mercoledì 31 agosto 2022

Croazia, lo scandalo INA



È una delle più grandi imprese pubbliche della Croazia ed è oggetto di uno scandalo di dimensioni enormi: il più grande della storia del paese. Una truffa colossale da 130 milioni di euro gestita da un gruppo di persone tra cui un ex manager dell'INA e il presidente della camera croata degli avvocati

È il furto più grande nella storia della Croazia. Il caso di corruzione più clamoroso e al tempo stesso più recente, perché avvenuto tra il 2020 e il 2022, mentre il paese era alle prese con la pandemia. Una nuova afera – come si dice a Zagabria – che si aggiunge ad una lista già lunghissima di scandali, con cui il Primo ministro Andrej Plenković fa i conti ormai quasi settimanalmente dal 2016, da quando è stato eletto premier per la prima volta. Difficile credere che il capo di governo sopravviverà indenne anche a questo colpo di scena, ma in questa Croazia potrebbe anche succedere.

Tra le cinque persone arrestate nel corso del fine settimana ci sono figure di rilievo: Damir Škugor era direttore all’INA nel dipartimento che si occupa della vendita di gas naturale, Josip Šurjak era presidente della Camera croata degli avvocati (HOK), Marija Ratkić dirigeva l’impresa Plinara istočne Slavonije, mentre Goran Husić era alla guida dell’azienda OMS  , fondata nel 2019 assieme a Šurjak e che comprava il gas dall’INA. L’ultimo arrestato è Dane Škugor, padre di Damir, il pensionato sul cui conto hanno cominciato a piovere decine di milioni di euro.

Ma non è tutto. Chi dice INA dice una delle più grandi imprese pubbliche della Croazia. Inevitabilmente, dunque, ci sono legami stretti tra gli arrestati e il mondo politico, o meglio, il partito al potere, l’HDZ. Damir Škugor era un quadro del partito, così com’è iscritta all’HDZ anche Marija Ratkić, finita anche lei in manette. C’è poi il fatto che l’attuale ministro dell’Economia Davor Filipović (HDZ), che ha annunciato una revisione straordinaria dell’attività dell’INA negli ultimi tre anni, era membro del Consiglio di sorveglianza dell’INA nel 2020. Anche lui non ne sapeva nulla? "Il contratto con l’azienda OMS è stato firmato due mesi prima che io fossi nominato nel Consiglio di sorveglianza dell’INA", si è difeso il ministro  .

"Il fatto è che la corruzione si collega e si identifica così tanto con l’HDZ che praticamente tutti ne sono diventati immuni", prosegue il giornalista, che conclude: "Questo è il paese dell’HDZ, l’HDZ genera corruzione e combatte contro di essa, l’HDZ rapina l’INA e l’HDZ salva l’INA".

Giovanni Vale per OBC

martedì 30 agosto 2022

LA SERBIA COSTRETTA A TOGLIERE IL PIEDE DA UNA DELLE DUE SCARPE




 Il 26 agosto scorso, il vicesegretario di Stato aggiunto degli Stati Uniti per gli Affari europei ed euroasiatici, Gabriel Escobar ha rivolto un appello ai serbi invitandoli ad “abbandonare la narrativa secondo cui il Kosovo è Serbia” e passare a quella per la quale “il Kosovo e la Serbia sono in realtà Europa”.

Immediata la replica da parte della portavoce del ministro degli Esteri russo Marija Zakharova, che sul suo canale Telegram ha affermato che “la Russia non dimenticherà mai che il Kosovo è una parte del territorio della Serbia”.
Lo stesso presidente serbo Aleksandar Vučić, ha sottolineato, durante una conferenza stampa tenutasi il giorno successivo che le parole di Escobar rappresentano semplicemente la posizione dell’America e che questa non può influenzare le decisioni dello stato balcanico.
Vučić ha successivamente dichiarato di essere riuscito ad ottenere, attraverso l’impegno della diplomazia serba il ritiro del riconoscimento dell’indipendenza del Kosovo da parte di 7 stati, non volendo tuttavia rivelare ulteriori dettagli fino a tempo debito.
Solamente un mese prima le dichiarazioni di Escobar, il 26 luglio, il Ministro degli Affari Esteri degli Stati Uniti, Antony Blinken aveva incontrato a Washington, il primo ministro del Kosovo Albin Kurti ed aveva espresso pieno sostegno all’integrazione euro-atlantica del Kosovo non tenendo minimamente in considerazione le tensioni internazionali.
Da lì a poco, il 31 luglio, l’implementazione delle leggi riguardanti la documentazione necessaria per il movimento transfrontaliero ha riacceso fortissime tensioni tra Belgrado e Pristina, disinnescate - solo temporaneamente - grazie ad accordi mediati dall’Unione Europea.
L’interessamento statunitense per la regione, d’altronde, non è mai stato un segreto. Basti ricordare che la stessa amministrazione Biden aveva collocato i Balcani occidentali tra le primissime priorità della propria politica estera, insieme a Iran, Ucraina, Cina e Russia.
L’aumento delle tensioni tra Belgrado e Pristina quindi, conseguenza diretta dell’ingerenza di potenze estere negli affari interni delle nazioni della penisola balcanica, potrebbe facilmente evolvere in un conflitto, verso il quale, la Russia in particolar modo, non potrebbe restare indifferente.
C’è da chiedersi quindi, non se la Russia interverrebbe o meno in difesa della Serbia in caso di un’eventuale e sempre più evidente escalation nella regione, ma quale dei due blocchi deciderà di seguire definitivamente la leadership serba, che si destreggia da anni in equilibrismi tra Bruxelles e Mosca.
La Russia infatti, per quanto profondamente legata alla Serbia, potrebbe non avere spazio di manovra se proprio quest’ultima decidesse di consegnare le chiavi di casa all’Occidente, voltando le spalle non solo a Mosca ma alle proprie radici ortodosse.
I tempi, sono maturi e lo scenario prodotto in Kosovo sta innescando, una serie di meccanismi che costringeranno presto Belgrado a dover prendere una netta posizione e a togliere il piede da una delle due scarpe.
Velimir Tomovic'

lunedì 29 agosto 2022

BOBA IN JUGO

 







I croati sono talmente democratici che prevedono libertà di religione




 9 novembre 1993: accadde l'impensabile. Dopo che le forze militari croate avevano sparato più di 60 proiettili contro il ponte, le vecchie pietre alla fine cedettero e crollarono nel profondo fiume Neretva lasciando tutti i residenti sotto shock. L'ICTY nella sentenza di condanna scrisse: "come parte e nel corso dell'assedio di Mostar Est, le forze dell'Herceg-Bosna/HVO hanno deliberatamente distrutto o danneggiato significativamente le seguenti moschee o proprietà religiose a Mostar Est: Sultano Selim Javuz Moschea (conosciuta anche come Moschea Mesdjid Sultan Selimov Javuza), Hadzi Moschea Mehmed-Beg Karadjoz, Koski Moschea Mehmed-Pasa, Nesuh Aga Moschea Vucjakovic, Cejvan Moschea Cehaja, Hadzi Ahmed Aga Lakisic Moschea, Moschea Roznamedzija Ibrahim Efendija, Moschea Jahja Hodza (conosciuta anche come Moschea Dzamiha Jahja Hodzina), la Moschea Hadzi Kurto o Moschea Tabacica e la Moschea Hadzi Memija Cernica.

Il 9 novembre 1993, le forze di Herceg-Bosna/HVO distrussero lo Stari Most ("Ponte Vecchio"), un punto di riferimento internazionale che attraversava il fiume Neretva tra Mostar orientale e occidentale."

MOSCA A SOSTEGNO DELLA SERBIA

 




MOSCA, 28.08.2022

A Mosca si è svolta una manifestazione automobilistica a sostegno della Serbia.

BENVENGANO TUTTI GLI ANTI NATO

LA STELLA ROSSA PER DARIA DUGINA

 


op


🇷🇸 "Daria Dugina - memoria eterna!"
I tifosi della squadra di calcio serba della "Stella Rossa" cantano "Katyusha", mostrano uno striscione in memoria di Daria Dugina.





Zelensky ha fatto perdere la pazienza anche al Papa
"Il Papa è insoddisfatto dei continui tentativi di Zelensky di coinvolgerlo nella narrativa antirussa."
Secondo l'esperto vaticano, il giornalista Marco Politi, le continue pressioni di Kiev su Papa Francesco sulla questione del sostegno all'Ucraina irritano il pontefice.
"Al Vaticano non piace quando al pontefice viene detto cosa fare, così come il fatto che le autorità ucraine abbiano censurato la trasmissione televisiva del corteo pontificio, perché esprimeva l'idea di pace tra ucraini e russi", ha spiegato Politi.
Zelensky mette anche pressione al Pontefice, cercando di convincerlo a visitare Kiev. Ma il Papa si rifiuta di visitare l'Ucraina senza visitare Mosca, ha concluso
Russia press











venerdì 26 agosto 2022

NOVAK DJOKOVIC E' E SARA' SEMPRE IL NUM 1

 



A me non fa orrore la questione in sé, quanto piuttosto il fatto che la maggioranza delle persone non abbia nulla da obiettare.

Oramai l'odio, l'ingiustizia e la menzogna sono stati completamente metabolizzati dalle masse.
Nonostante i loro trucchi e i loro sotterfugi, Djokovic resta uno dei più grandi tennisti di tutti i tempi, un modello di correttezza e di signorilità.
Giorgio Bianchi





FULVIO TOMIZZA




Fulvio Tomizza (Giurizzani26 gennaio 1935 – Trieste21 maggio 1999) è stato uno scrittore italiano.

Nato nel 1935 a Giurizzani, contrada di Materada, frazione di Umago, in Istria, era il secondogenito, dopo Nerio, di Ferdinando Tomizza, piccolo proprietario terriero e commerciante di etnia italiana, e di Margherita Frank Trento, proveniente da una famiglia popolare di origine slava[1].

Trascorse un'infanzia difficile a causa delle tensioni interetniche, fomentate dalla politica fascista e acutizzatesi durante la seconda guerra mondiale. Studiò prima nel seminario di Capodistria, poi al collegio di Gorizia e infine al liceo "Carlo Combi" di Capodistria, dove conseguì la maturità classica[1].

Le persecuzioni proseguirono anche dopo la fine della guerra e la costituzione del Territorio Libero di Trieste: nel 1947 il padre fu incarcerato per due volte e i suoi beni confiscati. Si trasferì quindi con la famiglia a Trieste, dove si guadagnò da vivere gestendo un bar; nel 1953, gravemente malato, riuscì a tornare, accompagnato da Fulvio, a Materada, dove morì a 47 anni[1].

Scomparso il padre, nel 1954 si iscrisse a Belgrado all'Accademia di arte drammatica e alla facoltà di letterature romanze della locale Università . A Lubiana collaborò con il regista František Čáp alla realizzazione del film Attimi decisivi, presentato alla Mostra di Venezia nel 1955[1].

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giovedì 25 agosto 2022

NATO GO HOME!



 Le autorità dell’autoproclamato Kosovo, avevano comunicato che dal 1 agosto i documenti serbi cessavano di essere validi nel territorio sotto il suo controllo, in sostituzione dei quali verrebbe rilasciato un certificato provvisorio per l’ingresso nella regione, contestualmente, inizierà la re immatricolazione obbligatoria delle targhe auto con lettere serbe, sostituite con la sigla RKS “Repubblica del Kosovo“.






LA FIGLIA



Quando i nazionalisti croati bosniaci e albanesi sono disperati, tirano sempre in ballo il suicidio della figlia di Mladic. In realtà non è mai stato chiarito se si è suicidata o l'hanno fatta suicidare poichè le indagini sono a un punto morto .. guarda caso! 

Che sia chiaro questo: si è suicidata se veramente si è suicidata il 24 marzo 1994 mentre il genocidio di Srebrenica è stato l'anno dopo quindi di quale cavolo di vergogna stiamo parlando? Suo padre difendeva i civili serbi in Bosnia trucidati dalle bande musulmane. Al massimo era orgogliosa di sapere che qualche bambino serbo viveva grazie alle difese del padre 

La traduzione non è delle migliori ma si capisce 

Quando non volevano giocare con me nel 1984, ho imparato che ero serbo. Quando il mio vicino Dzevad mi ha dato un calcio nello stomaco con il piede, su Vidovdan 1989 infastidito dalla prima del film Lotta in Kosovo, ho scoperto chi sono i vicini. E poi nel 1992 sono diventato un aggressore. Ho dovuto correre e dai primi giorni di guerra non sono più solo. Tutti quelli che sono rimasti nel mio quartiere sono sopravvissuti al calvario senza precedenti. Ho detto tutto, tutti gli uomini sono stati portati al campo di concentramento di Silos a Tarcin. Silos è stato sciolto solo il 27.01.1996. e l'accampamento più ponte della guerra passata. Il vicino Spira è stato massacrato. Il vicino Angelka è stato stuprato, mentre il piccolo Goran aveva in mano una pistola con la bocca e lo picchiava. Non si è mai ripreso da quella notte. Hanno chiuso pure mia nonna 70enne. E la sorella di nonna Jelka è stata picchiata fino a morire di dolore. Ma anche dispiaceri per il figlio e marito di cui fa parte del filo del campo Silos e di cui ascolta per giorni le grida. Ho trascorso la guerra ad Hadzici circondato e ci ammazzavano dalle colline ogni giorno. Quattro anni in doppio cerchio, mesi senza elettricità, acqua. Esagerate centinaia di reati, granate e colata di uranio. Oggi i vicini celebrano il giorno dell'assedio e l'inizio dell'aggressione. Dicono, che ho tenuto qualcuno sotto assedio e blocco. Dicono anche che sono un genocidio. Potete dire quello che volete, io non porto rancore. Mi ricordo di te. Mi ricordo di te e ho nella mia testa. E la foto di nonno Draga dopo lo scambio, quando lo portammo in appartamento in coperta. Mi ricordo quei 35 chili di lui. Ricordo anche i coetanei morti. Ricordo le tracce di sangue del tuo amico morto. Ricordo ogni pianto di mia madre e ogni ferita di mio padre. Ricordo ogni fottuto giorno della guerra, tutte le tue cattiverie e bugie. Non ricordo la chiesa ardente di S.Pietro e Paolo. Non me lo ricordo, perché ho una foto. Ecco quella foto, che è prova vivente di multieticità e convivenza in campo Sarajevo. E soprattutto mi ricorda che io sono un aggressore e quello sulla terra in cui i serbi hanno vissuto fin dalla memorizzazione.

Tratto dal blog Једна је Србија


... Ti ricordo che la Serbia oggi è il paese europeo con più immigrati profughi specie dalla Croazia e che molte di storie loro parlano di atrocità disumane e cattiverie gratuite commesse dagli ustascia croati, che tra l'altro hanno una lunghissima storia di filonazismo.
Moltissimi sono ovviamente anche processati per crimini di guerra
La mi stessa nonna (croata) ha vissuto un dramma nel suo paesino dove è nata negli anni '40, quando gli ustascia sono entrati hanno ucciso mezzo paese con tecniche disumane e ha visto la sua vicina ammazzata con la gola tagliata con in braccio il bimbo al quale hanno tolto gli occhi con il coltello e tagliato la gola. Finché era viva non smetteva di raccontarlo.
Per non aggiungere le atrocità di Jasenovac ed altri campi di concentramento.
Quindi caro non mi parlare del male, che qui ti caschi veramente male con la Croazia.
Igor


I CROATI RIMPIANGONO LA GRANDE JUGOSLAVIA





E’ stata respinta la denuncia contro l’ex sindaco di Fiume, Vojko Obersnel e  Nemanja Cvijanović, che erano stati portati in Tribunale dal Partito autoctono croato dei diritti (Autohtona hrvatska strana prava; A-SH) per l’installazione della stella rossa sul tetto del Grattacielo di Fiume, nell’ambito dei Fiume Capitale europea della Cultura 2020. Come riporta il quotidiano Večernji list, la denuncia era stata sporta nell’ottobre del 2020 per “incitamento alla violenza e all’odio”.

L’installazione realizzata nell’ambito di Fiume CEC 2020 “non incita alla violenza e all’odio verso nessun particolare gruppo di persone”, si legge nell’argomentazione della Procura di Stato di Fiume.
Il progetto “Monumento alla Fiume rossa – monumento che si difende da sé” dell’autore Nemanja Cvijanović, ha fatto discutere tantissimo. La stella rossa, ricorderemo, doveva essere installata sul Grattacielo di Fiume il 3 maggio 2020 – nell’anniversario della liberazione del capoluogo quarnerino dall’occupazione nazista –, ma a causa del lockdown dovuto all’epidemia da Covid-19, è apparsa sul tetto del Grattacielo di Fiume domenica 20 settembre. Data scelta perché nello stesso giorno del 1943  lo ZAVNOH, il Consiglio territoriale antifascista di liberazione popolare della Croazia, decretò l’annessione dell’Istria, di Fiume e di Zara e delle isole alla Croazia.





mercoledì 24 agosto 2022

QUEL PICCOLO INSIGNIFICANTE PUNTINO E' LA CROAZIA


 Mostra Marino Darsa NON piaciuta perchè è falso dire che Darsa era croato . Bisognerebbe chiamare Knut Flovik Thoresen che ha bloccato una mostra croata falsa in Norvegia

400 km SEPARAVANO RAGUSA DALLA CROAZIA 








Vuk Karadzic ha dimostrato che l'idioma "stocavo" era parlato solo dai serbi 












MARIN DRZIC ERA UNA DALMATA FIGLIO DI SERBI
Marin Držić nacque a Dubrovnik probabilmente nel 1508. nella casa paterna vicino al Palazzo del rettore come il figlio minore nella famiglia di commercianti plebei originaria di Cattaro che nel XIV. secolo aveva perso il titolo nobiliare avendo prolungato l`albero di famiglia da parte di un figlio illegittimo. La madre Anukla discende dalla distinta famiglia borghese di Kotruljević.








Poniamo anche il caso che la famiglia di Marin Drzic' fosse bilingue e conosciuta con entrambe le varianti grafiche del nome, rimane sempre serbo, nato vicino alla Serbia e lontano dal Regno di  Croazia in cui non c'è mai stato 













E' assurdo parlare di nazionalità prima che nascessero gli stati nazione come li intendiamo ora. Una volta c'erano i regni e la nazionalità era intesa come stirpe, discendenza. Dato che Marino Darsa era figlio di padre serbo anche perchè a Ragusa i croati erano si e no una decina, mentono sapendo di mentire i croati che si sono appropriati della cultura dalmata 















Marino Darsa ha sempre composto nella lingua slava di Ragusa. Che poi questa lingua contenesse parecchi vocaboli italiani (per lo più veneti e toscani) non deve stupire, vista l'influenza dell'italiano nel mondo politico, economico e artistico dell'area adriatica e in tutto il Mediterraneo. Peraltro, stando agli studi più seri degli ultimi anni, la scarsa notorietà del Darsa in ambito europeo (e finanche italiano) è proprio dovuta al suo voler scrivere nella lingua del popolo, mentre è risaputo che le classi più abbienti della Dalmazia e della stessa Ragusa si esprimevano pubblicamente o scrivevano prevalentemente in italiano o in latino.





Non eliminerà nulla perchè dovrebbe cancellare tutto e il libro lo ha stampato in Croazia perchè nessuna casa editrice italiana stamperebbe il falso 



Marino Darsa - come tutti i ragusei dotati di una certa cultura - fu perfettamente bilingue: parlava e scriveva sia in italiano che nel dialetto štokavo di Ragusa, da lui utilizzato in modo assolutamente prevalente nelle sue opere. Ma il suo tipico stile già accennato di sovrapposizione di vari registri linguistici a seconda della classe sociale e la diversa ambientazione delle sue commedie - da Ragusa a Cattaro a Roma - gli fecero utilizzare anche delle espressioni in latino, in italiano e finanche in tedesco.














La Serbia non si arrende: la nuova legge riconosce nuovamente le opere di Držić e Gundulić, il nostro Ministero della Cultura e dei Media prepara una risposta (dicono i croati) .. basta che non dicano che il busto di Marin Drzic è a Dubrovnik perchè è la prova che era raguseo e non croato.. mamma che ignoranti!!!















In tutte le recensioni della statua di Marin Drzic si parla solo di Shakespeare di Ragusa, mai di Shakespeare croato.. per cui ci sa proprio che erano in mala fede i soliti quasi croati di Milano.








C'è una prova inconfutabile del fatto che a Dubrovnik non si sentono croati, ma dalmati poichè esiste un giornale chiamato "Il Dalmata" che striglia la comunità croata di Milano per alcune frasi non corrette anche riguardo a Marino Darsa. Purtroppo questa pagina non consente i PDF per cui dovete cercare voi "Il Dalmata"num.94 pag.12. Articolo di Franco Luxardo




Si legge meglio QUI




Il fatto che si firmava raguseo e non croato vorrà pur dire qualcosa







Vi comunichiamo la percentuale di like alla perla di saggezza del sig. Cristiano Pambianchi a 24 ore dalla suo editto







Gent.mo sig. Cristiano Pambianchi.. fosse mai che si potesse leggere un rigo di tutta sta documentazione ? 




Ma almeno sto articoletto su Città nostra ce lo fa leggere? Ci ha messo curiosità 





Evviva! L'abbiamo trovato! ......giuslavorista (foro di Milano). In gioventù, quando è iniziata la guerra avevo 17 anni, giornalista presso Città Nostra Sesto San Giovanni, Caritas Ambrosiana campo profughi di Novo Mesto (Silvio Ziliotto), Parlamento Europeo per i Giovani/George Soros Foundation. ... Premio Pulitzer al più giovane giornalista ! Pure minorenne !





Giovanni Francesco Gondola (in croato: Djivo, Gjivo, Đivo o Ivan Gundulić; in serbo: Џиво?, traslitterato: Dživo o Иван Гундулић/Ivan Gundulić; Ragusa di Dalmazia, 8 gennaio 1588 – Ragusa di Dalmazia, 1638) è stato uno scrittore e poeta dalmata, cittadino della Repubblica di Ragusa. Ha scritto le sue opere utilizzando principalmente il dialetto štokavo. Le opere erano in gran parte traduzioni dei classici italiani e latini[1].







Queste risate sotto il post in memoria di  Milica Rakic il 17 aprile su Riponderare i Balcani non vanno bene 





Anche se sei in carenza di like non è giusto farsi uno o più fake per mettersi il like da solo 




Pero' riesce a darsi del ritardato mentale da solo 















Non esiste libertà di parola in Croazia.....Durante la sua permanenza alla Globus ha acquisito una certa notorietà a causa di un articolo d'opinione del 1992 non firmato (che alla fine ha ammesso di aver scritto), intitolato "Le femministe croate stanno violentando la Croazia", ​​in cui ha attaccato cinque scrittrici femministe croate ( Slavenka Drakulić , Vesna Kesić , Jelena Lovrić , Dubravka Ugrešić e Rada Iveković), accusandole di tradire la Croazia. L'articolo è stato fonte di polemiche significative che alla fine si sono concluse con una causa per diffamazione contro la rivista. 








Tanto è amata all'estero, tanto è odiata in patria. Gli ustascia croati non si smentiscono mai 


















Ogni giorno i croati pagheranno grazie a un serbo. Tesla è sui dinari serbi da una vita 









Il sig. Cristiano Pambianchi probabilmente ignora che anche la Federazione elvetica è composta da 26 cantoni autonomi ma non è previsto lo smembramento e qua già 1 a zero per la cultura, perde Pambianchi. Inoltre le repubbliche jugoslave si potevano smembrare solo in accordo come è successo per la Macedonia e il Montenegro, ma non con il crimine come è stato commesso dal primo presidente croato ritenuto colpevole in ogni grado di giudizio per non parlare dei 111 anni dati ai colonnelli croati con il suicidio in tribunale di Praljak. D'altronde Sinisa Mihajlovic racconta sempre che la sera avevano giocato tutti a carte e la mattina lo zio voleva uccidere il padre e sui muri leggevi UCCIDI IL SERBO





Smettete di dire che il popolo serbo è genocidario che c'è una sentenza che specifica che la Serbia non fu responsabile del genocidio di Srebrenica attuato da "singoli" oltre al fatto che l' ONU non ha mai riconosciuto la strage di Srebrenica come genocidio. Inoltre Milosevic è stato scagionato da tutti i fatti di Bosnia mentre Tudman è stato riconosciuto colpevole in ogni grado di giudizio. Non c'è stata sentenza perchè nel frattempo era morto 









Questo storico ha fermato una mostra che i croati volevano fare in Norvegia perchè falsa. Onore a lui! 






- Nel corso del 2012 e del 2013, forze revisioniste illegittime in Norvegia, guidate da alcuni croati, hanno cercato di realizzare una mostra sui prigionieri internati in Norvegia dai Balcani durante la seconda guerra mondiale. È stato un tentativo di presentare come vittime i reclusi croati e bosniaci, anche se in numero ridotto, e i serbi croati come croati ortodossi. Mi sono reso conto che non era vero e siamo riusciti a fermare quella mostra. Ho ottenuto elenchi di prigionieri dagli archivi nazionali norvegesi e dal servizio statale delle tombe di guerra.






20 settembre 1992 - Caschi blu canadesi, dopo il rifiuto opposto dai soldati croati a farli entrare nei villaggi occupati come forza d’interposizione, riportano quanto accaduto nella “Sacca di Medak”, dove, solo dopo violenti scontri, con sette canadesi dell’Onu e 27 miliziani croati uccisi, questi accettano le ispezioni e i sospetti trovano subito riscontro. Testimoni diretti sono i soldati del Princess Patricia’s Canadian Light Infantry, comandate dal tenente colonnello Kevin.
Quando gli spari, i bombardamenti e il caos cessano a Medak, una delle cose che il peacekeeper canadese Tony Spiess ricorda di più è la puzza di morte dappertutto. La milizia croata cercava d’impedire che le truppe canadesi potessero divulgare le notizie circa le operazioni di “pulizia etnica” che praticavano nei villaggi serbi.
Mentre Spiess e un suo compagno camminano tra le macerie del villaggio serbo distrutto, i croati tentano di fermarli per non far vedere i corpi bruciati: ”Prima delle 1000 del mattino un ombrello denso di fumo copriva tutte le quattro cittadine della sacca di Medak, i croati hanno cercato di uccidere o distruggere tutto ciò che vi era nella loro scia”. Spiess, angosciato, ricorda: “I corpi di due giovani ragazze serbe legate a due seggiole a dondolo, con le braccia legate dietro alla schiena. Stavano ancora fumando… è stata una totale devastazione”.
Un altro testimone, l’ufficiale Green: “Ogni edificio sul loro percorso era stato demolito e molti erano ancora fumanti. Cadaveri giacevano sul ciglio della strada, alcuni gravemente mutilati e altri bruciati e irriconoscibili…
Sapevamo che sarebbe stato brutto, ma le cose che abbiamo trovato e visto sono state peggio di qualsiasi cosa ci aspettassimo…”.
Scritto da Bruno Maran nel libro "Dalla Jugoslavia alle Repubbliche indipendenti" edito da Infinito Edizioni





Tra difendere il sig. Cristiano Pambianchi e difendere la grande giornalista Dubravka Ugresic, scegliamo senza dubbio la signora di grande dignità. Sembra che sia una qualità rara 









Non esiste libertà di parola in Croazia.....Durante la sua permanenza alla Globus ha acquisito una certa notorietà a causa di un articolo d'opinione del 1992 non firmato (che alla fine ha ammesso di aver scritto), intitolato "Le femministe croate stanno violentando la Croazia", ​​in cui ha attaccato cinque scrittrici femministe croate ( Slavenka Drakulić , Vesna Kesić , Jelena Lovrić , Dubravka Ugrešić e Rada Iveković), accusandole di tradire la Croazia. L'articolo è stato fonte di polemiche significative che alla fine si sono concluse con una causa per diffamazione contro la rivista. 




Lo scomodo jugoslavismo di Dubravka Ugrešić
dà fastidio anche a Diego Zandel e alla lobby europeista di Osservatorio Balcani Caucaso

Il timore però è che l’invito sia rivolto alla dissidente più che alla brava scrittrice che la Ugrešić è, facendole ricoprire un ruolo che ormai dovrebbe scrollarsi di dosso, credo con una profonda riflessione sui passi in avanti compiuti dalla Repubblica di Croazia dai tempi di Tuđman che, perseguitando lei ed altri scrittori critici, mostrava il volto becero di un regime. Magari partendo dalla semplice considerazione che l’attuale Repubblica di Croazia non solo contribuisce economicamente, attraverso il ministero della Cultura, alla traduzione dei suoi libri all’estero, ma anche a qualcuno dei suoi viaggi di lavoro come, ad esempio, l’ultimo nel nostro paese per la presentazione proprio di questo libro a Torino e a Roma.



LA CROAZIA POTRA' ANCHE ELARGIRE MEDAGLIE MA CERTO NON PUO' CONCEDERE DI OFFENDERE NESSUNO







Balkan crew è nato nel 2008 da un incontro di una italiana, una svizzera, un albanese e un croato che si ritrovavano a parlare sui vari forum di Balcani. Il primo lettore è stato un militare che aveva un amico rimasto per ore sotto il tiro dei cecchini albanesi in Kosmet. In breve tempo sono arrivati molti serbi cacciati dalla Krajina nella strage di Oluja fatta dai croati supportati dagli USA. Molti di questi lettori serbi cacciati dalla loro terra dove vivevano da centinaia di anni hanno avuto decine di parenti uccisi a Jasenovac durante quei 4 anni di stato fantoccio nazi fascista. Come credete che stiano a vedere il sig. Cristiano Pambianchi che si presenta con la bandiera ustascia ? 










Quando sei un grande ignorante e non sai che la figlia di Mladic si è uccisa un anno prima della strage di Srebrenica orgogliosa di avere un padre che salvava i bambini serbi dalla furia dei croato bosgnacchi 




A partire dal 2020 c'è stato un picco di violenza nazionalista e crimini d'odio in Croazia. Un anno prima, un rapporto della Commissione europea avvertiva che "l'incitamento all'odio razzista e intollerante nel discorso pubblico si sta intensificando" nel paese, con i principali obiettivi "serbi, persone LGBT e rom". Il rapporto ha aggiunto che la risposta delle autorità croate a questa preoccupante tendenza è stata debole. I tentativi degli ultimi anni di politici di spicco di cancellare i crimini di guerra della Croazia dalla memoria del pubblico e glorificare i brutali criminali di guerra come eroi nazionali contribuiscono direttamente all'ascesa di idee e narrazioni di estrema destra in Croazia. Questo pericoloso revisionismo storico non si limita agli eventi che hanno avuto luogo durante le relativamente recenti guerre jugoslave. In Croazia, anche elementi di estrema destra stanno tentando di rivedere la storia della Seconda Guerra Mondiale. Gli Ustasa, il partito fascista che creò lo Stato Indipendente di Croazia allineato ai nazisti tra il 1941 e il 1945, uccisero centinaia di migliaia di serbi, ebrei e rom durante la Seconda Guerra Mondiale. Gli Ustasa hanno anche supervisionato il famigerato campo di concentramento di Jasenovac dove sono state uccise tra le 770.000 e le 990.000 persone.
Il mondo ricorda gli Ustasa come un'organizzazione "terroristica" ultranazionalista, violenta e razzista che rappresenta un'epoca oscura nella storia europea. Nella Croazia moderna, tuttavia, la brutalità delle azioni del regime ustascia è stata a volte minimizzata dai media e dai politici di spicco, e il partito filo-nazista è presentato da molti come un simbolo di forza e orgoglio nazionale.
Il saluto nazista croato, "Pronto per la Patria" (Za Dom Spremni) è ancora apertamente largamente usato in Croazia. Anche la negazione dell'Olocausto, che va di pari passo con la sanificazione dei crimini degli Ustasa contro gli ebrei croati, sembra essere diventata più ammissibile nel paese.
Non solo condonando, ma anche lodando i crimini commessi dalle forze croate contro altri gruppi etnici, le élite all'interno del paese stanno creando un ambiente in cui più persone si sentono a proprio agio nell'esprimere opinioni xenofobe, razziste e odiose. Oggi la Croazia è un crogiolo di iper-nazionalismo. La maggior parte delle élite politiche del paese non solo non sono riuscite a condannare le opinioni di estrema destra, ma hanno anche creato un ambiente in cui gli attivisti di estrema destra si sentono autorizzati a diffondere le loro idee divisive e pericolose.
Per lasciarsi alle spalle la politica dell'odio, si consiglia alla Croazia di rinunciare urgentemente ai criminali di guerra e porre fine all'ascesa della nostalgia fascista. Deve inoltre agire immediatamente per contrastare la normalizzazione e accettazione delle opinioni razziste e xenofobe tra la popolazione.










RUGGERO BOSCOVICH


Nato in Dalmazia da padre serbo, si formò e operò in Italia, dove fu tra i primi a promuovere la diffusione e la discussione critica del newtonianesimo. Nell’opera in cui espresse in maniera organica il suo pensiero filosofico e scientifico, la Philosophiae naturalis theoria redacta ad unicam legem virium in natura existentium (1758), tentò di ridurre tutte le forze della natura a un’unica legge. Molto noto e attivo anche fuori d’Italia, nonostante l’assenza di un’adeguata formalizzazione, le sue teorie fisiche avrebbero esercitato una certa influenza sulla scienza del 19° secolo.






I croati e gli pseudo croati di Milano avevano già fatto il colpo basso tentando di far passare Giuseppe Boscovich per croato 








E poi ci sono i croati che distruggono Milano 



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Novak Djokovic e' il miglior atleta dell'anno

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