Mihajlovic è morto
«Mia madre Viktoria è croata, mio papà serbo. Quando da Vukovar si spostarono a Belgrado, mia mamma chiamò suo fratello, mio zio Ivo, e gli disse: c’è la guerra mettiti in salvo, vieni a casa di Sinisa. Lui rispose: perché hai portato via tuo marito? Quel porco serbo doveva restare qui così lo scannavamo. Il clima era questo. Poi Arkan catturò lo zio Ivo che aveva addosso il mio numero di telefono. Arkan mi chiamò: “C’è uno qui che sostiene di essere tuo zio, lo porto a Belgrado”. Non dissi niente a mia madre, ma gli salvai la vita e lo ospitai per venti giorni».
Grande emozione per la conferenza stampa in cui ha comunicato di essere affetto da una forma aggressiva di leucemia.
Personaggio scomodo, ruvido, ma conscio del privilegio di far parte di un mondo, il calcio, che consente a certi livelli di non essere afflitti dalle problematiche che rendono difficile, precaria, la vita della stragrande maggioranza delle persone.
Chi voleva, e vuole, offenderlo, lo chiama “zingaro” .
Sinisa Mihailovich è un serbo della ex Jugoslavia, aggredita e devastata nel 1999 per non volersi piegare al “Nuovo ordine mondiale” fiorito con la caduta del muro. Nel decennale di questo crimine perpetrato dalle “grandi democrazie occidentali”, l’ Antidiplomatico intervistò Mihailovich: un’intervista che consiglio di andare a rilegge, o a leggere. Nel delirio di menzogne che promossero e legittimarono i bombardamenti nazisti su Belgrado (con la schifosa partecipazione dell’ Italiozza governata da D’ Alema), Mihailovich visse il dramma che derivava da quello che invece fino ad allora era stato un modello di convivenza interetnica, madre croata e padre serbo. In quel periodo Sinisa giocava nella Lazio ed ebbe modo di constatare da vicino le manipolazioni della stampa: sulla prima pagina del maggior quotidiano romano, Il Messaggero, riconobbe il cadavere di un suo amico serbo con un foro di proiettile in fronte, che il quotidiano presentava come vittima dei “cecchini serbi”. Stesso stravolgimento della realtà a proposito del Kossovo, dove oggetto di pulizia etnica furono, e sono, i serbi; la stessa propaganda che commemora la strage di Srebrenica e tace degli antefatti, delle vessazioni, delle discriminazioni, e della cacciata dei serbo bosniaci (250.000) dalle loro case, dal loro territorio. Sinisa venne infamato come fascista per il suo “elogio” di Arkan, intervenuto a difesa dei cittadini serbi espropriati cacciati, ammazzati. Racconta dell’allucinante telefonata di suo zio croato alla sorella (madre di Sinisa), fuggita col marito (padre di Sinisa). “Perché sei fuggita? Quel porco serbo di tuo marito meritava di essere scannato”.
“Io sono comunista più di tanti altri”, precisa. E ricorda la Jugoslavia vissuta da ragazzo; e ovviamente Tito che era riuscito a creare un miracolo di convivenza pacifica tra molte etnie e uno stato sociale che permetteva a tutti una vita dignitosa.
“Cosa ne pensi degli americani”?
“Cosa posso pensare di criminali che hanno bombardato scuole, ospedali, fabbriche del mio Paese?”
Lo stesso che degli yankee penso io, caro Zingaro. Anche stavolta ce la farai.
Hasta siempre!!!
Per i fascistelli dem ora Mihailovic è uno "zingaro"
Mihajlovic: «Vi racconto la mia Serbia, prima bombardata e poi abbandonata»
«Mi chiamano fascista per la vicenda Arkan, sono più comunista di tanti altri»
Siniša Mihajlović 66 Freekick Goals
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Прослављени српски фудбалер и тренер Синиша Михајловић преминуо је у 54. години живота у Риму, после дуге и тешке болести. Михајловић је рођен 20. фебруара 1969. године у Вуковару. Поникао је у локалном Борову у којем је постао професионалац 1986. Две године касније прешао је у новосадску Војводину, а 1990. стиже у Црвену звезду са којом је постао шампион Европе и света. После две сезоне на „Маракани” сели се у Италију где је у дресу Роме, Сампдорије, Лација и Интера стекао статус једног од најбољих дефанзиваца Серије А. Био је специјалиста за слободне ударце и пенале, а сматра се за једног од најбољих извођача „слободњака” у историји фудбала. Био је шампион Италије са Лациом и Интером, а са римским клубом је освојио још Куп победника Купова и УЕФА Суперкуп. Проглашен је за најбољег фудбалера Југославије 1999. године. Одиграо је 63 утакмице за репрезентацију и постигао десет голова. Као тренер је водио Болоњу, Катанију, Фиорентину, Сампдорију, Милан, Торино, Спортинг и на крају Болоњу. Био је и селектор Србије, а 2019. је добио признања за тренера сезоне у нашој земљи.
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