martedì 30 marzo 2021

Salvore. Commemorate Maria e Lina




Il 28 marzo del 1944, a Salvore (attuale Croazia) vennero torturate e uccise due partigiane italiane. Una interessante discussione si è svolta sul sito Face book della "Voce del popolo", un giornale in italiano per gli italiani in Slovenia e in Croazia. Ecco alcune parti del discorso..... 

Salvore. Commemorate Marija e Lina

Una tragedia che non va dimenticata

CROAZIA: Minoranze e media sotto pressione, a rischio il giornale degli italiani


Venne accusato dell'omicidio il fascista Bruno Sambo, in concorso con dei militari tedeschi. Nato a Cittanova d’Istria nel 1906, volontario nell’AOI e nella seconda guerra mondiale, Sambo dopo l’8 settembre 1943 era stato commissario federale del PFR nella città di Pirano, dove risiedeva, ed in seguito si era arruolato col grado di capitano nella rinata MVSN di Pola (60ª Legione), riorganizzata e comandata da Libero Sauro77. A Trieste Sambo fu mandato nel maggio del 1944 dal Deutscher Berater di Pirano, Fritz Fochtner, che lo aveva fatto arrestare accusandolo di aver compiuto violenze nei confronti di giovani richiamati alle armi dopo la pubblicazione del bando di chiamata per le classi del 1923-24-25 emesso dai nazisti nel marzo del 1944, ed in particolare dell’omicidio di tre ragazzi che si erano rifiutati di arruolarsi nell’Esercito fascista repubblicano. Sambo, a sua volta, aveva accusato Fochtner di condurre in porto affari economicamente favorevoli per lui e per uomini d’affari "filoslavi" ai danni del PFR e della cittadinanza italiana. Da Trieste Sambo avrebbe dovuto essere avviato in un campo d’internamento in Germania, ma l’intervento delle autorità italiane e dello stesso federale del fascio triestino, Luigi Ruzzier, lo salvò dalla deportazione. Tornato a Pirano, vi rimase per poco, rassegnò le dimissioni dalla MDT e si trasferì a Trieste. Per i primi tre mesi si dedicò alla sua professione di medico, senza occuparsi di alcuna questione politica, fino a quando venne nominato federale del Partito fascista repubblicano di Trieste (ultimo in questa carica). Bruno Sambo lasciò Trieste il 29 aprile 1945 per rifugiarsi a Venezia, dove si sarebbero diretti anche molti altri fascisti. Il 2 maggio redasse un breve memoriale indirizzato al «Spettabile Comitato di Liberazione Nazionale» di Venezia, che sua moglie consegnò al comitato giuliano della città lagunare, nel quale descrisse tutto quello che era accaduto nella sua vita a partire dall’8 settembre 1943. Nel dopoguerra Bruno Sambo, imputato a partire dal 1946 di collaborazionismo, omicidi e stragi, venne condannato dalla Corte straordinaria di Assise a 30 anni di reclusione. Oltre che all’assassinio dei tre giovani Branco Coslovich, Virgilio Perossa e Leo Segalla, gli venne attribuito anche l’omicidio di Maria Medizza e Lina Zacchigna, in correità con soldati tedeschi. La Corte di Cassazione rinviò Sambo ad un nuovo processo presso la Corte ordinaria di Assise: in questa sede Sambo fu condannato a 8 anni di reclusione, interdizione perpetua dai pubblici uffici e un anno di libertà vigilata per il reato di collaborazionismo; fu invece assolto dai reati di omicidi e stragi.

 Le informazioni conosciute su tale episodio penso provengano in larga parte dall'Archivio Sema (di Paolo Sema, noto politico, sindacalista ed intellettuale antifascista piranese, legato al CLN ed al PCI e non sostenitore dell'annessione alla Jugoslavia della propria terra, va esule a TS negli anni '950), oltre che da altre testimonianze locali, delle rispettive famiglie (i due rispettivi fratelli, ad esempio), etc.

In effetti, sin dagli anni immediatamente successivi alla guerra si è in qualche misura discusso se i mandanti ed esecutori del duplice omicidio fossero stati dei fascisti locali (italiani o slavi, non fa molta differenza), o invece le forze tedesche occupanti il promontorio di Salvore (e allora in questo caso si sarebbe davvero trattato di "piombo straniero").

È probabile che, come in altre azioni anti partigiane svoltesi alla fine del 1943 e nel corso del 1944, vi sia stata una cooperazione e corresponsabilità tra i due: tra tedeschi e varie unità locali collaborazioniste.

Anche l'ipotesi che indica in Bruno Sambo l'esecutore/responsible del duplice omicidio, lo ammette infatti in "correità" con soldati tedeschi non meglio identificati, ma verosimilmente i componenti del presidio di Salvore.

Ad ogni modo, Sambo dopo una prima condanna, fu dalla giustizia italiana infine assolto dal resto di omicidio e strage, deduco per l'insufficienza di prove (fu condannato invece per il reato di collaborazionismo).

Mentre i militari tedeschi del presidio di Salvore resistettero ad oltranza all'offensiva partigiana, e quando infine i superstiti si arresero (al principio di maggio 1945), furono tutti deportati verosimilmente in qualche campo nell'interno del paese e soppressi/giustiziati di lì a breve.

A corredo di quanto ho scritto sopra, riporto qui il testo della lapide posta sulle sepolture adiacenti delle due giovani nel cimitero di Salvore

(primo campo a sinistra, quinta fila).

Lapide posizionata dalle due famiglie, verosimilmente subito dopo la fine della guerra (1945-47), e scritta proprio così, esclusivamente in italiano:

Zacchigna, Lina

(9.11.1922 - 28.3.1944)

La dolente famiglia Pose

Medizza, Maria

(22.10.1924 - 28.3.1944) -

La dolente famiglia pose

Candide e pure sulla via - come bianco marmo - le cui bianche incisioni - immortali vi rendono - per cui pugnaste - e da prezzolato piombo a pien rigolio - di vostra giovinezza periste - che alle future genti - sulla via dell'urna pregano - Così nel periglio - così nella tomba -

Lina, Maria compagne - L'esempio vostro irradia - i sentieri che l'umano genere...


.....Ad integrazione del mio primo post qui sopra, devo pure aggiungere un'ulteriore considerazione:
l'odierna memoria e identificazione in questi termini di Lina e Maria in Istria ed in Croazia, è dovuta anche alla quasi mancata o assai scarsa memoria che le stesse hanno avuto presso l'opinione pubblica italiana.
Infatti, ad eccezione della piccola CNI tutt'ora residente in Istria e -in misura assai minore- delle Fameje Umaghese e Piranese in esilio, la loro vicenda, il loro sacrificio, la loro tragica fine è caduta pressoché nell'oblio presso la più ampia comunità esule, giuliana ed italiana in generale.
La loro triste storia è simile e speculare a quella di Norma Cossetto.
Ma la conoscenza ed il ricordo italiano di Lina e Maria, almeno negli ultimi 20 anni, non è paragonabile a quello, sacrosanto, per Norma.
Questo vuoto nel ricordo italiano ha permesso alla Jugoslavia prima ed alla Croazia poi di appropriarsi quasi interamente di queste due giovani vittime, ergendole a eroine non solo dell'antifascismo, ma pure della causa di liberazione (ergo "annessione") jugoslava e della cacciata dello stato italiano ("occupatore straniero").
È solo uno dei numerosi effetti collaterali causati dal quasi totale disinteresse ed oblio dell'Italia e degli italiani per questa regione dopo gli anni '940-'950.
È giusto quindi che pure la vicenda di Lina e Maria torni parte integrante anche della storia nazionale italiana del XX secolo, inserita nella "tragedia e nelle più complesse vicende del confine orientale" del Belpaese.

giovedì 25 marzo 2021

L'uccisione di un serbo a Sarajevo da il via alla guerra civile




Contro la disinformazione noiosa quanto grave di alcune pagine balcaniche che vogliono i primi morti a Sarajevo su un ponte durante una manifestazione, ribadiamo per l'ennesima volta che il primo morto a Sarajevo è stato un serbo, a un matrimonio.

La scorsa estate un fotografo ci ha detto che siamo patetici, bè..se dire la verità è patetico, meglio patetici che falsi e ipocriti 

Il primo marzo 1992, davanti alla chiesa ortodossa di Bascarsija a Sarajevo, il musulmano Celo uccise il serbo Nikola Gardovic' dando così il via alla guerra

Quel giorno era il giorno del referendum per distruggere la Jugoslavia e i serbi non avevano partecipato

La famiglia Gardovic' stava festeggiando le nozze, quando da una Golf nera scesero 4 musulmani che iniziarono ad aggredire il padre della sposa. Celo sparò al padre della sposa, mentre il suo amico feriva il sacerdote ortodosso. Nikola Gardovic' morì dopo pochi minuti in ambulanza

Nikola Gradovic' è stato davvero il primo morto serbo a Sarajevo e ha dato il via alla guerra, mentre le due ragazze sul ponte sono morte il 5 aprile, quindi attenzione ai fake che vi propinano! 

Sanguinoso matrimonio a Sarajevo


Contro chi vuol far credere che i cecchini fossero solo serbi:

Moreno Locatelli è stato ucciso da un bosgnacco


Sarajevo, vent’anni fa iniziava il massacro della città


Non sono d’accordo su nulla serbi, musulmani e croati di Bosnia; potrebbero essere d’accordo sull’inizio della guerra? Quand’è cominciato il carnaio di Sarajevo? Il 6 aprile 1992, data convenzionalmente accettata, e sostenuta da croati e musulmani? Quel giorno furono uccise Suada Diliberović, musulmana nata a Dubrovnik, e Olga Sučić, croato-bosniaca, colpite sul ponte di Vrbanja dalle fucilate dei cecchini serbi che sparavano dalle finestre dell’Holiday Inn. Oppure, come dicono i serbi, il 1° marzo, giorno in cui fu ammazzato Nikola Gardović? Stava partecipando al matrimonio del figlio quando un gruppo di musulmani aprì il fuoco sul corteo nuziale, uccidendolo.





Era la mano destra di Alija Izetbegovic, intellettuale Musulmano Bosniaco. Però spiega in modo dettagliato come Milosevic non voleva la guerra e che aveva proposto un accordo pacifico con i Musulmani Bosniaci. Alija Izetbegovic prima accettò, poi prima di firmare l'accordo cambiò idea senza mai dire a nessuno il perchè. Da li iniziò la tragedia bosniaca....

ALIJA IZETBEGOVIC ANNULLA L'ACCORDO CON MILOSEVIC

Davide di Ripensare i Balcani censura la verità


Franjo Tuđman




 È stato riconosciuto post mortem dal Tribunale penale internazionale per l'ex-Jugoslavia membro chiave di un gruppo criminale che intendeva conquistare con la violenza una parte del paese confinante della Bosnia ed Erzegovina, in particolare eliminandone la popolazione musulmana attraverso la commissione di crimini di guerra e contro l'umanità. Inoltre, lo stesso propugnava l'eliminazione di ogni presenza serba nella regione della Krajina[1][2] così commettendo atti considerati crimini di guerra.[3][2]

Franjo Tuđman

L'ombra di Tuđman sulla condanna ai vertici della Herceg Bosna




martedì 23 marzo 2021

24 marzo 1999, la vergogna della NATO





Noi non dimentichiamo 

Le bombe umanitarie NATO

In Kosovo statua all’americano dell’inganno di Racak

24 marzo '99 - bombe NATO

ПОДРУМ – IL RIFUGIO

Obiettivi civili

In serbo - Milica Marinkovic

In serbo per la Nato tanti processi (anche all’Aja)

Le bombe della NATO sulla Jugoslavia, 22 anni fa


Suicida il pilota della NATO che partecipò alle missioni in Serbia
Si è tolto la vita il presunto responsabile della morte di Milica Rakic, la piccola di tre anni che abitava nei pressi dell'aeroporto di Belgrado e fu colpita da frammenti di bombe "umanitarie" della NATO il 17 aprile 1999 alle ore 21:45.
Il tenente colonnello Harold F. Myers era andato in pre-pensionamento da pochi mesi con una diagnosi di "stress da disordine post-traumatico" in seguito a quei bombardamenti, secondo le dichiarazioni di sua moglie Elisabeth.
La piccola Milica appare oggi trasfigurata, tra le icone dei santi della chiesa ortodossa, negli affreschi realizzati dal diacono Nikola Lubardic



  • 24 marzo 1999 iniziano le operazioni aeree contro la Serbia:
    • dalla mattina si riduce l'attività di volo di routine sui cieli dell'Adriatico;
    • ore 16.00 circa, iniziano i primi decolli di aerei di supporto (tanker, AWACS, postazioni di comando volanti ecc);
    • ore 17.50 circa, iniziano i decolli serrati degli aerei d'attacco, alle 20.00 l'operazione sarà completamente avviata;
  • 25 marzo, ore 02.00 iniziano le incursioni all'interno della Serbia, gli attacchi della prima notte si concentrano su postazioni SAM ed aeroporti in Kosovo e nei dintorni di Belgrado, vengono impiegati anche i missili cruise;
  • 26 marzo, inizia l'afflusso dei primi profughi kosovari presso le frontiere albanese e macedone, la NATO individua alcune aree all'interno delle quali viene effettuata una "pulizia etnica";
  • 27 marzo, ore 20.45, un F-117 statunitense viene abbattuto a circa 28 miglia da Belgrado, il pilota è recuperato incolume 3 ore dopo;
  • 31 marzo, tre soldati statunitensi della Joint Guarantor in Macedonia vengono catturati e portati prigionieri a Belgrado;
  • 5 aprile, una bomba da 250 kg cade in un'area abitata, 17 morti;
  • 12 aprile, un ponte viene bombardato mentre vi transita un treno, 55 morti;
  • 13 aprile, intensificazione delle operazioni sul Kosovo:
    • l'esercito serbo colpisce con artiglieria un villaggio di frontiera albanese;
  • 14 aprile, circa 75 civili kosovari vengono uccisi per errore da aerei NATO;
  • 21 aprile e seguenti, le operazioni aeree si intensificano nella capitale serba, viene bombardato con bombe incendiarie il quartier generale del Partito Socialista Jugoslavo;
  • 23 aprile, alcuni missili colpiscono la torre della televisione pubblica serba, causando 16 morti;
    • lo stesso giorno viene respinta una prima offerta di tregua da parte di Milošević;
  • 30 aprile, il bombardamento del ponte della piccola città di Murino, in Montenegro, causa la morte di 6 persone, di cui 3 bambini, e 8 feriti;
  • 1º maggio, 47 civili vengono uccisi nel loro bus centrato mentre attraversava un ponte sotto bombardamento, questo è il secondo incidente di questo tipo;
    • il giorno successivo i tre soldati statunitensi vengono rilasciati come segno di buona volontà al reverendo Jesse Jackson;
  • 7 maggio, un errore durante un bombardamento nelle vicinanze di Nis (nel sud) causa la morte di 15 uomini e circa 70 feriti;
  • 8 maggio, l'ambasciata cinese a Belgrado viene colpita per un probabile errore di intelligence causando 3 morti ed un forte attrito internazionale;
  • 13 maggio, dopo un apparente ritiro serbo dal Kosovo, ed il ricorso della Serbia contro la NATO per genocidio presso il Tribunale Internazionale dell'Aia (rigettato il 2 giugno):
    • circa 60 morti ed 80 feriti causati dalla NATO contro un villaggio kosovaro, Korisa; la NATO accusa i serbi di aver usato i civili come scudi umani;
  • 21 maggio, circa 100 carcerati muoiono durante il bombardamento di un carcere a Pristina;
  • 22 maggio, 7 guerriglieri dell'UCK rimangono uccisi per un errore della NATO, altri 15 feriti;
  • 27 maggio, Milošević ed altri alti ufficiali vengono indagati per crimini di guerra presso il Tribunale Internazionale dell'Aia;
  • 30 maggio, durante un bombardamento di un ponte autostradale, rimangono uccise 11 persone che lo stavano attraversando;
  • 31 maggio, altri due gravi errori da parte degli aerei NATO:
    • 20 persone rimangono uccise in un ospedale a Surdulica, nel sud; la NATO nega ogni responsabilità;
    • una bomba colpisce il villaggio di Novi Pazar, causando 23 morti;
  • 1º giugno, Milošević accetta le decisioni del G8, si inizia a pianificare una missione di pace in Kosovo;
  • 9 giugno, lo Stato Maggiore serbo firma con la NATO l'accordo di Kumanovo sul ritiro dal Kosovo;
  • 10 giugno, dopo 78 giorni di bombardamenti, le missioni di attacco sono sospese.


I DATI DI REALTA’
“ I nostri piloti italiani hanno partecipato a 1378 missioni effettuate con 54 velivoli messi a disposizione della NATO. Hanno sganciato centinaia di bombe e 115 missili Harm ognuno dei quali ha un costo di 900 milioni. I nostri aerei sono stati impiegati sia in missioni di difesa aerea, sia in missioni di attacco. I Tornado Ids hanno compiuto missioni contro obiettivi fissi. Gli Amx sono stati utilizzati in particolar modo contro le forze militari serbe, principalmente in Kosovo. Su 19 basi militari italiane sono stati schierati 500 velivoli stranieri.”
Fonte:
il generale Mario Arpino, capo di Stato maggiore della Difesa
citato dal Corriere della Sera del 12 giugno 1999, pag.7

LIBRI CONSIGLIATI
La mia guerra alla guerra - In serbo - Il cielo sopra Belgrado - In difesa della Jugoslavia












Un paese piccolo che ha deciso di affrontare la forza militare più grande al mondo.
Siamo stati nella parte sbagliata???
Non credo proprio, per stessi motivi dal 1389, 1914, 1941... Ma questo poi si vedrà nella storia futura
Cosa abbiamo ottenuto?
Che la Russia si è svegliata , che la Cina si è preparata...
Abbiamo messo in qualche modo di nuovo equilibrio. Ora non esiste solo NATO come allora che detta le regole.


Come membro della NATO durante i bombardamenti del 1999, la #Grecia fu costretta ad inviare la sua nave da guerra ′′ Temistoklis ′′ al mare Adriatico. Tuttavia, l'equipaggio è rimasto deluso da questa decisione del governo, motivo per cui il capitano Marinos Ritsoudis si è rifiutato di bombardare la Jugoslavia e ha restituito la nave al suo porto. ′′ Da cristiano ortodosso non posso partecipare ad un attacco contro una nazione fraterna," ha detto Marinos Ritsoudis in quell'occasione. Per questo atto, il tribunale militare greco lo ha condannato a due anni e mezzo di carcere, ma allo stesso tempo ha guadagnato riconoscimento e riconoscenza eterna del popolo serbo.



mercoledì 17 marzo 2021

17 ANNI FA IL POGROM CONTRO I SERBI



Dato che nessuna pagina balcanica in italiano dice una parola a favore dei serbi e se per caso gli scappa, si smentiscono il giorno dopo, sta a noi raccontare la verità. Niente balle NATO e non ve ne uscite con la parola "vittimismo" che siete squallidi. Ricordiamo che l'UCK è una organizzazione terroristica detto dall'ONU

Articolo di Katarina Lazic'

Kosovo i Metohija - mart 2004.

Il Kosovo è Serbia

Kosovo, la notte dei cristalli

Beogradski Sindikat - Niko ne moze da zna



La cultura kosovara protetta dagli U.S.A. a servizio della libertà e della democrazia 


sabato 13 marzo 2021

LA MAMMA DEI SERBOFOBICI E' SEMPRE INCINTA. C


Questo post continua da QUI


 Qualche tempo fa sono entrata in un gruppo balcanico face book come ce ne sono tanti. Premetto che quando vedo estremismi sia da una parte che dall'altra me ne vado. Il gruppo all'inizio non sembrava male e ho invitato anche tanti della nostra crew. Naturalmente sotto i vari post c'erano commenti intelligenti e idioti come è logico che sia nel web e sotto i commenti idioti vedevi le faccine che ridono perchè con certa gente è inutile mettersi a discutere. Immaginatevi il mio stupore quando una comunicazione dei titolari della pagina dice che sono state bannate le persone che mettevano le faccine che ridevano. Già lì ho iniziato a dubitare dell'intelligenza di quei due. Poi sono state bannate tutte le persone serbe che si stupivano perchè su quel sito si parlava di Kosova quando viene riconosciuto da meno della metà dei paesi mondiali. Poi una nostra amica voleva postare un video in cui c'erano le macchine serbe che entravano in Montenegro con le bandiere serbe per la festa delle elezioni ed è stato detto : scusa ma postiamo solo cose in italiano. Ma non c'è una parola! - Bannata - Post in albanese a gogo. Post contro la politica della Republica Srpska alla faccia di loro che non fanno politica. Si sono inventati un genocidio che i serbi avrebbero fatto ai bambini albanesi. Più la nostra crew chiedeva spiegazioni più ci bannavano. Reportage su Pristina in cui non venivano menzionati i monasteri ortodossi ne tutte le opere artistiche che dimostravano la presenza dei serbi in Kosovo da centinaia di anni. In un reportage in Kosovo della scorsa estate c'era anche una tomba piena di fiori di un criminale UCK - Ma è un criminale! - No è un eroe! - La notizia che Milos Obilic è albanese l'abbiamo postata su tutti i forum in Europa in tutte le lingue e tutto il mondo ha riso di questo gruppo ignorante. Ignorante non per offendere, ma nel senso che ignora la storia. Inivitati a cancellare i messaggi di insulti i gestori della pagina chiedono di non essere infastiditi. Ancora oggi, come galline spennacchiate, i titolari scrivono che verrà bannato chiunque non la pensa come loro. Ma è un onore essere bannati da questi !!!  Vai a piantar patate che forse ti viene meglio, sempre che le patate non nascano col tuo veleno! Da allora tutti chiamano questo gruppo: Noi che distruggiamo i Balcani


E siamo arrivati al 24 marzo, giorno della memoria dell'aggressione NATO







Il 27 marzo 2021, Il nostro amico Igor lascia il gruppo "Noi che distruggiamo i Balcani". Troppa ignoranza e cattiveria 




Sempre più persone lasciano il gruppo disgustate da tanto razzismo 






mercoledì 10 marzo 2021

Dubravka Ugrešić contro il nazionalismo




 Sempre la num uno ! 

Sono stati trent’anni di brutale tirannia nazionalista. I croati si sono abituati a vivere immersi in una pesante corruzione. La Croazia era (e forse lo è ancora) uno stato “democratico” strutturato come una mafia. Le persone sono mentalmente schiave: non protestano contro la falsificazione della storia, contro la politica di riabilitazione dello stato nazista fantoccio di Pavelic durante la seconda guerra mondiale, contro le forti tendenze filofasciste o neofasciste, contro la stigmatizzazione del movimento di resistenza jugoslavo durante la seconda guerra mondiale, contro la catastrofica mancanza di competenza politica e di altro tipo delle persone al potere. 

Questo processo di de-professionalizzazione è iniziato sin dai primi giorni dell’indipendenza croata. Centinaia e centinaia di professionisti – giudici, medici, economisti, persino insegnanti di matematica! – sono stati licenziati (molti di loro erano di etnia serba) e sostituiti dalla “nuova classe” di persone le cui uniche qualifiche erano l’identità etnica e la lealtà politica al nuovo governo. Franjo Tudjman ha attuato una politica medievale di ricompensa verso i suoi fedeli “cavalieri”, installando il “suo popolo” in tutti i luoghi cruciali del potere: università, scuole, media, esercito, banche, industria. 



Il nazionalismo è la soluzione per chi non vuole confrontarsi con la propria inadeguatezza


Dubravka Ugresic in Balkan crew



"Cos'altro è questo se non attivismo?
Sì, io sono un'attivista. E non permetterò a nessuno di togliermi la professione!"
(Dubravka Ugrešić)
È il 1992 quando in Croazia ha inizio una delle gogne mediatiche più meschine e brutali della storia nazionale, una caccia alle streghe contro le cosiddette “Streghe di Rio”. Si trattava di cinque influenti scrittrici e intellettuali croate, che avevano manifestato a più riprese la loro condanna alla retorica etno-nazionalista del presidente Franjo Tuđman: oltre alle note Dubravka Ugrešić e Slavenka Drakulić, ci sono anche l’attivista per il Centro per le donne vittime di guerra della capitale croata Vesna Kesić, la giornalista Jelena Lovrić e Rada Iveković, attivista e docente universitaria di filosofia.
Nei primi anni ‘90 i mass-media croati erano controllati dal governo, con la richiesta implicita di sostenere la retorica di Tuđman per i valori della nuova Croazia; le cinque donne condannano risolutamente la propaganda filo-governativa, Ugrešić definiva apertamente il nazionalismo come “l’ideologia degli stupidi”.
Nel dicembre del 1992 si tiene a Rio il 58° Congresso Internazionale degli scrittori del PEN, dove si accende un dibattito sulla libertà di espressione in Croazia. Il presidente della sezione croata coglie l’occasione per denunciare una presunta cospirazione femminista contro la Croazia, che vede tramare dietro le quinte le cinque donne croate. È la pubblicazione di un articolo del Globus, intitolato “Le femministe croate violentano la Croazia”, che segna l’inizio della caccia alle streghe. Le donne subiscono indagini, si vedono passare in rassegna i propri legami familiari, alla ricerca di relazioni amorose con serbi o comunisti. I loro indirizzi vengono resi pubblici: Drakulić affermerà che ogni giorno qualcuno le sputava sulla porta di casa. Le donne sono costrette ad abbandonare il loro paese.
.....scrive che “solo le donne e i libri sono stati bruciati sui roghi dell’inquisizione”. Il processo alle “Streghe di Rio” rivela da un lato il carattere patriarcale della Croazia di Tuđman, che non poteva ammettere che queste donne si ribellassero al loro destino di mogli e madri, e dall’altro la resistenza di queste cinque donne che ancora oggi continuano a scrivere e fare informazione, a mobilitare le donne e altri gruppi marginalizzati.








La NATO contro la Serbia, la menzogna che innescò l'intervento

  La NATO contro la Serbia, la menzogna che innescò l'intervento La strage di Račak, il casus belli fabbricato ad hoc. Il 9 aprile il Ro...