domenica 27 settembre 2020

NIKOLA TESLA ERA SERBO

 





Nikola Tesla è stato un inventore e fisico serbo, nato a Smiljan, odierna cittadina croata, nel 1856 come suddito dell’Impero austriaco, e morto a New York nel 1943.






Tesla era serbo, ma i croati dicono che era croato, nonostante gli ustascia hanno ucciso 91 suoi  familiari
Nikola Tesla nacque a Smiljan il 10 luglio 1856 da una famiglia serba. I croati tentano continuamente di scrivere su wikipedia che Smiljan era in Croazia, ma viene sempre cancellato perchè era Impero Austro Ungarico. Non esisteva nessuna Croazia a quei tempi. Anche dopo, i croati non lo hanno mai riconosciuto croato tant'è che hanno sterminato tutti i suoi parenti e bruciato la sua casa. Adesso per interessi economici, a loro dire, è magicamente croato! Però lui ha chiesto il funerale ortodosso e la canzone "Tamo daleko"






Anche Italo Calvino è italiano però è nato a Santiago de Las Vegas de La Habana per non parlare di tutti gli italiani nati in Libia e Ungaretti nato al Cairo sarebbe egiziano ? E Ugo Foscolo era greco? Si puo’ dire che la Serbia ha dato 18 imperatori all’Impero romano?


                                     

                                                                 Foto di Stay serbian 

 .....E si era dichiarato serbo in mille situazioni durante la sua vita. È serbo perché di padre serbo, prete ortodosso e madre serba di una famiglia di prete ortodosso anche lei. La madre, figura fondamentale nella sua vita, gli cantava la poesia epica serba fin da bambino, è serbo perché nutrito con i principi di San Sava, del giuramento sul Kosovo, della ortodossia. Perché ha chiesto di essere sepolto con la canzone "Tamo daleko". E figli della Lika, Regione dell'Austroungheria che si chiamava Vojna Krajina, abitata solo da serbi con la autonomia ed a statuto speciale, ottenuto in cambio della vita.
La famiglia e tutti i parenti di Tesla sono stati barbaramente sterminati dagli ustascia a Jasenovac e altrove in quanto serbi. Non ci sono più i Tesla né a Smiljan, suo villaggio natio, né a Gospić. Dopo la guerra la statua di Tesla è stata distrutta e buttata giù e le strade con il suo nome cambiate.

Ora peró che hanno compreso gli conviene pavoneggiarsi con le piume altrui hanno deciso di metterlo sui cents.










La nazionalità contesa di Nikola Tesla 



















Dopo la decisione della Croazia di mettere la figura di Nikola Tesla sulle monete in euro accanto alla scacchiera, è scoppiato di nuovo un dibattito sul fatto che il famoso scienziato fosse un serbo o un croato, e lo storico Goran Saric ha detto: "Tesla è serbo. Punto. La mia bisnonna ha partorito mio nonno in un campo agricolo ma lui non si è mai dichiarato una patata", il che ha provocato reazioni divise.




Secondo la tradizione di famiglia, a metà della nascita, il fulmine colpì, e la nonna descriveva il fulmine come un brutto segno. Per Tesla ha detto che sarebbe stata una "bambina delle tenebre", mentre sua madre ha risposto duramente:
"No. Sarà figlio della luce".
Nikola Tesla era il figlio dell'arciprete Milutin Tesla, un sacerdote serbo-ortodosso a Smiljan, che ha prestato servizio nel suo tempio parrocchiale dei Santi Apostoli Pietro e Paolo, in cui da ragazzo, un famoso scienziato suonava le campane. Padre Milutin e tutta la famiglia hanno celebrato lo Slava di San Giorgio.
La madre di Tesla si chiamava Georgina Djuka, nata Mandić, e suo padre e suo fratello erano anche sacerdoti serbi-ortodossi. Tesla è stato battezzato dal prete Tom Oklopdzije.
Da ricordare che ben 91 membri della famiglia di Tesla sono stati uccisi in NDH, e 14 di loro sono morti ferocemente nel famigerato Jasenovac.
Tesla è morto di trombosi cardiaca a 87 anni. anni, 7. Gennaio 1943. Nella stanza 3327 Hotel New Yorker sulla 33. Sul pavimento.
Il funerale è stato eseguito a spese degli espatriati serbi, e il desiderio di Tesla era di essere sepolto con la famosa canzone serba "Tamo daleko".
In questa occasione, cioè in occasione della morte di Nikola Tesla, il sindaco di New York ha dichiarato:
"Nikola Tesla è morto.
È morto povero, ma è stato uno degli uomini più utili mai esistiti. Grande ciò che ha creato e, con il passare del tempo, diventa ancora più grande. "
Tesla esprimeva i suoi sentimenti verso la sua terra natia a Belgrado nel 1892. anno:
"Può esserci qualcosa in me, che può essere anche inganno, come accade più spesso con i più giovani, ma se sarò felice di raggiungere almeno alcuni dei miei ideali, sarà carità
per tutta l'umanità. Se le mie speranze si avverano, il mio pensiero più dolce sarà che sia opera di un serbo. "
La sua eredità e l'urna di cenere riposano nel Museo Nikola Tesla di Belgrado.
Sono stati scritti molti libri su Tesla, sono state raccontate varie storie possibili e impossibili, ma una verità è - Nikola Tesla è un grande scienziato e un grande serbo, non importa quanto gli altri lo reclamino.
L'obbligo degli abitanti del pianeta è di non dimenticare mai il nome Nikola Tesla.
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In questo giorno, nel 1943. È morto un grande serbo - Nikola Tesla.










mercoledì 9 settembre 2020

GRAVE SITUAZIONE IN CROAZIA




In Croazia si moltiplicano gli attacchi ai serbi e c'è un clima simile agli inizi degli anni '90.
Tutto molto pericoloso

Croazia: tensioni e violenze nei confronti della minoranza serba

Nazionalismo e revisionismo in Croazia: adolescenti strumenti e vittime

Morto in ospedale l’esponente serbo picchiato da un croato

«Chi è serbo?». Poi si scatena l’inferno

Comunità serba preoccupata dopo l'aggressione di Uzdolje

VIOLENZE INACCETTABILI

Croazia: Novosti, vent’anni di lotta per una società più giusta

Zagreb Fans’ Obscene Anti-Serb Banner Sparks Outrage

Split: Na autu beogradskih tablica antisrpski grafiti

SRBIN BRUTALNO PRETUČEN U HRVATSKOJ



A partire dal 2020 c'è stato un picco di violenza nazionalista e crimini d'odio in Croazia. Un anno prima, un rapporto della Commissione europea avvertiva che "l'incitamento all'odio razzista e intollerante nel discorso pubblico si sta intensificando" nel paese, con i principali obiettivi "serbi, persone LGBT e rom". Il rapporto ha aggiunto che la risposta delle autorità croate a questa preoccupante tendenza è stata debole. I tentativi degli ultimi anni di politici di spicco di cancellare i crimini di guerra della Croazia dalla memoria del pubblico e glorificare i brutali criminali di guerra come eroi nazionali contribuiscono direttamente all'ascesa di idee e narrazioni di estrema destra in Croazia. Questo pericoloso revisionismo storico non si limita agli eventi che hanno avuto luogo durante le relativamente recenti guerre jugoslave. In Croazia, anche elementi di estrema destra stanno tentando di rivedere la storia della Seconda Guerra Mondiale. Gli Ustasa, il partito fascista che creò lo Stato Indipendente di Croazia allineato ai nazisti tra il 1941 e il 1945, uccisero centinaia di migliaia di serbi, ebrei e rom durante la Seconda Guerra Mondiale. Gli Ustasa hanno anche supervisionato il famigerato campo di concentramento di Jasenovac dove sono state uccise tra le 770.000 e le 990.000 persone.
Il mondo ricorda gli Ustasa come un'organizzazione "terroristica" ultranazionalista, violenta e razzista che rappresenta un'epoca oscura nella storia europea. Nella Croazia moderna, tuttavia, la brutalità delle azioni del regime ustascia è stata a volte minimizzata dai media e dai politici di spicco, e il partito filo-nazista è presentato da molti come un simbolo di forza e orgoglio nazionale.
Il saluto nazista croato, "Pronto per la Patria" (Za Dom Spremni) è ancora apertamente largamente usato in Croazia. Anche la negazione dell'Olocausto, che va di pari passo con la sanificazione dei crimini degli Ustasa contro gli ebrei croati, sembra essere diventata più ammissibile nel paese.
Non solo condonando, ma anche lodando i crimini commessi dalle forze croate contro altri gruppi etnici, le élite all'interno del paese stanno creando un ambiente in cui più persone si sentono a proprio agio nell'esprimere opinioni xenofobe, razziste e odiose. Oggi la Croazia è un crogiolo di iper-nazionalismo. La maggior parte delle élite politiche del paese non solo non sono riuscite a condannare le opinioni di estrema destra, ma hanno anche creato un ambiente in cui gli attivisti di estrema destra si sentono autorizzati a diffondere le loro idee divisive e pericolose.
Per lasciarsi alle spalle la politica dell'odio, si consiglia alla Croazia di rinunciare urgentemente ai criminali di guerra e porre fine all'ascesa della nostalgia fascista. Deve inoltre agire immediatamente per contrastare la normalizzazione e accettazione delle opinioni razziste e xenofobe tra la popolazione.

RICORDO DI OLUJA 2020






Oluja in Balkan crew

Pad Krajine

Oluja - Pogrom Srba iz Hrvatske (2016)

SRBI U OLUJI

“Oluja” - zajednički zločin Hrvata, NATO-a i muslimanskih snaga

Dal libro di Bruno Maran

Il ricordo di “Oluja”, la tempesta che sconvolse i Balcani

Oluja 25 anni dopo  Che Oluja sia stata legittima non si puo' sentire

BELI ANĐEO IZNAD SAVE PODSEĆA NA STRADANjE SRBA

Serbia-Croazia: divise in 25.mo Operazione Tempesta

Grave situazione in Croazia





















Il 4 agosto 1995 l'esercito del generale croato Gotovina aveva dato l'inizio all'operazione "Tempesta" (Oluja) uccidendo circa 2.000 e espellendo circa 250.000 cittadini di origine serba dalla regione Krajina, sita all'est della odierna Croazia, che fino a quel giorno e da diversi secoli era popolata dai serbi, che ancora il papà di Maria Theresia e poi i suoi discendenti, avevano spostato, dal sud della Serbia odierna, a partire dal 16 secolo, per proteggere i confini dell'Impero Austro-Ungarico dalla minaccia dei turchi mussulmani. Fu un ruolo che i serbi hanno svolto benissimo per tre secoli fino alla dissoluzione dell'impero ottomano.
A titolo di esempio, la famiglia del famoso inventore e scienziato Nikola Tesla, a cui dobbiamo la corrente alternata che utilizziamo e il motore a propulsione elettrica, era composta proprio dai generali dell’esercito serbo impegnati a combattere i turchi per conto dell’esercito Austriaco e dai prelati serbo-ortodossi. La maggior parte dei suoi famigliari furono sterminati durante la Seconda guerra mondiale nel campo di concentramento di Jasenovac in quanto i croati durante la seconda guerra mondiale facevano parte dell’alleanza nazista e i serbi di quella degli alleati (Francia, Gran Bretagna, Stati Uniti e Russia).
Come dopo la Seconda guerra mondiale gli italiani persero le loro case in Istria, cosi durante la guerra degli anni 90 in ex Jugoslavia i serbi persero tutto quello che possedevano In Croazia, mentre nessun croato perse nulla di proprio in Serbia. Mia nonna paterna era una meravigliosa croata di Spalato e mio padre, suo figlio, in quanto anche il figlio di un serbo, mio nonno, si vedrà portare via, durante gli anni 90 del secolo scorso diverse proprietà che poi gli furono restituite, dopo anni e nelle condizioni fatiscenti, soltanto perché la Croazia era obbligata a farlo dalla UE.
Non solo questo orribile crimine di pulizia etnica non viene mai nominato dai vertici croati, ma, anzi, loro proprio in questi giorni celebrano questa operazione come una festa nazionale e questo nel totale silenzio della UE che fa finta di non sapere, come anche per tanti altri crimini che subirono i serbi in Bosnia e di cui non conviene ricordare per non turbare la narrativa ufficiale dell'epoca.
Tutto ciò è ingiusto e stomachevole. Fa venire la rabbia e un senso di impotenza e ancora di più fa venire la voglia di resistere a testa alta nonostante la menzogna di cui la propaganda occidentale si è sempre servita alla pari di qualsiasi autocrazia contro la quale poi hanno pure il coraggio di puntare il dito.
Bisogna sempre perdonare e andare avanti e cercare di essere sempre i costruttori di pace, però non si può e non si deve dimenticare!
PS: Io mi ricordo di queste colonne quando sono arrivate ai ridossi di Belgrado. Avevo 16 anni e le ho viste purtroppo con i miei occhi.
Lidija


BARDHYL AJETI




Bardhyl Ajeti era un giornalista jugoslavo che sostenne una campagna anticrimine contro l'UCK. Fu ucciso il 28 giugno 2005

Bardhyl Ajeti barbaramente assassinato

OPINIONI A CONFRONTO





In tanti anni di amore per i Balcani ne abbiamo viste di cotte e di crude, ma mai pensavamo di trovare in un libro di storia che racconta la II° Guerra mondiale la foto di Mladic e Karadzic che sono stati condannati dal Tribunale dell'Aja dopo il 2015 per i fatti accaduti dopo il 1990. Oltretutto non c'è un briciolo di spiegazione.
Capite poi perchè i bambini serbi a scuola fanno tanta fatica se non è nemmeno chiara la storia che dovrebbe essere insegnata?




Anche la Jugoslavia non è spiegata bene. Prima si parla di regime comunista quando c'era una repubblica socialista, poi si da gratuitamente addosso ai serbi quando Tito era croato e se c'era un gruppo che si sarebbe dovuto lamentare erano proprio i serbi. La reazione NATO fu attuata in violazione al diritto internazionale e provocò migliaia di vittime, in gran parte donne e bambini


Srebrenica, per l'ONU non fu genocidio

BELGRADO O BUDAPEST ?

When Did Belgrade Get a Metro?!

Serbia o Bosnia?

Assolto Donatello Poggi

Attacco NATO alla Jugoslavia


Per approfondire il tema consigliamo: Il dossier nascosto del "genocidio" di Srebrenica e rimaniamo in attesa di chiarimenti da parte della casa editrice del testo scolastico.




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DAMIANO GALLINARO

 Lo abbiamo sempre detto che qui piovono solo favole





I libri di Damiano Gallinaro


Intervista a Damiano Gallinaro


trabalcanieatlantico.blogspot.com


Perchè amo Sarajevo


L'uomo di Selo e altre solitudini balcaniche


Percorsi nella memoria


Un bellissimo video



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... e c'è una novità.. anzi due ! 


Damiano Gallinaro - nuovo sito





martedì 8 settembre 2020

I libri di Danilo Crepaldi

Davvero dei gran bei libri, complimenti all'autore !











Sta per uscire il quarto libro !!! 






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IL PRIMO VIAGGIO






Il 12 Giugno 2002 è una data che mi ricorderò per lungo tempo.
Quel giorno sveglia all’alba, le ultime cose messe in valigia velocemente e via alla stazione.
Mi ricordo il mio cuore che palpitava a 1000 e mio marito bianco come un lenzuolo.
Partivo per la Serbia. Era il mio primo viaggio senza la mia famiglia ed era il culmine di un percorso durato 3 anni. Più che un percorso era stato un calvario.
Avevo iniziato a parlare con la Serbia per radio 3 anni prima, quando i radioamatori italiani aiutavano quelli serbi ogni qual volta partiva un caccia da Aviano.
I radioamatori serbi erano diventati bravi e sapevano già dove i caccia sarebbero andati a colpire in base al posto in cui entravano in Serbia.
Ma torniamo al mio calvario. Gli anni 1999/2000 non sono stati facili per la mia famiglia.
Mio marito aveva perso il lavoro e io ero arrivata a sfiorare l’anoressia per dei problemi con i miei genitori .
Più e più volte avevo cercato di andare in Serbia a conoscere i radioamatori che conoscevo solo tramite la mia stazione radio. Tutti cercavano di mettermi i bastoni tra le ruote per non farmi partire. In particolar modo la polizia. Quando sono andata in questura con mio marito per il passaporto , la poliziotta si è rivolta a lui urlando :- dappertutto, anche a Cuba, ma non la mandi in Serbia, sono tutti criminali !
Poi un giorno, sfruculiando in internet, leggo la storia di Vera . Subito mi balenò l’idea che avevo trovato una via di uscita.
Così quel 12 Giugno sono andata in treno fino a Treviso e poi in macchina con Vera fino a Cacak.
Che viaggio è stato ! Ero autista di una missione umanitaria. Già la cosa mi sembrava più grossa di me. La macchina era talmente strapiena che non riuscivo a frenare. Tre frontiere ed a ogni frontiera perquisizioni a tappeto. In Croazia Vera mi mostrò i campi minati ancora delimitati da un nastro rosso.
A Belgrado arrivammo di notte. Dall’autostrada entrammo subito nella via del fumo. Otto palazzi presidenziali sventrati dalle bombe. Davanti ad un palazzo c’era ancora la scritta : “Si consiglia ai passanti il marciapiede opposto. Il palazzo è un obiettivo militare”
Io avevo il cuore in gola. Ma come … era tutto diverso dal sofà di casa mia. Mi ricordo di aver pensato che la dovevamo far pagare a quei serbi cattivi. Quella sera ho pianto tanto anche se non mi sono fatta accorgere da nessuno.
Siamo stati ospitati da un parente di Vera, un ambasciatore in pensione. Un bravissimo uomo che mi ha detto :- Questa è casa tua , ma fai attenzione al rubinetto del bagno che è rotto.
Io appena entrata in bagno ho aperto il rubinetto e l’acqua è schizzata al soffitto.
Cosi’ quel povero anziano serbo era sulla porta del bagno che mi guardava con compassione , scuotendo la testa e dicendo : - italiani, puhah !
Il giorno dopo a Cacak ho finalmente conosciuto i miei amici radioamatori.
Seduti ad un tavolo di un caffè e davanti ad un bel caffè turco (che roba la prima volta !!!) guardavo i miei amici e mi chiedevo se quelli erano i serbi cattivi.
Uno di loro mi colpiva in particolare. Era giovane , ma sembrava avere 50 anni. Aveva le dita dei piedi fuori dalle scarpe consumate ed era senza denti. Lavorava dalle 7 di mattina alle 3 del pomeriggio in fabbrica per 36 euro mensili. Dopo il primo lavoro andava a fare l’imbianchino, l’idraulico, l’elettricista, il meccanico e qualunque cosa gli permettesse di riuscire a mangiare qualcosa. Quel ragazzo aveva 2 lauree in ingegneria e non sapevo sarebbe diventato come un fratello per me.
Da quel lontano giorno le cose sono cambiate. Adesso vado in Serbia tutti gli anni. Mi sento più sicura che nel mio quartiere. Non esiste la microcriminalità, almeno nella piccola cittadina di Cacak.
Quel che trovo la è la situazione , piuttosto surreale, dei nostri tempi di guerra, quando ci si aiutava l’un con l’altro.
Mi ospitano nelle loro povere case e mi danno un piatto di minestra fatto con le verdure del giardino, ma è tutto ciò che hanno e per me ha un valore infinito.
Un giorno in una casa povera ho visto la padrona di casa arrivare con delle tazzine da caffè comprate al mercato.
La signora era andata al mercato facendo circa 2 km a piedi ed era tornata stanca morta con la spesa. Io ho fatto lo sbaglio di dire : Che belle quelle tazzine !
E lei :-Sono tue ! Ma la signora che non aveva i soldi per l’autobus ci avrebbe messo altri 6 mesi di sacrifici per ricomprarsi le tazzine, così ho provato a rifiutare.. ma nulla da fare. Ho dovuto prendermi le tazzine che conservo come delle reliquie.
C’è un’ultima soddisfazione che mi devo prendere: tornare da quella poliziotta che mi voleva mandare a Cuba per dirle che mentre io viaggiavo su e giù per i Balkani pericolosi, due nostri connazionali sono morti proprio a Cuba

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  Balkan moja ljubav