Ogni 12 febbraio la Chiesa festeggia il beato card. Alojzije Stepinac (1898 - 1960), criminale di guerra filo nazista croato, arcivescovo di Zagabria. Ebbe un ruolo di primo piano nella creazione e nel consolidamento della dittatura ustascia. Fu anche membro del parlamento e capo dei cappellani militari, responsabili di orrendi omicidi con amputazioni dei prigionieri. Decorato al merito con la massima onorificenza ustascia. Un antisemita che arrivò a dichiarare: «ho fatto notare in Vaticano che le leggi ustascia varate contro il crimine dell’aborto giustificano le leggi contro gli ebrei, i quali sono in Croazia i più grandi difensori, i più frequenti esecutori di questo crimine». Tanto coraggioso prima dell’arrivo di Tito quanto pusillanime dopo, una volta finito sotto processo per tradimento (in quanto formalmente cittadino jugoslavo che aveva cospirato contro la propria nazione): interrogato perché avesse accettato l’onorificenza, non si vergognò di rispondere che «…se avessi rifiutato la massima onorificenza militare ustascia, sarebbero successe delle cose ancora più terribili… Noi abbiamo stabilito in modo chiaro i principi delle conversioni, gli ortodossi erano liberi e nello stato spirituale di convertirsi o meno», senza rendersi conto della plateale contraddizione: infatti, il pubblico ministero gli contestò che non era pensabile che un uomo del suo rango non potesse rifiutare un’onorificenza per timore di cose terribili, laddove, a dire dello stesso Stepinac, perfino i serbi potevano liberamente scegliere senza conseguenze se diventare ortodossi o meno. Arrestato dalla polizia jugoslava nel 1946, fu fatto cardinale dal papa collaborazionista Pio XII nel 1953. Morì in carcere nel 1960. Beatificato da Giovanni Paolo II nel 1998, che andò a pregare sulla sua tomba
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