E allora le foibe ? .. di Eric Gobetti
08.02.1943-08.02.2022
79° Anniversario della morte eroica di LEPA RADIĆ
A diciassette anni Lepa è già una combattente, partigiana, antifascista, facente parte dell'Esercito popolare di Liberazione in Jugoslavia . Quando la catturano non tradisce i compagni e anche sul patibolo lancia un urlo di Resistenza
“Lunga vita al Partito Comunista e ai partigiani, combattete, gente, per la vostra libertà! Non vi arrendete ai malfattori! Sarò uccisa, ma c’è chi mi vendicherà!”. Lepa Radić lo urla forte. È sul patibolo. Il cappio al collo. Ha 17 anni ma già da due lotta contro fascisti e nazisti che hanno invaso la sua Jugoslavia. Le danno un’ultima possibilità di salvezza: denunciare i compagni, svelarne i nomi. Lei risponde: “Non sono una traditrice del popolo. Li scoprirete quando riusciranno a spazzare via tutti voi, fino all’ultimo uomo”.
Lepa Radić nasce il 19 dicembre 1925 nel villaggio di Gasnica vicino a Bosanska Gradiška. Nel novembre del 1941 viene arrestata insieme ad altri membri della sua famiglia dall’organizzazione fascista croata Ustascia, ma con l’aiuto di alcuni partigiani riesce a fuggire dal carcere insieme a sua sorella Dara. Subito dopo la fuga decide di arruolarsi nella 7ª Krajiška brigada.
Nel febbraio del 1943 durante i combattimenti contro la 7. SS-Freiwilligen-Gebirgs-Division ‘Prinz Eugen’ viene catturata e trasferita a Bosanska Krupa dove, dopo aver subito torture per diversi giorni, viene condannata a morte per impiccagione.
Viene fatta salire su una cassa di legno che serve da patibolo. Ha le mani legate dietro la schiena, veste degli abiti scuri, troppo grandi per il suo corpo minuto. Resisterà al dolore, alla paura, alla certezza della morte. Sarà giustiziata pubblicamente a soli 17 anni. Le foto che ritraggono i suoi ultimi istanti passeranno alla storia. Un soldato le stringe il cappio di fil di ferro al collo. Altri soldati passano e osservano. Lepa penzola ormai morta. Diventerà un’eroina nazionale, ricevendo l’Ordine dell’Eroe popolare il 20 dicembre 1951. La più giovane della storia.
17 anni per sempre, per aver creduto nella libertà...Per non essersi piegata al dolore ed alle torture, per non aver tradito i suoi compagni, mai. 17 anni di gioventù, sacrificati per la libertà di TUTTI. NON DIMENTICATEVELO MAI!
PER NOI TUTTI!
Ora e sempre resistenza, anche e con te nel cuore Lepa
IL GIORNO DEL RICORDO ITALIANO FATTO PER DIMENTICARE
di Davide Conti
Lettera agli ex jugoslavi. Ieri una circolare del Ministero dell’Istruzione ha paragonato le foibe alla Shoah giungendo all’estremo della falsificazione storica. Ci saranno polemiche ma basterà dichiarare che è stata una svista. Intanto però questo aberrante concetto lo faremo circolare pubblicamente ed è questo l’importante perché sarà il primo passo per una sua diffusione nel senso comune.
Cari amici dell’ex Jugoslavia, vi scriviamo dall’Italia mentre sta passando il «Giorno del ricordo» istituito per commemorare le vittime delle foibe del settembre-ottobre 1943 e del maggio 1945.
Sappiamo che il 10 febbraio è una data storica che riguarderebbe il Trattato di Pace di Parigi del 1947 e non le foibe, ma questa fa parte del modo italiano di rileggere il passato. Ieri una circolare del Ministero dell’Istruzione ha paragonato le foibe alla Shoah giungendo all’estremo della falsificazione storica. Ci saranno polemiche ma basterà dichiarare che è stata una svista. Intanto però questo aberrante concetto lo faremo circolare pubblicamente ed è questo l’importante perché sarà il primo passo per una sua diffusione nel senso comune. D’altro canto già nel giugno 2020 deputati della destra presentarono un disegno di legge per l’equiparazione e lo rifaranno presto.
È un giorno importante poiché grazie a questa memoria selettiva; alla retorica istituzionale che da anni la accompagna; alla strumentalizzazione che ne fa l’estrema destra parlamentare e non; alla messa all’indice degli studiosi che osano discuterlo, noi possiamo usare il ricordo per dimenticare.
Infatti nel Giorno del ricordo noi dimentichiamo: quando il tribunale di Trieste dello Stato liberale condannò a 120 anni di carcere 50 ferrovieri (italiani e jugoslavi) per lo sciopero del 1919 con l’accusa di anti-italianità e filo-slavismo; quando a Pola nel gennaio 1920 furono condannati a 25 anni i metalmeccanici italiani e jugoslavi con l’accusa di cospirazione contro lo Stato e istigazione alla guerra civile; quando il 13 luglio 1920 a Trieste i fascisti bruciarono la Narodni Dom (Casa del Popolo) della minoranza slovena; quando Mussolini certificò la nascita del fascismo in quelle terre di confine scrivendo su Il Popolo d’Italia: «In altre plaghe d’Italia i fasci di combattimento sono appena una promessa, nella Venezia Giulia sono l’elemento preponderante e dominante».
Dimentichiamo l’italianizzazione forzata con le leggi degli anni 1922-1931 nonché i 544 imputati presso il Tribunale speciale fascista e le 35 condanne a morte comminate a sloveni e croati. Con essi obliamo anche il programma dichiarato dal fascismo per voce del suo capo: «Di fronte a una razza come la slava, inferiore e barbara, non si deve seguire la politica che dà lo zuccherino, ma quella del bastone. Io credo che si possano più facilmente sacrificare 500.000 slavi barbari a 50.000 italiani».
Cancelliamo dalla memoria pubblica l’invasione italiana di Jugoslavia e Balcani (Albania e Grecia) e con essa i crimini di guerra compiuti dal regio esercito e dalle camicie nere. Dimentichiamo i 36.000 morti di Lubiana a causa dell’occupazione; la cosiddetta «cintura» di filo spinato che nel febbraio 1942 chiuse la città e preparò le razzie dei militari italiani.
Dimentichiamo le centinaia di migliaia di donne, uomini, bambini e anziani rastrellati e deportati nei campi di internamento costruiti dal governo italiano a Rab, Renicci di Anghiari, Gonars e in altre decine e decine di località italiane da nord a sud del Paese.
Dimentichiamo le fucilazioni, le rappresaglie contro civili e partigiani; la guerra totale portata nelle case, nelle strade e sui monti dalle truppe dei Savoia e del duce che costò al popolo jugoslavo oltre un milione di morti.
Dimentichiamo le repressioni in Montenegro comandate dal generale Alessandro Pirzio Biroli e la spietata «circolare 3C» firmata dal generale Mario Roatta, capo del SIM fascista accusato dell’omicidio dei fratelli Rosselli, fuggito da Roma durante il processo e definitivamente assolto da tutto nel 1948.
Dimentichiamo come ci chiamavate: italijanski palikuce, (italiani bruciatetti) perché eravamo soliti incendiare con i lanciafiamme i tetti delle vostre case per farvi sfollare.
Dimentichiamo le migliaia di partigiani italiani che combatterono nei Balcani con le formazioni di Tito per liberare la Jugoslavia ed anche le migliaia di jugoslavi che si unirono alla Resistenza italiana e liberarono il nostro Paese dai nazifascisti.
Dimentichiamo che nessuno dei 750 criminali di guerra italiani iscritti nelle liste delle Nazioni Unite alla fine della guerra fu mai processato da un tribunale internazionale o nazionale. E che la gran parte di loro venne promossa ai vertici degli apparati di forza della Repubblica in funzione anticomunista; dell’Interno Mario Scelba in Sicilia come capi dell’Ispettorato di Pubblica Sicurezza e coinvolti nelle vicende della strage di Portella della Ginestra del 1 maggio 1947.
Con loro dimentichiamo Giuseppe Pièche, inviato da Mussolini a Spalato per coordinare la polizia politica degli ustascia croati, nel dopoguerra assoldato da Scelba per organizzare strutture di intelligence anticomuniste ed infine coinvolto nell’inchiesta del Golpe Borghese del 1970.
Possiamo, dunque, continuare a perpetrare il falso mito degli «italiani brava gente». e comprende meglio, a posteriori, come i futuri fautori della legge del ricordo del 2004 potessero considerare «umanitari» i bombardamenti su Belgrado nel 1999 . È stato, come vedete, un lungo percorso ma abbiamo lavorato alacremente e continuiamo a farlo.
Cari amici della ex-Jugoslavia, come avrete capito, ci occupiamo soprattutto delle giovani generazioni e lo facciamo per non correre il rischio che imparino la storia. Noi adulti, come vedete, abbiamo già dato.
All'anno 2019, su 354 riconoscimenti concessi dal Governo (Per i "martiri delle foibe") il 77% risulta essere personale militare fascista o civile alle dirette dipendenze dei nazisti, il 21% sono persone morte o scomparse lontano dal contesto del confine, il 2% addirittura sono persone uccise dai nazisti durante i rastrellamenti e messi in mezzo per fare numero.
NOI CHE DISTRUGGIAMO I BALCANI NE HA COMBINATA UN'ALTRA!
Esiste una pagina, davvero mal gestita, che va dall'assurdo al ridicolo. In teoria dovrebbe unire i popoli dei Balcani, in realtà è una pagina in cui albanesi e bosniaci sfogano il loro odio etnico. Un giorno sono arrivati 371 commenti contro i serbi che sono quasi sempre bannati per cui nessuno li difende. Almeno 20 di quei commenti erano di puro odio per cui i due gestori della pagina si dovrebbero interrogare sempre che abbiano una coscienza .
Ne abbiamo parlato in : SPORT PREFERITO: SPARARE ADDOSSO AI SERBI
Adesso la solita signora albanese attaccabrighe ha usato le foibe per scatenare il suo odio, ma per fortuna ha ricevuto una adeguata risposta.
"Penso che i serbi, successori diretti di Tito e Milosevic, hanno un grave problema, quello di non riconoscere i gravi genocidi su tutti i popoli che li confina, non solo, ma continuano a vendersi come vittime di quest'ultimi.
Ancora oggi non riconoscono i genocidi sulla popolazione di Bosnia e nemmeno sulla popolazione albanese nella loro casa.
Pur troppo continuando così sono una minaccia per tutti i Balcani."
"Ti do una notizia che ti sconvolgerà: Tito era croato, di madre slovena. E coi nazionalisti serbi (e croati) non c'entrava nulla, anzi li combatteva (e ne ha fatti uccidere a migliaia). Né i nazionalisti serbi (che detesto) c'entrano nulla con le foibe. Te ne do un'altra: Sergio Endrigo era comunista e sono abbastanza convinto che se fosse ancora vivo inorridirebbe di fronte all'operazione di mistificazione che si fa oggi del dramma delle foibe, col solo intento di riabilitare il fascismo."
Ma che senso ha una pagina così ?
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