La città di Mostar dal 1992 ad oggi è contesa tra i cattolici erzegovesi – i più fanatici tra i nazionalisti croati, quelli che si sono inventati le apparizioni a Medjugorije (che è a pochi chilometri) e che hanno ucciso Luchetta, Ota e D'Angelo, tanto per intenderci – ed i reazionari musulmani. Probabilmente le due fazioni fasciste si alternano negli attacchi vandalici contro il Cimitero partigiano.
Tutte le 650 lapidi nel cimitero commemorativo dei Partigiani a Mostar, in Bosnia ed Erzegovina, sono state distrutte dai soliti ignoti fascisti.
Si tratta dell'ennesimo episodio di vandalismo contro quel cimitero monumentale, edificato durante il periodo socialista e jugoslavo, uno dei capolavori del grande architetto Bogdan Bogdanović. Le lapidi erano state ripristinate un paio di volte, ma adesso il danno appare senza precedenti.
C'è da augurarsi che le organizzazioni dell'antifascismo europeo-occidentale, che in tutti questi anni hanno distolto lo sguardo dalla distruzione dei memoriali della Resistenza jugoslava in Bosnia come in Croazia, stavolta si facciano parte attiva nella sensibilizzazione e ricostruzione.
Non ci sono ancora indagati, ma la matrice è quella di un attacco fascista, premeditato e ben organizzato. Sbriciolare 600 lapidi richiede forza fisica, tempo e un lavoro di squadra. Non si possono ancora fare speculazioni, ma è verosimile che il riferimento ideologico di chi ha devastato il cimitero sia lo stato fantoccio che dal 1941 al 1945 occupò la Croazia e la Bosnia-Erzegovina, collaborò col nazifascismo e si macchiò di crimini contro l’umanità. Una storia, quella degli ustascia, in parte riabilitata con le guerre degli anni Novanta e che nella Mostar divisa tra croati e bosgnacchi rappresenta un elemento ideologico identificativo.
Gli atti vandalici contro il “Partiza” – come i mostarini chiamano il cimitero partigiano – non sono una novità. Eppure, nemmeno durante l’ultima guerra subì simili danneggiamenti. Quanto accaduto è il frutto di un contesto in cui la politica negli anni ha lavorato alla riabilitazione di episodi e personaggi storici del periodo fascista. “Generazioni di giovani croati sono state cresciute in un ambiente dove i collaboratori nazisti venivano onorati”, denuncia l’attivista Samir Beharic, che aggiunge: “In alcune parti di Mostar, le strade sono dedicate ai responsabili dei massacri contro gli ebrei bosniaci”.
Tratto da East journal
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