai nazisti tra il 1941 e il 1945, uccisero centinaia di migliaia di serbi, ebrei e rom durante la Seconda Guerra Mondiale. Gli Ustasa hanno anche supervisionato il famigerato campo di concentramento di Jasenovac dove sono state uccise tra le 770.000 e le 990.000 persone.
Il mondo ricorda gli Ustasa come un'organizzazione "terroristica" ultranazionalista, violenta e razzista che rappresenta un'epoca oscura nella storia europea. Nella Croazia moderna, tuttavia, la brutalità delle azioni del regime ustascia è stata a volte minimizzata dai media e dai politici di spicco, e il partito filo-nazista è presentato da molti come un simbolo di forza e orgoglio nazionale.
Il saluto nazista croato, "Pronto per la Patria" (Za Dom Spremni) è ancora apertamente largamente usato in Croazia. Anche la negazione dell'Olocausto, che va di pari passo con la sanificazione dei crimini degli Ustasa contro gli ebrei croati, sembra essere diventata più ammissibile nel paese.
Non solo condonando, ma anche lodando i crimini commessi dalle forze croate contro altri gruppi etnici, le élite all'interno del paese stanno creando un ambiente in cui più persone si sentono a proprio agio nell'esprimere opinioni xenofobe, razziste e odiose. Oggi la Croazia è un crogiolo di iper-nazionalismo. La maggior parte delle élite politiche del paese non solo non sono riuscite a condannare le opinioni di estrema destra, ma hanno anche creato un ambiente in cui gli attivisti di estrema destra si sentono autorizzati a diffondere le loro idee divisive e pericolose.
Per lasciarsi alle spalle la politica dell'odio, si consiglia alla Croazia di rinunciare urgentemente ai criminali di guerra e porre fine all'ascesa della nostalgia fascista. Deve inoltre agire immediatamente per contrastare la normalizzazione e accettazione delle opinioni razziste e xenofobe tra la popolazione.









Vi abbiamo fatto un quadro della attuale Croazia.. tanto per farvi capire con chi abbiamo a che fare . Una nazione che si deve vergognare del passato e del presente

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