sabato 16 agosto 2025

Gospic: azione legale della vedova Levar

 Post di Osservatorio Balcani 

La vedova del testimone di crimini di guerra assassinato chiede i danni al governo croato. Ufficiale croato, Milan Levar aveva testimoniato contro il proprio esercito per i crimini commessi nei confronti della popolazione serba in Krajna. Tornato in Croazia dopo aver reso le proprie dichiarazioni all'Aja, fu assassinato di fronte al figlio nella propria casa di Gospic. Ora la vedova chiede al governo croato i danni per non averlo protetto. Drago Hedl ricostruisce la vicenda in questo articolo scritto per l'Institute for War and Peace Reporting (IWPR), traduzione di Carlo Dall'Asta.

Gospic: azione legale della vedova Levar


Levar , nato a Gospić , fu assassinato da una bomba piazzata sotto la sua auto fuori dalla sua casa a Gospić il 28 agosto 2000, perché si era pubblicamente battuto per la giustizia per le vittime dei crimini commessi durante la guerra d'indipendenza croata 

Milan Levar

Milan Levar in Balkan crew


venerdì 8 agosto 2025

Crimea e Kosovo due pesi due misure due basi militari

 Ho trovato questo articolo nel web. Se ci sono imprecisioni fatemelo sapere. E' del 2014 




Crimea e Kosovo due pesi due misure due basi militari - di Ennio Ennio Remondino"
L’eventuale indipendenze della Crimea sarebbe illegale dice Obama, anche se fotocopia di quanto accaduto in Kosovo. Lo sostengono Usa e Ue, ma nessuno dà spiegazioni. Crimea e il Kosovo hanno molte cose in comune, ma la più importante è l’avere basi militari decisive per Russia e Usa in casa
Paese che vai, diritto all’autodeterminazione che trovi. Nel senso che come è noto, non tutti siamo eguali anche del diritto a scegliere. Ad esempio, per Obana, Presidente e Nobel Usa, il proposto referendum di separazione della Crimea dall’Ucraina “Violerebbe la legge internazionale e non rispetta la Costituzione del paese”. Manca la spiegazione, ma continua: “Sono fiducioso che lavoreremo assieme ai nostri alleati in Ue per reagire contro l’aggressione russa all’Ucraina”. Usa e Ue compatti, dice Obama sempre senza spiegare perché e per come la Crimea non dovrà scegliere.
Nei giorni scorsi molti hanno paragonato gli eventi in Crimea con della Nato contro la Jugoslavia nel 1999. Eventi diversi interpretati a proprio piacimento, anzi, a proprio comodo. Ad esempio l’ex ambasciatore americano a Mosca Michael McFaul ha sostenuto una presunta grande differenza tra la situazione in Crimea e quella in Kosovo nel 1999 sulla base della minaccia nei confronti della parte che se ne vuole andare. La Serbia aveva minacciato i kosovari, mentre l’Ucraina dell’eroica Maidan, non minaccia nessuno dei russi o russofoni che in Crimea sono la stragrande maggioranza?
Mi verrebbe da ricordare al disattento mister Michael McFaul le variabili della storia e suggerire prudenza. Ricordandogli, ad esempio, le parole dell’allora sui collega nei Balcani, Christopher Hill da Skopje, quando definì i ribelli kosovaro albanesi armati dei banditi e dei terroristi. Poi, pochi mesi dopo fu convinto da Washington o da altra località nei dintorni, Langley ad esempio, che quelli dell’Uck erano invece dei patrioti, dei combattenti per la libertà da sostenere a tutti i costi. Potrebbe accadere anche il contrario Mr. McFaul: scoprire che i tuoi partigiani erano banditi Nazi.
Torniamo al parallelo Crimea-Kosovo. Quesito all’incontrario. Chi minacciava chi in Kosovo? Nella Provincia autonoma del Kosovo vivevano serbi, albanesi, turchi ed altri popoli. Non esistono i kosovari. Chi hanno scelto di difendere gli Stati Uniti scendendo in campo attraverso la Nato? In Kosovo non viveva allora nessun americano, mentre in Crimea vive un milione e mezzo di russi. Questa è una grande differenza. Lo ha scritto sul Guardian Ian Traynor ricordando alcune ragioni di Milosevic durante le guerre nella Jugoslavia che, gestite per l’Ucraina da un Putin fa la differenza.
Nel dubbio oltre che politico e storico persino linguistico uno si rivolge anche al vocabolario. Si litiga su tutto. Autodeterminazione ottenuta dagli albanesi del Kosovo e chiesta ora dai Russi di Crimea. Sinonimi: autodecisione, autogestione, autonomia, indipendenza, libertà, separatismo, sovranità. Se passi al secessionismo e alla Trecani, leggi di “Separazione, distacco di una parte o di un gruppo dall’unità sociale, politica, militare di cui faceva parte, in seguito a grave disaccordo con la parte restante e come forma di aperta protesta e ribellione: fare, e/o minacciare una secessione”.
Torniamo al Kosovo e al Guardian che, essendo anglosassone, non può essere accusato di essere “filo qualcosa” anche ripete ciò che sin materia sostengo io da sempre. Milosevic non aveva la forza di resistere all’espansione della Nato verso est. L’America aveva scelto la Provincia autonoma serba del Kosovo e Metohija per creare la sua base strategica. E ha usato l’Esercito di Liberazione del Kosovo, l’Uck di cui già abbiamo detto. L’uso stupido delle forze anti-terrorismo serbe, l’inganno nel villaggio di Racak, è stato il pretesto per il bombardare la Jugoslavia senza autorizzazione Onu.
Dieci anni più tardi Helena Ranta, esperto giuridico finlandese, ha ammesso che la relazione sul presunto massacro era stata scritta sotto la pressione dell’allora capo della missione Osce in Kosovo William Walker. Galantuomini in Kosovo come a Kiev? Risultato per il Kosovo, la seconda più grande base in Europa per gli Stati Uniti. “Camp Bondsteel”, villaggio di Orahovac, permette all’Alleanza Atlantica di controllare l’area del Mediterraneo e del Mar Nero, le rotte in Medio Oriente, Nord Africa e Caucaso e il transito energetico dalla regione del Caspio e dell’Asia centrale.
Per gli Usa essersi stabiliti in Serbia è legittimo e molto vantaggioso. Gli americani non pagano nessun canone per l’utilizzo di terreni pubblici in Kosovo. La Russia, che il capitalismo furbo lo ha scoperto da poco, per la sua base paga 100 milioni di dollari all’anno. Poi c’è la storia che da una parte pesa da secoli e dall’altra semplicemente non esiste. La Flotta russa del Mar Nero si trova in Crimea da 230 anni. Gli Stati Uniti sono nei Balcani attraverso la Nato dal crollo della Jugoslavia e dopo una sommossa interna da loro favorita. Per creare un Quasi Stato riconosciuto dagli amici.
La galassia di Stati ex Urss in cerca di identità nazionale è difficile persino da ricordare: Nagorno Karabakh, la Transnistria, ora la Crimea, prima furono l’Abcasia e l’Ossezia del Sud ai confini con la Georgia. Boris Eltsin scaricò il georgiano Eduard Shevarnadze. Ora c’è Putin. Che nel 2006 ha usato il precedente Kosovo per dettare il nuovo corso della politica estera russa. Per il Cremlino il principio dell’autodeterminazione dei popoli applicato ai kosovari doveva valere anche per gli Stati non riconosciuti sullo spazio dell’ex Urss. Salva la forma di definire il Kosovo una provincia serba.
Crimea indipendente o Crimea confederata con l’Ucraina, serve il sostegno economico russo. Mentre lì attorno i problemi si moltiplicano. La Moldavia non ha rinunciato alla firma dell’accordo di associazione con l’Unione europea. Mosca non ha gradito e ha rivolto la sua attenzione sullo Stato non riconosciuto della Transnistria, territorio con una vasta popolazione russa che si è staccato dalla Moldavia dopo il crollo dell’impero sovietico. Uno stato indipendente de facto governato da un’amministrazione autonoma nella città di Tiraspol. Conflitto congelato, ma non accantonato."
Ennio Remondino


giovedì 7 agosto 2025

Croazia: la distruzione dei libri negli anni '90

 








I MASSACRI IN KRAJINA

 






Krajina 1995: “Sve čisto” (Tutto pulito) - non c'è più un serbo in Croazia disse Tudjman


+6 AGOSTO 1995 ++ Le milizie croate entrano a Petrinja, Kostajnica, Vrginmost, subito ribattezzata Gvozd, Korenica, Slunj, Plitvice, Cetingrad, Ubdina e altre località. Resistono ancora Glina e Topuško. Nella Knin conquistata sono centinaia i morti, decine le case distrutte, 30.000 i civili serbi che fuggono.

Il generale musulmano Dudaković ordina d’incendiare i villaggi serbi della Krajina occidentale nelle zone di Sanski Most, Petrovac, Kljuć.
Radio Zagabria annuncia che “la cosiddetta Krajina” non esiste più. Proprio a Knin il 17 agosto ‘90 iniziava la ribellione dei serbi di Croazia contro le autorità di Zagabria e migliaia di croati furono cacciati dalle loro case o uccisi dalla “pulizia etnica” serba.
Le 18,00 segnano la fine dell’+Operacija Oluja+. Tuđman, dall’alto della fortezza turco-veneta di Knin, può esclamare: “Finalmente il tumore serbo è stato strappato dalla carne croata!”. I neo-ustaša scandiscono, interrompendolo: “Ante, Ante”, esaltando i loro due “eroi”. Uno è Ante Pavelić, il podglavnik.
L’altro è Ante Gotovina, comandante del settore sud dell’Operazione. La sua immagine, riprodotta su centinaia di magliette e su grandi fotografie è offerta provocatoriamente per le strade di Knin, dove si cantano inni fascisti, sventolando stendardi nero-teschiati. Una gigantografia di Gotovina è piantata sulla pietraia carsica. Diventerà l’“eroe” fuggiasco, in quanto ricercato dal Tpiy per crimini di guerra e contro l’umanità commessi contro la popolazione serba. Gotovina è accusato della morte di 150 civili serbi e, con altri membri dell’Hvo, di aver perseguitato e espulso oltre 200.000 serbi dalla Krajina


6 agosto 1995
Le reazioni all’Operazione Tempesta-Oluja sono molteplici e di segno diverso. Mentre Russia e Unione europea condannano
l’offensiva, gli Usa dichiarano di comprenderla e giustificarla perché elemento decisivo per la stabilizzazione dei Balcani.
Le milizie croate entrano a Petrinja, Kostajnica, Vrginmost, subito ribattezzata Gvozd, Korenica, Slunj, Plitvice, Cetingrad, Ubdina e altre località. Resistono ancora Glina e Topuško.
Nella Knin conquistata sono centinaia i morti, decine le case distrutte, 30.000 i civili serbi che fuggono.
Radio Zagabria annuncia che “la cosiddetta Krajina” non esiste più. Proprio a Knin il 17 agosto ‘90 iniziava la ribellione dei serbi di Croazia e migliaia di croati furono cacciati dalle loro case o uccisi dalla “pulizia etnica” serba.
Le 18,00 segnano la fine dell’Operacija Oluja. Tuđman, dall’alto della fortezza turco-veneta di Knin, può esclamare: “Finalmente il tumore serbo è stato strappato dalla carne croata!”.
Le agenzie di stampa diffondono una foto di Tudjman in una
ridicola divisa bianca ornata da orpelli dorati, decorazioni e simboli croati, tanto che l’Economist vi aggiunge la didascalia “Napoleon Tudjman”.
I neo-ustaša scandiscono, interrompendolo: “Ante, Ante”, esaltando i loro due “eroi”. Uno è Ante Pavelić, il podglavnik. L’altro è Ante Gotovina, comandante del settore sud dell’Operazione. La sua immagine, riprodotta su centinaia di magliette e su grandi fotografie è offerta provocatoriamente per le strade di Knin, dove si cantano inni fascisti, sventolando stendardi nero-teschiati. Una gigantografia di Gotovina è piantata sulla pietraia carsica. Diventerà l’“eroe” fuggiasco, in quanto ricercato dal Tpiy per crimini di guerra e contro l’umanità commessi contro la popolazione serba. Gotovina è accusato della morte di 150 civili serbi e, con altri membri dell’Hvo, di aver espulso oltre 200.000 serbi dalla Krajina..
Un ufficiale di collegamento croato racconta alla stampa che alcune settimane prima il generale Vuono della Mpri ha avuto un incontro segreto nell’isola di Brioni con il gen. Červenko, capo di Stato maggiore croato, l’architetto della campagna di Krajina. Nei giorni che hanno preceduto l’attacco si sono tenute almeno dieci riunioni tra il gen. Vuono e gli ufficiali croati che pianificavano l’operazione.

6 agosto 1995, continua la cronaca postuma.
Le milizie croate entrano a Petrinja, Kostajnica, Vrginmost, subito ribattezzata Gvozd, Korenica, Slunj, Plitvice, Cetingrad, Ubdina e altre località. Resistono ancora Glina e Topuško.
Nella Knin conquistata sono centinaia i morti, decine le case distrutte, 30mila i civili serbi che fuggono.
Il generale musulmano Dudaković ordina d’incendiare i villaggi serbi della Krajina occidentale nelle zone di Sanski Most, Petrovac, Kljuć. Radio Zagabria annuncia che “la cosiddetta Krajina” non esiste più.
Proprio a Knin il 17 agosto ‘90 iniziava la ribellione dei serbi di Croazia contro le autorità di Zagabria e migliaia di croati furono cacciati dalle loro case o uccisi dalla “pulizia etnica” serba.
Le 18,00 segnano la fine dell’Operacija Oluja. Tudjman, dall’alto della fortezza turco-veneta di Knin, può esclamare: “Finalmente il tumore serbo è stato strappato dalla carne croata!”.
I neo-ustasha scandiscono, interrompendolo: “Ante, Ante”, esaltando i loro due “eroi”. Uno è Ante Pavelić, il podglavnik. L’altro è Ante Gotovina, comandante del settore sud dell’Oluja. La sua immagine, riprodotta su centinaia di magliette e su grandi fotografie è offerta provocatoriamente per le strade di Knin, dove si cantano inni fascisti, sventolando stendardi nero-teschiati.
Una gigantografia di Gotovina è piantata sulla pietraia carsica. Diventerà l’“eroe” fuggiasco, in quanto ricercato dal Tpiy per crimini di guerra e contro l’umanità commessi contro la popolazione serba. Gotovina è accusato della morte di 150 civili serbi e, con altri membri dell’Hvo, di aver perseguitato e espulso oltre 200.000 serbi dalla Krajina.

+8 AGOSTO 1995++ Ogulin, Josipdol, Vojnić, Plaški, Ličko Jesenice e Saborško sono ridotti a un deserto. Funzionari dell’Unhcr affermano di aver disposto l’invio di centinaia di feriti a Banja Luka e di aver visto decine di mezzi di trasporto incendiati. Fra Topuško e Dvor na Uni decine di migliaia di civili sono imbottigliati. Di tanto in tanto arriva qualche cannonata da lontano. Dai campi attraversati dalla strada che porta al confine, i contadini serbobosniaci offrono cibo e acqua ai profughi oppressi dal caldo e dalla sete. Da
Belgrado arriva l’ordine di accogliere in Serbia solo donne, bambini e anziani, respinti i profughi in grado di combattere. Caschi blu ucraini riportano che soldati bosniaci hanno incendiato case in località della Banovica croata.
Akashi, Milošević e Janvier s’incontrano per discutere le sorti della Slavonia.
+Roger Charles+, un tenente-colonnello in pensione e ricercatore della Marina americana, premiato per la sua opera dalla Investigative Reporter and Editors Association, è convinto che la +Mpri + è abbia svolto un importante ruolo nella campagna di Krajina.
+”Nessun Paese può passare dalle milizie composte da canaglie raccolte per la strada alla messa in atto di un’offensiva militare professionale, senza avere ricevuto aiuto”+ .
+”I croati hanno fatto un buon lavoro di coordinamento dei mezzi blindati, dell’artiglieria e della fanteria. Non è qualcosa che s’impara mentre si riceve un addestramento sui valori democratici”

9 AGOSTO 1995 ++ Il governo croato concede che i profughi escano dalla “sacca” e raggiungano la Serbia.
È una colonna infinita di trattori e carri agricoli, che passano accanto ad altri trattori e carri capovolti e bruciati, lasciati da chi li ha preceduti. Si vedono abbandonati letti, frigoriferi, oggetti vari, documenti personali. Nove anziani serbi, di cui alcuni handicappati, trasferiti da una struttura di Petrinja, sono trascinati in una scuola e trucidati a sangue freddo.
Un giornalista danese riporta infatti la testimonianza di un casco blu secondo cui soldati in uniforme senza insegne hanno ucciso a sangue freddo diversi civili indifesi, di cui alcuni in sedia a rotelle. Secondo informazioni giornalistiche l’uccisione dei civili sarebbe avvenuta davanti a soldati dell’Uncro, che stazionavano nei pressi della scuola di Dvor, che non avrebbero impedito il massacro poiché non avevano l’ordine di intervenire…
Nei pressi di Sisak, alla presenza di soldati e poliziotti croati, alcune monache ortodosse sono uccise a calci e bastonate.
Il Globus di Zagabria annuncia che molti croati vogliono che Tuđman sia nominato presidente a vita per aver estirpato dal paese la “malaerba”.
Nato e Nazioni Unite firmano un accordo che attesta le nuove intenzioni interventiste dell’Occidente. L’atteggiamento risoluto degli Usa riesce a influenzare anche Mosca, Parigi e Londra, mentre provoca la frustrazione dei serbi di Bosnia, che si sfogano sulle enclave di Tuzla e di Goradže.
++ A New York, il Dipartimento di Stato Usa presenta, a porte chiuse, al Consiglio di Sicurezza dell’Onu sette fotografie satellitari, con data e ora, che comprovano le uccisioni di massa e le fosse comuni relative ai massacri di musulmani da parte dei serbo-bosniaci nella zona di Srebrenica a luglio.

Bruno Maran. Dalla Jugoslavia alle Repubbliche indipendenti







OMAGGIO A DUBRAVKA UGRESIC'

  Una grande donna jugoslava  BUON VIAGGIO DUBRAVKA UGRESIC DUBRAVKA UGRESIC PER SLAVIKA LISICA, DI DUBRAVKA UGRESIC