"Srebrenica Genocide" Narrative Biting the Dust?
Srebrenica The Truth Behind The Headlines
L'assenza della più alta rappresentante dello stato croato nel giorno in cui si omaggiavano le migliaia di vittime del campo di Jasenovac è perlomeno sconcertante. Sono anni ormai che i vertici dello stato si riuniscono in quest'occasione. Kolinda Grabar Kitarović ha interrotto questa tradizione.
La sua assenza è inspiegabile ed imperdonabile e non può essere certo compensata dalla sua visita in solitaria sul luogo del memoriale lo scorso 22 aprile. La presidente si è sottratta alle ombre dei prigionieri del campo il giorno dell'anniversario della loro liberazione, come se avesse voluto distanziarsi dalle commemorazioni ufficiali.
Questo mette in prospettiva altri aspetti della sua relazione con Jasenovac. Ad esempio, in alcune sue frasi scritte sul Libro firme del memoriale, e rivelate dai media, la presidente condanna il crimine ma non si pronuncia sull'identità degli assassini né su quella delle vittime dell'industria della morte dell'NDH [lo “Stato indipendente croato”, regime ustascia guidato da Ante Pavelić durante la Seconda guerra mondiale, ndr].
Non vedere le differenze e comportarsi allo stesso modo rispetto a Jesenovac e Bleiburg è sintomo di profondo revisionismo. Un comportamento inquietante, soprattutto nel contesto dell'intenzione, già resa pubblica, dei responsabili dell'HDZ di togliere dalla costituzione croata il principio dell'antifascismo.
La Corte ha stabilito che quello che avvenne fu un genocidio ad opera di singole persone, ma che lo Stato Serbo non può essere ritenuto direttamente responsabile per genocidio e complicità per i fatti accaduti nella guerra civile in Bosnia-Erzegovina dal 1992 al 1995, fra i quali rientra la strage di Srebrenica.
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