lunedì 31 luglio 2023

Priče, bajke i legende

 




Nell’Aula consiliare ha avuto luogo ieri la presentazione del libro “Priče, bajke i legende” (Racconti, fiabe e leggende) di Giacomo Scotti, pubblicato dalla Casa editrice Val di Fiume. Il volume, scritto in croato, è stato presentato da Damir Grubiša, politologo ed ex Ambasciatore della Croazia in Italia, dall’illustratrice Nena Pavelić e da Dragan Ogurlić a nome dell’editore. Questo è il 240.esimo libro di Scotti e il suo 41.esimo libro dedicato ai bambini. È, inoltre, il terzo libro che lo scrittore pubblica per i tipi della Val. Autore della copertina è Ivica Oreb, della preparazione grafica Željko Maletić, delle fotografie Petar Fabijan, mentre la realizzazione è di Zlatko Ožanić.

Ogurlić si è detto compiaciuto di poter presentare una nuova creazione di Giacomo Scotti, di cui ogni nuovo libro è un’opera eccezionale. “Questo volume è in un certo senso una sintesi di ciò che scriveva per i bambini in numerose riviste e giornali”, ha sottolineato Ogurlić.
Come rilevato da Damir Grubiša nella prefazione del libro, “numerosi critici che hanno scritto dei suoi libri considerano che il massimo della creatività letteraria di Giacomo Scotti si esprima proprio nei suoi racconti per i bambini. Egli è autore di una quarantina di raccolte di racconti, fiabe, favole e raccolte di poesie, che iniziò a scrivere già negli anni Cinquanta del secolo scorso per la rivista per bambini in lingua italiana ‘Il pioniere’ (pubblicata dalla nostra Casa editrice Edit, ndr) in seguito intitolata ‘Arcobaleno’. Nel suo laboratorio letterario sono nati i racconti sul mare, sulle leggende, sul destino dei marittimi, sulla storia dei pirati e degli uscocchi dell’Adriatico, sui bambini e sui mostri marini”.
Grubiša ha quindi presentato la proposta di assegnare a Scotti l’Ordine della Danica hrvatska con l’effigie di Marko Marulić per il suo particolare contributo alla cultura.
Lo scrittore ha ringraziato per l’iniziativa e ha dichiarato che, dal momento che ha già 95 anni, questo è forse l’ultimo libro della sua bibliografia. “Spero che assieme ai vostri figli e nipoti leggerete le mie storie, fiabe e leggende”, ha concluso Scotti.

domenica 30 luglio 2023

IL 2 AGOSTO 1941 A SMILJAN 530 SERBI VENNERO UCCISI DAGLI USTASCIA

 




Autore: Olga Handjal

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Srb, 27 luglio 2023*
Salgo la scalinata in pietra verso l'imponente monumento in cima al pendio, circondato da una guardia di alberi ad alto fusto, le cui chiome mi sembrano ondeggiare al ritmo della musica e dei canti partigiani che tuonano dai potenti altoparlanti.
Mi fermo da parte e osservo la colonna di persone che risale lentamente la collina come un fiume colorato nel mormorio delle parole delle lingue che conosco. Guardo i loro volti, a volte incontro i loro occhi e mi chiedo, chi è il Serbo, il Croato, il Bosniaco qui? Siamo tutti uguali. E me lo confermerà poco dopo il chiacchiericcio di un gruppo in lingua slovena.
Sono arrivata ai piedi del monumento stesso, dove si sente una canzone che non conosco, su una certa madre Kata.
Presumo che Kata sia esattamente quella bellissima scultura di una donna modesta e così comune, vestita di nero e con una sciarpa in testa, che si trova sul fianco destro del marmo bianco, con le mani sul cuore. In quella espressione di dolore, come fanno le madri disperate. Tutte, senza distinzione alcuna, che siano madri serbe, croate, bosniache o musulmane, in guerra sono uguali come alberi, quando perdono i figli perdono i rami.
Sulla facciata del monumento vedo un robusto contadino con un forcone nelle mani in disperata difesa del suo focolare, della sua famiglia, il lascito dei suoi avi. Forcone contro i fucili e le kame degli ustascia.
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Questo è il mio primo Srb
Nella mia infanzia e giovinezza, questi sono stati giorni di grande solennità, come ogni giorno commemorativo della Lotta di Liberazione Nazionale di tutti i nostri popoli, e poi sono successe cose terribili e tutto quel mondo, l'unico che conoscevo e che mi aveva protetto fino ad allora, era crollato come una torre di carte.
Di Srb sapevo ciò che la mia generazione conosce principalmente, sia dalle lezioni di storia a scuola, sia dalla trasmissione orale, oppure quello che ho imparato da sola nel corso degli anni.
Mentre l'autobus ondeggiava lungo la strada attraverso la bellissima Lika, capitava di scorgere qua e là gli occhi ciechi delle finestre sulle case distrutte e i muri crivellati di proiettili, e il più delle volte solo qualche triste comignolo fuligginoso, che sporgeva solo e ritto dal mucchio di rovine, come un monumento all'orrore e alla morte.
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Ora dico a questo contadino sulla colonna di marmo che il gran male è accaduto di nuovo, che ancora una volta schiere di fratelli incitati, e senza sapere perché, uccisero, perseguitarono e diedero fuoco ai focolari da queste parti.
Anche nel mio villaggio natale della Slavonia, dopo la fine della guerra, arrivò un "treno senza orario", pieno di gente nuova con i loro nuovi destini, provenienti dalle regioni povere del suolo arido. Lì, nella fertile pianura della Slavonia, piantarono le loro radici, seminarono nuovi semi, e con il loro bagaglio di orrori vissuti ancora freschi, divennero insieme a noi una comunità armoniosa. Serbi, Musulmani, Bosniaci, Dalmati. Il mio villaggio chiamarono "piccola Europa".
I nostri primi vicini erano serbi di fede ortodossa, perciò le nostre famiglie hanno avuto due Natali e due Pasque, che abbiamo sempre celebrato, anche se i miei genitori erano comunisti e atei; era un seguire con rispetto le tradizioni dei loro genitori, e soprattutto una gioia per noi bambini. (Oggi i nuovi "antifascisti" mentono quando dicono che ci era proibito).
In entrambe le vigilie di Natale mio padre spargeva paglia e foglie di quercia sul pavimento della cucina, mentre noi bambini decoravamo con nostra madre il povero alberello di ginepro e correvamo attraverso il cortile, per lo più nella neve alta, verso la cucina del vicino.
Hanno avuto un figlio di nome Sele, che quel nome prese in un vagone per il bestiame, che carico di serbi era in viaggio verso Jasenovac, e che poi di nuovo, dopo un tempo incommensurabile di sofferenza nel viaggio verso l'ignoto, è tornato di nuovo al punto di partenza . E lì, sulla paglia puzzolente nacque un bambino, e siccome erano in un viaggio di cui non conoscevano la fine, lo chiamarono Selimir, e noi tutti lo chiamavamo Sele.
(Voglio precisare per i miei amici italiani, che questo nome è un derivato dal verbo seliti se = traslocare, quindi non traducibile)
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Smiljani e la casa museo di Nikola Tesla
Di fronte agli splendidi edifici ristrutturati della casa natale e della chiesa ortodossa dei Santi Apostoli Pietro e Paolo, si erge un monumento a Nikola Tesla che accoglie i visitatori.
Vicino alla chiesa si erge un monumento a forma croce in marmo bianco, sul quale è scritto:
"IN SMILJAN, 2 AGOSTO 1941. IL GIORNO DEL SANTO PROFETA ELIA
530 SERBI ORTODOSSI VENNERO UCCISI DAGLI USTASCIA E DURANTE LA RITIRATA
5 MARZO 1941. FURONO UCCISE ALTRE 30 PERSONE INNOCENTI"
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"Prima della guerra, la parrocchia di Smiljan contava più di 1.000 anime serbe, nel 1948 erano solo 112, di cui solo 30 persone vivevano a Smiljan, il resto viveva a Gospić, perché nella loro città non c'erano edifici dove poter vivere Prota Pejinović era a Smiljan nel 1948 e la descrive così: la parrocchia di Smiljan oggi è vuota. In quel luogo bello e romantico oggi, un uomo è felice di trovare qualcuno vivo quando passa per il villaggio. Non c'è, silenzio ovunque, si può dire che neanche gli uccelli nei boschi non cantano. Questa desolazione, rovine e incendi dolosi, questo silenzio, quel cimitero, la chiesa distrutta e l'appartamento parrocchiale sembrano indescrivibilmente difficili e dolorosi per una persona, così che una persona vorrebbe anch'essa riposare in quella tomba, nella quale furono sepolti insieme 462 serbi-ortodossi”. (Wikipedia, crimini Ustasha nella seconda guerra mondiale)
E poiché la storia non ha studenti, tutto si è ripetuto quasi allo stesso modo
1992 la casa natale di Nikola Tesla e la chiesa di Smiljan furono distrutte e il monumento al grande scienziato fu minato da coloro che oggi rivendicano la nazionalità di Nikola.
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Sto davanti al monumento e ascolto gli appropriati discorsi dei politici presenti.
Sento parlare dell'uccisione di centinaia di vittime del regime ustascia, a Donja Suvaja, Osredci, Bubnje, Piškovec... Sento l'omaggio alle vittime di Nebljus, Meljinovac, Donji Lapac.
Ascolto e immagino quell'inferno in terra. Ascolto e vedo. Vedo il contadino con un forcone che cerca forza nelle vene del tallone per combattere contro un nemico troppo forte, vedo bambini sgozzati e massacrati con le asce, vedo Kata sconvolta che si strappa il cuore dal petto e si arrampica sul marmo...
E poi mi viene in mente che anche questo monumento è stato vittima nel 1995, colpito da una tempesta.
CHE NON SI RIPETA MAI PIU'!


DUE PESI E DUE MISURE




Quando nel 2008 Milorad Čavić vinse l'oro agli europei di nuoto e sul podio mise la maglietta Kosovo è Serbia, fu squalificato.

Đoković a Rolland Garros quest'anno scrisse sulla telecamera dopo la partita "Kosovo è il cuore della Serbia- stop alle violenze", si alzò un putiferio ma, con oramai il nulla osta per gli atleti ucraini con i messaggi politici in ogni dove, dovettero stare zitti.
Credo che i doppi standard sono semplicemente intollerabili e sotto gli occhi di tutto il mondo.
Accade poi, che se tu Occidente bombardi un paese con le bombe a grappolo e scippi la terra altrui violando il diritto internazionale, non puoi dare lezioni ad altri quando fanno la stessa cosa.
Putin sta facendo esattamente quanto fatto dalla NATO alla Serbia.
Ed io capisco le atlete e gli atleti ucraini.
Ma vale allora per tutti. Restituissero la medaglia a povero Čavić, al quale hanno rovinato la carriera perché il ragazzo non si è più ripreso.
Ai palestinesi permettessero di mettere le magliette in segno di sacrosanta lotta politica.
Purtroppo in Occidente vige quella orwelliana:" tutti gli animali sono uguali ma alcuni sono più uguali d'altri".
Poi si meravigliano quando vedono che i paesi africani si stringono attorno a Putin come fosse la loro guida ideologica e spirituale.




Effetto euro, in Croazia prezzi folli: «Ci guadagnano le spiagge del Veneto»

 




Giusta punizione per i croati che hanno rubato il serbo Tesla per metterlo sugli euro 

Effetto euro, in Croazia prezzi folli: «Ci guadagnano le spiagge del Veneto»



sabato 29 luglio 2023

L' ITALIA FASCISTA DELLA VERGOGNA




 UN FATTO GRAVISSIMO, LEGGERE CON LA MASSIMA ATTENZIONE!

REVOCA DELL'ONORE
L'Italia cambia legge per contrattaccare Tito: 'Ha rubato terre storiche italiane'
La Commissione alla Cultura del Senato della Repubblica Italiana ha avviato il procedimento per togliere l'onorificenza di "Cavaliere di Gran Croce" all'ex presidente a vita jugoslavo, Maresciallo Josip Broz Tito.
Ecco perché Tito dovrebbe essere ritratto come un criminale, perché così significa che il suo regime criminale ha rubato le terre storiche italiane ed ha espulso gli italiani.
"La storica richiesta di revoca dell'onorificenza conferita al dittatore jugoslavo Josip Broz Tito, da parte dei familiari delle vittime della strage di Tito - esuli istriani, fiumani e dalmati, ha avuto finalmente un esito positivo con l'adozione dell'ordine del giorno, da parte che il Governo si impegni ad avviare la procedura per la revoca dell'Ordine dei Cavalieri di Gran Croce”


venerdì 28 luglio 2023

Scrittori perseguitati senza motivo alcuno

 Ecco a voi alcuni degli scrittori perseguitati senza motivo alcuno 


RAJKO GRLIC'

Rajko Grlić: ogni nazionalismo contiene un seme del fascismo


PEDRAG MATVEJEVIC'

La condanna a Predrag Matvejević


DUBRAVKA UGRESIC 

Dubravka Ugrešić

Dubravka Ugrešić: una Croazia sul modello fascista


GIACOMO SCOTTI 

I fascisti croati minacciano di morte lo scrittore Giacomo Scotti

Minacce a Giacomo Scotti

Giacomo Scotti riceve minacce da tempo


DRAGO HEDL

Minacce a Drago Hedl: le reazioni del Feral Tribune


Boris Dežulović



Rajko Grlić: ogni nazionalismo contiene un seme del fascismo




 In questi giorni, preparando un libro delle mie interviste realizzate per il Feral  , ho letto una lunga conversazione che intrattenemmo in quel fosco, terribile 1993, quando nel cosiddetto nuovo stato democratico finimmo per essere inclusi nella bella comitiva di emarginati e nemici del regime. Già allora, noi cosiddetti traditori della Croazia, iniziammo una discussione tra amici chiedendoci se fosse più facile emigrare o rimanere e vivere un esilio interiore. Oggi credo che le due strade fossero ugualmente difficili. 

Rajko Grlić: ogni nazionalismo contiene un seme del fascismo



Prezzi alle stelle: il disastro dell’euro in Croazia




 Dopo avere adottato l’euro come valuta ufficiale lo scorso primo gennaio, i prezzi in Croazia sono aumentati fino anche al 50% su tutti i beni primari, a partire dai generi alimentari, suscitando le proteste dei cittadini e affossando il turismo locale...

Prezzi alle stelle: il disastro dell’euro in Croazia



LA CROAZIA E' PARTITA COSI'

 






10 dicembre 1999: muore a Zagabria Franjo Tuđman. Figura controversa nello scacchiere balcanico di lui possiamo sicuramente dire che è stato:

- un criminale di guerra come sentenziato dall'ICTY;
- un pericoloso filo-nazista alla ricerca della costituzione di uno stato croato puramente etnico;
- un nostalgico del NDH, lo stato indipendente croato fantoccio della Germania nazista ed unico momento storico nel quale ci si accorse della loro esistenza, dal quale riprese simbologie, inni e moneta;
un antisemita, famosa la sua frase "che per fortuna nè lui nè sua moglie erano ebrei" o come nel suo libro Bespuća povijesne zbiljnosti dove scrisse che "gli ebrei avevano ricoperto una posizione privilegiata a Jasenovac e in realtà tenevano nelle loro mani la gestione dei detenuti del campo fino al 1944";
- un minimalista dell'Olocausto, sempre nel suddetto libro scrisse che "il numero di morti ebraici durante la Seconda Guerra Mondiale era più vicino al milione rispetto al numero più citato di 6 milioni.";
- un dittatore, il suo mandato come presidente è stato criticato come autoritario dalla maggior parte degli osservatori che osservarono che "tra sano nazionalismo e sciovinismo, scelse lo sciovinismo; tra economia di libero mercato e clientelismo, scelse quest'ultimo. Invece del culto della libertà, scelse il culto dello stato. Tra modernità e apertura al mondo, ha scelto il tradizionalismo; una scelta fatale per un piccolo Stato come la Croazia che ha bisogno di aprire per il bene dello sviluppo";
- un pregiudicato, essendo stato arrestato 3 volte durante la sua vita;
- un plagiatore, nel dicembre 1966, Ljubo Boban accusò Tuđman di plagio, affermando che Tuđman aveva compilato quattro quinti della sua tesi di dottorato, "La creazione della Jugoslavia socialista", dal lavoro di Boban. Boban ha offerto prove conclusive alla sua affermazione da articoli pubblicati in precedenza sulla rivista Forum e il resto dalla tesi di Boban. Tuđman fu poi espulso dall'Istituto e costretto a ritirarsi nel 1967.
- un doppiogiochista, marzo 1991 accordo di Karadjordjevo con Slobodan Milosevic per la spartizione della Bosnia Erzegovina tra Serbia e Croazia - dopo appena un anno le forze croate e musulmane si alleano in chiave anti-Serba - nel giugno dello stesso anno le forze croate rompono l'alleanza e attaccano la Bosnia creando la fallimentare Herceg-Bosnia e poi ancora anche dopo gli accordi Dayton del 1995 Tuđman cercò un accordo con Karadžić per una spartizione di "influenze" in Bosnia Erzegovina.
È stato questo personaggio qua.




domenica 23 luglio 2023

L' autodeterminazione vale solo per gli amici della NATO

 





Aumentiamo le forze della NATO in Bosnia e se i serbi vogliono effettuare un referendum democratico interveniamo militarmente. Occupiamo la Repubblica Srpska?

Come lo si spiega che tutti hanno potuto staccarsi come e quando gli pareva ma i serbi no, non possono e vanno fermati militarmente dalla NATO? E se facciamo un ragionamento inverso: mettiamo i soldati russi nella RS a difendere il loro sacrosanto diritto usurpato da un rappresentante non eletto dalle NU e senza nessuna legittimità? Chi è che non rispetta gli accordi di Dayton e vuole la guerra? Perché, se i popoli hanno diritto all'autodeterminazione, questo diritto per i serbi non vale ma si vorrebbe la guerra in caso del referendum?
E quando loro si sono staccati invece era legittimo?
Nulla hanno imparato, odiano la guerra ma se i serbi faranno il referendum ( meccanismo democratico), va bene anche la guerra.
Meschino.

lunedì 17 luglio 2023

SLOBODANKA CIRIC FA RIVIVERE LA VENERE

 



Ho scelto di sostenere - senza indugi - la variegata risposta al gesto, a prescindere da nomi e motivazioni.

Grazie al giornalista Giovanni Chianelli del giornale Il Mattino per le belle parole spese e la pubblicazione dell'articolo relativo alla performance "Venere-Fenice | RigenerAzione" tenutasi il 16 luglio accanto ai resti dell'opera del Maestro Michelangelo Pistoletto "Venere degli stracci".
Ringrazio Mila Maraniello ideatrice e direttore artistico della performance, sociologo e giornalista Giuseppe Giorgio coordinatore dell'evento e ufficio stampa, Fulvio Frezza, Luigi Carbone e Professore Sergio Locoratolo per preziosi consigli e amichevole collaborazione, Silvana Guida di #BluParthenopeEventi per il supporto, Gennaro Giorgio per le foto e Daria Della Paolera per il body painting.
Infine, ringrazio il numero pubblico che invece di passare la mattinata al mare è venuto a sostenermi. ❤❤❤


SREBRENICA Luglio 1995.

 




SREBRENICA Luglio 1995 Mistificazioni e casus belli.

Si disse che 8000 musulmani vennero liquidati dalle truppe serbe del generale Ratko Mladic, sotto gli occhi di un battaglione olandese delle Nazioni Unite.
Nel 2011 è stato pubblicato Il Dossier nascosto del ‘genocidio’ di Srebrenica (ed. La Città del Sole, Napoli) in cui quello che è stato definito il maggior eccidio sul suolo d’Europa a partire dal 1945 viene analiticamente indagato e revisionato e viene smontata la tesi della pulizia etnica pianificata e messa in atto dai serbi. Lo studio ripristina non solo la verità storica su un evento ma anche perché i fatti di Srebrenica sono diventati una sorta di catarsi collettiva per tutti i popoli balcanici, serbi a parte, che hanno avuto modo così di giustificare moralmente ogni nefandezza commessa, spesso ai danni dei serbi stessi. Inoltre l’eccidio è servito alla propaganda delle potenze occidentali e degli Stati Uniti, per costituire un valido retroterra emotivo all’aggressione che di lì a poco avrebbero sferrato contro Belgrado.

Maria Morigi


La Corte Internazionale di Giustizia ha stabilito che a Srebrenica è stato compiuto un genocidio, ma la Serbia non è imputabile per tale crimine. Analisi del procedimento che ha portato alla sentenza definitiva. Una tesi di laurea





Campo Bondsteel, la differenza tra il Kosovo e il Donbass

  en.wikipedia.org/wiki/Camp_Bondsteel