giovedì 4 agosto 2022

Franjo Tuđman riconosciuto criminale in tutti i gradi di giudizio

 




E' stato riconosciuto post mortem dal Tribunale penale per la ex Jugoslavia membro chiave di un gruppo criminale che intendeva conquistare con la violenza una parte del paese confinante della Bosnia ed Erzegovina, in particolare eliminandone la popolazione musulmana attraverso la commissione di crimini di guerra e contro l'umanità. Inoltre lo stesso propugnava l'eliminazione di ogni presenza serba nella Krajina così commettendo atti considerati crimini di guerra 

I serbofobici cercano di cambiare continuamente la pagina di Wikipedia 




Krajina 1995: “Sve čisto” (Tutto pulito) - non c'è più un serbo in Croazia disse il criminale Tudjman

Franjo Tudman in Wikipedia 

Bosnia, condannati i vertici della Grande Croazia e Franjo Tudman 

Confermata in appello la responsabilità criminale di Tudman

Criminali di guerra ancora visti come eroi   ,  

Perchè Milosevic è innocente

Non dimenticate il crimine croato di Oluja

Croazia: tolleranza per il saluto fascista

Il Punto di Giulietto Chiesa: il Tribunale dell’Aja scagiona Milosevic.




Il Tribunale dell’Aja ha inoltre stabilito che a quella impresa criminale avevano preso parte anche l’allora presidente della Croazia Franjo Tuđman, il ministro della Difesa croato Gojko Šušak e il capo di Stato maggiore dell’Esercito croato Janko Bobetko.





10 dicembre 1999: muore a Zagabria Franjo Tuđman



Gli imputati in questione sono sei croato-bosniaci (il “sestetto”, come lo si definisce nella stampa croata) che furono i massimi esponenti, politici e militari, della Comunità Croata di Herceg-Bosna. Si trattava di una entità nel sud della Bosnia-Erzegovina auto-proclamata nel 1991, priva di riconoscimento internazionale e poi disciolta nel 1994. I sei leader dell’Herceg-Bosna sono stati giudicati responsabili di una “impresa criminale congiunta” (Joint Criminal Enterprise) che, secondo la sentenza, aveva l’obiettivo di costituire una “Grande Croazia”, annettendo dunque la Herceg-Bosnia allo stato croato, con l’esplicito accordo del governo di Zagabria. Lo strumento per realizzare la “Grande Croazia” consisteva nell’espulsione di cittadini bosgnacchi con atti contro l’umanità quali uccisioni, deportazioni, violenze sessuali e la distruzione di proprietà, commessi sistematicamente tra il 1992 ed il 1994 in Bosnia-Erzegovina.




Il verdetto di primo grado, che arriva dopo sette anni di processo, segna un importante precedente per la storia e la giustizia internazionale. Per la prima volta, infatti, si sancisce la responsabilità della Croazia, e in particolare dell’allora presidente Franjo Tudjman, nei crimini di guerra che hanno segnato le guerre jugoslave degli anni novanta. Tudjman, insieme al ministro della difesa croato Gojko Šušak, al Presidente della Herceg-Bosna Mate Boban (tutti e tre morti tra il 1997 e il 1999) e al “sestetto” dei condannati, è esplicitamente indicato nella sentenza per aver preso parte all’impresa criminale comune a danno dei cittadini bosgnacchi. Nel testo si afferma, infatti, che sin dal dicembre 1991 (cioé, significativamente, prima ancora dell’inizio della guerra in Bosnia-Erzegovina, scoppiata nell’aprile 1992) Croazia ed Herceg-Bosna concordarono l’obiettivo di creare un’unica entità politica, alterando la composizione etnica – cioé forzando l’espulsione della popolazione non-croata dalla regione.

BOSNIA: Condannati all’Aja i vertici della "Grande Croazia". E Franjo Tudjman



L’implicazione della Croazia nel conflitto in Bosnia Erzegovina era uno dei punti cruciali, e più attesi, della sentenza. La sentenza di primo grado aveva riconosciuto Franjo Tuđman come membro fondamentale dell’azione criminale associata che, attraverso la pulizia etnica, mirava a costruire un’entità politica che si sarebbe annessa più o meno direttamente alla Croazia.

Il secondo grado ha confermato pienamente questo giudizio, che ormai alcuni considerano come una sorta di simbolica messa in accusa (se non di condanna) postuma del Tribunale a Tuđman, morto nel 1999 e da tempo eletto a padre della patria dalla destra croata, al potere dal 2015 a oggi e a lungo durante la transizione.

BALCANI: L’ Aja condanna il sestetto della Herceg Bosna







Il 4 agosto 1995 l'esercito del generale croato Gotovina aveva dato l'inizio all'operazione "Tempesta" (Oluja) uccidendo circa 2.000 e espellendo circa 250.000 cittadini di origine serba dalla regione Krajina, sita all'est della odierna Croazia, che fino a quel giorno e da diversi secoli era popolata dai serbi, che ancora il papà di Maria Theresia e poi i suoi discendenti, avevano spostato, dal sud della Serbia odierna, a partire dal 16 secolo, per proteggere i confini dell'Impero Austro-Ungarico dalla minaccia dei turchi mussulmani. Fu un ruolo che i serbi hanno svolto benissimo per tre secoli fino alla dissoluzione dell'impero ottomano.
A titolo di esempio, la famiglia del famoso inventore e scienziato Nikola Tesla, a cui dobbiamo la corrente alternata che utilizziamo e il motore a propulsione elettrica, era composta proprio dai generali dell’esercito serbo impegnati a combattere i turchi per conto dell’esercito Austriaco e dai prelati serbo-ortodossi. La maggior parte dei suoi famigliari furono sterminati durante la Seconda guerra mondiale nel campo di concentramento di Jasenovac in quanto i croati durante la seconda guerra mondiale facevano parte dell’alleanza nazista e i serbi di quella degli alleati (Francia, Gran Bretagna, Stati Uniti e Russia).
Come dopo la Seconda guerra mondiale gli italiani persero le loro case in Istria, cosi durante la guerra degli anni 90 in ex Jugoslavia i serbi persero tutto quello che possedevano In Croazia, mentre nessun croato perse nulla di proprio in Serbia. Mia nonna paterna era una meravigliosa croata di Spalato e mio padre, suo figlio, in quanto anche il figlio di un serbo, mio nonno, si vedrà portare via, durante gli anni 90 del secolo scorso diverse proprietà che poi gli furono restituite, dopo anni e nelle condizioni fatiscenti, soltanto perché la Croazia era obbligata a farlo dalla UE.
Non solo questo orribile crimine di pulizia etnica non viene mai nominato dai vertici croati, ma, anzi, loro proprio in questi giorni celebrano questa operazione come una festa nazionale e questo nel totale silenzio della UE che fa finta di non sapere, come anche per tanti altri crimini che subirono i serbi in Bosnia e di cui non conviene ricordare per non turbare la narrativa ufficiale dell'epoca.
Tutto ciò è ingiusto e stomachevole. Fa venire la rabbia e un senso di impotenza e ancora di più fa venire la voglia di resistere a testa alta nonostante la menzogna di cui la propaganda occidentale si è sempre servita alla pari di qualsiasi autocrazia contro la quale poi hanno pure il coraggio di puntare il dito.
Bisogna sempre perdonare e andare avanti e cercare di essere sempre i costruttori di pace, però non si può e non si deve dimenticare!
PS: Io mi ricordo di queste colonne quando sono arrivate ai ridossi di Belgrado. Avevo 16 anni e le ho viste purtroppo con i miei occhi.
Lidija




La Corte ha stabilito che quello che avvenne fu un genocidio ad opera di singole persone, ma che lo Stato Serbo non può essere ritenuto direttamente responsabile per genocidio e complicità per i fatti accaduti nella guerra civile in Bosnia-Erzegovina dal 1992 al 1995, fra i quali rientra la strage di Srebrenica.





10 dicembre 1999: muore a Zagabria Franjo Tuđman. Figura controversa nello scacchiere balcanico di lui possiamo sicuramente dire che è stato:
- un criminale di guerra come sentenziato dall'ICTY;
- un pericoloso filo-nazista alla ricerca della costituzione di uno stato croato puramente etnico;
- un nostalgico del NDH, lo stato indipendente croato fantoccio della Germania nazista ed unico momento storico nel quale ci si accorse della loro esistenza, dal quale riprese simbologie, inni e moneta;
un antisemita, famosa la sua frase "che per fortuna nè lui nè sua moglie erano ebrei" o come nel suo libro Bespuća povijesne zbiljnosti dove scrisse che "gli ebrei avevano ricoperto una posizione privilegiata a Jasenovac e in realtà tenevano nelle loro mani la gestione dei detenuti del campo fino al 1944";
- un minimalista dell'Olocausto, sempre nel suddetto libro scrisse che "il numero di morti ebraici durante la Seconda Guerra Mondiale era più vicino al milione rispetto al numero più citato di 6 milioni.";
- un dittatore, il suo mandato come presidente è stato criticato come autoritario dalla maggior parte degli osservatori che osservarono che "tra sano nazionalismo e sciovinismo, scelse lo sciovinismo; tra economia di libero mercato e clientelismo, scelse quest'ultimo. Invece del culto della libertà, scelse il culto dello stato. Tra modernità e apertura al mondo, ha scelto il tradizionalismo; una scelta fatale per un piccolo Stato come la Croazia che ha bisogno di aprire per il bene dello sviluppo";
- un pregiudicato, essendo stato arrestato 3 volte durante la sua vita;
- un mafioso, sono ampiamente noti e documentati i legami della famiglia Tuđman con la mala del Brenta;
- un plagiatore, nel dicembre 1966, Ljubo Boban accusò Tuđman di plagio, affermando che Tuđman aveva compilato quattro quinti della sua tesi di dottorato, "La creazione della Jugoslavia socialista", dal lavoro di Boban. Boban ha offerto prove conclusive alla sua affermazione da articoli pubblicati in precedenza sulla rivista Forum e il resto dalla tesi di Boban. Tuđman fu poi espulso dall'Istituto e costretto a ritirarsi nel 1967.
- un doppiogiochista, marzo 1991 accordo di Karadjordjevo con Slobodan Milosevic per la spartizione della Bosnia Erzegovina tra Serbia e Croazia - dopo appena un anno le forze croate e musulmane si alleano in chiave anti-Serba - nel giugno dello stesso anno le forze croate rompono l'alleanza e attaccano la Bosnia creando la fallimentare Herceg-Bosnia e poi ancora anche dopo gli accordi Dayton del 1995 Tuđman cercò un accordo con Karadžić per una spartizione di "influenze" in Bosnia Erzegovina.
È stato questo personaggio qua.
Tratto da Riponderare i Balcani



«Certo, perché la sentenza ha confermato non solo le pene, ma anche quello che già era stato affermato in primo grado, cioè la responsabilità dei vertici dello Stato croato, di Zagabria, quindi di Franjo Tuđman. Quest’ultimo viene esplicitamente citato nella sentenza come uno dei membri di questa cosiddetta “azione criminale congiunta”, un capo d’imputazione creato dalla giurisprudenza dell’Aja per processare i criminali di guerra che non sono stati sul terreno a operare direttamente i crimini, ma che li hanno elaborati e pianificati dalla distanza. Nello specifico, si afferma che Tuđman ha avuto un ruolo nell’elaborazione di un piano per ripulire etnicamente quella parte di Bosnia ed Erzegovina, in particolare della regione dell’Erzegovina, la regione nel sud dello Stato la cui città principale è Mostar, che è anche la più conosciuta a livello internazionale. Lo scopo era “ripulire etnicamente” dalle popolazioni non croate, quindi i bosgnacchi e anche i serbi, tra l’altro, e annetterla poi in un secondo tempo alla Croazia».










La sentenza definitiva di condanna del TPI a carico dei sei leader politici e militari croato-bosniaci, conferma i crimini perpetrati contro la popolazione non croata e l’implicazione della Croazia nel conflitto in Bosnia. L'analisi di Alfredo Sasso, collaboratore di OBCT (4 dicembre 2017)



Alfredo Sasso, collaboratore di OBCT e Giovanni Vale, corrispondente di OBCT da Zagabria, alla trasmissione "Atlante" hanno inquadrato il significato della sentenza di condanna per crimini di guerra al sestetto dell’Herceg Bosna e le reazioni in Bosnia e Croazia (10 dicembre 2017)



Il secondo grado ha confermato pienamente questo giudizio, che ormai alcuni considerano come una sorta di simbolica messa in accusa (se non di condanna) postuma del Tribunale a Tuđman, morto nel 1999 e da tempo eletto a padre della patria dalla destra croata, al potere dal 2015 a oggi e a lungo durante la transizione.
La sentenza afferma esplicitamente che la Croazia è stata forza occupante in diverse municipalità della Bosnia Erzegovina, attraverso l’HVO in funzione di attore “proxy” strutturato. Rigettando gli argomenti a riguardo della difesa, si reitera il ruolo di Tuđman e dei vertici di Zagabria nell’associazione criminale. Si riafferma, infine, il ruolo decisivo di Slobodan Praljak come cerniera di collegamento tra Croazia e Herceg Bosna, in quanto svolgeva incarichi sia per la prima (assistente del ministero della Difesa e generale di Zagabria) che per la seconda (Capo di stato maggiore dell’HVO).

Riconoscere la responsabilità diretta delle istituzioni di Zagabria significa affermare la natura internazionale del conflitto, e potrebbe rilegittimare la visione della guerra in Bosnia Erzegovina come “di aggressione” anziché (o più che) “civile”, con importanti ripercussioni nell’interpretazione storica e nell’eventualità di future riparazioni simboliche e giudiziarie.

Questa formulazione mette la Croazia in imbarazzo anche rispetto alla Serbia, il cui coinvolgimento nel conflitto bosniaco è stato appena accennato nella sentenza Mladić e verrà riesaminato nel processo in carico al MICT (Meccanismo residuale) ai danni degli ufficiali Stanišić e Simatović, ma finora non è mai stato individuato così esplicitamente come nelle due sentenze Prlić.

Aja: condanna per il sestetto della Herceg Bosna


A capo dell’impresa criminale, secondo i giudici, c’era il primo presidente della Croazia Franjo Tuđman che nel 1992-1994 aveva accordato coi leader di cui sopra le azioni di pulizia etnica a danno della popolazione bosgnacca. Nel verdetto si dice che intendevano di “rimuovere definitivamente e pulire etnicamente i bosniaco musulmani e altri non croati dal territorio dell’allora appena stabilita repubblica di Herceg Bosna, che in seguito avrebbe dovuto far parte della “Grande Croazia”.

L'ombra di Tuđman sulla condanna ai vertici della Herceg Bosna



Moriva esattamente l’11 marzo 2006, fa nel carcere dell'Aia, Slobodan Milosevic. Nel gennaio del 2006, pochi mesi prima vi era stato uno scandalo, quando nelle analisi del sangue era stato rilevato l'antibiotico Rifampicin, farmaco che neutralizzava l'effetto dei medicinali che Milosevic utilizzava per la cardiopatia di cui soffriva.

Della presenza di tale farmaco nel suo sangue Milošević si era lamentato in una lettera inviata al ministro degli esteri russo, inoltre aveva chiesto di essere ricoverato presso una clinica specializzata a Mosca.

Tutto ciò ovviamente gli è stato negato.

Inoltre Milosevic, poco prima della sua morte aveva espresso timori che lo stessero avvelenando.

Bastano queste poche righe per comprendere che la sua morte non è stata un incidente.
Era l'unico modo per "vincere" contro un uomo che non potevano piegare alla loro brama espansionistica, ma era anche un modo per tappargli la bocca, visto che aveva osato umiliare l'intero tribunale penale internazionale che ha dovuto far cadere tutte le accuse anni dopo la sua morte per mancanza di prove.

Nonostante tutto, contro tutti e contro ogni avversità, ha vinto!


In quei territori, come ha scritto Scotti nel suo libro Croazia, operazione Tempesta, (pubblicato a Roma nel 1996 dalla Gamberetti Editrice con prefazione di chi scrive), «fu cacciata quasi interamente la popolazione serba che vi abitava da secoli, fu attuata una radicale e sanguinosa pulizia etnica in Croazia». A sedici anni di distanza i seguaci di estrema destra della lista croata chiedono vendetta ovvero l’«eliminazione» di Giacomo Scotti. Come se non bastassero le minacce, quelli del Hrvatski List sono intervenuti anche sulle pagine croate di Wikipedia inserendo una nuova pagina di calunnie e di vergognose accuse contro lo scrittore italiano per il quale l’espressione meno oltraggiosa usata è quella di «omiciattolo». Ne è stata pertanto modificata e falsificata la biografia e presentato con questi attributi: fascista, comunista, fascista rosso, esponente dell’irredentismo italiano, traditore della Croazia. Con una interpellanza al comune di Fiume-Rjeka, che nel 2008 assegnò a Scotti il premio Città di Fiume per l’opera omnia in letteratura e per avere conseguito all’amicizia tra i popoli delle due sponde dell’Adriatico, l’esponente dei «difensori della patria» Cedo Butkovic ha chiesto l’annullamento di quel riconoscimento dato «al peggiore nemico della Croazia».

I fascisti croati minacciano di morte lo scrittore Giacomo Scotti


Giornalista, scrittore, poeta, l'intellettuale di frontiera con doppia cittadinanza italo-croata, Giacomo Scotti vive sotto minaccia di morte. Il giornale on-line dell'estrema destra neoustascia croata, Hrvatski List, ha pubblicato a fine dicembre un articolo del periodico zagabrese Hrvatsko Slavo in cui si accusa Giacomo Scotti, insieme ad altri – tra cui l'ex capo di Stato Stipe Mesic e l'attuale presidente Ivo Josipovic – di essere filo comunista e nemico dei croati. «Finalmente - scrive l'autore del testo di minacce, Josko Celan - gli ultimi generali croati accusati di crimini nella Krajina sono stati liberati e sono tornati a casa. Ora devono pagare coloro i quali li hanno accusati, è giunta l'ora di punire i nemici della Croazia».

Il giornalista e scrittore Giacomo Scotti minacciato di morte


Giacomo Scotti è uno scrittore italiano che dal 1947 vive tra Trieste, l’Istria e Fiume. Eppure adesso ha paura ad uscire di casa, perché c’è chi in Croazia lo vuole morto. «Già a Zagabria o a Spalato non posso mettere piede – ci racconta – perché, se mi riconoscono, mi fanno fuori». Infatti, tra i nemici dei neo-ustascia, estrema destra croata, prima di Stipe Mesić, l’ex capo dello Stato, e di Ivo Josipoić, attuale presidente, tutti definiti “filocomunisti”, viene Giacomo Scotti, che adesso ha 85 anni e alle spalle più di cento pubblicazioni, tra narrativa, saggistica e poesia.

GIACOMO SCOTTI, LA MORTE VIEN DALLA CROAZIA


Ci risiamo. Lo scrittore e intellettuale di frontiera Giacomo Scotti è di nuovo minacciato di morte. Drammatica la sua mail al nostro giornale: «La mia vita è in pericolo - scrive - il sito internet dell'estrema destra neoustascia croata-il hkv hr/hrvatski ha diffuso il 24 dicembre un articolo del periodico zagabrese Hrvatsko Slovo (Verbum Croaticum) nel quale vengo seppellito sotto una valanga di odio e mi si minaccia di "eliminazione"». La "colpa" di Scotti risale addirittura al 1996 quando pubblicò a Roma il libro-diario "Croazia-Operazione tempesta" in cui denunciò i crimini compiuti nella Krajina dall'esercito croato di Tudjman quali uccisioni di persone anziane e incendi di case abitate dai serbi, il tutto all'indomani della cosiddetta liberazione di quella regione abitata dai serbi. «Finalmente - scrive l'autore del testo di minacce, Josko Celan - gli ultimi generali croati accusati di crimini nella Krajina sono stati liberati e sono tornati a casa (i generali Ante Gotovina e Mladen Marka› ndr.). Ora devono pagare coloro i quali li hanno accusati, è giunta l'ora di punire i nemici della Croazia». Segue un elenco di nomi tra cui quello di Giacomo Scotti definito come «un traditore dei croati» e «un bastardo italo-serbo». Scotti è comunque in "buona" compagnia visto che nell'elenco dei punibili ci sono anche l'ex capo dello Stato croato Stipe Mesi„ e l'attuale presidente Ivo Josipovi„, entrambi definiti «filocomunisti»

Denunciò i crimini croati, teme per la vita


La campagna neofascista contro di lui, cominciata alla fine dell’anno appena trascorso, fatta «scoppiare» alla vigilia di Natale con il coinvolgimento dei vertici della città di Fiume-Rjeka, continua e si intensifica in queste prime settimane dell’anno nella forma di una vera e propria battuta di caccia intrapresa dagli estremisti del nazionalismo croato. Sul portale on-line del Hrvatski List, settimanale di estrema destra, si va allungando l’elenco di coloro, per lo più celati sotto pseudonimi o cosiddetti nomi di battaglia, che additano in Scotti «il più grande nemico della Croazia al di qua e al di là del fiume Drjina», chiedendo la sua lustracija, sostantivo che vuole dire, letteralmente, epurazione, eliminazione, liquidazione, annullamento. 

I fascisti croati minacciano di morte lo scrittore Giacomo Scotti


Secondo quanto riportato da il Piccolo di Trieste, infatti, il gruppo dell’estrema destra croata Hkv hr/hrvatski ha pubblicato sul suo sito internet un articolo in cui si accusa, tra gli altri, lo scrittore italo-istriano Giacomo Scotti di essere filo-comunista e nemico dei croati. L’articolo, apparso sul periodico zagabrese Hrvatsko Slovo il 27 dicembre scorso, elencava una lista di nemici della Croazia colpevoli di aver parlato di pulizia etnica dei serbi da parte dell’esercito croato durante l’invasione della Krajina, regione che da quasi quattro secoli era abitata da una popolazione di circa 300.000 serbi. Il reato di Scotti consisterebbe nell’aver fornito nel suo libro Croazia. Operazione Tempesta, pubblicato nel 1996, una dettagliata descrizione dei crimini compiuti dall’esercito croato di Tudjman guidato dai generali Ante Gotovina e Mladen Markacrecentemente assolti dopo la condanna per crimini di guerra dal Tribunale Penale Internazionale per l’ex Jugoslavia. Scotti racconta come durante l’operazione Tempesta i civili serbi vennero costretti alla fuga, le loro auto e il loro bestiame vennero rubati, le case saccheggiate e occupate da ufficiali dell’esercito croato. Una ricostruzione storica non accettata dai neo-ustascia, che vedono in Gotovina e Markac non solo degli eroi nazionali, ma dei veri e propri salvatori della patria.

Tensioni mai sopite tra Croazia e Italia. Giacomo Scotti minacciato dai neo-ustascia


In Croazia era ritenuto il "padre" dell'indipendenza, il liberatore dal giogo della federazione jugoslava. Ma fuori dai confini, Tudjman è sempre stato considerato uno dei fautori di tutte le guerre balcaniche, l'artefice della dissoluzione della ex Jugoslavia e, dunque, una delle principali cause della creazione di un'accozzaglia di Stati in perenne conflitto tra loro. Nazionalista, nostalgico della "grande Croazia", Tudjman ha pensato soprattutto a costruirsi un'immagine da far amare ai connazionali, finendo inevitabilmente per isolare ancor di più¹ il suo Paese dal resto del mondo.

Un culto della propria identità  ingigantito dal conflitto con la Serbia del 1991 e da tutte quelle giovani vite spezzate i cui nomi adornano adesso i monumenti ai caduti sulle piazze dei villaggi e delle cittadine croate. Su questo sacrificio Tudjman ha regnato come un bambino felice di poter finalmente chiudere la porta e giocare da solo. Tanto che persino i successi della nazionale di calcio ai Mondiali del '98 (si fermò in semifinale contro la Francia) si sono trasformati in una sua vittoria personale. Una tecnica che egli ha sempre saputo usare con maestria in politica interna, arruolando gli idoli del calcio e del basket nella sua propaganda.

Muore il signore della guerra che sfasciò la Jugoslavia



Un giorno nella storia. L'inizio dell'Operazione Tempesta
28 anni fa iniziò l'Operazione Tempesta contro i serbi nella Repubblica Serba della Krajina (RSK), una repubblica indipendente sul territorio della Croazia, a sua volta già parte della Jugoslavia. In pochi giorni 1960 persone furono uccise o finirono disperse, oltre 220.000 abitanti furono espulsi.
L'azione era stata pianificata dai consulenti militari della società MPRI , con sede ad Alexandria, Virginia, USA. Centinaia di generali in pensione vi lavorarono.
L'aggressione è avvenuta nonostante la regione fosse sotto la protezione delle Nazioni Unite, e i rappresentanti della Krajina a Ginevra e Belgrado avessero accettato la proposta della comunità internazionale per una soluzione pacifica della situazione.
La decisione di avviare l'azione era stata presa nella ex villa di Josip Broz Tito a Brioni il 31 luglio 1995. L'allora presidente della Croazia, Franjo Tuđman, delineò l'obiettivo con le parole "Infliggere colpi tali da spazzare via i serbi". Accennò all'eliminazione del “fattore di interferenza”, sottolineando che l'eliminazione dell'elemento “straniero, storicamente isolato” avrebbe portato “conseguenze positive in termini di omogeneizzazione etnica”.
All'attacco parteciparono circa 130mila militari delle truppe croate. A loro si unirono circa 25mila militari dell'esercito della BiH. L'esercito della Krajina serba presumibilmente contava in quel momento circa 40mila persone.
I combattimenti iniziarono alle 5 del mattino del 4 agosto 1995 con feroci attacchi di artiglieria e razzi nelle regioni della Dalmazia settentrionale, Lika, Kordun e Banja. La prima linea di difesa delle truppe RKS fu sfondata in diversi punti. In serata iniziò l'evacuazione dei civili dalla Repubblica.
Il giorno successivo, 5 agosto, verso mezzogiorno, fu annunciato l'ingresso delle truppe croate nella capitale Knin. Quel giorno fu occupato la maggior parte del territorio dello Zagorje dalmata. Il resto fu preso entro il 7 agosto.
Molti civili che non ebbero il tempo di scappare furono uccisi. Secondo il Comitato Helsinki croato, 4.051 persone rimasero nell'area del Settore Sud, 600 delle quali furono uccise, senza contare il personale militare.
Tra i reati, un ruolo particolare è occupato dagli attacchi aerei sulle colonne di profughi. L'attacco più famoso avvenne il 7 agosto sulla strada per Petrovac, quando un aereo MiG-21 dell'aeronautica croata uccise 10 persone, tra cui quattro bambini. I feriti civili furono più di cinquanta.
Nel rapporto della Commissione OSCE del 10 agosto fu scritto: "Esistono prove dirette di incendi dolosi sistematici di edifici residenziali e proprietà sociali, comprese le imprese, da parte dell'esercito croato, della polizia civile e di membri delle forze di polizia speciali".
Tuttavia, la Croazia ha continuato i crimini durante le operazioni Maestral (quando 655 persone sono morte e circa 125mila serbi sono stati espulsi dai comuni nell'ovest della Bosnia ed Erzegovina) e Una. Durante l'ultima azione, le truppe croate hanno ucciso 44 civili. Tuttavia, l'esercito croato ha subito una schiacciante sconfitta e l'operazione è stata interrotta.
Una sentenza del Tribunale dell'Aia per l'ex Jugoslavia nell'aprile 2011 ha stabilito che l'Operazione Tempesta é stato un atto criminale organizzato guidato dal presidente Tuđman.
In totale, durante l'operazione "Tempesta" sono morte o disperse circa 1.900 persone , oltre il 65% civili, di cui il 29% donne.



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