lunedì 19 settembre 2022

L’EUROPRIDE METTE A DURA PROVA LA STABILITA’ SERBA




 Le campane della Chiesa serbo-ortodossa di San Marco hanno risuonato incessantemente per coprire i suoni della parata Lgbt tenutasi a Belgrado lo scorso 17 settembre.

L’Europride ha sfilato in forma ridotta nella capitale serba dopo il via libera del primo ministro del paese Ana Brnabić, che, creando una spaccatura nel governo, ha scavalcato il presidente Aleksandar Vučić e ha revocato la decisione del ministro degli Affari interni di non autorizzare l'EuroPride per ragioni di sicurezza.
Il corteo, a cui hanno preso parte anche l’ambasciatore italiano a Belgrado Luca Gori e il suo omologo statunitense Cristopher Hill, ha raggruppato, secondo i media locali, diverse migliaia di persone, che protette da massicci cordoni di agenti in tenuta antisommossa hanno raggiunto il parco Tasmajdan dove si è svolto il concerto di chiusura, a pochissimi metri dalla chiesa di San Marco.
64 gli arresti avvenuti tra gli attivisti contrari mentre si registra che 10 poliziotti hanno avuto bisogno di cure mediche.
La parata, tenutasi per la prima volta nell’Europa sud-orientale ha infatti scatenato disordini e scontri in tutta la “città bianca”, dove nelle ultime settimane hanno avuto luogo diverse imponenti contromanifestazioni in difesa della famiglia, dei valori tradizionali e della chiesa serbo-ortodossa.
Chiesa, quest’ultima, di cui il massimo esponente, il Patriarca Porfirije, si è pubblicamente opposto all’Europride dichiarando: “Non permetteremo a nessuno, di imporci i suoi valori, il suo stile di vita e la sua visione del mondo”.
Ma c’è sempre un modo per penetrare e destabilizzare paesi non allineati, generando in primis caos e divisione.

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