lunedì 15 settembre 2025

JIHAD NEI BALCANI

 




La Bosnia del conflitto balcanico costituì per i mujahidin un campo di battaglia dove imparare a combattere la guerra santa. Schindler tratteggia inoltre la collaborazione coi terroristi da parte del governo americano, che si trovò così a supportare un gruppo di cui erano parte anche Khalid Sheikh Muhammad (mente dell'11 settembre) e due dei kamikaze dell'attentato alle Torri Gemelle.


mercoledì 10 settembre 2025

LA PARTE SBAGLIATA

 







Scopro di essere dalla parte sbagliata, quando mi ritrovo a sostare in piedi poc’anzi l’anta destra del portone d’ingresso dell’interno del Monastero di Dečani; un monaco sfiora la mia spalla facendomi cenno di spostarmi: perché durante le celebrazioni, gli uomini sono a destra e le donne a sinistra. Sono dalla parte sbagliata, proprio di poco... ma lo sono, così mi correggo, come altri, nel rispetto di quell’invito, di quella sorta di casa e del suo costume. Non è neanche troppo austera, la sensazione che mi passa, perché c’è accoglienza, ospitalità sincera. E’ tutto così suggestivo...
Fuori c’è la notte, limpida e generosa di stelle, dentro c’è il buio, delicatamente spezzato da qualche sottile candela di cera gialla, sapientemente collocata a formare nodi di luce viva alla base degli alti profili della chiesa. Al cenno del monaco, d’istinto mi infilo in uno dei sedili strutturati a parete, quasi a voler fare una tana di quella casella tutta di legno, ma poggio solo la schiena e stendo le gambe, senza sedere. E mi lascio riposare, la mente e il corpo, nell’eco di quelle voci prestate a privata omelia d’incanto, non so cosa dicono, chiedo a Tanja e a Sunčica ma neanche loro sanno… Ma non sembra importante. C’è un mezzo muro a separare lo spazio della liturgia da quello dei fedeli e degli altri spettatori. Pochi fedeli, pochi spettatori, otto di noi e qualcun altro.
Ma non sembra importante neanche questo, non si cerca lo scambio diretto, ma un invito al totale raccoglimento, nella personale spiritualità di ognuno, che sembra quasi andar oltre la fede religiosa e non ne è figlia, semmai può esserne madre.
Ma i miei occhi guardano in alto, catturati dalla grande ombra sulla volta del soffitto di un crocefisso inclinato, buio; è la luce di una lanterna, che in primis illumina il cerchio dei monaci in preghiera e poi, consegna un riflesso verso l’alto a generare un’ombra. Ed io continuo insistentemente e involontariamente a guardare solo quell’ombra, che è l’unica cosa per me visibile e ingoio qualche lacrima, frutto della mia debolezza, pensando che forse troppe volte le cose sono come appaiono. E allora mi rassegno, ma non dispero, di essere dalla parte sbagliata, quella che forse non mi darà mai una fede religiosa, che quindi non sarà mai concessa a strumento di guerra, che non potrà mai difendere gli altri e non dovrà mai difendersi da se stessa, perché non c’è e, forse, non ci sarà per molto tempo ancora...
Samantha

Una preghiera a Decani

La Provvidenza e Decani


Burek: stories from Croatia, Turkey, and my English kitchen

 








LA SERBIA E L'INFLAZIONE

 


Alcuni anni fa, Dejan mi ha dato una banconota da 500.000.000.000 dinari, dicendomi di parlare ai miei amici dell'inflazione.
La carta moneta è un'arma, esattamente come un fucile o un kalasmikof.
Non so' a dire quanti pensionati conosco che svernano in Brasile spendendo molto poco rispetto a quello che avrebbero speso in Italia.
Il mio amico Milan, in Serbia, lavora anche 12 ore al giorno in una falegnameria e guadagna 300 euro al mese.
Tra il 1993 e il 1994, in Serbia, si è avuta la peggior inflazione che si possa ricordare a memoria d'uomo. Andavi in banca a prendere i soldi e correvi a fare la spesa, perchè i negozianti aumentavo i prezzi ogni ora, producendo un'inflazione che era circa al 25 %.
I negozi statali, quelli in cui i prezzi avrebbero dovuto essere "calmierati", erano vuoti e quindi si ricorreva alla cosidetta "borsa nera".
I benzinai erano chiusi e ci si riforniva da macchine che viaggiavano per strada con bidoni e imbuti.
Gli autobus funzionavano solo uno su 4 e non sempre, perchè il più delle volte si aspettava e si aspettava anche ore, ma l'autobus non c'era proprio.
Il tasso di disoccupazione era al 30% e vi era difficoltà ad approvigionarsi anche delle cose semplici come pane e carne.
Il riscaldamento condominiale era spento e si rischiava di rimanere senza corrente elettrica poichè le persone accendevano le stufette elettriche per scaldarsi.
Molte macchine ospedaliere e letti e tutto cio' che si poteva trasportare fu venduto alle cliniche private e non c'erano soldi per le pensioni.
Si arrivo' ad un punto in cui nessuno voleva comprare in dinari e tutti cercarono di sostituire il pagamento con marchi tedeschi, ma all'inizio un marco era un milione di dinari, poi 6 milioni di dinari e ben presto si arrivo' a 37 milioni di dinari.
Uno stipendio era pari alla 230esima parte di cio' che la famiglia necessitava.
Quando ho chiesto a Dejan come si è usciti da questa situazione, mi ha risposto : con la guerra. 

LE SANZIONI ALLA YUGOSLAVIA

L’embargo alla Federazione Yugoslava è stato imposto per la prima volta l’8 gennaio ‘91dalla Unione Europea. Quasi un anno dopo, il 6 dicembre, gli Stati Uniti decretavano le stesse misure. Il 30 maggio ’92 il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite introduceva un embargo commerciale e finanziario totale verso la Repubblica Federale di Jugoslavia che si è protratto per 1271 giorni sino al 22/11/1995 quando è stato revocato definitivamente con la sola precedente sospensione del divieto di volo e di partecipazione a manifestazioni sportive dal 23 settembre dell’anno precedente. Gli Stati Uniti hanno poi revocato le proprie sanzioni nel marzo 97 e, per ultima l’Unione Europea il 14 settembre.

Le conseguenze sul piano umanitario di questo primo periodo di embargo sono documentate più avanti. E’ però importante tenere a mente nel valutare la gravità della decisione di imporre sanzioni dopo la guerra che queste si inseriscono su una situazione già grave per l’embargo dell’Onu e, per di più, aggravata dalla guerra.

Già nel marzo 98 la UE reintroduceva prime restrizioni agli scambi commerciali con la RFJ. Il Consiglio dell’Unione Europea ha deciso una serie di limitazioni alle relazioni economiche, in particolare di carattere finanziario che verranno inasprite all’inizio dei bombardamenti con il divieto di vendita di prodotti petroliferi e poi il 10 maggio con una serie di altre misure.

Nel merito si tratta di :

interdizione dei voli

congelamento dei beni all’estero

interdizione delle transazioni finanziarie

interdizione della fornitura di prodotti petroliferi

interdizione della vendita di beni atti ad essere utilizzati nella ricostruzione delle infrastrutture distrutte dalla guerra,

Le stesse misure sono state prese dagli Stati Uniti.


venerdì 5 settembre 2025

La sinistra radicale serba e i rischi di una rivoluzione colorata

 



La sinistra radicale serba e i rischi di una rivoluzione colorata

Videointervista Andrea Martocchia (la Città Futura, 4.9.2025.)
Con il segretario del coordinamento nazionale per la Jugoslavia cerchiamo di comprendere le complesse e contraddittorie posizioni delle proteste contro il governo serbo. Dopo una breve introduzione storica, ricostruiamo le posizioni delle diverse componenti del governo e delle opposizioni, con particolare attenzione alle forze della sinistra radicale e segnatamente comuniste. Intervista a cura di Renato Caputo per "La città futura".



giovedì 4 settembre 2025

LA VERSIONE SERBA SU SREBRENICA

 Facendoci prestare il profilo FB da amici perchè OBC ci ha bannati, veniamo a conoscenza tramite un commento, della versione serba su Srebrenica 

Prego i soliti serbofobici di non scatenarsi.. è la versione serba, non la nostra 






La versione serba del massacro di Srebrenica (luglio 1995), pur non univoca, si articola su alcuni punti fondamentali, molto diversi dalla narrazione ufficiale occidentale e dal verdetto dei tribunali internazionali. Ecco i cardini principali:

1. Contestazione del termine “genocidio”
I serbi (in particolare autorità della Republika Srpska, storici e intellettuali vicini alla loro posizione) negano che a Srebrenica sia avvenuto un genocidio, nel senso giuridico del termine.
Argomentano che:
• non vi fu intenzione di sterminare un gruppo etnico in quanto tale, ma una azione militare contro combattenti.
• donne, bambini e anziani furono risparmiati e lasciati passare verso le linee ONU o bosgnacche.
• la maggior parte delle vittime erano maschi in età militare, alcuni dei quali armati o in fuga combattendo.

 2. Reazione a crimini precedenti
Srebrenica, dichiarata “zona protetta ONU”, era secondo la versione serba una base operativa per attacchi dell’Armija BiH (forze bosgnacche) guidate da Naser Orić, che da lì lanciavano incursioni nei villaggi serbo-bosniaci circostanti (come Kravica e Bratunac), uccidendo civili.
Si sostiene che:
• Tra il 1992 e il 1995, centinaia di civili serbi furono massacrati nelle aree attorno a Srebrenica, ma questi crimini non furono mai giudicati seriamente dalla comunità internazionale.
• L’attacco su Srebrenica sarebbe stato una rappresaglia militare, non un’azione genocida.

3. Numero delle vittime contestato
La cifra ufficiale delle vittime bosgnacche è circa 8.000, secondo l’ICTY.
I serbi non negano che ci siano stati uccisi e crimini, ma contestano:
• il numero (secondo alcuni storici serbi, migliaia di morti furono in combattimento, non giustiziati),
• la metodologia di stima dei corpi (esumazioni, identificazioni genetiche, riesumazioni multiple).

4. Accusa di strumentalizzazione geopolitica
Secondo molti serbi, Srebrenica è stata trasformata in un simbolo manipolato per:
• demonizzare i serbi nella guerra civile jugoslava,
• giustificare l’intervento NATO,
• assolvere le responsabilità dell’altra parte (musulmani e croati),
• legittimare un ordine post-bellico imposto dall’Occidente.

5. Critica al Tribunale dell’Aja (ICTY)
I serbi considerano l’ICTY un tribunale politicizzato, istituito per colpire i serbi e riscrivere la narrazione storica.
Citano come esempio:
• la disparità delle condanne tra serbi e croati/bosgnacchi,
• la mancata incriminazione di Naser Orić per i crimini contro i civili serbi,
• il trattamento riservato ai serbi come “unici colpevoli della guerra”.

In sintesi:
Per la narrazione ufficiale occidentale, Srebrenica è un genocidio pianificato dai serbo-bosniaci, sotto la guida di Ratko Mladić.
Per la versione serba, fu una strage brutale ma contestualizzata in un conflitto etnico cruento, non genocidio, e frutto anche di reazioni ai crimini subiti.
Non negano che ci siano state esecuzioni, ma le ridimensionano, le relativizzano o le presentano come parte della guerra — in contrasto con la visione moralmente assolutista e selettiva dell’Occidente.






In effetti anche per Elvira Mujcic, Oric' non è stato assolto perchè innocente, ma perchè lo dovevano alle madri di Srebrenica 


Tokača sottolinea quanto sia importante che la società bosniaca si liberi dal mito della propria tragedia. "La Bosnia è stata vittima di un mito e di narrazioni mitiche. Se continuiamo a perpetuare il mito sulla nostra società, a giocare con i numeri delle vittime e a diffondere bugie, finiremo per riprodurre le dinamiche che sono sfociate nella guerra contro la Bosnia Erzegovina e contro la sua struttura sociale e culturale". Atlante dei crimini di guerra, pubblicato da Osservatorio Balcani e Caucaso il 3/6/2019



Sull'argomento si veda il sito di Jugo coord segreteria onlus che ha fatto tanti post 




martedì 2 settembre 2025

Kosovo me fat?

 Purtroppo non è più on line ed era un gran bel lavoro

Kosovo me fat? Frammenti di uno stato nascente è un documentario di Mario Leombruno e Luca Romano al quale ha collaborato anche il nostro amico Antonio.

Complimenti a tutti 

Kosovo me fat?

“Kosovo me fat - frammenti di uno stato nascente”



JIHAD NEI BALCANI

  La Bosnia del conflitto balcanico costituì per i mujahidin un campo di battaglia dove imparare a combattere la guerra santa. Schindler tra...