martedì 1 dicembre 2020

GRANICE

 Ogni tanto riguardo le foto del primo viaggio in Serbia e sempre mi tornano alla mente quelle emozioni fortissime che non potrò mai dimenticare.

Se penso che mio marito era contrario o penso che se non fossi stata radioamatrice non avrei conosciuto i Balcani , mi sento male, perché dopo 6 anni ringrazio ancora Dio di come sono andate le cose e di aver conosciuto un altro mondo, quello balcanico appunto.
Quell’anno, il 2002, era l’anno dei mondiali di calcio.
Ero andata fino a Venezia in treno, per poi continuare in macchina con Vera. Non conoscevo ancora ne Vera, ne lo splendido marito, ne la splendida figlia
Appena partite da Venezia, già una coda senza fine in autostrada e la partita dell’Italia.
Continuavamo a chiedere notizie della partita alle auto o ai camionisti che avevano la radio e loro sempre a dire : zero a zero !!!


Dopo due orette la prima frontiera, quella slovena. Io che guardavo le Alpi tutte bianche non di neve, perché era giugno, ma bianche per effetto della roccia completamente bianca e incominciava a crescere la preoccupazione.
Vera incuriosita. Non sapeva che mi avevano spaventato tutti, in particolare la polizia.
Stavo andando incontro a quei serbi cattivi e l’avevo scelto io, nessuno mi aveva obbligato.
La prima frontiera è passata e la strada ha iniziato a farsi meno bella. 
Fuori un caldo bestiale e la macchina carica fino all’inverosimile.
Nel viaggio ripensavo alla lettera che Vera aveva mandato alla mia procura :
“Richiesta di passaporto urgente per Lina, autista di una missione umanitaria”.
Al ricordo della parola autista Vera mi propone di guidare. Ricordo che mi ha detto : Lina, prova a vedere in quanto tempo frena l’auto.
E io : perché ?


Perché ??? L’ho capito al primo momento difficile. Ecco perché tutti i camion che scendevano dalla mia Valle di Susa andavano più adagio in discesa che in salita !
E’ impossibile fermare un’auto piena ! E’ un proiettile scagliato e non si ferma piu’.
Così quando ho guidato io, Vera s’è fatta un piccolo sonnellino per non morire di noia. Andavo ai 60 km/ora !


Seconda frontiera : Slovenia- Croazia. Una fila di chilometri e chilometri di camion in attesa del controllo. Il doganiere chiede i passaporti e ci guarda male. 
Io stavo morendo di paura. Fa un giro attorno all’auto. Guarda Vera e il suo passaporto serbo. Forse era italiano, ma il cognome è decisamente serbo.
Poi guarda me e mi chiede : italiana ?
Si !
E cosa va a fare in Serbia ?
Turismo
Turismo ? In questo caso è meglio che si fermi in Croazia, non c’è nulla da vedere in Serbia. E’ arrabbiata che la Croazia ha battuto l’Italia ?
Si, molto, non ve lo meritavate.
Fino a qua aveva tradotto tutto Vera, ma l’ultima frase aveva tradotto : no non sono arrabbiata, avete giocato meglio voi.
Ma il doganiere a Vera: A me sembra che qui l’italiana sia arrabbiata !
E Vera : No, è una turista stupida, preferisce vedere la Serbia piuttosto che la Croazia. E’ proprio stupida !!!
E così il doganiere s’è messo a ridere e ci ha lasciate andare.
Io continuavo a guidare tra delle foreste secolari e un caldo afoso. Pensavo a mio marito che si lamentava della Salerno- Reggio Calabria !
Vacca boja, ma come le costruiscono le strade in Balkania ?
Vera mi faceva vedere i campi delimitati dal nastro rosso, erano i campi minati.


Poi finalmente siamo arrivate alla frontiera con la Serbia.
Avevo il cuore che palpitava a mille !


Questa è stata più difficile. Il doganiere era una donna che ha voluto controllare il carico. Se arrivava alle medicine chi glielo spiegava che erano per l’ospedale ?
Avrebbe anche potuto pensare che era un carico di droga.
Vera mi ha mandata in un ufficio con dei documenti e mi ha detto : cerca di farti capire, altrimenti vengo io..
Io non so cosa ho fatto, ne cosa ho pagato. Forse una piccola tassa come permesso di soggiorno o forse mi hanno fregato un po’ di euro.. difficile a dirsi.
Quando sono uscita Vera era ancora sotto il controllo della doganiera e io sempre con l’adrenalina in circolo vorticoso.
Di nuovo Vera mi dice di allontanarmi perché col mio italiano destavo sospetti.
Allora vado al bar e chiedo un cappuccino. Mi chiedono : cappuccino italiano ?
E io : si, grazie.
Allora mi mettono una tazza davanti, poi aprono una bustina e la versano dentro e poi prendono dal rubinetto dell’acqua calda e la versano nella tazza. 
Io credo di essere stata li, impalata come se un mostro mi volesse rapire e portare nella sua caverna per mangiarmi un po’ alla volta.
Il signore del bar mi fa segno di girare. Giro e rigiro, ma c’è sempre un po’ di polvere che galleggia sull’acqua.
Improvvisamente arriva Vera e mi dice : Sbrigati Lina, quanto ci vuole per un caffè ?
Così chiedo il conto e ci rimettiamo in viaggio.
Ero in Serbia ! Strade peggio della Croazia, cappuccini non meglio identificati !!!
Ero nella corsia di sorpasso quando Vera urla : Lina, mettiti a destra.
Poi urla di nuovo : Lina a destra !
Finalmente capisco perché Vera urlava ! C’era uno contromano tranquillo come una pasqua.
E Vera ad urlare, ma guarda questo.. è un pazzo !!
No Vera, tranquilla, siamo in Serbia !!!



Questo è un post del 2008. Nel 2012 alla frontiera croata/serba un poliziotto croato non mi voleva lasciar passare. Voleva che tornassimo indietro e passassimo da sopra, dall'Ungheria. Non sapeva una parola di inglese ne di italiano e sapete cosa mi ha detto? No bella, se parli serbo qui nessuno ti capisce .
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