lunedì 31 luglio 2023

Priče, bajke i legende

 




Nell’Aula consiliare ha avuto luogo ieri la presentazione del libro “Priče, bajke i legende” (Racconti, fiabe e leggende) di Giacomo Scotti, pubblicato dalla Casa editrice Val di Fiume. Il volume, scritto in croato, è stato presentato da Damir Grubiša, politologo ed ex Ambasciatore della Croazia in Italia, dall’illustratrice Nena Pavelić e da Dragan Ogurlić a nome dell’editore. Questo è il 240.esimo libro di Scotti e il suo 41.esimo libro dedicato ai bambini. È, inoltre, il terzo libro che lo scrittore pubblica per i tipi della Val. Autore della copertina è Ivica Oreb, della preparazione grafica Željko Maletić, delle fotografie Petar Fabijan, mentre la realizzazione è di Zlatko Ožanić.

Ogurlić si è detto compiaciuto di poter presentare una nuova creazione di Giacomo Scotti, di cui ogni nuovo libro è un’opera eccezionale. “Questo volume è in un certo senso una sintesi di ciò che scriveva per i bambini in numerose riviste e giornali”, ha sottolineato Ogurlić.
Come rilevato da Damir Grubiša nella prefazione del libro, “numerosi critici che hanno scritto dei suoi libri considerano che il massimo della creatività letteraria di Giacomo Scotti si esprima proprio nei suoi racconti per i bambini. Egli è autore di una quarantina di raccolte di racconti, fiabe, favole e raccolte di poesie, che iniziò a scrivere già negli anni Cinquanta del secolo scorso per la rivista per bambini in lingua italiana ‘Il pioniere’ (pubblicata dalla nostra Casa editrice Edit, ndr) in seguito intitolata ‘Arcobaleno’. Nel suo laboratorio letterario sono nati i racconti sul mare, sulle leggende, sul destino dei marittimi, sulla storia dei pirati e degli uscocchi dell’Adriatico, sui bambini e sui mostri marini”.
Grubiša ha quindi presentato la proposta di assegnare a Scotti l’Ordine della Danica hrvatska con l’effigie di Marko Marulić per il suo particolare contributo alla cultura.
Lo scrittore ha ringraziato per l’iniziativa e ha dichiarato che, dal momento che ha già 95 anni, questo è forse l’ultimo libro della sua bibliografia. “Spero che assieme ai vostri figli e nipoti leggerete le mie storie, fiabe e leggende”, ha concluso Scotti.

domenica 30 luglio 2023

IL 2 AGOSTO 1941 A SMILJAN 530 SERBI VENNERO UCCISI DAGLI USTASCIA

 




Autore: Olga Handjal

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Srb, 27 luglio 2023*
Salgo la scalinata in pietra verso l'imponente monumento in cima al pendio, circondato da una guardia di alberi ad alto fusto, le cui chiome mi sembrano ondeggiare al ritmo della musica e dei canti partigiani che tuonano dai potenti altoparlanti.
Mi fermo da parte e osservo la colonna di persone che risale lentamente la collina come un fiume colorato nel mormorio delle parole delle lingue che conosco. Guardo i loro volti, a volte incontro i loro occhi e mi chiedo, chi è il Serbo, il Croato, il Bosniaco qui? Siamo tutti uguali. E me lo confermerà poco dopo il chiacchiericcio di un gruppo in lingua slovena.
Sono arrivata ai piedi del monumento stesso, dove si sente una canzone che non conosco, su una certa madre Kata.
Presumo che Kata sia esattamente quella bellissima scultura di una donna modesta e così comune, vestita di nero e con una sciarpa in testa, che si trova sul fianco destro del marmo bianco, con le mani sul cuore. In quella espressione di dolore, come fanno le madri disperate. Tutte, senza distinzione alcuna, che siano madri serbe, croate, bosniache o musulmane, in guerra sono uguali come alberi, quando perdono i figli perdono i rami.
Sulla facciata del monumento vedo un robusto contadino con un forcone nelle mani in disperata difesa del suo focolare, della sua famiglia, il lascito dei suoi avi. Forcone contro i fucili e le kame degli ustascia.
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Questo è il mio primo Srb
Nella mia infanzia e giovinezza, questi sono stati giorni di grande solennità, come ogni giorno commemorativo della Lotta di Liberazione Nazionale di tutti i nostri popoli, e poi sono successe cose terribili e tutto quel mondo, l'unico che conoscevo e che mi aveva protetto fino ad allora, era crollato come una torre di carte.
Di Srb sapevo ciò che la mia generazione conosce principalmente, sia dalle lezioni di storia a scuola, sia dalla trasmissione orale, oppure quello che ho imparato da sola nel corso degli anni.
Mentre l'autobus ondeggiava lungo la strada attraverso la bellissima Lika, capitava di scorgere qua e là gli occhi ciechi delle finestre sulle case distrutte e i muri crivellati di proiettili, e il più delle volte solo qualche triste comignolo fuligginoso, che sporgeva solo e ritto dal mucchio di rovine, come un monumento all'orrore e alla morte.
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Ora dico a questo contadino sulla colonna di marmo che il gran male è accaduto di nuovo, che ancora una volta schiere di fratelli incitati, e senza sapere perché, uccisero, perseguitarono e diedero fuoco ai focolari da queste parti.
Anche nel mio villaggio natale della Slavonia, dopo la fine della guerra, arrivò un "treno senza orario", pieno di gente nuova con i loro nuovi destini, provenienti dalle regioni povere del suolo arido. Lì, nella fertile pianura della Slavonia, piantarono le loro radici, seminarono nuovi semi, e con il loro bagaglio di orrori vissuti ancora freschi, divennero insieme a noi una comunità armoniosa. Serbi, Musulmani, Bosniaci, Dalmati. Il mio villaggio chiamarono "piccola Europa".
I nostri primi vicini erano serbi di fede ortodossa, perciò le nostre famiglie hanno avuto due Natali e due Pasque, che abbiamo sempre celebrato, anche se i miei genitori erano comunisti e atei; era un seguire con rispetto le tradizioni dei loro genitori, e soprattutto una gioia per noi bambini. (Oggi i nuovi "antifascisti" mentono quando dicono che ci era proibito).
In entrambe le vigilie di Natale mio padre spargeva paglia e foglie di quercia sul pavimento della cucina, mentre noi bambini decoravamo con nostra madre il povero alberello di ginepro e correvamo attraverso il cortile, per lo più nella neve alta, verso la cucina del vicino.
Hanno avuto un figlio di nome Sele, che quel nome prese in un vagone per il bestiame, che carico di serbi era in viaggio verso Jasenovac, e che poi di nuovo, dopo un tempo incommensurabile di sofferenza nel viaggio verso l'ignoto, è tornato di nuovo al punto di partenza . E lì, sulla paglia puzzolente nacque un bambino, e siccome erano in un viaggio di cui non conoscevano la fine, lo chiamarono Selimir, e noi tutti lo chiamavamo Sele.
(Voglio precisare per i miei amici italiani, che questo nome è un derivato dal verbo seliti se = traslocare, quindi non traducibile)
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Smiljani e la casa museo di Nikola Tesla
Di fronte agli splendidi edifici ristrutturati della casa natale e della chiesa ortodossa dei Santi Apostoli Pietro e Paolo, si erge un monumento a Nikola Tesla che accoglie i visitatori.
Vicino alla chiesa si erge un monumento a forma croce in marmo bianco, sul quale è scritto:
"IN SMILJAN, 2 AGOSTO 1941. IL GIORNO DEL SANTO PROFETA ELIA
530 SERBI ORTODOSSI VENNERO UCCISI DAGLI USTASCIA E DURANTE LA RITIRATA
5 MARZO 1941. FURONO UCCISE ALTRE 30 PERSONE INNOCENTI"
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"Prima della guerra, la parrocchia di Smiljan contava più di 1.000 anime serbe, nel 1948 erano solo 112, di cui solo 30 persone vivevano a Smiljan, il resto viveva a Gospić, perché nella loro città non c'erano edifici dove poter vivere Prota Pejinović era a Smiljan nel 1948 e la descrive così: la parrocchia di Smiljan oggi è vuota. In quel luogo bello e romantico oggi, un uomo è felice di trovare qualcuno vivo quando passa per il villaggio. Non c'è, silenzio ovunque, si può dire che neanche gli uccelli nei boschi non cantano. Questa desolazione, rovine e incendi dolosi, questo silenzio, quel cimitero, la chiesa distrutta e l'appartamento parrocchiale sembrano indescrivibilmente difficili e dolorosi per una persona, così che una persona vorrebbe anch'essa riposare in quella tomba, nella quale furono sepolti insieme 462 serbi-ortodossi”. (Wikipedia, crimini Ustasha nella seconda guerra mondiale)
E poiché la storia non ha studenti, tutto si è ripetuto quasi allo stesso modo
1992 la casa natale di Nikola Tesla e la chiesa di Smiljan furono distrutte e il monumento al grande scienziato fu minato da coloro che oggi rivendicano la nazionalità di Nikola.
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Sto davanti al monumento e ascolto gli appropriati discorsi dei politici presenti.
Sento parlare dell'uccisione di centinaia di vittime del regime ustascia, a Donja Suvaja, Osredci, Bubnje, Piškovec... Sento l'omaggio alle vittime di Nebljus, Meljinovac, Donji Lapac.
Ascolto e immagino quell'inferno in terra. Ascolto e vedo. Vedo il contadino con un forcone che cerca forza nelle vene del tallone per combattere contro un nemico troppo forte, vedo bambini sgozzati e massacrati con le asce, vedo Kata sconvolta che si strappa il cuore dal petto e si arrampica sul marmo...
E poi mi viene in mente che anche questo monumento è stato vittima nel 1995, colpito da una tempesta.
CHE NON SI RIPETA MAI PIU'!


DUE PESI E DUE MISURE




 Io so solo una cosa: le regole o sono uguali per tutti o è fascismo.

Quando nel 2008 Milorad Čavić vinse l'oro agli europei di nuoto e sul podio mise la maglietta Kosovo è Serbia, fu squalificato.
Đoković a Rolland Garros quest'anno scrisse sulla telecamera dopo la partita "Kosovo è il cuore della Serbia- stop alle violenze", si alzò un putiferio ma, con oramai il nulla osta per gli atleti ucraini con i messaggi politici in ogni dove, dovettero stare zitti.
Credo che i doppi standard sono semplicemente intollerabili e sotto gli occhi di tutto il mondo.
Accade poi, che se tu Occidente bombardi un paese con le bombe a grappolo e scippi la terra altrui violando il diritto internazionale, non puoi dare lezioni ad altri quando fanno la stessa cosa.
Putin sta facendo esattamente quanto fatto dalla NATO alla Serbia.
Ed io capisco le atlete e gli atleti ucraini.
Ma vale allora per tutti. Restituissero la medaglia a povero Čavić, al quale hanno rovinato la carriera perché il ragazzo non si è più ripreso.
Ai palestinesi permettessero di mettere le magliette in segno di sacrosanta lotta politica.
Purtroppo in Occidente vige quella orwelliana:" tutti gli animali sono uguali ma alcuni sono più uguali d'altri".
Poi si meravigliano quando vedono che i paesi africani si stringono attorno a Putin come fosse la loro guida ideologica e spirituale.




Effetto euro, in Croazia prezzi folli: «Ci guadagnano le spiagge del Veneto»

 




Giusta punizione per i croati che hanno rubato il serbo Tesla per metterlo sugli euro 

Effetto euro, in Croazia prezzi folli: «Ci guadagnano le spiagge del Veneto»



sabato 29 luglio 2023

L' ITALIA FASCISTA DELLA VERGOGNA




 UN FATTO GRAVISSIMO, LEGGERE CON LA MASSIMA ATTENZIONE!

REVOCA DELL'ONORE
L'Italia cambia legge per contrattaccare Tito: 'Ha rubato terre storiche italiane'
"Questo è il loro contributo alla revisione della storia, che include la revisione della valutazione del fascismo", afferma Damir Grubiša
La Commissione alla Cultura del Senato della Repubblica Italiana ha avviato il procedimento per togliere l'onorificenza di "Cavaliere di Gran Croce" all'ex presidente a vita jugoslavo, Maresciallo Josip Broz Tito. Dietro la procedura c'è Roberto Menia, noto neofascista e ora senatore del partito al potere Fratelli d'Italia, che da decenni propone apertamente il "ritorno" dell'Istria, del Quarnero e di gran parte della Dalmazia sotto il dominio italiano.
Ecco perché Tito dovrebbe essere ritratto come un criminale, perché così significa che il suo regime criminale ha rubato le terre storiche italiane ed ha espulso gli italiani.
"La storica richiesta di revoca dell'onorificenza conferita al dittatore jugoslavo Josip Broz Tito, da parte dei familiari delle vittime della strage di Tito - esuli istriani, fiumani e dalmati, ha avuto finalmente un esito positivo con l'adozione dell'ordine del giorno, da parte che il Governo si impegni ad avviare la procedura per la revoca dell'Ordine dei Cavalieri di Gran Croce”, ha riportato le parole di Menia il portale neofascista Il Primato Nazionale.
Ha svolto una serie di compiti
Menia è stato segretario del partito politico neofascista MSI-DN a Trieste, per poi ricoprire alti incarichi a livello nazionale come vicepresidente del Parlamento (15 aprile 1994-12 maggio 2008) nel governo di Silvio Berlusconi, e Stato Segretario del Ministero della Tutela dell'Ambiente, del Territorio e del Mare. Dal 10 novembre 2022 ricopre la carica di Vice Presidente della 3ª Commissione Permanente (Affari Esteri e Difesa) del Senato della Repubblica Italiana, e contemporaneamente dirige il Dipartimento per gli Italiani all'Estero del partito Fratelli d'Italia .
La sua famiglia è originaria di Buje in Istria, e fin da giovane ha fatto parte di un gruppo neofascista che crede che la costa orientale dell'Adriatico appartenga all'Italia. L'occasione si presentò al momento dell'aggressione contro la Croazia quando, nell'estate del 1991, Menia, come parte di una delegazione a Belgrado, discusse lo smembramento della Croazia con i soci di Slobodan Milošević. Lì hanno considerato la possibilità di dividere il territorio costiero croato con i serbi ribelli da qualche parte vicino a Zara, e pochi anni dopo ha affermato di essere in contatto con gli sfollati italiani dall'Istria "che hanno espresso la loro disponibilità a combattere per la Dalmazia italiana".
L'ultima situazione non è inaspettata perché dopo le elezioni dello scorso anno, Menia ha annunciato "l'effettiva punizione di tutti coloro che negano le foibe", nonché che chiederà al nuovo governo una profonda revisione del finanziamento statale della minoranza italiana in Slovenia e Croazia al fine di ridurre lo spreco di denaro pubblico, nonché la confisca dell'onore di Tito.
La questione delle foibe
L'Agenda Fratelli d'Italia obbliga il governo a revocare la massima onorificenza conferita dallo Stato italiano al dittatore jugoslavo morto nel 1980, prevedendo la possibilità di togliere il titolo a chiunque sia colpevole di crimini contro l'umanità, compresi i defunti come il Maresciallo Tito . Attualmente la legge istitutiva dell'Ordine dei Cavalieri della Repubblica non prevede la cancellazione delle onorificenze ai defunti, per cui il parlamento italiano deve prima adottare un disegno di legge che lo consenta, e poi "il titolo del carnefice jugoslavo le cui mani sono macchiate col sangue degli italiani saranno aboliti", annunciano i post-fascisti.
La destra italiana considera il regime di Tito "responsabile dello sterminio di migliaia di italiani nelle foibe", che fu precursore dell'esodo di 350.000 istriani, riiani e dalmati, nonché dello sterminio di migliaia di altri oppositori nell'ex Jugoslavia . Allo stesso tempo, viene presentata una menzogna storica su almeno 100.000 uccisi, mentre i decenni precedenti di politica criminale fascista contro croati e sloveni domiciliati sono completamente insabbiati.
Damir Grubiša, l'ex ambasciatore croato a Roma, non è sorpreso dagli ultimi avvenimenti, avendo annunciato questo sviluppo l'anno scorso.
"C'è da aspettarselo quando si tratta della destra post-fascista, che fa parte del partito del premier Giorgia Meloni. Questo è il loro contributo alla revisione della storia, che include la revisione della valutazione del fascismo, come movimento che ha portato non solo il male, ma anche alcune cose buone. È una narrazione storica che viene spinta attraverso gli organi ufficiali, incluso il parlamento italiano", ha spiegato Grubiša.
La questione della fobia
L'Agenda Fratelli d'Italia obbliga il governo a revocare la massima onorificenza conferita dallo Stato italiano al dittatore jugoslavo morto nel 1980, prevedendo la possibilità di togliere il titolo a chiunque sia colpevole di crimini contro l'umanità, compresi i defunti come il Maresciallo Tito . Attualmente la legge istitutiva dell'Ordine dei Cavalieri della Repubblica non prevede la cancellazione delle onorificenze ai defunti, per cui il parlamento italiano deve prima adottare un disegno di legge che lo consenta, e poi "il titolo del carnefice jugoslavo le cui mani sono macchiate col sangue degli italiani saranno aboliti", annunciano i post-fascisti.
La destra italiana considera il regime di Tito "responsabile dello sterminio di migliaia di italiani nelle foibe", che fu precursore dell'esodo di 350.000 istriani, riiani e dalmati, nonché dello sterminio di migliaia di altri oppositori nell'ex Jugoslavia . Allo stesso tempo, viene presentata una menzogna storica su almeno 100.000 uccisi, mentre i decenni precedenti di politica criminale fascista contro croati e sloveni domiciliati sono completamente insabbiati.
Damir Grubiša, l'ex ambasciatore croato a Roma, non è sorpreso dagli ultimi avvenimenti, avendo annunciato questo sviluppo l'anno scorso.
"C'è da aspettarselo quando si tratta della destra post-fascista, che fa parte del partito del premier Giorgia Meloni. Questo è il loro contributo alla revisione della storia, che include la revisione della valutazione del fascismo, come movimento che avrebbe portato non solo il male, ma anche alcune cose buone. È una narrazione storica che viene spinta attraverso gli organi ufficiali, incluso il parlamento italiano", ha spiegato Grubiša.



venerdì 28 luglio 2023

Rajko Grlić: ogni nazionalismo contiene un seme del fascismo




 In questi giorni, preparando un libro delle mie interviste realizzate per il Feral  , ho letto una lunga conversazione che intrattenemmo in quel fosco, terribile 1993, quando nel cosiddetto nuovo stato democratico finimmo per essere inclusi nella bella comitiva di emarginati e nemici del regime. Già allora, noi cosiddetti traditori della Croazia, iniziammo una discussione tra amici chiedendoci se fosse più facile emigrare o rimanere e vivere un esilio interiore. Oggi credo che le due strade fossero ugualmente difficili. 

Rajko Grlić: ogni nazionalismo contiene un seme del fascismo



Prezzi alle stelle: il disastro dell’euro in Croazia




 Dopo avere adottato l’euro come valuta ufficiale lo scorso primo gennaio, i prezzi in Croazia sono aumentati fino anche al 50% su tutti i beni primari, a partire dai generi alimentari, suscitando le proteste dei cittadini e affossando il turismo locale...

Prezzi alle stelle: il disastro dell’euro in Croazia



mercoledì 26 luglio 2023

Srebrenica, luglio 1995: la storia “occultata”

 Un articolo  di Enrico Vigna




 Nel silenzio e nell’indifferenza del mondo e dei media occidentali, nei cimiteri della Repubblica Serba di Bosnia, i serbi piangono da soli e nel silenzio e nell’indifferenza dei media e politici occidentali, intanto il criminale Naser Oric lancia dichiarazioni e minacce di nuovi massacri e nuove guerre.

Srebrenica, luglio 1995: la storia “occultata”



domenica 23 luglio 2023

L' autodeterminazione vale solo per gli amici della NATO

 





Aumentiamo le forze della NATO in Bosnia e se i serbi vogliono effettuare un referendum democratico interveniamo militarmente. Occupiamo la Repubblica Srpska?

Come lo si spiega che tutti hanno potuto staccarsi come e quando gli pareva ma i serbi no, non possono e vanno fermati militarmente dalla NATO? E se facciamo un ragionamento inverso: mettiamo i soldati russi nella RS a difendere il loro sacrosanto diritto usurpato da un rappresentante non eletto dalle NU e senza nessuna legittimità? Chi è che non rispetta gli accordi di Dayton e vuole la guerra? Perché, se i popoli hanno diritto all'autodeterminazione, questo diritto per i serbi non vale ma si vorrebbe la guerra in caso del referendum?
E quando loro si sono staccati invece era legittimo?
Nulla hanno imparato, odiano la guerra ma se i serbi faranno il referendum ( meccanismo democratico), va bene anche la guerra.
Meschino.

giovedì 20 luglio 2023

MAI PIU' IN CROAZIA E' ANCHE UN GRUPPO FACE BOOK




 Il caso più eclatante è stata l'uccisione di due velisti italiani da parte di una magnate croato, pero' si leggono anche frasi come: croati non vedrete mai più un mio euro

Quest'anno con l'euro i prezzi si sono impennati e tutti vanno in ferie in Albania 





Vi racconto la mia esperienza vissuta in Croazia.....preciso che negli ultimi anni mi sono recato in Croazia esclusivamente in occasione della regata Trani Dubrovnik proprio per evitare di subire soprusi e imposizioni varie......all arrivo notturno della regata ci rechiamo in dogana insieme ad altri regatanti per espletare le formalità di ingresso....li ci viene contestata una sanzione in kune di circa 300 euro in quanto L anno precedente in occasione della stessa regata non avevamo formalizzato L uscita dalle acque territoriali croate.....risultato 3ore in dogana dopo una navigazione a vela di 14 ...minacce di sequestro etc. Bella accoglienza da veri sportivi !!!premetto che le imbarcazioni croate partecipanti alla regata in Italia non hanno subito controlli dalle nostre autorità in quanto partecipanti ad evento di sport e cittadini di un paese della comunità europea.

Sono stato in Croazia ed ex Iugoslavia nei tempi belli...indescrivibile...
Poi ....uno schifo... Un popolo che non merita una terra ed un mare da sogno...
Per fortuna c'è la Grecia ... Non sappiamo ancora per quanto....anche la Grecia non é più quella di prima...non sono 'marinai 'i barcaioli turisti greci...
Un buon vento a tutti...
Tutte le reazioni:

lunedì 17 luglio 2023

SLOBODANKA CIRIC FA RIVIVERE LA VENERE

 



Ho scelto di sostenere - senza indugi - la variegata risposta al gesto, a prescindere da nomi e motivazioni.

Grazie al giornalista Giovanni Chianelli del giornale Il Mattino per le belle parole spese e la pubblicazione dell'articolo relativo alla performance "Venere-Fenice | RigenerAzione" tenutasi il 16 luglio accanto ai resti dell'opera del Maestro Michelangelo Pistoletto "Venere degli stracci".
Ringrazio Mila Maraniello ideatrice e direttore artistico della performance, sociologo e giornalista Giuseppe Giorgio coordinatore dell'evento e ufficio stampa, Fulvio Frezza, Luigi Carbone e Professore Sergio Locoratolo per preziosi consigli e amichevole collaborazione, Silvana Guida di #BluParthenopeEventi per il supporto, Gennaro Giorgio per le foto e Daria Della Paolera per il body painting.
Infine, ringrazio il numero pubblico che invece di passare la mattinata al mare è venuto a sostenermi. ❤❤❤


SREBRENICA Luglio 1995. Mistificazioni e casus belli.

 




SREBRENICA Luglio 1995 Mistificazioni e casus belli.

Si disse che 8000 musulmani vennero liquidati dalle truppe serbe del generale Ratko Mladic, sotto gli occhi di un battaglione olandese delle Nazioni Unite.
Nel 2011 è stato pubblicato Il Dossier nascosto del ‘genocidio’ di Srebrenica (ed. La Città del Sole, Napoli) in cui quello che è stato definito il maggior eccidio sul suolo d’Europa a partire dal 1945 viene analiticamente indagato e revisionato e viene smontata la tesi della pulizia etnica pianificata e messa in atto dai serbi. Lo studio ripristina non solo la verità storica su un evento ma anche perché i fatti di Srebrenica sono diventati una sorta di catarsi collettiva per tutti i popoli balcanici, serbi a parte, che hanno avuto modo così di giustificare moralmente ogni nefandezza commessa, spesso ai danni dei serbi stessi. Inoltre l’eccidio è servito alla propaganda delle potenze occidentali e degli Stati Uniti, per costituire un valido retroterra emotivo all’aggressione che di lì a poco avrebbero sferrato contro Belgrado.

Maria Morigi



giovedì 13 luglio 2023

TRIBUNALE DELL' AIA: GIUSTIZIA O MENZOGNE? PRIMA PARTE





 Ecco i video della conferenza di presentazione del libro "Lo strano caso del Tribunale dell'Aia per la ex Jugoslavia", che getta luce su uno dei più gravi casi di storpiatura a fini geopolitici degli strumenti giudiziari.

Ringraziamo Anima Russa, Andrea Martocchia e Jeannie Toschi.



ED INTANTO NELLA TERRA RUBATA AI SERBI.....

 .. si picchiano tutti i giorni in quello che loro chiamano parlamento 




BOTTE DA ORBI NEL KOSMET SOTTRATTO ALLA SERBIA

Tuča u Skupštini Kosova

Kosovo, rissa in Parlamento



mercoledì 12 luglio 2023

IMPEGNO NATO DI NON ESPANDERSI AD EST






 Lo scoop di Der Spiegel sull'impegno Nato di non espandersi a Est si basa su un verbale desecretato.

22/02/2022 di Tino Oldani
I lettori di ItaliaOggi sono stati i primi, in Italia, ad essere informati circa le vere origini delle tensioni politiche e militari tra la Russia e la Nato sulla questione Ucraina.
Con editoriali e articoli scritti in base ai fatti e non con la propaganda, il direttore Pierluigi Magnaschi e firme autorevoli come Roberto Giardina e Pino Nicotri hanno ricordato, unici in Italia, che dopo la caduta del Muro di Berlino (1989) i leader dei maggiori paesi della Nato avevano promesso a Mosca che l'Alleanza atlantica non sarebbe avanzata verso Est «neppure di un centimetro».
Una promessa smentita dai fatti, visto che da allora ben 14 paesi sono passati dall'ex impero sovietico all'alleanza militare atlantica [in realtà 6, più Albania, Croazia e Slovenia che non facevano parte del patto di Varsavia, Cechia e slovenia erano un solo stato, e solo le tre microscopiche repubbliche baltiche delle 15 dell'Unione Sovietica n.d.r.]. Da qui le contromosse di Putin: la guerra in Georgia, l'occupazione della Crimea, l'appoggio ai separatisti del Donbass, lo schieramento di oltre centomila soldati al confine con l'Ucraina, infine la dura linea diplomatica con cui ha ribattuto alle minacce di sanzioni da parte di Usa ed Ue: «Mosca è stata imbrogliata e palesemente ingannata».
Per tutta risposta, il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, ha ripetuto quella che per anni è stata la linea difensiva di Washington sull'allargamento a Est della Nato: «Nessuno, mai, in nessuna data e in nessun luogo, ha fatto tali promesse all'Unione sovietica». Una dichiarazione smentita dal settimanale tedesco Der Spiegel con uno scoop clamoroso, destinato a lasciare il segno. L'inchiesta, intitolata «Vladimir Putin ha ragione?» e ripresa integralmente negli Usa da Zerohedge, si basa su un'ampia ricostruzione storica dei negoziati tra Nato e Mosca che hanno accompagnato la fine della guerra fredda.
Tra i documenti citati, spicca per importanza quello scovato nei British National Archives di Londra dal politolo americano Joshua Shifrinson, che ha collaborato all'inchiesta del settimanale tedesco e se ne dichiara «onorato» in un tweet. Si tratta di un verbale desecretato nel 2017, in cui si dà conto in modo dettagliato dei colloqui avvenuti tra il 1990 e il 1991 tra i direttori politici dei ministeri degli Esteri di Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia e Germania sull'unificazione delle due Germanie, dopo il crollo di quella dell'Est. Il colloquio decisivo, riporta Der Spiegel, si è svolto il 6 marzo 1991 ed era centrato sui temi della sicurezza nell'Europa centrale e orientale, oltre che sui rapporti con la Russia, guidata allora da Michail Gorbaciov. Di fronte alla richiesta di alcuni paesi dell'Est Europa di entrare nella Nato, Polonia in testa, i rappresentanti dei quattro paesi occidentali (Usa, Gran Bretagna, Francia e Germania Ovest), impegnati con Russia e Germania Est nei colloqui del gruppo «4+2», concordarono nel definire «inaccettabili» tali richieste. Il diplomatico tedesco occidentale Juergen Hrobog, stando alla minuta della riunione, disse: «Abbiamo chiarito durante il negoziato 2+4 che non intendiamo fare avanzare l'Alleanza atlantica oltre l'Oder. Pertanto, non possiamo concedere alla Polonia o ad altre nazioni dell'Europa centrale e orientale di aderirvi». Tale posizione, precisò, era stata concordata con il cancelliere tedesco Helmuth Khol e con il ministro degli Esteri, Hans-Dietrich Genscher.
Nella stessa riunione, rivela Der Spiegel, il rappresentante degli Stati Uniti, Raymond Seitz, dichiarò: «Abbiamo promesso ufficialmente all'Unione sovietica nei colloqui 2+4, così come in altri contatti bilaterali tra Washington e Mosca, che non intendiamo sfruttare sul piano strategico il ritiro delle truppe sovietiche dall'Europa centro-orientale e che la Nato non dovrà espandersi al di là dei confini della nuova Germania né formalmente né informalmente».
È innegabile che questo documento scritto conferma alcuni ricordi di Gorbaciov circa le promesse da lui ricevute, ma soltanto orali, sulla non espansione a Est della Nato. In un'intervista al Daily Telegraph (7 maggio 2008), Gorbaciov, ultimo leader dell'Unione sovietica, disse che Helmuth Khol gli aveva assicurato che la Nato «non si muoverà di un centimetro più ad est». Identica promessa, aggiunse in un'altra occasione, gli era stata fatta dall'ex segretario di Stato Usa, James Baker, il quale però smentì, negando di averlo mai fatto.
Eppure, ricorda Der Spiegel, anche Baker fu smentito a sua volta da diversi diplomatici, compreso l'ex ambasciatore Usa a Mosca, Jack Matlock, il quale precisò che erano state date «garanzie categoriche» all'Unione sovietica sulla non espansione a est della Nato. L'inchiesta del settimanale aggiunge che promesse dello stesso tenore erano state fatte a Mosca anche dai rappresentanti britannico e francese.
La storia degli ultimi 30 anni racconta però altro: Polonia, Ungheria e Repubblica Ceca, ricorda Der Spiegel, sono entrate nella Nato nel 1999, poco prima della guerra contro la Jugoslavia.
Lituania, Lettonia ed Estonia, confinanti con la Russia, lo hanno fatto nel 2004. Ora anche l'Ucraina vorrebbe fare altrettanto. Il che ha scatenato la reazione di Putin: «La Nato rinunci pubblicamente all'espansione nelle ex repubbliche sovietiche di Georgia e Ucraina, richiamando le forze statunitensi ai confini del blocco del 1997». La prima apertura è giunta dal cancelliere tedesco, Olaf Scholz: «L'ingresso dell'Ucraina nella Nato non è in agenda». ...




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