sabato 28 maggio 2022

Solidarietà a Giorgio Bianchi, solidarietà a tutti gli antifascisti


Il Corriere manda "pizzini" alla Lucky Luciano - Dietro il sipario - Talk Show





PROVE GENERALI DI FASCISMO.

Sono anni che vengo invitato in scuole e atenei per parlare del mio lavoro. L'ho fatto sempre con grande piacere e a titolo assolutamente gratuito. Ogni volta ho ricevuto attestati di stima per la qualità del mio lavoro e parole di gratitudine per aver aperto una finestra su un conflitto del quale non si sapeva assolutamente nulla.
Ovviamente non per colpa mia, ma a causa di un mondo dell'informazione che per anni ha preferito non raccontare dell'aggressione ai danni delle popolazioni russofone del Donbass.
E' difficile passare per vittime comportandosi da carnefici.
Qualche settimana fa ho ricevuto un invito per andare a parlare in un liceo milanese e come sempre ho accettato di buon grado.
Dato il clima da caccia alle streghe, questa volta avevo posto una condizione, ovvero che ci fosse accordo con il collegio docenti e con i rappresentanti dei genitori e degli studenti.
A pochi giorni dall'incontro la preside del liceo mi ha informato di una lettera firmata da circa sessanta insegnanti nella quale si chiedeva di annullare l'incontro. La preside mi aveva comunque confermato la sua ferma volontà di mantenere fede all'impegno.
A questo punto ho chiesto al dirigente scolastico se non fosse il caso di incentrare la conferenza sulle motivazioni di quella lettera, ma alla fine abbiamo convenuto che forse sarebbe stato meglio soprassedere e di attenerci al programma originario, ovvero parlare ai ragazzi dei linguaggi del reportage: fotografia, videomaking e scrittura creativa.
Il risultato di tutto questo balletto è stato che ieri mattina mi sono alzato presto, mi sono messo in auto con un caldo infernale, sono arrivato al liceo e l'aula magna era praticamente deserta (se non sbaglio erano presenti soltanto due classi).
Appena mi sono seduto è andata via la corrente in tutto l'istituto e non ho potuto proiettare il materiale che avevo preparato.
Alcuni docenti bisbigliano con gli studenti in fondo alla sala criticando quanto detto, ma senza intervenire pubblicamente quando viene aperto il contraddittorio.
Oggi la questione è finita addirittura sul Corriere, ovviamente con una narrazione dei fatti completamente stravolta e senza che io fossi stato interpellato per fornire la mia versione riguardo all'accaduto. Il solito linciaggio mediatico senza contraddittorio e senza entrare nel merito delle questioni.
Pare che siano state inoltrate al giornale anche alcune mail private.
L'operazione di killeraggio mediatico nei miei confronti sta cominciando a dare i suoi frutti: il pubblico comincia a giudicarmi senza conoscere il mio lavoro nè tantomeno il contesto.
Quello che ho capito è che si può parlare nei licei e negli atenei soltanto fino a quando i grandi media non certificano quale sia la narrazione ufficiale (non basta essere testimoni oculari per fornire informazioni "adeguatamente supportate") e soltanto se non si è critici nei confronti delle istituzioni.
A saper leggere tra le righe credo che ieri i ragazzi della scuola abbiano ricevuto dai loro docenti la lezione più esauriente su quale sia lo spirito dei nostri tempi. I concetti veramente importanti emergono dai fatti e non dalle parole.
Non a caso quell'edifico scolastico inizialmente doveva essere adibito ad istituto penitenziario.
Buona fortuna ragazzi, ne avete veramente bisogno.
Giorgio Bianchi







I 60 docenti dell'istituto Curie - Sraffa si chiedano cosa stanno insegnando ai loro alunni .. sempre se hanno una coscienza o se sono antifascisti .. ripeto SE


L'altroieri l'amico Giorgio Bianchi doveva parlare presso un Istituto Tecnico milanese (che non nomino per carità di patria) dove era stato invitato.
E' accaduto che, prima dell'incontro, 50 docenti dell'istituto abbiano firmato un documento per chiedere che l'incontro stesso non avesse luogo.
Nonostante ciò l'evento programmato si è tenuto egualmente, tuttavia ad esso hanno partecipato soltanto due classi, mentre l'incontro veniva funestato da "incidenti tecnici" (blackout, impossibilità di usare l'amplificazione, - cose che - a detta di un docente - non erano mai avvenute prima).
Durante l'evento i docenti presenti (si suppone inclusi quelli che avevano espresso la propria censura) si sono limitati a criticare nelle retrovie, guardandosi bene dall'intervenire pubblicamente.
Ecco, il quadro che qui emerge è un'immagine abbastanza rappresentativa della società e cultura italiana odierna.
Essa si presenta come caratterizzata da tre fattori dominanti:
1) il più assoluto conformismo: ci si informa su cosa è permesso pensare e cosa no da canali sorvegliati e bollinati dal padrone di turno, politico o economico;
2) l'impreparazione più totale sia in termini di formazione che informazione, che non mette in grado davvero di affrontare mai discussioni nel merito (quando lo si fa ci si limita alla retorica e agli attacchi personali);
3) il desiderio di far tacere ogni voce dissenziente o eccentrica attraverso un fuoco di sbarramento a priori.
A guidare la formazione (docenti) e l'informazione (giornalisti) sono oggi con rimarchevole frequenza personaggi privi di qualunque formazione o informazione che non sia stata accuratamente fltrata e manipolata, e simultaneamente privi di ogni coraggio intellettuale, quel coraggio che anche a fronte della disinformazione consentirebbe di ampliare l'orizzonte e di accedere, magari per gradi, ad una visione critica.
Di fronte ad una potenza di fuoco come quella mediatica odierna - con la sua ulteriore capacità di innalzare a modelli culturali e intellettuali delle figurine di pongo - ogni cittadino può trovarsi in una posizione di sviamento e accecamento.
E' una disgrazia, ma non è ancora una colpa.
La colpa, la tara morale, emerge però nel debordante conformismo censorio, quell'atteggiamento che non solo cerca sempre soltanto di incistarsi - allineati e coperti - sotto l'ombrello del potere di turno, ma che soccombe al terrore, incapace di reggere alcuna verità inattesa, e che perciò si sbraccia e sforza in tutti i modi per censurare gli altri, per denigrare, per impedire ad ogni difformità non prefiltrata di venire alla luce.
L'ignoranza non è una colpa, non necessariamente; la disinformazione non è una colpa, non necessariamente; ma la vigliaccheria che si erge a censura, questa sì che è una colpa, una colpa imperdonabile per chi di mestiere forma le menti altrui.

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