Il 13 agosto 2003 due ragazzini Serbi sono stati uccisi e quattro sono rimasti feriti mentre assalitori albanesi sparavano con fucili automatici contro un gruppo di bambini che giocavano e nuotavano vicino a un fiume nel villaggio di Goraždevac in Kosovo.
Come erano soliti fare durante l'estate per trovare un pò di refrigerio i bambini Serbi dell'enclave Serba di Goraždevac, vicino a Peja, si riunivano sulle rive del fiume Bistrica. Mentre i bambini giocavano e nuotavano nel fiume, colpi automatici di fucile venivano sparati dal villaggio albanese di Zahač. Ivan Jovović, 19 anni, è morto sul colpo, mentre la tredicenne Pantelija Dakić è poi morta in ospedale. Marko Bogićević di 11 anni e Bogdan Bukumirović, di 15 anni, sono rimasti gravemente feriti, mentre Dragana Srbljak e Đorđe Ugrenović hanno riportato ferite lievi. Secondo quanto riferito, gli omicidi sono stati programmati in coincidenza con il ritorno di oltre 200 rifugiati serbi in città.
Due giorni dopo l'attacco, il primo ministro serbo Zoran Živković partecipò al servizio funebre per i due adolescenti uccisi e il governo serbo dichiarò il 15 agosto un giorno di lutto nazionale. Sebbene questo vile atto sia stato immediatamente condannato dall'UNMIK, dalla KFOR, dall'UE, dalla Russia, dalla Francia e dagli Stati Uniti ad oggi i responsabili non sono ancora stati identificati.
Nel gennaio 2013, durante un periodo di disordini in tutto il Kosovo, il memoriale alle vittime è stato attaccato dai soliti vandali albanesi danneggiandolo seriamente.
Riponderare i Balcani
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