mercoledì 6 aprile 2022

LE FAKE NEWS DELLA NATO. C




 Undici storici corrispondenti di grandi media lanciano l'allarme sui rischi della narrazione schierata e iper-semplicistica del conflitto: "Viene accreditato soltanto un pensiero dominante e chi non la pensa in quel modo viene bollato come amico di Putin". L'ex inviato del Corriere Massimo Alberizzi: "Questa non è più informazione, è propaganda. I fatti sono sommersi da un coro di opinioni". Toni Capuozzo (ex TG5): "Sembra che sollevare dubbi significhi abbandonare gli ucraini al massacro, essere traditori, vigliacchi o disertori. Trattare così il tema vuol dire non conoscere cos'è la guerra"

Ecco perché sull’Ucraina il giornalismo sbaglia


L'Onu punta il dito contro l'Ucraina




"Non sono stata rapita dai russi"
















SCOOP DEL WALL STREET JOURNAL. Cinque giorni prima dello scoppio del conflitto, il cancelliere tedesco Olaf Scholz offrì un accordo di pace con la Russia a Zelensky, che sarebbe stato garantito sia da Putin che da Biden. Si chiedeva soltanto la rinuncia all'addesione alla NATO da parte dell'Ucraina, in pratica la neutralità. Ma Zelensky rifiutò. Comincio a chiedermi: ma chi è in realtà Zelenski?
"Una delle principali lamentele che la Russia aveva con l'Ucraina era il fatto che fosse stata preparata per l'adesione alla NATO, un rischio per la sicurezza nazionale che Mosca considerava del tutto inaccettabile.
Ieri, il Wall Street Journal ha rivelato come il cancelliere tedesco Olaf Scholz avesse offerto al presidente ucraino Volodymyr Zelensky un accordo di pace pochi giorni prima che la Russia lanciasse le sue "Operazioni militari speciali" in Ucraina il 24 febbraio. Ma Zelensky ha rifiutato l'accordo, sostenendo che non ci si poteva fidare di Putin per mantenere le sue promesse. Incredibilmente, Zelensky ha rifiutato l'offerta di fare una concessione dichiarando la neutralità della NATO, evitando così una guerra con la Russia, e ha affermato che "non ci si poteva fidare di Putin per sostenere un tale accordo e che la maggior parte degli ucraini voleva aderire alla NATO".
Questa rivelazione espone davvero due punti chiave.
In primo luogo, che come capo di stato, Zelensky è gravemente incompetente o completamente sconsiderato nel mettere inutilmente il suo paese sulla strada della guerra con il suo vicino.
In secondo luogo, indica il livello di controllo che Washington ha sul suo governo, come gli viene consigliato a ogni passo dal Dipartimento di Stato americano e dalla CIA. Non è un segreto che gli Stati Uniti e il Regno Unito abbiano spinto Kiev a combattere la guerra della NATO con la Russia per loro conto, anche se ciò significa mettere Kiev in una posizione invincibile in cui potrebbe finire per avere le sue forze armate completamente distrutte e l'Ucraina perdere anche più territorio di quello che già possiede.
Forse Zelensky avrebbe potuto disinnescare le tensioni 6 mesi fa sconfessando le aspirazioni della NATO e dichiarando l'Ucraina uno stato neutrale. Una tale dichiarazione sarebbe certamente accolta con favore dalla Russia oggi, ma alla luce della continua guerra per procura dell'Occidente contro Mosca e della campagna guidata da Stati Uniti e Regno Unito per "cancellare" la Russia dal sistema economico e finanziario globale, così come dai media, dalla cultura e lo sport, allora si può dire con sicurezza che le cose sono cambiate considerevolmente dal fatto che questa è solo una questione della NATO.
Tutto ciò rende Zelensky più una passività che una risorsa per il futuro dell'Ucraina". 


















Il cerchio si chiude con Fausto Biloslavo, colonna portante del reporting di guerra italiano attualmente inviato a Kiev per TGcom24, anti-putiniano di ferro, il quale, intervistato ieri sera su rete4, consiglia molta cautela nell’attribuire i fatti di Bucha ai russi in quanto ci sono tutti gli elementi di un’operazione false flag.
Non è curioso che praticamente tutti i maggiori reporter di guerra hanno una visione della vicenda ucraina tanto divergente da quella dei giornalisti da salotto e dei guerrafondai da divano?
Luca Pinasco





Io preferisco la pace, le case coibentate coi cappotti termici, per stare freschi d'estate e caldi di inverno, le pompe di calore collegate a pannelli solari o a sonde geotermiche (ndr: le pompe di calore possono sia pompare il calore dentro casa, e quindi riscaldarci, sia pomparlo fuori casa, e quindi raffrescarci),
Preferisco essere libero dal gas, che sia di putin, di biden, della libia, dell'egitto, o di chiunque, grazie alle energie rinnovabili.
Preferisco città con bus, bici e auto elettriche e con meno inquinamento e tumori.
E poi, già che ci siamo, preferirei anche vedere tutti i politici servi di mer@a del capitalismo della guerra, del gas e del petrolio, che ancora ci impediscono la svolta delle energie pulite, finire in galera.
Ecco, caro Presidente, ti ho detto cosa preferisco io.





Tutte le ricchezze minerarie dell'Ucraina sono nel Donbass. Nonostante gli abitanti di queste regioni abbiano ripetutamente chiesto di vivere sotto la Russia per motivi culturali, religiosi ecc... l'Ucraina non molla. La guerra in Ucraina, se serve ribadirlo, è iniziata nel 2014. Il battaglione Azov è sul posto in prima linea a massacrare civili da quell'anno. Nelle miniere del Donbass c'è tutto ciò che serve all'Ucraina per la propria industria. I minatori scendono anche a mille metri sotto terra (di video ce ne sono a migliaia e le miniere, ad oggi e a causa della guerra, sono illegali, ma il pane va portato a casa) lavorando a turni di 6/8 ore senza aria. Guadagnano quello che spende una donna occidentale per mettersi il gel alle unghie. Hanno scioperato centinaia di volte, ma nessuno li ha ascoltati. Sono tutti uomini e muoiono di cancro ai polmoni: età media 55 anni. Ora Kiev non manda loro lo stipendio (chiamarlo stipendio è un'OFFESA verso questi lavoratori) perchè con quei soldi, ci paga i legionari (500 euro al mese a legionario e mille grazie all'occidente) Ci ha pensato, per fortuna, la Russia a pagare, e bene, le loro ore lavorative. La propaganda di guerra NON si ascolta.

Stiamo spezzando le reni alla Russia



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