All'alba del 16 aprile 1993 i membri della polizia militare e dell'unità speciale Jokeri del Consiglio di difesa croato [HVO, esercito croato-bosniaco] attaccarono il villaggio di Ahmići, nei pressi di Vitez, nella Bosnia centrale. Nel villaggio vivevano circa ottocento bosgnacchi. Nelle ore di orrore che seguirono, morirono oltre cento persone, perlopiù civili: donne, anziani, bambini. La vittima più giovane aveva tre mesi, quella più vecchia ottantun anni. Furono distrutte e date alle fiamme più di centocinquanta case e stalle, furono anche minate due moschee del villaggio. L'immagine di una delle moschee, spezzata dall'esplosione come se fosse una penna, fece il giro del mondo. Nel frattempo, tutte le persone condannate per il crimine di Ahmići sono uscite dal carcere, compreso Dario Kordić, durante la guerra padre padrone di una parte della Bosnia centrale controllata dai croati, condannato dal Tribunale dell'Aja a venticinque anni di reclusione. In carcere – dove, come da lui stesso affermato, per ben due volte gli apparve Gesù Cristo – Kordić si è lasciato completamente andare al fanatismo religioso, tanto che, una volta tornato in libertà, è diventato un ospite benvisto delle manifestazioni cattoliche e dei monasteri di tutta la Croazia e la Bosnia Erzegovina.
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