Una nota testata giornalistica ha titolato ieri che "Sull'Ucraina, chi vi dice -è più complesso- è complice di Putin".
Nel corpo dell'articolo, inoltre, si "porta all'estremo il ragionamento" che porterebbe a "spiegare, a giustificare la violenza".
Chi parla di complessità, al di là delle giustificazioni e del manicheismo, sta usando le proprie funzioni cognitive, prendendo le distanze dalla dimensione ingenua del conformista passivo che non pensa e non fa domande.
Eppure, la macchina del fango è attiva contro chiunque mostri la complessità degli eventi. Perché?
Perché mostrare la complessità significa arrivare a concludere che questa tragedia si poteva evitare, mostrare la complessità significa connettersi con strumenti utili per trovare soluzioni, al di là dell'odio, al di là della guerra.
Rifuggire la complessità e screditare chiunque porti avanti una narrazione a più voci, significa impedire alle persone di capire come siamo arrivati a questo punto.
Nessuna via diplomatica è percorribile se non si svelano le carte e non si comprende quanto accaduto realmente.
Ma ora, pare che tutte le energie siano spese per armare ulteriormente l'Ucraina e riabilitare mediaticamente abomini come il battaglione Azov.
Dunque, tutti compatti verso la terza guerra mondiale nella quasi totale inconsapevolezza degli eventi?
No. Molta gente ha capito che un pezzo importante della narrazione è stato occultato e sa che per trovare soluzioni pacifiche, c'è bisogno di verità: il mondo ha bisogno di verità.
Sara Reginella
Nessun commento:
Posta un commento