venerdì 4 dicembre 2020

Toponimi stranieri in italiano



Nel caso dell’Istria e della Dalmazia i nomi dei luoghi sono stati più volte tradotti o riplasmati sulla lingua del conquistatore di turno. Si prenda ad esempio la città di Fiume, fondata come municipio romano col nome di Tarsatica per poi divenire Vitopolis e Flumen. La città fu sotto il controllo dei Franchi e poi degli Ungheresi, fece parte prima dell'Impero austro-ungarico e poi, dopo aver costituito uno stato libero dal 1920 al 1924, del Regno d’Italia, per passare, nel secondo dopoguerra, alla Jugoslavia e quindi, con lo smembramento della federazione jugoslava, alla Croazia. Un ruolo importante nella storia della città fu ricoperto anche dalla Repubblica di Venezia, con la quale i rapporti commerciali furono così stretti che il fiumano è considerato una variante locale del veneziano "de là de mar". Una città multietnica e contesa come Fiume non poteva non avere più denominazioni: in ungherese, anticamente, Szentvit; in tedesco Sankt Veit am Flaum o Pflaum; in croato Rijeka (che significa, appunto, ‘fiume’); in sloveno Reka. Per Fiume e per le altre città dell’Istria e della Dalmazia in italiano si continuano a usare i nomi italiani (così per Pola/Pula, Spalato/Split, Zara/Zadar, ecc.). Solo nel caso di Ragusa (o Ragusa di Dalmazia), l’omonimia con la città siciliana ha favorito l’adozione del toponimo croato Dubrovnik. Accademia della Crusca



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