sabato 15 ottobre 2022

Ecco cosa sarebbe successo se Putin non fosse intervenuto

 Ucraina e Krajina vogliono dire la stessa cosa: frontiera/confine

La NATO si stava preparando a fare in Donbass la stessa strage che ha fatto in Krajina con l'aiuto dei fascisti croati 

Laboratorio Jugoslavia Krajina, il Donbass dei 90'





24 marzo 1999: in questa data inizia l'aggressione dei paesi della NATO contro la Serbia. Per la prima volta nella storia uno Stato sovrano viene aggredito, senza l'autorizzazione dell'ONU all'uso delle armi, colpevole di aver tentato di opporsi all'occupazione del proprio territorio da parte di un paese vicino e di reprimere le rivolte armate all'interno del suo territorio provocate da tale tentativo d'invasione. Fino al 10 giugno e per 78 giorni gli aerei della Nato hanno sganciato bombe su tutto il territorio di Serbia e Montenegro provocando la morte di 2500 civili, 1008 membri delle forze armate e della polizia. 12500 persone sono rimaste ferite, 6000 gravemente, di cui 2700 bambini. I danni materiali sono calcolati in 10 miliardi di dollari. I bombardamenti hanno distrutto 25000 case, 470 km di strade, 600 km di binari, 14 aeroporti, 19 ospedali, 70 scuole, 176 monumenti di valore storico, 44 ​​ponti.
Gli aerei della NATO hanno lanciato sulla Serbia 1300 missili da crociera e 37000 bombe a grappolo e hanno utilizzato le armi proibite all'uranio impoverito che hanno causato un aumento significativo dei casi di cancro nella popolazione civile e soprattutto nei bambini.
Tutto questo causato dalla falsa segnalazione del capo degli ispettori OCSE in Kosovo William Walker, massimo esperto americano e mondiale di falsificazione della realtà, della signora Madeleine Korbel Albright (al secolo Marie Jana Korbelova) nata in Cecoslovacchia da famiglia di origine ebraica e morta ieri per grazia ricevuta, che è famoso per la frase "Che senso ha avere questa grande forza militare di cui parli costantemente se non la usi?" e dal generale Wesley Clark comandante in capo delle forze NATO. Nelle sue conferenze stampa, nel tentativo di alleviare le responsabilità degli Stati Uniti e della NATO per il bombardamento di obiettivi civili, ha spesso utilizzato filmati manipolati e falsificati.
E come sempre quando sono coinvolti gli americani, nessuno è colpevole !!!!







Le azioni criminali perpetrate dall'esercito e dalla polizia croata nel 1995 (operazioni flash, oluja, phoenix, mistral I) hanno avuto come risultato l'eliminazione e l'esodo della quasi totalità della popolazione secolare Serba nelle regioni di Kordun, Lika, Dalmazia, Banija e Slavonia.
Oltre 250.000 Serbi furono cacciati dalle regioni sopra citate (in seguito verranno cacciati anche da Sarajevo e Kosovo) in una evidente operazione di Pulizia Etnica come si può ben notare dalle cartine sottostanti.






Durante quattro giorni di pulizia etnica di portata senza precedenti, circa 250.000 serbi sono stati espulsi dalle loro case secolari, circa 2000 sono stati uccisi, di cui 1196 civili, e un enorme danno materiale è stato fatto alle proprietà serbe. L' ondata di profughi serbi fuggiti in Serbia attraverso la Bosnia è stata la più grande in Europa dalla seconda guerra mondiale. La "Tempesta" è ancora un crimine senza punizione.








"Era un agosto caldo, quasi come questo.
La mattina presto verso le 5 o 6 del mattino sono stato svegliata dalle granate. C'era rumore e rotture da tutte le parti.
Avevo 6 anni ed ero consapevole che la guerra era in corso, i bombardamenti non erano una novità per me. Mia madre mi ha portato in bagno (perché è il posto più sicuro lì), mi ha messo i jeans, una maglietta viola e le mie scarpe da ginnastica preferite, che mi hanno reso così importante in quei giorni perché ero l'unica che non aveva i lacci ma il velcro, e l'impronta di Topolino su di loro è rimasta impressa per sempre nella mia memoria. Il rumore delle granate non si è placato per tutta la mattina, sono rimasta in quel bagno che non ricordo più quanto tempo, portata via dalla paura, ma con la sensazione che sarebbe andato tutto bene di sicuro anche questa volta. Ma il bombardamento continuava e per essere più sicuri decidemmo di andare nel rifugio.
- "Dai, sei vestita, andiamo al rifugio"
Risposi con voce spaventata:
- "Lo farò, ma le mie gambe no, non vogliono andare"
Le bombe smetteranno di cadere tra un'ora e torneremo al nostro appartamento nel centro di Knin, sopra la farmacia.
Dopo alcune ore nel rifugio, arrivò la notizia che Knin era caduta, che dovevamo fuggire dalla città, chiunque poteva doveva farlo per sopravvivere. Siamo saliti in macchina e ci siamo diretti verso la Serbia.
Non ricordo quanto durò il viaggio, so che non c'era fine, ricordo le colonne, il caldo, la sete, i vecchi sui trattori, i bambini che piangono. Ricordo che avevo costantemente la nausea, che vomitavo fino in fondo, e il problema più grande per me era che vomitavo nello strofinaccio di mia nonna perché mia nonna era sempre una donna meticolosa. Pensavo che mi avrebbe sicuramente punito per quella mia settimana, ignara del fatto che stavamo effettivamente andando via dalle nostre case verso l'ignoto, che non saremmo mai più tornati lì, che avevamo perso tutto durante quella giornata.
Ricordo che quando siamo arrivati ​​in Serbia, siamo stati in diverse città per alcuni giorni. Alla fine abbiamo vissuto per ben due mesi in un hotel a Belgrado, dove ora mi fermo spesso per i preparativi con la nazionale.
E così, ci siamo trasferiti, siamo ripartiti da zero con dignità tipica Serba.
A scuola, al parco, in tutti i posti con altri bambini, mi sembrava di stare male perché sono una rifugiata. Perché sono dove sono. E l'ho fatto, a volte, lo ammetto. Ma oggi, a anni da quel terribile evento, vive in me solo l'orgoglio di essere da dove vengo, di aver fatto parte di quella colonna nel 1995, parte della storia di una nazione in parte distrutta, in parte esiliata, in parte dispersa in tutto il pianeta.
Nonostante la prima guerra a cui sono sopravvissuta all'età di 6 anni (perché la seconda nel 1999 in Serbia), penso di aver avuto un'infanzia felice, soprattutto grazie alla bacchetta magica di mia madre: l'umorismo.
Case distrutte irreversibilmente, generazioni distrutte, quei sopravvissuti che non sono più vissuti realmente dopo la guerra.. Un'intera nazione che ha sofferto terribilmente e quindi non voglio che questo crimine venga dimenticato.
Perché temo che, se viene dimenticato, accadrà di nuovo."
La testimonianza di chi c'era a Knin in quei maledetti giorni e che nonostante quello che ha vissuto è diventata una campionessa.
Tratto da Riponderare i Balcani






Il 4 agosto 1995 l'esercito del generale croato Gotovina aveva dato l'inizio all'operazione "Tempesta" (Oluja) uccidendo circa 2.000 e espellendo circa 250.000 cittadini di origine serba dalla regione Krajina, sita all'est della odierna Croazia, che fino a quel giorno e da diversi secoli era popolata dai serbi, che ancora il papà di Maria Theresia e poi i suoi discendenti, avevano spostato, dal sud della Serbia odierna, a partire dal 16 secolo, per proteggere i confini dell'Impero Austro-Ungarico dalla minaccia dei turchi mussulmani. Fu un ruolo che i serbi hanno svolto benissimo per tre secoli fino alla dissoluzione dell'impero ottomano.
A titolo di esempio, la famiglia del famoso inventore e scienziato Nikola Tesla, a cui dobbiamo la corrente alternata che utilizziamo e il motore a propulsione elettrica, era composta proprio dai generali dell’esercito serbo impegnati a combattere i turchi per conto dell’esercito Austriaco e dai prelati serbo-ortodossi. La maggior parte dei suoi famigliari furono sterminati durante la Seconda guerra mondiale nel campo di concentramento di Jasenovac in quanto i croati durante la seconda guerra mondiale facevano parte dell’alleanza nazista e i serbi di quella degli alleati (Francia, Gran Bretagna, Stati Uniti e Russia).
Come dopo la Seconda guerra mondiale gli italiani persero le loro case in Istria, cosi durante la guerra degli anni 90 in ex Jugoslavia i serbi persero tutto quello che possedevano In Croazia, mentre nessun croato perse nulla di proprio in Serbia. Mia nonna paterna era una meravigliosa croata di Spalato e mio padre, suo figlio, in quanto anche il figlio di un serbo, mio nonno, si vedrà portare via, durante gli anni 90 del secolo scorso diverse proprietà che poi gli furono restituite, dopo anni e nelle condizioni fatiscenti, soltanto perché la Croazia era obbligata a farlo dalla UE.
Non solo questo orribile crimine di pulizia etnica non viene mai nominato dai vertici croati, ma, anzi, loro proprio in questi giorni celebrano questa operazione come una festa nazionale e questo nel totale silenzio della UE che fa finta di non sapere, come anche per tanti altri crimini che subirono i serbi in Bosnia e di cui non conviene ricordare per non turbare la narrativa ufficiale dell'epoca.
Tutto ciò è ingiusto e stomachevole. Fa venire la rabbia e un senso di impotenza e ancora di più fa venire la voglia di resistere a testa alta nonostante la menzogna di cui la propaganda occidentale si è sempre servita alla pari di qualsiasi autocrazia contro la quale poi hanno pure il coraggio di puntare il dito.
Bisogna sempre perdonare e andare avanti e cercare di essere sempre i costruttori di pace, però non si può e non si deve dimenticare!
PS: Io mi ricordo di queste colonne quando sono arrivate ai ridossi di Belgrado. Avevo 16 anni e le ho viste purtroppo con i miei occhi.
Lidija





4 agosto 1995: sono circa le 4 del mattino quando l'aviazione USA attacca per la prima volta le postazioni Serbe a difesa della Krajina. Passa poco più di un'ora, è l'alba e sono le 5:05 quando due MiG-21 della CAF (l'aviazione croata) sorvolano il cielo di Knin svegliando di colpo la popolazione. Passano pochi minuti sono le 5:19 quando altri MiG dell'aviazione croata sorvolano Knin iniziando a bombardarla dando così il via all'operazione oluja dell'esercito croato avente come obiettivo l'occupazione delle regioni a maggioranza Serba della Krajina, Nord Dalmazia, Kordun, Banija e Lika.
Una forza composta da 130.000 soldati croati con il supporto di 5.000 soldati bosgnacchi, di circa 100 soldati NATO e dell'aviazione NATO attaccarono la Repubblica Serba di Krajina difesa soltanto da 20.000 uomini che non avevano alcuna possibilità di rifornimenti e di supporto.
Tratto da Riponderare i Balcani







4 agosto 1995 – Dopo raid aerei Usa sulle postazioni missilistiche serbe, condotti da aerei senza pilota decollati dall’isola di Brač, alle 5,00 l’esercito croato lancia l’Operacija Oluja (Operazione Tempesta) per la riconquista dei

territori della Krajina. Le forze Onu sono avvertite che sta per iniziare un’operazione per “ristabilire la Costituzione, la legge e l’ordine”. Un esercito di 200.000 uomini, di cui 120.000 mobilitati nei giorni precedenti, rioccupa il territorio, ripulendolo dell’intera popolazione, che abbandona i campi, le case, ogni bene, perfino pasti sulla tavola, per raggiungere con auto, trattori e altri mezzi la Bosnia e la Serbia. Si oppone una forza serba a malapena di 60.000 uomini, di cui 20.000 inadatti alla battaglia. Mentre le artiglierie e i carri armati sputano sui serbi tonnellate di granate e dal cielo li martellano gli aerei della Nato, decollati dalla portaerei Roosevelt nell’Adriatico, Radio Zagabria diffonde un ipocrita messaggio di Tudjman, il “Supremo” croato,
che invita le popolazioni serbe a restare nelle loro case e a non aver paura.
Coloro che accolgono l’invito finiscono di lì a poco trucidati. Molti sono uccisi lungo la strada, mitragliati da terra e dal cielo o vittime di sassaiole e linciaggi mentre attraversano i territori croati. L’operazione si rivela la più imponente, in termini di impiego di uomini e mezzi, dall’inizio del conflitto.
Due Caschi blu polacchi dell’Uncro, la missione di pace delle Nazioni Unite, sono feriti, mentre un militare danese è ucciso da un tank croato nei pressi di Petrinja, probabilmente per essersi opposti all’occupazione di una postazione Onu. Le milizie di Knin, impreparate all’attacco, si ritirano verso
Banja Luka.
Bruno Maran

5 agosto 1995 - L’Armata croata Hvo si rende protagonista di una delle operazioni di “pulizia etnica” più rilevanti di tutto il periodo 1991-1995.
Nella Krajina, le milizie croate del gen. Ante Gotovina, spesso drogate e ubriache, compiono, nei giorni e nelle settimane successive, atrocità contro i civili serbi rimasti. Le truppe di “liberazione” entrano nelle deserte cittadine di Drniš, Vrlika, Kijevo, Benkovac, in certi punti superando persino il confine bosniaco. Zagabria impiega uno speciale reparto antiterrorismo chiamato Granadierine, i cui appartenenti portano sulla divisa un dragone rosso. Le forze serbo-bosniache sono costrette ad arretrare. Il generale bosniaco mussulmano Dudaković dopo furiosi combattimenti a Ličko Petrovo Selo stringe la mano al collega croato Mareković sul ponte di Trzačka Rastela, che scavalca il fiume Korana, il confine tra Bosnia e Croazia.
Soldati croati sparano contro una posizione Onu tenuta da militari cechi, ne feriscono cinque, due muoiono dissanguati perché i croati ne impediscono l’evacuazione.
Si stima che 200-250mila serbi siano obbligati alla fuga davanti all’esercito croato. I fondati timori di una “contro-pulizia etnica”, costringono alla fuga migliaia di civili serbi. Secondo Amnesty International, tutte le case abitate dai serbi sono saccheggiate, un terzo dato alle fiamme e interi villaggi distrutti. Gli 8mila chilometri quadrati della Krajina, della Slavonia occidentale e della Dalmazia tornano sotto il controllo croato dopo quattro anni, anche grazie agli accordi segreti tra Zagabria, Belgrado e Washington. Nonostante gli appelli del leader serbo della Krajina Martić e di quello serbo-bosniaco Karadžić, Milošević ordina all’Armata federale di rimanere inattiva di fronte
all’offensiva croata, che sfonda ovunque e conquista Knin, dove sono catturati anche 200 soldati Onu. Un debole corridoio umanitario sarà approntato, per tacitare le deboli riprovazioni del Consiglio di Sicurezza e il richiamo del Gruppo di Contatto. Le reazioni all’Operazione Oluja-Tempesta sono molteplici e di segno diverso. Mentre Russia e Unione europea condannano
l’offensiva, gli Usa dichiarano di comprenderla e giustificarla perché elemento decisivo per la stabilizzazione dei Balcani. Si prospetta una divisione del territorio bosniaco tra la parte serba e quella croato-musulmana. Un ufficiale di collegamento croato racconta alla stampa che alcune settimane prima il gen.Vuono della Mpri ha avuto un incontro segreto nell’isola di Brioni con il gen Červenko, capo di Stato maggiore croato, l’architetto
della campagna di Krajina. Nei giorni che hanno preceduto l’attacco si sono tenute almeno dieci riunioni tra il gen.Vuono e gli ufficiali croati che pianificavano l’operazione. Il 5 agosto, giorno della presa della capitale della Repubblica serba di Krajina, Knin, è festa nazionale in Croazia.
Bruno Maran

10 agosto 1995 – Ucciso dai croati il giornalista della Bbc John Scoefield, mentre con tre colleghi riprendeva un villaggio in fiamme tra Karlovac e Bihać; la scusa è aver scambiato la telecamera per un’arma. La Krajina è sigillata ai giornalisti stranieri, facilitando le efferatezze.
Un ufficiale della Difesa territoriale serba dichiara a Paolo Rumiz de Il Piccolo di Trieste che la gente serba ha iniziato a fuggire immediatamente con l’inizio dell’Operazione Oluja.
Bruno Maran

Il 5 agosto, giorno della presa della capitale della Repubblica serba di Krajina Knin è festa nazionale in Croazia.
6 agosto1995 – Le milizie croate dell'HVO entrano a Petrinja, Kostajnica, Vrginmost, subito ribattezzata Gvozd, Korenica, Slunj, Plitvice, Cetingrad, Ubdina e altre località. Resistono ancora Glina e Topuško. Nella Knin conquistata sono centinaia i morti, decine le case distrutte, 30.000 i civili serbi che fuggono.
Il generale musulmano Dudaković ordina d’incendiare i villaggi serbi della Krajina occidentale nelle zone di Sanski Most, Petrovac, Kljuć. Radio Zagabria annuncia che “la cosiddetta Krajina” non esiste più.
Proprio a Knin il 17 agosto ‘90 iniziava la ribellione dei serbi di Croazia contro le autorità di Zagabria e migliaia di croati furono cacciati dalle loro case o uccisi dalla “pulizia etnica” serba.
Le 18,00 segnano la fine dell’Operacija Oluja. Tuđman, dall’alto della fortezza turco-veneta di Knin, può esclamare: “Finalmente il tumore serbo è stato strappato dalla carne croata!”. I neo-ustaša scandiscono, interrompendolo: “Ante, Ante”, esaltando i loro due “eroi”
Uno è Ante Pavelić, il podglavnik.
L’altro è Ante Gotovina, comandante del settore sud dell’Operazione. La sua immagine, riprodotta su centinaia di magliette e su grandi fotografie è offerta provocatoriamente per le strade di Knin, dove si cantano inni fascisti, sventolando stendardi nero-teschiati. Una gigantografia di Gotovina è piantata sulla pietraia carsica. Diventerà l’“eroe” fuggiasco, in quanto ricercato dal Tpiy per crimini di guerra e contro l’umanità commessi contro la popolazione serba. Gotovina è accusato della morte di 150 civili serbi e, con altri membri dI 200mila serbi della Krajna.
Bruno Maran

10 dicembre 1999: muore a Zagabria Franjo Tuđman. Figura controversa nello scacchiere balcanico di lui possiamo sicuramente dire che è stato:
- un criminale di guerra come sentenziato dall'ICTY;
- un pericoloso filo-nazista alla ricerca della costituzione di uno stato croato puramente etnico;
- un nostalgico del NDH, lo stato indipendente croato fantoccio della Germania nazista ed unico momento storico nel quale ci si accorse della loro esistenza, dal quale riprese simbologie, inni e moneta;
un antisemita, famosa la sua frase "che per fortuna nè lui nè sua moglie erano ebrei" o come nel suo libro Bespuća povijesne zbiljnosti dove scrisse che "gli ebrei avevano ricoperto una posizione privilegiata a Jasenovac e in realtà tenevano nelle loro mani la gestione dei detenuti del campo fino al 1944";
- un minimalista dell'Olocausto, sempre nel suddetto libro scrisse che "il numero di morti ebraici durante la Seconda Guerra Mondiale era più vicino al milione rispetto al numero più citato di 6 milioni.";
- un dittatore, il suo mandato come presidente è stato criticato come autoritario dalla maggior parte degli osservatori che osservarono che "tra sano nazionalismo e sciovinismo, scelse lo sciovinismo; tra economia di libero mercato e clientelismo, scelse quest'ultimo. Invece del culto della libertà, scelse il culto dello stato. Tra modernità e apertura al mondo, ha scelto il tradizionalismo; una scelta fatale per un piccolo Stato come la Croazia che ha bisogno di aprire per il bene dello sviluppo";
- un pregiudicato, essendo stato arrestato 3 volte durante la sua vita;
- un mafioso, sono ampiamente noti e documentati i legami della famiglia Tuđman con la mala del Brenta;
- un plagiatore, nel dicembre 1966, Ljubo Boban accusò Tuđman di plagio, affermando che Tuđman aveva compilato quattro quinti della sua tesi di dottorato, "La creazione della Jugoslavia socialista", dal lavoro di Boban. Boban ha offerto prove conclusive alla sua affermazione da articoli pubblicati in precedenza sulla rivista Forum e il resto dalla tesi di Boban. Tuđman fu poi espulso dall'Istituto e costretto a ritirarsi nel 1967.
- un doppiogiochista, marzo 1991 accordo di Karadjordjevo con Slobodan Milosevic per la spartizione della Bosnia Erzegovina tra Serbia e Croazia - dopo appena un anno le forze croate e musulmane si alleano in chiave anti-Serba - nel giugno dello stesso anno le forze croate rompono l'alleanza e attaccano la Bosnia creando la fallimentare Herceg-Bosnia e poi ancora anche dopo gli accordi Dayton del 1995 Tuđman cercò un accordo con Karadžić per una spartizione di "influenze" in Bosnia Erzegovina.
È stato questo personaggio qua


L'USO DI ARMI CHIMICHE IN CROAZIA

I massacri condotti nell'ambito dell'operazione Storm "hanno preparato il terreno" per la "pulizia etnica" di almeno 180.000 serbi della Krajina (secondo le stime del Comitato croato di Helsinki e di Amnesty International). Secondo altre fonti, il numero delle vittime della pulizia etnica in Krajina era molto maggiore.

Inoltre, ci sono prove dell'uso di armi chimiche nella guerra civile jugoslava (1991-95).36 Sebbene non vi siano prove certe dell'uso di armi chimiche contro i serbi croati, un'indagine in corso da parte del ministro della Difesa canadese (avviata nel luglio 1999) indica la possibilità di avvelenamento tossico dei caschi blu canadesi durante il servizio in Croazia tra il 1993 e il 1995:

"C'era odore di sangue nell'aria durante la scorsa settimana quando i media hanno percepito che si stava svolgendo un grave scandalo all'interno del Dipartimento della Difesa Nazionale sulle cartelle cliniche di quei canadesi che hanno prestato servizio in Croazia nel 1993. Accuse di documenti distrutti, un insabbiamento, un ministro difensivo e alti ufficiali…”37

Il comunicato ufficiale del Dipartimento della Difesa Nazionale (DND) fa riferimento alla possibilità di una "contaminazione del suolo" tossica a Medak Pocket nel 1993 (vedi sotto). Era "contaminazione del suolo" o qualcosa di molto più serio? L'indagine penale della Royal Canadian Mounted Police (RCMP) si riferisce alla distruzione di cartelle cliniche di ex forze di pace canadesi da parte del DND. In altre parole, il DND aveva qualcosa da nascondere? Rimane il problema su quali tipi di proiettili e munizioni siano stati utilizzati dalle forze armate croate


OPERAZIONE TEMPESTA: IL CONTO DEL REGIMENTO REALE CANADESE

Prima dell'assalto, la radio croata aveva precedentemente trasmesso un messaggio del presidente Franjo Tudjman, invitando "i cittadini croati di etnia serba... a rimanere nelle loro case e a non temere le autorità croate, che rispetteranno i loro diritti delle minoranze".38 Caschi blu canadesi del Secondo Battaglione del 22° Reggimento Reale ha assistito alle atrocità commesse dalle truppe croate nell'offensiva della Krajina nel settembre 1995:

“Ogni serbo che non era riuscito a evacuare le proprie proprietà veniva sistematicamente “ripulito” dagli squadroni della morte itineranti. Ogni animale abbandonato è stato macellato e ogni famiglia serba è stata saccheggiata e data alle fiamme».39

Confermata anche dalle forze di pace canadesi è stata la partecipazione di mercenari tedeschi all'operazione Storm:

“Subito dietro le truppe da combattimento croate in prima linea e i mercenari tedeschi, un gran numero di estremisti della linea dura si era spinto nella Krajina. …Molte di queste atrocità sono state commesse all'interno del settore canadese, ma poiché le forze di pace sono state presto informate dalle autorità croate, l'ONU non aveva più alcuna autorità formale nella regione.”40

Il modo in cui i mercenari tedeschi furono reclutati non fu mai rivelato ufficialmente. Un'indagine della Commissione per i diritti umani delle Nazioni Unite (UNHRC) ha confermato che i mercenari stranieri in Croazia in alcuni casi erano stati "pagati [e presumibilmente reclutati] al di fuori della Croazia e da terze parti".41

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