E' stato riconosciuto post mortem dal Tribunale penale per la ex Jugoslavia membro chiave di un gruppo criminale che intendeva conquistare con la violenza una parte del paese confinante della Bosnia ed Erzegovina, in particolare eliminandone la popolazione musulmana attraverso la commissione di crimini di guerra e contro l'umanità. Inoltre lo stesso propugnava l'eliminazione di ogni presenza serba nella Krajina così commettendo atti considerati crimini di guerra
I serbofobici cercano di cambiare continuamente la pagina di Wikipedia
Krajina 1995: “Sve čisto” (Tutto pulito) - non c'è più un serbo in Croazia disse il criminale Tudjman
Bosnia, condannati i vertici della Grande Croazia e Franjo Tudman
Confermata in appello la responsabilità criminale di Tudman
Criminali di guerra ancora visti come eroi ,
Non dimenticate il crimine croato di Oluja
Croazia: tolleranza per il saluto fascista
Il Punto di Giulietto Chiesa: il Tribunale dell’Aja scagiona Milosevic.
Il Tribunale dell’Aja ha inoltre stabilito che a quella impresa criminale avevano preso parte anche l’allora presidente della Croazia Franjo Tuđman, il ministro della Difesa croato Gojko Šušak e il capo di Stato maggiore dell’Esercito croato Janko Bobetko.
10 dicembre 1999: muore a Zagabria Franjo Tuđman
Gli imputati in questione sono sei croato-bosniaci (il “sestetto”, come lo si definisce nella stampa croata) che furono i massimi esponenti, politici e militari, della Comunità Croata di Herceg-Bosna. Si trattava di una entità nel sud della Bosnia-Erzegovina auto-proclamata nel 1991, priva di riconoscimento internazionale e poi disciolta nel 1994. I sei leader dell’Herceg-Bosna sono stati giudicati responsabili di una “impresa criminale congiunta” (Joint Criminal Enterprise) che, secondo la sentenza, aveva l’obiettivo di costituire una “Grande Croazia”, annettendo dunque la Herceg-Bosnia allo stato croato, con l’esplicito accordo del governo di Zagabria. Lo strumento per realizzare la “Grande Croazia” consisteva nell’espulsione di cittadini bosgnacchi con atti contro l’umanità quali uccisioni, deportazioni, violenze sessuali e la distruzione di proprietà, commessi sistematicamente tra il 1992 ed il 1994 in Bosnia-Erzegovina.
Il verdetto di primo grado, che arriva dopo sette anni di processo, segna un importante precedente per la storia e la giustizia internazionale. Per la prima volta, infatti, si sancisce la responsabilità della Croazia, e in particolare dell’allora presidente Franjo Tudjman, nei crimini di guerra che hanno segnato le guerre jugoslave degli anni novanta. Tudjman, insieme al ministro della difesa croato Gojko Šušak, al Presidente della Herceg-Bosna Mate Boban (tutti e tre morti tra il 1997 e il 1999) e al “sestetto” dei condannati, è esplicitamente indicato nella sentenza per aver preso parte all’impresa criminale comune a danno dei cittadini bosgnacchi. Nel testo si afferma, infatti, che sin dal dicembre 1991 (cioé, significativamente, prima ancora dell’inizio della guerra in Bosnia-Erzegovina, scoppiata nell’aprile 1992) Croazia ed Herceg-Bosna concordarono l’obiettivo di creare un’unica entità politica, alterando la composizione etnica – cioé forzando l’espulsione della popolazione non-croata dalla regione.
BOSNIA: Condannati all’Aja i vertici della "Grande Croazia". E Franjo Tudjman
L’implicazione della Croazia nel conflitto in Bosnia Erzegovina era uno dei punti cruciali, e più attesi, della sentenza. La sentenza di primo grado aveva riconosciuto Franjo Tuđman come membro fondamentale dell’azione criminale associata che, attraverso la pulizia etnica, mirava a costruire un’entità politica che si sarebbe annessa più o meno direttamente alla Croazia.
Il secondo grado ha confermato pienamente questo giudizio, che ormai alcuni considerano come una sorta di simbolica messa in accusa (se non di condanna) postuma del Tribunale a Tuđman, morto nel 1999 e da tempo eletto a padre della patria dalla destra croata, al potere dal 2015 a oggi e a lungo durante la transizione.
BALCANI: L’ Aja condanna il sestetto della Herceg Bosna
Riconoscere la responsabilità diretta delle istituzioni di Zagabria significa affermare la natura internazionale del conflitto, e potrebbe rilegittimare la visione della guerra in Bosnia Erzegovina come “di aggressione” anziché (o più che) “civile”, con importanti ripercussioni nell’interpretazione storica e nell’eventualità di future riparazioni simboliche e giudiziarie.
Questa formulazione mette la Croazia in imbarazzo anche rispetto alla Serbia, il cui coinvolgimento nel conflitto bosniaco è stato appena accennato nella sentenza Mladić e verrà riesaminato nel processo in carico al MICT (Meccanismo residuale) ai danni degli ufficiali Stanišić e Simatović, ma finora non è mai stato individuato così esplicitamente come nelle due sentenze Prlić.
Aja: condanna per il sestetto della Herceg Bosna
A capo dell’impresa criminale, secondo i giudici, c’era il primo presidente della Croazia Franjo Tuđman che nel 1992-1994 aveva accordato coi leader di cui sopra le azioni di pulizia etnica a danno della popolazione bosgnacca. Nel verdetto si dice che intendevano di “rimuovere definitivamente e pulire etnicamente i bosniaco musulmani e altri non croati dal territorio dell’allora appena stabilita repubblica di Herceg Bosna, che in seguito avrebbe dovuto far parte della “Grande Croazia”.
L'ombra di Tuđman sulla condanna ai vertici della Herceg Bosna
Moriva
esattamente l’11 marzo 2006, fa nel carcere dell'Aia, Slobodan Milosevic. Nel
gennaio del 2006, pochi mesi prima vi era stato uno scandalo, quando nelle
analisi del sangue era stato rilevato l'antibiotico Rifampicin, farmaco che
neutralizzava l'effetto dei medicinali che Milosevic utilizzava per la
cardiopatia di cui soffriva.
Della presenza di tale farmaco nel suo sangue
Milošević si era lamentato in una lettera inviata al ministro degli
esteri russo, inoltre aveva chiesto di essere ricoverato presso una clinica
specializzata a Mosca.
Tutto ciò
ovviamente gli è stato negato.
Inoltre Milosevic, poco prima della sua morte
aveva espresso timori che lo stessero avvelenando.
Bastano queste poche righe per comprendere che la
sua morte non è stata un incidente.
Era l'unico modo per "vincere" contro un
uomo che non potevano piegare alla loro brama espansionistica, ma era anche un
modo per tappargli la bocca, visto che aveva osato umiliare l'intero tribunale
penale internazionale che ha dovuto far cadere tutte le accuse anni dopo la sua
morte per mancanza di prove.
Nonostante tutto, contro tutti e contro ogni
avversità, ha vinto!
In quei territori, come ha scritto Scotti nel suo libro Croazia, operazione Tempesta, (pubblicato a Roma nel 1996 dalla Gamberetti Editrice con prefazione di chi scrive), «fu cacciata quasi interamente la popolazione serba che vi abitava da secoli, fu attuata una radicale e sanguinosa pulizia etnica in Croazia». A sedici anni di distanza i seguaci di estrema destra della lista croata chiedono vendetta ovvero l’«eliminazione» di Giacomo Scotti. Come se non bastassero le minacce, quelli del Hrvatski List sono intervenuti anche sulle pagine croate di Wikipedia inserendo una nuova pagina di calunnie e di vergognose accuse contro lo scrittore italiano per il quale l’espressione meno oltraggiosa usata è quella di «omiciattolo». Ne è stata pertanto modificata e falsificata la biografia e presentato con questi attributi: fascista, comunista, fascista rosso, esponente dell’irredentismo italiano, traditore della Croazia. Con una interpellanza al comune di Fiume-Rjeka, che nel 2008 assegnò a Scotti il premio Città di Fiume per l’opera omnia in letteratura e per avere conseguito all’amicizia tra i popoli delle due sponde dell’Adriatico, l’esponente dei «difensori della patria» Cedo Butkovic ha chiesto l’annullamento di quel riconoscimento dato «al peggiore nemico della Croazia».
I fascisti croati minacciano di morte lo scrittore Giacomo Scotti
Giornalista, scrittore, poeta, l'intellettuale di frontiera con doppia cittadinanza italo-croata, Giacomo Scotti vive sotto minaccia di morte. Il giornale on-line dell'estrema destra neoustascia croata, Hrvatski List, ha pubblicato a fine dicembre un articolo del periodico zagabrese Hrvatsko Slavo in cui si accusa Giacomo Scotti, insieme ad altri – tra cui l'ex capo di Stato Stipe Mesic e l'attuale presidente Ivo Josipovic – di essere filo comunista e nemico dei croati. «Finalmente - scrive l'autore del testo di minacce, Josko Celan - gli ultimi generali croati accusati di crimini nella Krajina sono stati liberati e sono tornati a casa. Ora devono pagare coloro i quali li hanno accusati, è giunta l'ora di punire i nemici della Croazia».
Il giornalista e scrittore Giacomo Scotti minacciato di morte
Giacomo Scotti è uno scrittore italiano che dal 1947 vive tra Trieste, l’Istria e Fiume. Eppure adesso ha paura ad uscire di casa, perché c’è chi in Croazia lo vuole morto. «Già a Zagabria o a Spalato non posso mettere piede – ci racconta – perché, se mi riconoscono, mi fanno fuori». Infatti, tra i nemici dei neo-ustascia, estrema destra croata, prima di Stipe Mesić, l’ex capo dello Stato, e di Ivo Josipoić, attuale presidente, tutti definiti “filocomunisti”, viene Giacomo Scotti, che adesso ha 85 anni e alle spalle più di cento pubblicazioni, tra narrativa, saggistica e poesia.
GIACOMO SCOTTI, LA MORTE VIEN DALLA CROAZIA
Ci risiamo. Lo scrittore e intellettuale di frontiera Giacomo Scotti è di nuovo minacciato di morte. Drammatica la sua mail al nostro giornale: «La mia vita è in pericolo - scrive - il sito internet dell'estrema destra neoustascia croata-il hkv hr/hrvatski ha diffuso il 24 dicembre un articolo del periodico zagabrese Hrvatsko Slovo (Verbum Croaticum) nel quale vengo seppellito sotto una valanga di odio e mi si minaccia di "eliminazione"». La "colpa" di Scotti risale addirittura al 1996 quando pubblicò a Roma il libro-diario "Croazia-Operazione tempesta" in cui denunciò i crimini compiuti nella Krajina dall'esercito croato di Tudjman quali uccisioni di persone anziane e incendi di case abitate dai serbi, il tutto all'indomani della cosiddetta liberazione di quella regione abitata dai serbi. «Finalmente - scrive l'autore del testo di minacce, Josko Celan - gli ultimi generali croati accusati di crimini nella Krajina sono stati liberati e sono tornati a casa (i generali Ante Gotovina e Mladen Marka› ndr.). Ora devono pagare coloro i quali li hanno accusati, è giunta l'ora di punire i nemici della Croazia». Segue un elenco di nomi tra cui quello di Giacomo Scotti definito come «un traditore dei croati» e «un bastardo italo-serbo». Scotti è comunque in "buona" compagnia visto che nell'elenco dei punibili ci sono anche l'ex capo dello Stato croato Stipe Mesi„ e l'attuale presidente Ivo Josipovi„, entrambi definiti «filocomunisti»
Denunciò i crimini croati, teme per la vita
La campagna neofascista contro di lui, cominciata alla fine dell’anno appena trascorso, fatta «scoppiare» alla vigilia di Natale con il coinvolgimento dei vertici della città di Fiume-Rjeka, continua e si intensifica in queste prime settimane dell’anno nella forma di una vera e propria battuta di caccia intrapresa dagli estremisti del nazionalismo croato. Sul portale on-line del Hrvatski List, settimanale di estrema destra, si va allungando l’elenco di coloro, per lo più celati sotto pseudonimi o cosiddetti nomi di battaglia, che additano in Scotti «il più grande nemico della Croazia al di qua e al di là del fiume Drjina», chiedendo la sua lustracija, sostantivo che vuole dire, letteralmente, epurazione, eliminazione, liquidazione, annullamento.
I fascisti croati minacciano di morte lo scrittore Giacomo Scotti
Secondo quanto riportato da il Piccolo di Trieste, infatti, il gruppo dell’estrema destra croata Hkv hr/hrvatski ha pubblicato sul suo sito internet un articolo in cui si accusa, tra gli altri, lo scrittore italo-istriano Giacomo Scotti di essere filo-comunista e nemico dei croati. L’articolo, apparso sul periodico zagabrese Hrvatsko Slovo il 27 dicembre scorso, elencava una lista di nemici della Croazia colpevoli di aver parlato di pulizia etnica dei serbi da parte dell’esercito croato durante l’invasione della Krajina, regione che da quasi quattro secoli era abitata da una popolazione di circa 300.000 serbi. Il reato di Scotti consisterebbe nell’aver fornito nel suo libro Croazia. Operazione Tempesta, pubblicato nel 1996, una dettagliata descrizione dei crimini compiuti dall’esercito croato di Tudjman guidato dai generali Ante Gotovina e Mladen Markac, recentemente assolti dopo la condanna per crimini di guerra dal Tribunale Penale Internazionale per l’ex Jugoslavia. Scotti racconta come durante l’operazione Tempesta i civili serbi vennero costretti alla fuga, le loro auto e il loro bestiame vennero rubati, le case saccheggiate e occupate da ufficiali dell’esercito croato. Una ricostruzione storica non accettata dai neo-ustascia, che vedono in Gotovina e Markac non solo degli eroi nazionali, ma dei veri e propri salvatori della patria.
Tensioni mai sopite tra Croazia e Italia. Giacomo Scotti minacciato dai neo-ustascia
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