Usiamo alcune risposte di Biagio Carrano perchè ci sembra che chiariscano molti dubbi
Purtroppo il post non è stato compreso bene: 1) le informazioni inesatte sui paesi visitati si trovano nel Passenger Locator Form, che ha un altro fine legato alla tracciabilità dell'ospite e non è collegato al visto; 2) Djokovic non ha fatto nel 2021 dichiarazioni o iniziative no-vax, si è invece dichiarato per la libertà di scelta, come accade nel suo paese di origine, dove i vaccini sono disponibili senza attese anche nei centri commerciali, la loro inoculazione è fortemente consigliata, senza l'attestato di vaccinazione non si può entrare nei locali pubblici dopo le 20, ma non vi sono altre limitazioni significative al diritto a vivere e lavorare dei cittadini.
Il Ministro Hawke ha rivendicato che la sua scelta, arbitraria e concessagli dalla legge, è stata di tipo politico e ideologico, riconoscendo la validità legale del visto di Djokovic e delle altre cinque persone che lo avevano ottenuto seguendo la procedura di rilascio stabilita dalla legge. In sostanza, per motivi politici il sanissimo Djokovic è stato considerato un problema di ordine sanitario e pubblico: neanche fosse il Che Guevara dei no-vax, giunto non per giocare a tennis ma per fare proseliti! Oppure preoccupava proprio il rischio della dimostrazione che si può essere sani e vincenti anche senza il vaccino?
Hawke non ha commesso nessun abuso, la legge glielo consente, ma per non avere problemi a seguito della sua decisione il governo ha dovuto revocare altri 5 visti. In ogni caso la causa di danni avrà buone possibilità perché le motivazioni adotte da Hawke sono o false (pericolo sanitario) o infondate (timori di apostolato no vax). Domanda, a parte la storia di Djokovic, quanto arbitrio si è dato ai politici con l'emergenza?
Spiega tutto il post: 28 persone hanno mandato la documentazione in anonimo, per 6 è stata ritenuta accettabile. In sostanza Djokovic non era sicuro di ricevere il visto, per questo ha postato felice la partenza e la "special exeption" su Instagram. La documentazione, presentata in anonimo, è stata ritenuta vera da due commissioni mediche australiane: perché mettere in discussione il lavoro di medici che fanno questo da mesi a decine di migliaia di chilometri di distanza e senza conoscerla?
Sul caso
#Djokovic riprendo pari pari un commento che credo sia stato postato sotto pseudonimo da qualche esperto proprio per far chiarezza una volta per tutte.
Per entrare in Australia serve un visto d'ingresso che ha tre livelli di controllo: il primo al momento del rilascio, quando la richiesta viene esaminata da due commissioni mediche indipendenti, il secondo al momento dell'imbarco nello scalo di partenza, il terzo al momento dello sbarco in Australia. Il terzo livello si applica per lo più ai clandestini, quelli che arrivano senza documenti e senza visa. Questo visto può essere rilasciato e controllato solo ed unicamente dallo stato federale o dallo stato di destinazione, nello specifico dalla provincia di Victoria. Tennis Australia non può aver rilasciato alcun visto di ingresso e neppure può aver autorizzato alcun protocollo. Quindi, ricapitolando, Djokovic ha passato primo e secondo livello con una visa valida, altrimenti sarebbe stato bloccato prima della partenza.
Ora vediamo come l'ha ottenuta. Le domande sono presentate tutte in forma ANONIMA, sono esaminate da due commissioni mediche indipendenti, una nominata dallo stato di destinazione, un'altra composta da un gruppo di specialisti che le valuta in base alle direttive atagi, che prevedono anche tutti i possibili casi di esenzione. Già qui si capisce che chi afferma che "in Australia si entra solo da vaccinati" o è ignorante o è in malafede. In occasione dell'Australia Open sono state presentate 28 richieste di esenzione e ne sono state approvate 6; nessuno dei medici che le ha analizzate sapeva di chi erano. E questo smonta la tesi del "ricco e famoso che corrompe per ottenere ciò che agli altri è negato".
Il governo federale australiano non ha mai negato il fatto che Djokovic sia entrato con una visa valida e infatti I motivi della revoca sono "salute pubblica", ovvero una motivazione basata sul nulla, dal momento che parte dall'assunto SBAGLIATO che un non vaccinato, che fa un tampone ogni due giorni, è un untore, mentre un non vaccinato NON si contagia e non contagia, tesi ampiamente sentita da teoria e pratica, con buona pace dei Bassetti e dei Burioni, e "ordine pubblico" perché la presenza di Djokovic in Australia avrebbe fomentato i no vax.
Durante le due settimane in cui si è trascinata questa farsa, sono emerse informazioni anche sugli altri visti rilasciati a giocatori e allenatori che erano stati autorizzati ad entrare in Australia per il semplice motivo che avevano una visa valida e non erano così famosi, quindi il loro ingresso è passato sotto silenzio. Uno di questi, anzi una giocatrice ceca, aveva anche preso parte, senza problemi, ad un torneo giocato prima dell'open. Dopo l'esplosione del caso Djokovic tutti questi visti sono stati annullati, con provvedimento retroattivo.
Per la cronaca, il governo australiano non ha alcuna giurisdizione sui comportamenti di Djokovic in Serbia o in Spagna e quindi non può motivare l'espulsione con qualcosa che il giocatore avrebbe o non avrebbe fatto lontano dal territorio australiano.
Biagio Carrano
Nella mia personale collezione di articoli per cercare di capire l'insofferenza, l'astio, se non addirittura l'odio che sui media italiani traspaiono nei confronti di Novak Djokovic credo che questo titolo del Corriere della Sera si porrà ai vertici.
"...può morire nella monezza" è un'ipotesi (o un sottile auspicio?) che non ho sentito rivolto da tali testate nemmeno per pedofili o stragisti mafiosi.
L'autore di una prosa tanto raffinata, che mette in rima bellezza e monnezza con grande originalità (tipo Bombolo, insomma), è uno tra i più premiati scrittori italiani, Sandro Veronesi. Ecco, tra i più premiati.
Biagio Carrano
Novak Djokovic è il più recente villain del racconto biosecuritario che da due anni i media italiani propinano al paese. Il tennista serbo, al di là degli errori e delle omissioni nella documentazione presentata per entrare in Australia, è diventato così la pecora nera, il personaggio arrogante da biasimare e da esporre al pubblico odio dei media sociali, il ricco privilegiato che non vuole sottomettersi alle regole che da due anni affaticano la vita di centinaia di milioni di persone: insomma il capro espiatorio su cui scaricare la frustrazione collettiva, così che ne vengano esentati coloro che quelle regole le hanno introdotte e che si ostinano a portarle avanti nonostante tanti principi e tanti assunti (a partire dalla garanzia di immunità garantita dal vaccino) siano stati smentiti negli ultimi mesi.
Biagio Carrano
Il caso Djokovic sta diventando emblematico delle modalità con cui governi e media internazionali cercano di disciplinare il dissenso rispetto a certe loro scelte per gestire la pandemia. Il tennista serbo viene raccontato come un arrogante privilegiato che sarebbe partito per imporre la sua presenza agli Open AUS, mentre è vittima di chi gli aveva dato garanzie per un'esenzione che poi le autorità australiane hanno rinnegato, in un conflitto tutto interno alle autorità del paese dei canguri. Biagio Carrano
Serbian Monitor
Perchè i media italiani odiano tanto Novak Djokovic?
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