domenica 26 dicembre 2021

IL MIGLIORI SPORTISTI AL MONDO HANNO SANGUE SERBO






La Serbia nonostante un anno difficile, nuovamente riscrive la storia a modo suo anche nel 2021..., si porta a casa 3 riconoscimenti mondiali importanti. D avere miglior tennista, miglior giocatore di basket e miglior pallanuotista al mondo.

NOVAK ĐOKOVIĆ da molti anni il migliore tennista al mondo, ha battuto quasi tutti record possibili aggiudicato anche da Laureus World Sportsman of the Year Award per 4 volte come migliore sportista al mondo tenendo in considerazione tutti i sport.
NIKOLA JOKIC vince nel 2021 il premio di MVP NBA guadagnando si titolo del miglior giocatore di basket al mondo dell anno.
FILIP FILIPOVIĆ anche nel 2021 per quarta volta dichiarato i migliori pallanuotisti al mondo. È stato premiato con il FINA Award nella pallanuoto durante il World Aquatics Gala tenuto ieri sera ad Abu Dhabi, nell’ambito dell’Aquatics Festival organizzato dalla FINA.
La nazionale maschile della Serbia ha portato questo anno a casa anche i premi dedicati agli allenatori, vinti dall’allenatore dei DELFINI, mitico DEJAN SAVIC come miglior allenatore al mondo.

sabato 25 dicembre 2021

mercoledì 22 dicembre 2021

LA GRANDE ILLIRIA

 Bisogna ricordare che Tito ha favorito l'albanesizazzione del Kosovo; primo non facendo tornare i serbi cacciati dai ballisti durante l'occupazione italiana, secondo favorendo l'immigrazione di albanesi in Kosovo, con lo scopo di imbonirsi Hoxha (aveva l'obiettivo di includere l'Albania nella Jugoslavia, annettendole il Kosovo come 'incentivo'). Poi per finire concesse lo status di semi repubblica, favorendo un'ulteriore esodo della popolazione serba dal Kosovo verso la Serbia centrale.




Impero romano 



E comunque una volta c'erano anche i dinosauri a ben vedere! 





martedì 21 dicembre 2021

Samo da rata ne bude


Contro tutti i nazionalismi partiti da nord 




Đorđe Balašević / Ђорђе Балашевић

Samo da rata ne bude

JA MOGU SVE RTS - Pahuljice - Samo da rata ne bude

Djordje Balasevic - Samo da rata ne bude (Live)

Da rata ne bude Katarina Radulovic

Koncert Sarajevo 1998 Balasevic Da rata ne bude

Katarina Radulović-Samo da rata ne bude,Kumrovec 2019.

Samo da rata ne bude - ĐORĐE BALAŠEVIĆ


Bombardamenti NATO sulla Republika Srpska

 



30 agosto 1995: alle 2:12 del mattino, iniziarono i bombardamenti NATO sulla Republika Srpska, che durò fino al 14 settembre, e in cui furono uccisi 153 civili Serbi innocenti.

L'aviazione della NATO ha sganciato un totale di 1.026 bombe sulle posizioni dell'Esercito della Republika Srpska, di cui 708 guidate, e il peso totale degli esplosivi sganciati fu di circa 10.000 tonnellate.
Durante questi bombardamenti, la NATO hanno utilizzato munizioni radioattive all'uranio impoverito in un'operazione chiamata "Deliberate Force", spiegando che "questo dovrebbe portare finalmente i Serbi in Bosnia Erzegovina al tavolo dei negoziati".
Il motivo dell'attacco della NATO fu l'esplosione al mercato Markale di Sarajevo il 28 agosto 1995, per la quale furono accusati i Serbi, sebbene il rapporto della commissione indipendente di quel periodo affermasse che "non ci sono prove chiare che le granate provenissero da posizioni serbe ", cosa che venne confermata personalmente a Yasushi Akashi, l'allora inviato del Segretario generale dell'Onu per i Balcani.
L'allora comandante dell'UNPROFOR, il generale Michael Rose, dichiarò dopo l'incidente a Markale che non era possibile determinare da dove fosse stata sparata la granata. Un colonnello russo, comandante del battaglione russo di mantenimento della pace a Sarajevo, Andrej Demurenko, che ha partecipato alle indagini, ha affermato che i Serbi "sono stati accusati ingiustamente solo perché la NATO avesse motivo di attaccare".
Il primo giorno del bombardamento di Pale, in uno scontro tra artiglieria serba e aerei della NATO, un aereo francese "Mirage 2000" è stato abbattuto da un "missile terra-aria" intorno alle 17:00. È caduto e i due piloti sono fuggiti catapultandosi.
Contemporaneamente alla "Deliberate Force", è stata lanciata anche l'azione della NATO "Dead Eye", il cui obiettivo era disabilitare il sistema di difesa antiaereo dell'Esercito della Republika Srpska. La campagna di bombardamenti della NATO è stata anche aiutata dall'Operazione Mistral 2, un'offensiva militare dell'esercito croato (HV), dell'Esercito della Repubblica di Bosnia Erzegovina (ARBiH) e del Consiglio di difesa croato (HVO) lanciato nella Bosnia occidentale.
Hanno preso parte al bombardamento della NATO:
Francia (284 voli)
Germania (59 voli)
Italia (35 voli)
Paesi Bassi (198 voli)
Spagna (12 voli)
Turchia (78 voli)
Regno Unito (326 voli)
Stati Uniti (2318 voli)

giovedì 16 dicembre 2021

I croati vogliono togliere dalla costituzione croata il principio dell'antifascismo.




Gravissima situazione davvero 

Ricorda i tempi più neri del nazi fascismo 

Jasenovac: la grave assenza


Progetto di monumento ai caduti nazisti (ustascia e domobrani) in Croazia.
N.B. nessuno si illuda che l'Unione Europea, di cui la Croazia fa parte, abbia qualcosa da eccepire.





Il 7 dicembre scorso il neosindaco di Zagabria, Tomislav Tomašević, ha partecipato alla commemorazione organizzata dalla Lega antifascista di Croazia, dal Consiglio nazionale serbo – l’organizzazione che riunisce i serbi di Croazia – e dall’ONG Documenta, per ricordare l’eccidio della famiglia serba di Mihajlo Zec, a trent’anni esatti dai fatti.
Ma la dimensione dell’importanza del gesto di Tomašević ce la danno, per contrasto, le reazioni scomposte che da più parti hanno accompagnato l’iniziativa del sindaco: reazioni che arrivano dalle massime cariche istituzionali del paese, addirittura dal presidente della Repubblica, Zoran Milanović.
Ha ragione Zoran Pusić, presidente della lega antifascista e organizzatore della manifestazione, a definire “vergognose” le parole di Milanović. Lo sono. Ha invece torto il deputato indipendente, Bojan Glavašević, che nelle stesse ore ha affermato che le dichiarazioni di Milanović sui crimini di guerra lo hanno fatto sentire “sorpreso e rattristato”. Non c’è, infatti, nulla di sorprendente. Purtroppo.



In quei territori, come ha scritto Scotti nel suo libro Croazia, operazione Tempesta, (pubblicato a Roma nel 1996 dalla Gamberetti Editrice con prefazione di chi scrive), «fu cacciata quasi interamente la popolazione serba che vi abitava da secoli, fu attuata una radicale e sanguinosa pulizia etnica in Croazia». A sedici anni di distanza i seguaci di estrema destra della lista croata chiedono vendetta ovvero l’«eliminazione» di Giacomo Scotti. Come se non bastassero le minacce, quelli del Hrvatski List sono intervenuti anche sulle pagine croate di Wikipedia inserendo una nuova pagina di calunnie e di vergognose accuse contro lo scrittore italiano per il quale l’espressione meno oltraggiosa usata è quella di «omiciattolo». Ne è stata pertanto modificata e falsificata la biografia e presentato con questi attributi: fascista, comunista, fascista rosso, esponente dell’irredentismo italiano, traditore della Croazia. Con una interpellanza al comune di Fiume-Rjeka, che nel 2008 assegnò a Scotti il premio Città di Fiume per l’opera omnia in letteratura e per avere conseguito all’amicizia tra i popoli delle due sponde dell’Adriatico, l’esponente dei «difensori della patria» Cedo Butkovic ha chiesto l’annullamento di quel riconoscimento dato «al peggiore nemico della Croazia».

I fascisti croati minacciano di morte lo scrittore Giacomo Scotti


Giornalista, scrittore, poeta, l'intellettuale di frontiera con doppia cittadinanza italo-croata, Giacomo Scotti vive sotto minaccia di morte. Il giornale on-line dell'estrema destra neoustascia croata, Hrvatski List, ha pubblicato a fine dicembre un articolo del periodico zagabrese Hrvatsko Slavo in cui si accusa Giacomo Scotti, insieme ad altri – tra cui l'ex capo di Stato Stipe Mesic e l'attuale presidente Ivo Josipovic – di essere filo comunista e nemico dei croati. «Finalmente - scrive l'autore del testo di minacce, Josko Celan - gli ultimi generali croati accusati di crimini nella Krajina sono stati liberati e sono tornati a casa. Ora devono pagare coloro i quali li hanno accusati, è giunta l'ora di punire i nemici della Croazia».

Il giornalista e scrittore Giacomo Scotti minacciato di morte


Giacomo Scotti è uno scrittore italiano che dal 1947 vive tra Trieste, l’Istria e Fiume. Eppure adesso ha paura ad uscire di casa, perché c’è chi in Croazia lo vuole morto. «Già a Zagabria o a Spalato non posso mettere piede – ci racconta – perché, se mi riconoscono, mi fanno fuori». Infatti, tra i nemici dei neo-ustascia, estrema destra croata, prima di Stipe Mesić, l’ex capo dello Stato, e di Ivo Josipoić, attuale presidente, tutti definiti “filocomunisti”, viene Giacomo Scotti, che adesso ha 85 anni e alle spalle più di cento pubblicazioni, tra narrativa, saggistica e poesia.

GIACOMO SCOTTI, LA MORTE VIEN DALLA CROAZIA


Ci risiamo. Lo scrittore e intellettuale di frontiera Giacomo Scotti è di nuovo minacciato di morte. Drammatica la sua mail al nostro giornale: «La mia vita è in pericolo - scrive - il sito internet dell'estrema destra neoustascia croata-il hkv hr/hrvatski ha diffuso il 24 dicembre un articolo del periodico zagabrese Hrvatsko Slovo (Verbum Croaticum) nel quale vengo seppellito sotto una valanga di odio e mi si minaccia di "eliminazione"». La "colpa" di Scotti risale addirittura al 1996 quando pubblicò a Roma il libro-diario "Croazia-Operazione tempesta" in cui denunciò i crimini compiuti nella Krajina dall'esercito croato di Tudjman quali uccisioni di persone anziane e incendi di case abitate dai serbi, il tutto all'indomani della cosiddetta liberazione di quella regione abitata dai serbi. «Finalmente - scrive l'autore del testo di minacce, Josko Celan - gli ultimi generali croati accusati di crimini nella Krajina sono stati liberati e sono tornati a casa (i generali Ante Gotovina e Mladen Marka› ndr.). Ora devono pagare coloro i quali li hanno accusati, è giunta l'ora di punire i nemici della Croazia». Segue un elenco di nomi tra cui quello di Giacomo Scotti definito come «un traditore dei croati» e «un bastardo italo-serbo». Scotti è comunque in "buona" compagnia visto che nell'elenco dei punibili ci sono anche l'ex capo dello Stato croato Stipe Mesi„ e l'attuale presidente Ivo Josipovi„, entrambi definiti «filocomunisti»

Denunciò i crimini croati, teme per la vita


La campagna neofascista contro di lui, cominciata alla fine dell’anno appena trascorso, fatta «scoppiare» alla vigilia di Natale con il coinvolgimento dei vertici della città di Fiume-Rjeka, continua e si intensifica in queste prime settimane dell’anno nella forma di una vera e propria battuta di caccia intrapresa dagli estremisti del nazionalismo croato. Sul portale on-line del Hrvatski List, settimanale di estrema destra, si va allungando l’elenco di coloro, per lo più celati sotto pseudonimi o cosiddetti nomi di battaglia, che additano in Scotti «il più grande nemico della Croazia al di qua e al di là del fiume Drjina», chiedendo la sua lustracija, sostantivo che vuole dire, letteralmente, epurazione, eliminazione, liquidazione, annullamento. 

I fascisti croati minacciano di morte lo scrittore Giacomo Scotti


Secondo quanto riportato da il Piccolo di Trieste, infatti, il gruppo dell’estrema destra croata Hkv hr/hrvatski ha pubblicato sul suo sito internet un articolo in cui si accusa, tra gli altri, lo scrittore italo-istriano Giacomo Scotti di essere filo-comunista e nemico dei croati. L’articolo, apparso sul periodico zagabrese Hrvatsko Slovo il 27 dicembre scorso, elencava una lista di nemici della Croazia colpevoli di aver parlato di pulizia etnica dei serbi da parte dell’esercito croato durante l’invasione della Krajina, regione che da quasi quattro secoli era abitata da una popolazione di circa 300.000 serbi. Il reato di Scotti consisterebbe nell’aver fornito nel suo libro Croazia. Operazione Tempesta, pubblicato nel 1996, una dettagliata descrizione dei crimini compiuti dall’esercito croato di Tudjman guidato dai generali Ante Gotovina e Mladen Markacrecentemente assolti dopo la condanna per crimini di guerra dal Tribunale Penale Internazionale per l’ex Jugoslavia. Scotti racconta come durante l’operazione Tempesta i civili serbi vennero costretti alla fuga, le loro auto e il loro bestiame vennero rubati, le case saccheggiate e occupate da ufficiali dell’esercito croato. Una ricostruzione storica non accettata dai neo-ustascia, che vedono in Gotovina e Markac non solo degli eroi nazionali, ma dei veri e propri salvatori della patria.

Tensioni mai sopite tra Croazia e Italia. Giacomo Scotti minacciato dai neo-ustascia


martedì 14 dicembre 2021

DUBRAVKA UGRESIC PER SLAVIKA

 All'interno del programma del festival Slavika giunto alla seconda edizione, Dubravka Ugresic' ha presentato il suo libro "Europa in seppia" presso il Circolo dei lettori di Torino.



E' stato un incontro magnifico e una grande lezione di vita. Il pubblico era numeroso poichè Dubravka non è una scrittrice qualunque. Dall'esilio in Olanda sprizza energia e positività senza fine nonostante le numerose prove che la vita le ha dato.
Non ha detto una parola cattiva, nemmeno per chi le ha fatto del male.
Nata in Jugoslavia ha visto la guerra e ha visto i suoi più cari amici che di colpo facevano capire se erano croati, serbi o bosniaci. Questo l'ha scioccata enormemente e alla fine della guerra ha visto i suoi amici serbi allontanati dal posto di lavoro e ha capito che anche lei si sarebbe dovuta trasferire per avere un futuro.


Il futuro nella sua terra che ormai era diventata Croazia era solo un treno che andava all'indietro.
Incredibile con che forza d'animo e con che spirito combattivo Dubravka affronta la vita.
Quello che è successo nella ex Jugoslavia è una lezione che tutto il mondo dovrebbe studiare.
La platea era estasiata davanti alla figura che Dubravka ha fatto della politica. In pratica la politica è come uno scarico fognario e sopra tutto galleggia una schiuma leggera che non affonda mai.. ecco.. quelli sono i criminali al potere.
C'è qualcosa che non funziona nella natura umana, la storia non insegna, si è sempre con la parola alle armi. Per alcuni governare è una cosa irresistibile, in particolar modo se non hai fatto nessuna fatica per andare ai vertici.


Europa in seppia nasce perchè è la storia degli ultimi anni e un nipotino di una amica chiede alla nonna: "Cos'è la storia? Ah.. ho capito è quando ci sono le immagini in bianco e nero"
Moderatore dell'incontro è stato il fantastico Andrea Bajani . Traduttrice la mitica Olja Perisic'.Era presente la traduttrice Silvia Minetti con la simpaticissima mamma Mariella e un pubblico meraviglioso.
Grazie a tutti


Circolo dei lettori di Torino

polskikot.wordpress.com

Dubravka Ugresic

dubravkaugresic.com

Europa in seppia

Dubravka Ugrešić: una Croazia sul modello fascista

Cultura karaoke


Ricordiamo le 5 scrittrici croate allontanate ingiustamente e anche Giacomo Scotti, continuamente minacciato . .....Durante la sua permanenza a Globus ha acquisito una certa notorietà grazie a un pezzo d'opinione del 1992 non firmato (che alla fine ha ammesso di aver scritto), intitolato "Croatian Feminists are Raping Croatia", in cui ha attaccato cinque scrittrici femministe croate ( Slavenka Drakulić , Vesna Kesić , Jelena Lovrić , Dubravka Ugrešić e Rada Iveković), accusandoli di tradire la Croazia. L'articolo è stato fonte di significative controversie che alla fine hanno portato a una causa per diffamazione contro la rivista. .....Una preghiera anche perchè ci aiuti Matvejevic anche lui perseguitato dai croati






La condanna a Predrag Matvejević decisamente la Croazia è ben lontana dalla democrazia




sabato 11 dicembre 2021

Slobodan Praljak condannato, si suicida



Una libertà intrisa di sangue. Slobodan Praljak è stato ai vertici dell’esercito croato e fu inviato in Bosnia Erzegovina come rappresentante delle autorità di Zagabria al fine di coordinare le attività delle milizie nazionaliste croato-bosniache (HVO) che, nell’area di Mostar, si sono rese responsabili di stragi e deportazioni, oltre che di traffici illeciti di armi e stupefacenti. Il campo di concentramento di Dretelj, non lontano da Mostar e Međugorje, deteneva in condizioni disumane centinaia di musulmani. Fu proprio Praljak ad autorizzare i giornalisti europei a entrare nel campo. Quella guerra era così, non ci si vergognava della barbarie, non si nascondeva il crimine poiché si riteneva di essere nel giusto.

Praljak dunque sapeva, come sapeva delle persecuzioni ai danni dei civili di religione musulmana, della distruzione dei loro villaggi, delle stragi inutili ai fini militari ma necessarie alla pulizia etnica. Sapeva e non ha fatto nulla, anzi ha ordinato la distruzione del ponte di Mostar, simbolo dell’antica convivenza etnica degli slavi del sud. E siccome sapeva, e ha taciuto quando non promosso i crimini dell’HVO, è stato condannato a ventidue anni di reclusione. E’ questo l’eroe che i croati piangono.

CROAZIA: La morte post-moderna del generale Praljak

DIJANA PAVLOVIC HA PRESO UN PREMIO




 Fantastica Dijana ! 

Oggi, in occasione della Giornata Internazionale dei Diritti Umani, mi è stato consegnato il premio della Commissione Interministeriale per i Diritti Umani. Sono onorata riconoscente e incoraggiata nel proseguire ancora con maggior convinzione il mio impegno per i diritti di tutti coloro che sono vittime di pregiudizio razzismo e discriminazione.
"Voglio dedicare questo premio a mio figlio Alessandro, perché gliel'ho promesso e anche perché è un ragazzo Rom, che vive nel nostro paese, nel quale il 78% degli italiani ha pregiudizi nei confronti delle nostre comunità. Voglio dedicare questo premio a tutti gli attivisti che lottano e combattono in questo momento per la vita migliore di tutti noi, e sopratutto agli attivisti del Movimento Kethane Rom e Sinti per l’Italia, il mio movimento, che sono giovani e quotidianamente lottano.
Voglio ringraziare tutti quanti ma la dedica del premio va a una piccola bambina di 8 anni che si chiama Olga che è morta il 17 Novembre, in Grecia, schiacciata da una porta scorrevole e che è stata in agonia per 70 minuti, mentre le persone passavano la guardavano, la toccavano ma non l'hanno salvata.
Voglio dedicarlo a uomini donne e bambini ai confini della Polonia, nei campi della Libia e anche nelle isole della Grecia, schiavizzati, in attesa di un apparenza della libertà. E non voglio dimenticare il nostro Paese, le nostre marginalità, le nostre periferie, periferie fisiche e anche spirituali.
Io voglio lanciare oggi da questo palco un appello allo stato italiano e al governo italiano, un appello per il mio popolo: di applicare l'articolo 6 della Costituzione italiana e di riconoscere Rom e Sinti come minoranza storico linguistica. Siamo l'unica minoranza non riconosciuta e questo lo si deve ad un popolo che non ha mai fatto una guerra e che è stato sterminato durante la seconda guerra mondiale, e anche imprigionato e internato nei campi di concentramento italiani. Sarebbe il primo passo vero e concreto per una migliore convivenza e per un processo di integrazione, inclusione, di cui tutti noi potremmo beneficiare, grazie"

mercoledì 8 dicembre 2021

STRAGE A ZAGABRIA (CROAZIA)




 7 dicembre 1991: sono passati già 30 anni da quando tre membri della famiglia serba Zec sono stati brutalmente e vilmente uccisi a Zagabria. Mihajlo Zec, sua moglie Marija e la loro figlia di 12 anni Aleksandra sono stati uccisi da un gruppo di paramilitari croati che, dopo aver perso la guerra in Slavonia, hanno deciso di sfogare la loro frustrazione su una famiglia di lavoratori serbi a Zagabria.

Mihajlo Zec è corso in strada e ha cercato di scappare, ma Siniša Rimac gli ha sparato da una distanza di trenta metri. Dopo di ciò, hanno legato e abusato di sua moglie, Marija, e una delle loro figlie, Aleksandra, poi le hanno gettate in un furgone senza targa e sono andati in un rifugio di montagna vicino al monte Medvednica. Una volta a Sljeme, Aleksandra e Marija furono uccise e gettate in una fossa della spazzatura. La ragazza è stata colpita alla testa con un fucile automatico Heckler & Koch, da Munib Suljić.

Tratto da Riponderare i Balcani


Il 7 dicembre scorso il neosindaco di Zagabria, Tomislav Tomašević, ha partecipato alla commemorazione organizzata dalla Lega antifascista di Croazia, dal Consiglio nazionale serbo – l’organizzazione che riunisce i serbi di Croazia – e dall’ONG Documenta, per ricordare l’eccidio della famiglia serba di Mihajlo Zec, a trent’anni esatti dai fatti.

Ma la dimensione dell’importanza del gesto di Tomašević ce la danno, per contrasto, le reazioni scomposte che da più parti hanno accompagnato l’iniziativa del sindaco: reazioni che arrivano dalle massime cariche istituzionali del paese, addirittura dal presidente della Repubblica, Zoran Milanović.

L’importante commemorazione delle vittime serbe del sindaco di Zagabria

ADDIO A DEMETRIO VOLCIC



 Un grande giornalista che amava la Jugoslavia ci ha lasciati. Fu lui che raccontò all'Italia di come i croati uccisero tre giornalisti RAI a Mostar 

R.I.P. Demetrio Volcic

martedì 7 dicembre 2021

TROPPI NUOVI FASCISMI IN CROAZIA

 


SOLIDARIETA' A GIACOMO SCOTTI.

Sul numero di ieri della Voce del Popolo (link in calce) è apparso un articolo con il resoconto della riunione dell'Assemblea degli italiani di Fiume, svoltasi giovedì scorso, alla fine della quale, come si può leggere nel testo che ricopiamo di seguito, è stato nuovamente preso di mira, per le sue posizioni storiografiche, Giacomo Scotti, già in passato vittima di una vera e propria persecuzione da parte di ambienti nazionalisti, italiani e croati.
"A fine seduta, i consiglieri si sono soffermati sulle affermazioni di Giacomo Scotti, espresse durante un’intervista rilasciata dal quotidiano Novi List, in cui sminuiva l’entità dell’esodo e il dramma delle foibe. La Comunità degli Italiani di Fiume ha deciso di dissociarsi da quanto esternato dallo scrittore nell’intervista, in quanto “in essa viene presentata una versione parziale della storia dell’esodo, che si presta a interpretazioni parzialmente nocive per la CNI”.
Riteniamo che sia ora di finirla con queste espressioni prive di valore storiografico, ma contemporaneamente dal sapore intimidatorio, che pretendono di criminalizzare chiunque faccia ricerca storica seria sui fatti del confine orientale d'Italia, tacciandoli di "sminuire", "negare", "ridurre" e via di seguito, solo perché si sono "permessi" di smentire buona parte delle fandonie diffuse artatamente da decenni, prima dai nostalgici del fascismo e dei nazionalisti adriatici, poi accolte anche da parte della storiografia "antifascista".
Solidarietà a Giacomo Scotti, che alla bella età di 93 anni ha ancora la forza di volontà di ribadire la verità storica, nonostante tutti gli attacchi che ha subito negli anni.
Vorrei che gli esprimessimo la nostra più ampia solidarietà, stigmatizzando il continuo uso di screditare, con l'assurda accusa di "sminuire l'entità di esodo e foibe" chi ha invece lavorato per ricostruire seriamente la storia di queste terre.
Claudia Cernigoi

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