martedì 20 dicembre 2022

Ciò che eravamo... Diario di una donna serba del Kosovo Metohija

 




Radmila Todić Vulić

Ciò che eravamo...
Diario di una donna serba del Kosovo Metohija
Prima, durante e dopo i bombardamenti della NATO del 1999
Prefazione di Sanda Rasković Ivić
Postfazione di Enrico Vigna
Edizioni La Città del Sole, Napoli 2009
Il diario inizia un anno prima dei bombardamenti, nei tempi in cui la UCK si scatena e in cui ogni giorno lascia il territorio almeno una famiglia serba, che non riesce a sopportare il terrore, esercitato dai separatisti albanesi, che non riesce a sopportare l’incertezza e l’ansia sul domani. Sono i tempi del sospetto verso la sincerità e l’autenticità sia dei politici locali, sia dei rappresentanti della comunità internazionale, che, come i visitatori dello zoo, si alternavano e si costruivano una loro idea, sempre condita dagli interessi delle grandi potenze.
Sono descritte le distruzioni dei ponti, degli ospedali, delle ferrovie, dei treni con i passeggeri a bordo, delle colonne dei rifugiati. “Come faccio a mettere in una borsa l’anima di casa mia?”
L’odio è diventato l’energia politica dei “democratici” del “nuovo Kosovo”, tutti ex combattenti dell’UCK, molti dei quali coinvolti in attività criminali. Il Kosovo e Metohija sono stati “puliti etnicamente”: dal giugno del 1999, 250.000 serbi, rom e altri non albanesi se ne sono andati, sono state sequestrate 1.300 persone e uccise altre 1.000, distrutte 156 chiese, commessi atti vandalici contro 67 cimiteri. In Kosovo sono rientrati solamente 1.200 serbi.

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