mercoledì 23 marzo 2022

24 marzo 1999, le guerre NATO sono quelle giuste





 Era il 23 Marzo 1999 quando Richard Holdbrooke, rappresentante onu degli USA, annunciava che le trattative con Slobodan Milosevic erano state interrotte e chiese un intervento militare. Lo stesso giorno Javier Solano, segretario generale NATO, da l'autorizzazione al generale Wesley Clarke, comandante supremo in Europa per il Patto Atlantico, di iniziare l'Operation Allied Force che dava inizio alla guerra in Serbia, ufficialmente per scopi umanitari in salvaguardia dei kosovari di etnia albanese.


Il 24 Marzo alle 19.30 Belgrado viene colpita da una tempesta mai vista di missili che incendia la città, invasa dal suono delle sirene di allarme. La guerra durò 78 giorni.

L'Italia del Governo D'Alema partecipa in forze e con grande entusiasmo, fornendo uomini, armi, aerei e l'uso delle basi aeree. La più famosa sarà Aviano, da dove partiranno i bombardieri.

Durante l’aggressione, furono effettuati 2.300 attacchi aerei su 995 strutture in tutto il Paese. Furono sganciati 420.000 missili per complessivi 22.000 tonnellate, oltre questa massa immensa di missili, i B52 americani sganciarono 37.000 bombe a grappolo. I bombardamenti, secondo recenti stime, hanno distrutto o danneggiato 25.000 unità abitative, 470 chilometri di strade e 600 chilometri di binari ferroviari; e poi 14 aeroporti, 19 ospedali, 20 centri sanitari, 18 scuole materne, 69 scuole, 176 monumenti culturali, 44 ponti.

Stime non definitive parlano di 2500 morti civili, tra cui 89 bambini e di 3 funzionari dell'Ambasciata Cinese di Belgrado, bombardata intenzionalmente dalla NATO in piena violazione del diritto internazionale.

Tra le armi utilizzate dalla NATO ci sono i proiettili all'uranio impoverito. Una pratica bandita da ogni convenzione e trattato internazionale sulle armi, ma impunemente violati dall'occidente. Nel portale della NATO sono altresì elencati tutti i siti dove sono stati utilizzati missili e proiettili all'uranio impoverito, i dati ufficiali parlano di 112 attacchi su 96 target. Da ricordare anche tutte le malattie provocate dal decadimento dell'uranio lasciato al suolo dalle bombe che nell'esercito italiano di stanza in Kosovo ha provocato molteplici casi di tumore, che prima di essere riconosciuti dallo Stato italiano sono passati anni e anni di insabbiamenti e negazioni. Le conseguenze da contatto con l'uranio impoverito ha preso il nome tristemente veritiero di Sindrome dei Balcani.

Vengono riportati, nei 78 giorni di bombardamenti a tappeto, numerosi crimini di guerra contro civili "scambiati" per soldati. La NATO li chiamerà effetti "collaterali" e per molti negherà le responsabilità anche contro prove evidenti. Uno di questi avvenne il 14 Aprile 1999, dove un F16 americano bombardò un convoglio di profughi uccidendone 73, a maggioranza donne e bambini, negando sempre l'accaduto e solo dopo ammettendolo ma con la scusante dello "scambio". Ma e solo uno dei tanti episodi denunciati anche da organizzazioni non governative e umanitarie.

La guerra, iniziata ufficialmente per porre fine alla pulizia etnica dei kosovari albanesi da parte dei serbi, fece da scintilla per una nuova pulizia etnica, ma stavolta fatta dagli albanesi sui serbi, che dura ancora oggi, tanto che in Kosovo i serbi rimasti sono sotto protezione del comando NATO, con continui e frequenti episodi di razzismo e discriminazione, tra cui le devastazioni di villaggi interi e chiese ortodosse.

A distanza di anni è possibile vedere come la preparazione della guerra cominciò sui media occidentali, una tecnica che è stata utilizzata più volte e anche oggi per la guerra in Ucraina. Milosevic veniva chiamato "nuovo Hitler" e si susseguivano senza sosta e per mesi. Sebbene nessuno capiva cosa succedeva in Jugoslavia, in un colpo solo la stampa poteva presentare una situazione con “buoni e cattivi”.

Ci fu un cambiamento nel linguaggio della stampa con l’uso di termini ad alto impatto emotivo, come pulizia etnica, campi di concentramento, il tutto evocante la Germania nazista, le camere a gas di Auschwitz. Fino a dichiarare, senza alcuna fonte, che in quel periodo i Serbi avessero ucciso più di 500.000 kosovari albanesi (su due milioni totali). Notizia rivelatasi falsa su tutti i fronti, ma la guerra oramai era pronta, come l'opinione pubblica, che vedeva nella Serbia il nuovo Terzo Reich.

Vi ricorda qualcosa di attuale?

Ultima curiosità. Il Kosovo odierno è internazionalmente riconosciuto come paese altamente corrotto, dove passa gran parte del commercio di droga e organi umani verso l'Europa e una fortezza per il fondamentalismo islamico. Addirittura nel 2016 si scoprirono ben 5 campi di addestramento dell'ISIS, di cui uno vicinissimo alla base NATO di Ferizaj.

Che belle le nostre bombe umanitarie

Nicolò Monti 



Il Consiglio di Sicurezza non è interpellato prima del via agli attacchi e non ha avallato l’uso delle armi contro la Jugoslavia. Secondo il diritto internazionale, un attacco contro uno Stato sovrano senza l’autorizzazione del Consiglio di Sicurezza è da considerarsi un’aggressione, ma alle 20,04 cadono le prime bombe. Nessuno dei Paesi della Nato ha dichiarato guerra alla Jugoslavia né questa lo ha fatto contro gli Stati dell’Alleanza Atlantica. Impiegati oltre 400 aerei, in arrivo tre portaerei e altre 25 unità navali.







Prima della guerra del 1999, i Serbi di Pristina erano oltre 40.000 persone su una popolazione totale di 125.000. Dopo l'intervento della Nato, e il ritiro delle forze di Belgrado, quasi tutti si sono rifugiati in Serbia o in enclave protette all'interno del Kosovo. Poco meno di 300 persone sono rimaste a vivere in città, la maggioranza dei quali (176) nello "Ju program", palazzo dalle entrate circoscritte e facilmente difendibile. Il 17 marzo scorso, il Kosovo è stato percorso da tre giorni di violenza diretta contro la comunità serba e le altre minoranze. 19 morti, un migliaio di feriti, centinaia di case e appartamenti bruciati, almeno 36 chiese, monasteri e altri luoghi di culto distrutti. A Pristina, i dimostranti si sono diretti verso "the cage", l'unico luogo dove ancora esisteva una presenza di Serbi. Dopo ore di assedio, le famiglie del palazzo sono state evacuate dalle forze internazionali. Sei mesi dopo, sono ritornati solo in cinquanta. Sono loro, oggi, la comunità serba di Pristina.









24 marzo 1999: in questa data inizia l'aggressione dei paesi della NATO contro la Serbia. Per la prima volta nella storia uno Stato sovrano viene aggredito, senza l'autorizzazione dell'ONU all'uso delle armi, colpevole di aver tentato di opporsi all'occupazione del proprio territorio da parte di un paese vicino e di reprimere le rivolte armate all'interno del suo territorio provocate da tale tentativo d'invasione. Fino al 10 giugno e per 78 giorni gli aerei della Nato hanno sganciato bombe su tutto il territorio di Serbia e Montenegro provocando la morte di 2500 civili, 1008 membri delle forze armate e della polizia. 12500 persone sono rimaste ferite, 6000 gravemente, di cui 2700 bambini. I danni materiali sono calcolati in 10 miliardi di dollari. I bombardamenti hanno distrutto 25000 case, 470 km di strade, 600 km di binari, 14 aeroporti, 19 ospedali, 70 scuole, 176 monumenti di valore storico, 44 ​​ponti.
Gli aerei della NATO hanno lanciato sulla Serbia 1300 missili da crociera e 37000 bombe a grappolo e hanno utilizzato le armi proibite all'uranio impoverito che hanno causato un aumento significativo dei casi di cancro nella popolazione civile e soprattutto nei bambini.
Tutto questo causato dalla falsa segnalazione del capo degli ispettori OCSE in Kosovo William Walker, massimo esperto americano e mondiale di falsificazione della realtà, della signora Madeleine Korbel Albright (al secolo Marie Jana Korbelova) nata in Cecoslovacchia da famiglia di origine ebraica e morta ieri per grazia ricevuta, che è famoso per la frase "Che senso ha avere questa grande forza militare di cui parli costantemente se non la usi?" e dal generale Wesley Clark comandante in capo delle forze NATO. Nelle sue conferenze stampa, nel tentativo di alleviare le responsabilità degli Stati Uniti e della NATO per il bombardamento di obiettivi civili, ha spesso utilizzato filmati manipolati e falsificati.
E come sempre quando sono coinvolti gli americani, nessuno è colpevole !!!!




Le provocazioni sanguinarie sono un marchio di fabbrica dell'imperialismo statunitense. Basti ricordare l'"incidente di Racak" in Kosovo, quando 34 militanti morti del terrorista KLA sono stati presentati come civili uccisi dall'esercito jugoslavo. Successivamente, esperti finlandesi indipendenti hanno confutato questa affermazione. Ma l'atto era compiuto.
L'incidente di Racak è diventato il motivo dell'intervento della NATO contro la Jugoslavia. Durante i 78 giorni di spietati bombardamenti di città pacifiche, migliaia di persone sono state uccise e ferite e sono stati causati danni per oltre 100 miliardi di dollari. Dichiarazione del Presidente del Comitato Centrale del Partito Comunista della Federazione Russa G.A. Zyuganov





L'8 aprile 1999, la NATO chiese a RTS (RADIO E TELEVISIONE SERBA), di trasmettere sei ore di programmi dagli Stati membri della NATO UE tra mezzogiorno e mezzanotte, minacciando di prendere di mira le strutture televisive di stato serbe.
È stata inviata una risposta da RTS che è pronto
per fornire sei ore di programma al giorno, se possono trasmettere il loro programma sulle televisioni degli Stati membri della NATO:
"Sei minuti sono sufficienti per noi, sulle tue sei ore. "

L'aggressione imperialista della NATO a guida USA, senza mandato ONU, alla Serbia Socialista di Milosevic ebbe inizio a Marzo 1999. 4000 morti di cui circa 1000 poliziotti e militari, il resto civili, donne, bambini, lavoratori, gente comune. Numerosi decessi dopo la guerra, a causa degli effetti dell'Uranio impoverito, utilizzato nelle bombe e proiettili NATO. In Italia governava D'Alema e il Ministro della Difesa era Mattarella. Milosevic venne imprigionato e processato. Quando aveva dimostrato la sua innocenza, morì nelle carceri europee in circostanze misteriose. Da giorni chiedeva di essere trasferito in un altro stato perchè volevano avvelenarlo.




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