Ci aveva provato la Croazia a bloccare l'oleodotto che riforniva la Serbia, ma i serbi son più intelligenti
Ci aveva provato la Croazia a bloccare l'oleodotto che riforniva la Serbia, ma i serbi son più intelligenti
La traduzione non è delle migliori ma si capisce
ZAGABRIA - L'avvocato croato Ante Nobilo afferma che, sulla base della legge sulla giurisdizione universale, la Serbia ha l'autorità di sporgere denuncia contro i piloti croati, che la Croazia difficilmente può opporsi alla Serbia perché essa stessa ha giurisdizione universale nel suo codice penale, ma anche che, come fa notare, l'ufficiale di Belgrado ha un "terribile argomento", perché nessuno indaga su questo crimine da 27 anni.
Nobilo dice che è inammissibile e irresponsabile dire che si tratta di accuse politiche e sottolinea che la Croazia non può minacciare la Serbia con un veto sull'adesione all'UE perché, come candidata, ha avviato un procedimento per un crimine che evidentemente è accaduto.
"Ma la Serbia ha un argomento terribile, che per 27 anni nessuno ha indagato su questo crimine e stabilito i fatti, quindi se ci sono elementi e l'accusa. Non solo, la Croazia non ha risposto alle richieste della procura bosniaca, sul cui territorio è avvenuto tutto. Difficilmente possiamo obiettare ai serbi per la giurisdizione universale, quando non reagiamo da 27 anni", ha affermato Nobilo.
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A Zagabria, dove vive attualmente, lo scrittore è oggetto di minacce e intimidazioni, ed è stato attaccatto da alcuni fogli nazionalisti come «nemico della Croazia».
«C’è un nazionalismo piccolo, duro, chiuso che non mi perdona». Ma non sono mancati gli attestati d’amicizia di scrittori e accademici: «si è fatta sentire anche l’ambasciata italiana e tutto questo mi rincuora enormemente».
Sei anni fa lo difese un noto «duro» (e nazionalista) come il premier croato Sanader – nella sua veste istituzionale di poeta e membro del Pen club e non in quella di primo ministro. Dopo la condanna, un giornale autorevole come «Jutranji List» ha deciso di riproporre il testo incriminato.
Matvejevic condannato dai "talebani cristiani"
I giornali italiani, “il Piccolo” incluso, hanno fatto ballare la notizia come un valzer malefico: cinque anni, cinque mesi, quattro mesi, due anni di prescrizione… Come se infine fosse tanto importante la durata della pena inflitta. Non si tratta solo del peso della condanna tradotta in misura temporale, si tratta del suo valore simbolico e reale, del messaggio che essa emette. E questo non può essere onorevole per chi l’ha ideato, per la magistratura croata. Né per il paese che aspira a brillare come la ventottesima stella nel cielo dell’Unione Europea.
«Pensavo che questa vicenda fosse finita per sempre. Invece i talebani si sono moltiplicati. Ma io non mollo. Pensavo che questa storia fosse finita. Pensavo di non dover mai più risentire di quel processo»: così Predrag Matvejević ha commentato in un'intervista con Il Manifesto la condanna della Corte Suprema croata a cinque mesi di carcere (con due anni di condizionale) per aver definito «nostri talebani » alcuni scrittori nazionalisti, serbi, croati, bosniaci. Lo scrittore era stato querelato sei anni fa da Mile Pesorda, poeta bosniaco, ultranazionalista croato. Seguì la condanna in primo grado a 5 mesi di reclusione da parte di un tribunale di Zagabria nel novembre 2005 per “ingiuria”. Matvejevic rinunciò all'appello per non legittimare quel processo. Nei giorni scorsi la Corte Suprema della Croazia ha stabilito che quella sentenza non fu illegale e che, se proprio Matvejević voleva rigettarla, avrebbe dovuto ricorrere in appello.
“Bisognava prendere posizione”, scriveva allora, “oppure tradire se stessi. Ho poca stima per coloro che pongono lo spirito di parte al di sopra dei principi, la nazionalità prima dell’umanità. Una grandissima responsabilità incombe su di loro”. Per questo non poteva non denunciare la responsabilità dell’intelighenzia nazionalista, coloro che hanno fomentato l’odio etnico e inneggiato alle “guerre patriottiche”, gli ideologi voltagabbana. Li ha chiamati per il nome che gli sembrava il più appropriato, gli uni, “i Signori della guerra”, gli altri “i nostri Talebani” (ripreso poi da il Piccolo come “Talebani cristiani”); responsabilità diverse, posizione ideologica la stessa: ardente nazionalismo. Uno dei Talebani (e mi riprendo la licenzia di non riportare il suo nome) lo ha trascinato in tribunale, uno che non passerà alla storia per i testi letterari che ha scritto. Matvejević non ha ritrattato, non l’avrebbe mai fatto e non ha fatto ricorsi. Sarebbe andato in galera, era pronto.
La condanna a Predrag Matvejević
La Corte europea dei diritti dell’uomo condanna la Croazia per violazione del diritto alla vita, trattamenti inumani o degradanti e respingimenti collettivi (ricorsi nn. 15670/18 e 43115/18)
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