sabato 28 novembre 2020

IL MITICO SAM

 Ciao a tutti, balcanici e non. Sono Samuele e vivo da un anno e mezzo in Macedonia, dove sono finito del tutto casualmente per lavoro, e dove ho avuto la possibilittà di conoscere un po’ di cultura balcanica, e di affezionarmi alla gente e alle tradizioni del posto. Ho anche un blog dove Lina mi ha contattato, convincendomi con molte lusinghe a vincere la pigrizia e preparare – beh, riciclare per essere onesti – un post per la Balkan Crew! Purtroppo o per fortuna la mia esperienza qui volge al termine, per scelta mia, la vita continuerà altrove; sicuramente però un pezzetto di cuore rimarrà sempre balcanico, e sicuramente farò il possibile per tornare da queste parti ogni tanto – sperando che Skopje si doti piano piano di collegamenti decenti col resto del mondo – non fosse che per fare scorta di ajvar e di rakja! A proposito di rakja, di seguito la mia esperienza fatta con amici del posto che mi hanno invitato all’annuale distillazione familiare! Ancora più irrinunciabile della scorta di ajvar, per ogni famiglia macedone, è la scorta di rakja, che deve aiutare a passare il freddo inverno, curare l'influenza e le malattie di stagione, fare da dopobarba e da antigelo per i tergicristalli... insomma, un balsamo tuttofare che non può certo mancare.



Gli avanzi delle vinacce dopo la distillazione Ieri ho avuto la fortuna di essere invitato nella casa di campagna di un collega, una ventina di chilometri fuori città, per assistere alla annuale distillazione familiare. E' stato veramente molto bello, a partire dal viaggio di andata in mezzo a una copiosa nevicata, fino all'accoglienza veramente splendida: c'erano padre, madre e zio intenti alla preparazione, e sono stati di una ospitalità squisita. Non parlavano inglese ma si sono profusi in spiegazioni, e poi ci hanno fatto entrare in un locale riscaldato, una specie di taverna al rustico, dove bollicchiavano i crauti: ci hanno offerto la rakja dell'anno scorso, ajvar, formaggio bianco, verdure in salamoia, trattandoci veramente come pascià. E a metà pomeriggio i crauti si sono rivelati il pranzo, una specie di casoeula con abbondanti pezzi di porco, il tutto stracotto sulla stufa a legna per 3-4 ore... delizioso. E' stata davvero una immersione nella vita contadina, con i barili di crauti messi a fermentare per l'inverno, la scorta di mele, di zucche, il vino, l'alambicco per la rakja, il vicino di casa che affumicava la carne e ci ha invitato a vedere il suo essicatoio... tutto fatto davvero con una gentilezza squisita, tanto orgoglio per le proprie tradizioni e altrettanta voglia di mostrarle al nostro consueto gruppo da barzelletta (c'erano un italiano, un olandese e un indiano, dispersi nella campagna macedone innevata...).




E il prezioso nettare. Si, sembra una tazza ma porta almeno 15 litri La distillazione avviene su larga scala: l'alambicco da un centinaio di litri è stato affittato dalla parrocchia, a offerta libera (la chiesa aiuta sempre a mantenere le buone tradizioni), i 4 quintali di uva acquistati da un vicino e lasciati un mese a fermentare, e adesso per quattro giorni si dedicano alla distillazione degli 80-100 litri che serviranno fino all'anno prossimo. La distillazione della rakja da bere si ferma quando il liquido raggiunge i 53 gradi (!!!), poi prosegue e la 'coda' viene tenuta come detergente e per gli usi più svariati che accennavo all'inizio. La distillazione è singola, ma il risultato è tutt'altro che disprezzabile, anzi molto godibile e molto sano: nonostante il pomeriggio passato a brindare non c'è stato nessun postumo. Penso proprio che questa rakja sia un'ottima candidata a rispettare l'antica denominazione di acquavite. Ed è un bene visto che come ultimo tocco di estrema gentilezza me ne hanno regalata una bottiglia da un litro! Na Zdravje!



Segreti carpiti: l'alambicco si sigilla con la farina

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