venerdì 14 ottobre 2022

Giovanni Francesco Gondola è un dalmata mai stato croato manco di striscio

 





Giovanni Francesco Gondola (in croatoDjivoGjivoĐivo o Ivan Gundulićin serboЏиво?traslitteratoDživo o Иван Гундулић/Ivan GundulićRagusa di Dalmazia8 gennaio 1588 – Ragusa di Dalmazia1638) è stato uno scrittore e poeta dalmata, cittadino della Repubblica di Ragusa. Ha scritto le sue opere utilizzando principalmente il dialetto štokavo. Le opere erano in gran parte traduzioni dei classici italiani e latini[1].



Oh santi numi ! 












Nato da un'antica e potente famiglia patrizia ragusea da Francesco di Francesco Gondola (1567-1624) (figlio di Giovanni Gondola 1542-1575) e Gina de Gradi[2] Giovanni Gondola (anche Giovanni Francesco Gondola o ancora de Gondola) venne educato in lettere dal gesuita Silvestro Muzio, studiando anche filosofia con Ridolfo Ricasoli e Camillo Camilli[3], dandosi poi agli studi giuridici con risultati così brillanti da essere ben presto chiamato ad assolvere importanti incarichi nelle magistrature della Repubblica di Ragusa. Essendo stato nobile raguseo, a diciannove anni, diventò consigliere del Maggior Consiglio della Repubblica. Per due volte nel corso della sua varia carriera pubblica - nel 1615 e nel 1619 - fu conte di Canali[4]: un ufficio pubblico di durata annuale o biennale, in riferimento al quale il Gondola scrisse ai Rettori della Repubblica due relazioni il 26 e il 27 giugno 1619: si tratta degli unici due documenti manoscritti del Gondola a noi pervenuti.

A trent'anni si sposò con Nicoletta Sorgo - dell'antica casata nobile. Ebbero cinque figli: Francesco, Matteo, Sigismondo, Maria e Giovanna.

Negli ultimi tre anni della sua vita, Gondola fu senatore (1636), giudice (1637) e membro del Minor Consiglio (1638). In prossimità della sua elezione alla massima carica - quella di Rettore - Gondola morì di febbre, probabilmente a seguito di un'infezione alla cassa toracica.

Lungo tutto il corso della sua vita, Giovanni Gondola coltivò con sempre maggior passione la scrittura e la poesia, acquisendo ancora in vita una buona fama, ingigantitasi viepiù negli anni fino a farlo ritenere "il Tasso del Seicento raguseo"[5] e il più decantato autore dell'intera storia della letteratura della Repubblica.



Gondola è sepolto nella chiesa dei Francescani "Male Brace" a Ragusa.




Ancora adesso a Dubrovnik si sentono dalmati e non croati 












Ammesso e non concesso che ogni cattolico nato in un territorio qualsiasi della sponda orientale dell'Adriatico debba essere considerato croato, ci chiediamo come si possano attribuire alla letteratura croata poeti e scrittori che non scrissero le loro opere in lingua croata. Qui chi grida «Al ladro, al ladro!» è lui stesso un ladro matricolato preso con le mani nel sacco. Infatti in quest'antologia croata della letteratura delle Bocche di Cattaro, che va dal tramonto del XIV alla fine del XVIII secolo, troviamo 48 autori nati nelle Bocche, dei quali 12 sono anonimi. Sottratti questi ultimi, ne restano 36, dei quali, 22 non hanno lasciato una sola riga di scritto in lingua croata o serba, sicché è stato ingaggiato un manipolo di ben 11 italianisti per tradurre i loro testi dal latino e dall'italiano e inserirli nell'antologia. Per la precisione in due casi le traduzioni sono dal latino e in tutti gli altri dall'italiano. La domanda, fastidiosa, sempre la stessa: come possono appartenere alla letteratura croata dei testi italiani poetici e in prosa?
Con quale diritto, con quale faccia tosta si possono compiere siffatte operazioni?



giovedì 13 ottobre 2022

UCRAINA, DONBASS di Enrico Vigna

 



Consigliatissimo perchè conosciamo bene l'autore 





IL PECCATO ORIGINALE







 IL PECCATO ORIGINALE

L'Europa è morta quando la NATO ha espulso illegalmente il cuore della Serbia nel 1999, dice il Colonnello Jacques Hogard


Colonnello Jacques Hogard - L'Europa è morta quando la NATO ha espulso illegalmente il cuore della Serbia nel 1999, dice il principale comandante militare francese
a cura di Umberto Marabese 7.1.2019
L'Europa è morta quando la NATO ha espulso illegalmente il cuore della Serbia nel 1999, dice il principale comandante militare francese il Colonnello Jacques Hogard
Bruxelles, Parlamento europeo, 28 novembre 2018.
Conferenza: " KOSOVO E METOHIJA - CASO EUROPEO DI SEZIONE VIOLENTA "
Signore e signori,
Sono lieto di essere qui oggi su invito del Centro di studi geostrategici di Belgrado, qui al Parlamento europeo.
Come ufficiale francese di alto livello, ho prestato servizio in Macedonia e poi in Kosovo nella prima metà del 1999. Quando sono stato assegnato al comando delle operazioni speciali francesi, sono stato nominato capo del gruppo congiunto delle forze speciali che è intervenuto prima della KFOR francese Lo schieramento della brigata sotto il comando della NATO.
....




Se si parla del Kosovo, il suo nome completo Kosovo-Metohija, non è infatti possibile ignorare il passato di questa regione, l'antico passato, la storia culturale e religiosa, la storia dell'identità serba e ortodossa sempre presente attraverso l'innumerevole e monumenti molto antichi, chiese, monasteri serbi trovati in tutta la provincia, ma anche il recente passato, e in particolare gli eventi degli anni '90 che culminarono nel 1999 durante la guerra che fu imposta alla Serbia, con il sostegno della NATO e dell'Unione Europea al Ribellione al KLA Albanese.
È in questo contesto che io stesso sono intervenuto in Kosovo a capo delle forze speciali francesi sotto il comando britannico.
Ciò che mi ha colpito in Kosovo nel 1999 è stata, prima di tutto, la grande disinformazione che ha preceduto e giustificato l'aggressione della NATO.
Anzi, è perché la parola "genocidio" è stata pronunciata dal presidente americano Bill Clinton e dal suo segretario di stato Madeleine Albright - che ha dato la cifra fatale e falsa di "100.000 morti" in Kosovo - che la NATO si permetterà di attaccare la Serbia nel marzo 1999, dopo le inaccettabili richieste degli alleati ai serbi durante i negoziati di Rambouillet che li costrinsero a rifiutare il Diktat, gli alleati volevano imporle su di loro.
Tuttavia, dopo la guerra del 1999, si vedrà che il numero delle vittime di tutte le origini, di tutti i gruppi etnici, civili o militari, sarà inferiore a 6.000.
Che è troppo, ovviamente, ma che non ha nulla a che fare con un "genocidio".
Ciò che mi colpì in seguito fu la sproporzione dei mezzi militari usati dalla coalizione alleata contro la piccola Serbia. Ricordo in particolare gli attacchi aerei massicci e senza fine, che hanno causato molte vittime innocenti, per non parlare delle ferite fisiche e psicologiche.
Era chiaro che si trattava di un procedimento forzato con la separazione tra la Repubblica di Serbia e la sua provincia del Kosovo, si potrebbe addirittura dire, l'amputazione di una delle sue più importanti entità territoriali. E non solo, perché mentre Kosovo-Metochia è oggi abitata soprattutto da albanesi, questo non è sempre stato il caso, e questa provincia rimane per i serbi il nucleo storico, spirituale, culturale e identitario della loro nazione.




Certamente, la Risoluzione 1244 delle Nazioni Unite (ancora in vigore, mai confutata dal 1999) ha permesso una separazione "di fatto" , un'amministrazione separata, per un periodo non specificato, ma ricordando chiaramente l'appartenenza del Kosovo alla Repubblica di Serbia.
Tuttavia, l'obiettivo è stato raggiunto e dopo i pogrom anti-serbi del 2004, destinati a continuare e accelerare la pulizia etnica, lo scenario che si è verificato nel 2008 aveva l'obiettivo di raggiungere l'obiettivo che la ribellione albanese si era prefissata con il complicità della NATO: la dichiarazione unilaterale di "indipendenza" della cosiddetta "repubblica del Kosovo".
Questo nuovo "Stato" nasce quindi da una guerra ingiusta, provocata sul continente europeo da uno stato europeo, certamente non membro dell'Unione, da altri stati europei, controllati a distanza dagli Stati Uniti d'America, per "punire" La Serbia per aver voluto mantenere il principio stesso della sua sovranità e integrità territoriale combattendo una ribellione armata che si sta sviluppando nella provincia del Kosovo e Metohija.
E questo Stato fantoccio - senza una risorsa identificata - insostenibile in quanto tale - è ora fonte di forti tensioni in tutti i Balcani. Lo vediamo ogni giorno o quasi.
Le Nazioni Unite non riconoscono la cosiddetta "Repubblica del Kosovo", che non è ancora riconosciuta da un gran numero di Stati nel mondo, inclusi gli Stati europei che sono membri dell'Unione europea e di recente 10 Stati che hanno riconosciuto il cosiddetto "Repubblica del Kosovo" prima, alla fine ha rinunciato a questo riconoscimento!
La Risoluzione 1244 delle Nazioni Unite, che ha ricordato come principi basilari l'appartenenza inalienabile del Kosovo-Metochia alla Repubblica di Serbia, erede della Repubblica Federale di Jugoslavia e la necessaria smilitarizzazione dell'UCK, viene così violata due volte:
Prima con la dichiarazione unilaterale di "indipendenza" dei ribelli albanesi.
E ora con la loro volontà di trasformare le loro forze di sicurezza locali in un vero esercito.
Questa, la Risoluzione ONU 1244, ancora in vigore, la proibisce rigorosamente!
...
Questo è il motivo per cui mi sembra essenziale che la procedura giudiziaria sia iniziata nell'Unione europea alcuni anni fa, nel 2013, riguardo ai crimini di guerra dell'UCK e in particolare agli abominevoli crimini di traffico di organi denunciati nel rapporto Dick Marti, che avrebbe dovuto dare risultati nel 2015, saranno riattivati e completati.
È in gioco la credibilità dell'Unione europea.
Grazie per l'attenzione.
Bruxelles, Parlamento europeo, 28 novembre 2018.
Umberto Marabese



mercoledì 12 ottobre 2022

Riposa in pace tenente colonnello Harold "Hootch" Meyers 1966-2010





 AGGRESSIONE NATO IN JUGOSLAVIA

Il Consiglio di Sicurezza non è interpellato prima del via agli attacchi e non ha avallato l’uso delle armi contro la Jugoslavia. Secondo il diritto internazionale, un attacco contro uno Stato sovrano senza l’autorizzazione del Consiglio di Sicurezza è da considerarsi un’aggressione, ma alle 20,04 cadono le prime bombe. Nessuno dei Paesi della Nato ha dichiarato guerra alla Jugoslavia né questa lo ha fatto contro gli Stati dell’Alleanza Atlantica. Impiegati oltre 400 aerei, in arrivo tre portaerei e altre 25 unità navali......

Se ti ordinano di uccidere dei bambini, non puoi più trovare la pace




Suicida il pilota della NATO che partecipò alle missioni in Serbia
Si è tolto la vita il presunto responsabile della morte di Milica Rakic, la piccola di tre anni che abitava nei pressi dell'aeroporto di Belgrado e fu colpita da frammenti di bombe "umanitarie" della NATO il 17 aprile 1999 alle ore 21:45.
Il tenente colonnello Harold F. M. era andato in pre-pensionamento da pochi mesi con una diagnosi di "stress da disordine post-traumatico" in seguito a quei bombardamenti, secondo le dichiarazioni di sua moglie Elisabeth.
La piccola Milica appare oggi trasfigurata, tra le icone dei santi della chiesa ortodossa, negli affreschi realizzati dal diacono Nikola Lubardic




I crimini croati in Krajina

 



martedì 11 ottobre 2022

Le solite (s)ragioni dell’Occidente




 Le solite (s)ragioni dell’Occidente

IN BATTAGLIA - Dai 72 giorni di bombardamenti su una capitale europea come Belgrado, alla guerra ai talebani in Afghanistan, fino alla Libia e all’Ucraina. Sempre nel “giusto” e contro il “prepotente”
DI MASSIMO FINI
Il Fatto Quotidiano 9 OTTOBRE 2022
Nel 2003 partecipavo alla trasmissione di Floris, c’erano Massimo D’Alema e Giulio Tremonti e quindi un parterre di tutto rispetto. Ma c’ero anche io.
Allora, quando ero ancora “splendido splendente”, le mie posizioni erano quasi sempre criticate ma ciò che dicevo era preso sul serio. Si arrivò a parlare di Serbia. Nel 1999, quando la Serbia fu aggredita, D’Alema era presidente del Consiglio. L’aggressione era opera degli americani, ma D’Alema e tutti i D’Alema della terra giudicarono non solo legittimo ma determinante l’attacco alla Serbia in pieno contrasto con le norme del diritto internazionale. La questione Serbia-Kosovo è omologa, anche se a senso invertito, a quella Russia-Ucraina-Donbass. Se si bombarda per 72 giorni una grande capitale europea come Belgrado, cioè con un precedente come questo, è poi difficile attaccare Putin se bombarda Kiev. C’è inoltre una differenza: gli Stati Uniti erano a diecimila chilometri di distanza dalla Serbia e dal Kosovo, tanto che Bill Clinton dovette prendere una grande carta geografica e come un maestrino cercare di spiegare agli americani dove fosse questo misterioso Kosovo. Putin questi problemi ce li ha ai confini della Russia.
Milosevic aveva firmato la pace di Dayton che aveva messo fine alla feroce guerra slava. Ma Milosevic aveva un’altra pecca: la Serbia era l’unico paese europeo rimasto socialista o, secondo le interpretazioni, paracomunista d’Europa. E mentre un tempo per l’intellighenzia europea era sufficiente essere di sinistra per avere ragione, dopo la cosa si è capovolta: era sufficiente essere socialista o, se si preferisce, paracomunista per avere torto.
In un coraggioso articolo per il Fatto (2/10/2022) il generale Mini, che certamente di queste cose s’intende più di me, scrive ironicamente: “Noi cosiddetti ‘occidentali’ siamo i paladini del diritto internazionale”. Già, negli ultimi vent’anni gli americani, spesso seguiti, anche se non sempre, in modo canino dai paesi europei, mascherando la sudditanza di questi ultimi con fantasiose “coalizioni dei volenterosi”, hanno violato, cominciando proprio dalla Serbia (1999), ogni norma di diritto internazionale, sia quella che vieta di aggredire uno Stato sovrano accreditato all’ONU, sia quella sottoscritta ad Helsinki nel 1975 da quasi tutti gli Stati del mondo che sancisce il “diritto all’autodeterminazione dei popoli”. Lo hanno fatto in Iraq nel 2003 (la Germania si dissociò dai “volenterosi”, così come la Spagna quando fu eletto il socialista Zapatero), per il petrolio e non perché Saddam Hussein possedesse armi chimiche, le aveva avute queste armi, gliele avevano date proprio gli americani, i francesi e i sovietici in funzione anti-iraniana e anti-curda, ma al momento dell’attacco non le aveva più perché le aveva già scaricate sui soldati iraniani e sui curdi (strage di Halabja, un’intera cittadina “gasata” in un sol colpo, 5000 morti). Infine c’è l’aggressione alla Libia (2011), Stato sovrano accreditato all’ONU, del colonnello Gheddafi. Tutte queste aggressioni non avevano il patrocinio, ma la condanna, dell’ONU.

In questa lotta contro il più potente esercito che sia stato schierato sul campo nei tempi recenti, per una volta, per usare le parole di Francesco Guccini, c’è stata una vittoria dei “giusti sui prepotenti” (Don Chisciotte). Ma prendiamo un’altra frase di Guccini quando parla di un mondo “dove regna il capitale, oggi più spietatamente”. A questo proposito voglio raccontarvi una storia. Dopo la clamorosa fuga in moto del Mullah Omar gli americani e gli inglesi sono a caccia del Mullah. Catturano un importante collaboratore di Omar, Abdul Salam Zaeef, sanno che non è un uomo particolarmente coraggioso, né un talebano fanatico, e quindi pensano di potergli scucire dalla bocca ciò che solo gli interessa: dare indicazioni su dove si trova Omar. Prima lo torturano, comme d’habitude, poi gli promettono la libertà e un mucchio di dollari. E Zaeef risponde: “Non c’è prezzo per la vita di un amico e di un compagno di battaglia”. È a quest’etica, che chiamo “prepolitica, preideologica, prereligiosa”, che io mi sento vicino. Nel “mondo del capitale” ci si vende per quattro soldi.

Nasce il "Tito Tour". Haters e minacce contro l'ideatrice



 Ma questo odio dei croati per la cultura.. da dove deriva? 

Nel Paese dove pure l'ex leader jugoslavo è nato è quasi impossibile trovare statue, vie, targhe che lo ricordano. Ora una imprenditrice della capitale ha ideato un itinerario turistico sulle tracce (nascoste) del maresciallo. "Un modo per fare i conti con il nostro passato: ho imparato dai tedeschi col nazismo". La destra locale non ci sta. Dai social, messaggi tali da indurre la procura a un'inchiesta

"Tito Tour". Haters e minacce contro l'ideatrice

Walk with Tito

Bijelo Dugme - Pljuni i zapjevaj moja Jugoslavijo (Arena Pula)

Boban Rajovic Jugoslavijo



LA PARTE SBAGLIATA

  Scopro di essere dalla parte sbagliata, quando mi ritrovo a sostare in piedi poc’anzi l’anta destra del portone d’ingresso dell’interno de...