Ante Pavelić, leader del partito fascista croato (Ustascia), fu posto da Hitler al governo della Croazia dopo l'invasione nazista del 1941. Pavelić era un acceso nazionalista, convinto ad esempio, che il popolo serbo fosse una razza inferiore: fu responsabile di un genocidio ai danni di circa 390.000 vittime (in prevalenza serbi, ebrei, rom) nel corso della Seconda guerra mondiale. La monografia affronta con completezza questi anni di storia croata e della guerra, partendo già dalla giovinezza e dagli anni di formazione di Pavelić e del movimento, seguendolo fino alla fuga e alla latitanza, senza trascurare le responsabilità del Vaticano. Infine, è sviluppato anche uno speciale focus sul ruolo degli Stati Uniti nell'assetto post-bellico: l'autore, sulla base di documenti a lungo non resi pubblici, ritiene che per il presidente Truman fosse una priorità lasciare Pavelić impunito, nel contesto appena avviato della Guerra Fredda. Gli ustascia costituiscono ancora oggi un lascito estremamente complesso per la società croata: il libro presenta finalmente al lettore tutti gli elementi utili alla comprensione di una fase di grande significato per la storia della Croazia, dei Balcani e dell'Europa.
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