martedì 31 gennaio 2023

OTTOLINA TV SPIEGA LA POLVERIERA DEL KOSOVO








*i pipponi del Marrucci*
polveriera kosovo: cosa succede se implode il 51esimo stato USA?
carissimi ottoliner, buonasera e benritrovati
“L'ultimo grande conflitto nel cuore dell’Europa non ha mai smesso di covare e la pace è sull’orlo del precipizio”, titolava bloomberg giovedi scorso
“a differenza del conflitto in Ucraina, quello in Kosovo, se dovesse divampare, sarebbe di portata globale, e si trasformerebbe rapidamente in una vera e propria terza guerra mondiale”. ad affermarlo, Oleg Starikov, colonnello dei servizi di sicurezza dell’Ucraina. che precisa: “se inizia lì un conflitto militare, la Russia dovrebbe intervenire senza indugi per fornire armi ai serbi che dovranno usare le operazioni aeree per entrare in Kosovo. l’intera area balcanica sarebbe destinata ad esplodere, e di fatto si potrebbe verificare una guerra mondiale”
il dilemma mai risolto dei balcani torna a turbare i sonni degli europei. almeno di quelli non così creduloni da credere che il conflitto tra blocchi contrapposti sia circoscritto all’Ucraina
dall’inizio del conflito in Ucraina, gli USA hanno provato a esercitare ogni forma di pressione possibile immaginabile sui serbi e sul presidente Vucic affinché abbandonassero definitivamente il lato oscuro. avrebbero dovuto condannare esplicitamente l’aggressione di Putin, e soprattutto aderire alle sanzioni contro la Russia. “potrei scriverci un libro più spesso del capitale di karl marx”, ha dichiarato Vucic. Non è bastato. Costretta a giostrarsi tra il cerchio della promessa elettorale di portare avanti il processo di adesione all’unione europea e la botte dei legami politici ed economici con la Russia di Putin, l’amministrazione Vucic ha deciso di cedere sul contentino della condanna esplicita dell’aggressione russa, in un paese dove Putin rimane il leader internazionale in assoluto più apprezzato dall’opinione pubblica, ma non ne ha voluto sapere di aderire alle sanzioni, ed ha anzi rilanciato il dialogo con Mosca, in particolare per la questione energetica
un compromesso che non ha soddisfatto proprio tutti. ed ecco così che “il più filoamericano di tutti i paesi dei balcani” è tornato a incendiarsi
bentornati nella polveriera Kosovo, il paese più instabile della regione più instabile del vecchio continente
a riaccendere gli animi, una questione apparentemente del tutto marginale: la famigerata guerra delle targhe
tra gli 1,8 milioni di abitanti del Kosovo c’è anche una piccola minoranza etnica. sono i 100 mila serbi rimasti dopo la fine del conflitto. dopo che altri circa 200 mila se la sono data a gambe per fuggire a una specie di pulizia etnica, ma di quelle che piacciono alla gente che piace
il grosso è concentrato nella cittadina di Mitrovica e in altri 3 comuni al confine con la Serbia. E’ il Kosovo del Nord, che anche dopo la dichiarazione di indipendenza di Pristina nel 2008, è rimasto sotto il controllo diretto di Belgrado, che continuava ad emettere targhe e documenti
fino a quando Pristina li ha messi fuori legge
da lì si è innescata un’escalation che ha portato a innumerevoli proteste, blocchi stradali, barricate, qualche sparatoria e addirittura la dichiarazione della massima allerta per le truppe serbe d’istanza sul confine, che sono passate da 1500 a 5000 effettivi dispiegati
con l’inizio dell’anno nuovo, la situazione sembra essere parzialmente rientrata. ma potrebbe essere una calma del tutto apparente
l’episodio delle targhe infatti non è che ovviamente la punta di un iceberg gigantesco
il primo strato dell’iceberg è appunta la risoluzione complessiva delle tensioni tra Pristina e minoranza serba
nel 2013 Kosovo e Serbia hanno firmato un accordo a Bruxelles che prevedeva il passaggio dei comuni a maggioranza serba sotto la competenza delle autorità di Pristina, in cambio della creazione di una Comunità dei comuni serbi dotata di forte autonomia. Che però non è mai arrivata. Fino a quando il 5 novembre scorso, la stragrande maggioranza dei serbi hanno deciso di dimettersi in massa da ogni incarico pubblico. Prima è stato il turno di giudici, magistrati e ufficiali di Polizia. E poi di tutte le cariche elettive. Le amministrazioni dei comuni a maggioranza serba si sono sciolte, e sono state indette nuove elezioni per il 18 dicembre. mano a mano che la data si avvicinava, in mezzo a tensioni crescenti, Pristina ha pensato bene di gettare benzina sul fuoco inviando reparti speciali delle forze di polizia, e Belgrado ha reagito facendo richiesta formale alla NATO di poter dispiegare sul terreno 1000 soldati serbi. Temevano che la presenza dei poliziotti di Pristina potesse inficiare il regolare svolgimento delle consultazioni. Insomma: eravamo arrivati a un passo dalla ripresa del conflitto. Poi fortunatamente ha prevalso la cautela, e le elezioni sono state rinviate al 23 aprile prossimo, “in modo da permettere la più ampia partecipazione possibile, e la presenza di osservatori indipendenti sia locali che internazionali”, ha affermato il presidente kosovaro Osmani
una storia infinita
nel marzo del 2004 migliaia di albanesi si dedicarono per qualche giorno alla caccia al serbo. il bilancio fu di 30 morti, 600 feriti, 300 case date alle fiamme, e anche 30 chiese ortodosse. 6 villaggi vennero completamente evaquati, e vennero feriti pure 150 uomini delle forze di pace internazionali. a scatenare il putiferio, la notizia che 2 ragazzi serbi avevano gettato 4 ragazzi albanesi nel fiume Ibar, a Mitrovica. era una balla. lo aveva detto chiaramente l’unico sopravvissuto: nessuno li aveva gettati nel fiume. c’erano andati da soli. e poi erano stati travolti dalla corrente. “gli scontri sono stati l’ennesimo tentativo di pulizia etnica orchestrato ben pianificato” aveva dichiarato il comandante NATO Gregory Johnson
secondo il maggiore generale canadese Lewis McKanzie, già responsabile delle forze di pace dell’ONU dispiegate a Sarajevo durante il conflitto bosniaco: “l’obiettivo degli albanesi è espellere dal kosovo tutti i non albanesi, inclusi i rappresentanti della comunità internazionale”
lo ha scritto in un articolo al vetriolo pubblicato ormai nel 2004 dalla testata canadese National Post
“abbiamo bombardato la parte sbagliata”, è il titolo
un j’accuse di altri tempi
“sin dall’intervento della NATO del 1999, il Kosovo è diventata la capitale del crimine in europa. il mercato delle schiave del sesso è più florido che mai. la provincia è diventato uno snodo fondamentale del traffico di droga diretto in europa e nord america. droga che arriva in buona parte da un altro paese liberato dall’occidente: l’afghanistan”
d’altronde, come da oltre 20 anni affermano più o meno quotidianamente tutti i media mainstream, c’era da evitare un genocidio, e dare una bella lezione al’hitler di allora: il sanguinario dittatore slobodan milosevic
ma non secondo McKenzie
“non c’è mai stato nessun genocidio, come propagandato dall’occidente”, scrive. “le 100 mila vittime innocenti ammassate nelle fosse comuni di cui si parlava allora, si sono rivelate essere circa 2000, di tutte le etnie. e in buona parte erano persone cadute in combattimento”
il bilancio di mczkenzie è impietoso
“gli albanesi del kosovo ci hanno suonato come stradivari. abbiamo sostenuto la loro campagna violenta per un kosovo indipendente ed etnicamente puro. Non li abbiamo mai rimproverati per essere stati i perpetratori della violenza nei primi anni ’90 e continuiamo a dipingerli oggi come le vittime designate, a dispetto delle prove del contrario”
a ben vedere non poteva andare molto diversamente. a guidare la lotta partigiana del Kosovo era un’organizzazione militare al confronto della quale i miliziani di Azov più che accaniti lettori di Kant sembrano una vera e propria congrega di frati francescani
è l’esercito di liberazione del kosovo. UCK per gli amici. a lungo incluso nella lista USA delle organizzazioni terroristiche, le informative dell’intelligence stimavano contasse tra le sue fila un bel 10% abbondante di combattenti minorenni. come si dice, so’ ragazzi. e così nel 1998, alla vigilia della guerra, viene depennato dalla lista, senza alcuna motivazione tangibile
un tempismo non proprio ineccepibile
come emerso nel 2011 da un lungo e dettagliato documento di 28 pagine redatto dal senatore svizzero Dick MArty e approvato dalla commissione europea, i principali responsabili dell’UCK tra il 1998 e il 2000 si sono dedicati al traffico di organi estratti a prigionieri serbi
secondo le dichiarazioni rilasciate da un testimone durante uno dei procedimenti svoltisi all’Aja “… Nel corso di questa azione furono espiantati circa trecento reni e oltre cento altri organi a questi prigionieri, in alcuni casi anche il cuore… e poi venduti attraverso l’Italia”
a soprassedere questa lucrosa attività commerciale, sarebbe stato direttamente Hashim Thaci: già premier, poi ministro degli esteri e infine a partire dal 2016 direttamente presidente del Kosovo. Ha dovuto interrompere il suo mandato in anticipo, nel novembre 2020: finalmente l’aja è riuscita a confermare le accuse di crimini contro l’umanità. meglio tardi che mai
il generale Lewis McKanzie non è stato l’unico pezzo grosso delle gerarchie militari occidentali a contestare integralmente l’operato della NATO in Kosovo
Heinz Loquai era un generale di brigata tedesco, e da consigliere militare dell’Osce a Vienna è stato in prima linea per tutta la vicenda.
e quando ha deciso di vuotare il sacco nel suo libro “Il conflitto in Kosovo: strade per una guerra evitabile”, in germania è scoppiato il putiferio
il racconto di Loquai parte dal 13 ottobre del 1998, quando per riportare sotto controllo il conflitto che stava divampando in Kosovo, il presidente serbo accetta di firmare l’accordo proposto da richard holdbrooke, già regista 3 anni prima degli accordi di dayton che avevano messo fine al conflitto in bosnia
secondo Loquai: “i serbi avevano cominciato a rispettare gli impegni assunti. gli albanesi non facevano altrettanto. avevano ricominciato ad assaltare stazioni di polizia, avevano sequestrato due corrispondenti della principale agenzia di stampa di belgrado, e avevano anche riconquistato le postazioni dalle quali i serbi si erano ritirati”
secondo Loquai i serbi hanno pazientato un paio di mesi. poi hanno sottoposto la situazione al vertice dei ministri egli esteri dell’OSCE. e solo dopo non aver ricevuto nessuna rassicurazione hanno ripreso le azioni in violazione dell’accordo
a febbraio del 1999 iniziano i lavori del famoso accordo di rambouillet. secondo Loquai, durante quel mese abbondante di trattative, sia serbi che albanesi si sarebbero “contenuti molto”. ma c’era chi pareva avere tutti gli interessi a far saltare il tavolo
indovinate un po’ chi era?
“gli americani sostenevano la necessità di inviare truppe di pace senza il mandato dell’ONU”, racconta Loquai. che ribadisce “al contrario di Francia, Regno Unito, Germania, Russia e anhe Italia gli USA non furono mai disposti ad accettare il mandato dell’ONU come presupposto”
secondo Loquai i primi a cedere furono proprio i tedeschi. un film già visto. dall’ottobre del ‘98 in germania aveva assunto la guida del governo una maggioranza rosso verde, che per le riserve nei confronti della NATO di numerosi esponenti, veniva considerata poco affidabile. Dovevano dimostrare di essere pronti ad ubbidire. Esattamente come il nostro D’Alema allora. e volendo anche la nostra giorgiona nazionale oggi
Oltre agli USA, a spingere per un intervento illegale senza perdersi troppo in queste inutili lungaggini delle risoluzioni dell’ONU era una fetta importante di opinione pubblica, anche progressista, imbeccata da una gigantesca campagna di propaganda
uno degli episodi più importanti sarebbe quello del villaggio di Racak, dove gli osservatori dell’OSCE nel gennaio del 1999 trovarono ammassati 45 corpi, e etichettarono immediatamente l’avvenimento come crimine di guerra gratuito contro la popolazione civile da parte dei serbi
Loquai non nega questa possibilità. ma ci aiuta a capire, ancora una volta, quanto sia pericoloso lasciarsi guidare dalla reazione emotiva ad episodi del genere
secondo Loquai quando sono stati ritrovati i corpi nessuno aveva la minima idea di cosa fosse successo. “Ma il cpao delegazione dell’osce Wiliam Walker cosa fa? Si circonda di uno sciame di circa trenta giornalisti, con loro si reca sul posto e dichiara: «Qui è stato compiuto un massacro e la responsabilità è delle Forze armate jugoslave»”
come in altri episodi più recenti, la sete di verità era così tanta che hanno permesso ai gironalisti di provare a trovarla liberamente
come dice Loquai “per permettere il regolare svolgimento delle indagini, sarebbe stato necessario chiudere l’accesso al terreno e non lasciare avvicinare nessuno. ma ho parlato con alcune persone presenti, e mi hanno raccontato che i giornalisti hanno raccolto i bossoli dei proiettili per portarseli via come ricordo, hanno disposto i cadaveri in modo da poterli riprendere meglio e così via. È questo il vero scandalo”
ovviamente il giudizio estemporaneo e totalmente infondato di Walker, come accade quotidianamente anche oggi sul fronte ucraino, viene preso come oro colato dall’osce, dalle nazioni unite e da tutti i governi, che non aspettavano altro
quello che fa un po’ tristezza è vedere che ancora oggi le affermazioni di Walker vengono considerate una fonta affidabile anche da divulgatori indipendenti, e per molti aspetti del tutto encomiabili come il gruppo di Nova Lectio, che nel suo filmato sul Kosovo le ha presentate come una specie di prova provata
per fortuna, almeno, non hanno fatto cenno al famoso campo di concentramento di Pristina
“i serbi ammassano migliaia di albanesi in enormi lager”, titolava il tedesco Bild il primo marzo 1999, subito ripreso dall’allora ministro della difesa Rudolf Scharping
“quando sento che a nord di pristina si sta costruendo un campo di concentramento, quando sento che si radunano i genitori e gli insegnanti e si spara agli insegnanti sotto gli occhi dei bambini, quando sento che a Pristina si esorta la popolazione serba a tracciare una grossa “s” sulle porte di casa, per non essere travolti dalla pulizia etnica, allora vuol dire che sta succedendo qualcosa, di fronte alla quale nessun europeo civile può più chiudere gli occhi”
come ricorda daniele ganser nel suo recente “le guerre illegali della NATO”, a guerra finita, i giornalisti jo angerer e mathias werth sono volati a pristina per verificare queste affermazioni. la conclusione, esposta nel bel documentario “es begann mit einer luege” (cominciò con una menzogna) è piuttosto drastica: “quello che scharping aveva raccontato era nel migliore dei casi, propaganda diffusa in buona fede, ma più probabilmente soltanto una storia dell’orrore inventata di sana pianta”
il punto essenziale, che anche gli amici di Nova Lectio si sono dimenticati di sottolineare è che, come afferma Loquai, la propaganda ha sempre cercato di dimostrare con ogni mezzo necessario come “prima degli attacchi aerei della NATO fosse in atto un genocidio, una grande pulizia etnica. Ma questo non è vero! prima dell’inizio della guerra nei rapporti della difesa tedesca non si fa mai cenno a pulizie etniche o al genocidio. Prima dei bombardamenti NATO non esisteva una situazione che potesse essere definitia “di catastrofe umanitaria”. Si trattava piuttosto di guerra civile. La catastrofe umanitaria è iniziata con gli attacchi aerei della NATO. E le catastrofi umanitarie sono state due: prima quella degli albanesi durante la guerra e poi quella dei serbi, cacciati dal Kosovo dopo la fine della guerra. In breve: la Nato ha impedito una catastrofe umanitaria fittizia, provocando due catastrofi umanitarie reali”
con la guerra in Kosovo la NATO inaugura ufficialmente la sua nuova mission: da organizzazione per la mutua difesa degli alleati, a organizzare per l’aggressione militare illegale al servizio dei disegni imperiali degli USA
e lo fa in grande stile
settantotto giorni di bombardamenti ininterrotti dove ad essere presi di mira essenzialmente sono le infrastrutture civili: dalle condutture idriche alle centrali elettriche, passando per stazioni, scuole e ospedali. le vittime dirette si stima ammontino a circa 3500. quelli indirette, in particolare a causa dell’utilizzo illegale dell’uranio impoverito nei proiettili, ammonterebbero a 3, 4 volte di più
per gli USA, ne è valsa la pena
quei nazionalisti indomabili dei serbi col loro sguardo sempre rivolto ad est ne sono usciti con le ossa rotte
e il kosovo è stato soprannominato il 51esimo stato americano
una delle principali arterie di Pristina è stata ribattezzata Clinton Boulevard, e sfocia in una maestosa statua dell’ex presidente alta 3 metri
ma soprattutto il paese ospita quella che allora era la più grande base americana costruita all'estero dai tempi del Vietnam, la base di Camp Bondsteel. copre 955 acri di terreno, e per farle spazio sono state rase al suolo due intere colline. può ospitare fino a 7000 uomini, e ospita attività commerciali le più disparate: da burger king a taco bell. ed è impenetrabile. come l’ha definita l’inviato per i diritti umani del consiglio d’europa Alvaro Gil-Robles, è la nostra piccola Guantanamo: verrebbe utilizzata come centro di detenzione per terroristi islamici, ma non è accessibile al comitato per la prevenzione della tortura del consiglio.
Un avamposto strategico fondamentale, dal momento che, come scriveva il washington post poco prima dell’inizio della guerra nel ‘99, «Con il Medio Oriente sempre più fragile ci servono basi e diritti di sorvolo nei Balcani per proteggere il petrolio del Mar Caspio»
e che oggi permette agli USA di continuare a soffiare sul fuoco nel cuore dell’Europa
se anche tu credi ci sia bisogno di un media che invece di soffiare sul fuoco del conflitto che cova sotto la cenere cerca di capire le ragioni di tutti per provare a disinnescarlo, aiutaci a costruirlo. aderisci alla campagna di sottoscrizione di ottolinatv su GoFundMe ( https://gofund.me/c17aa5e6 ) e su PayPal ( https://www.paypal.com/donate/... )
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 polveriera kosovo: cosa succede se implode il 51esimo stato USA?

domenica 29 gennaio 2023

DJOKOVIC E' IL NUM 1 AL MONDO!

 Ottimo antidoto contro tutti i serbofobici .. hai capito cristianuccio del cavoluccio marcio ? 


L'anno scorso lo cacciarono per una forma di ritorsione verso chi si rifiutava di eseguire ordini insensati. Quest'anno devono dargli la coppa.
Campione di coraggio e determinazione, prima che di tennis, Nole oggi ha vinto il suo ventiduesimo Slam tornando primo al mondo e riprendendosi quel posto che gli era stato rubato dalla bassezza, dal nazismo, dal pavido conformismo dei suoi ignobili detrattori.
Nole ha rischiato di perdere tutto per affermare principi inviolabili che ci riguardano tutti.
Oggi con lui ha vinto l'Uomo.
Oggi hanno perso gli zombie
Eduardo Ranieri

Tijana Rajković - JEDNA ZEMLJA - JEDAN TIM

Novak Djokovic's message to his fans after 10th Australian Open victory



















sabato 28 gennaio 2023

IL PRESIDENTE CROATO CONTRO LA NATO . B

 


Nessuno mi ha informato che siamo in guerra con la Russia ha dichiarato Zoran Milanovic, presidente della Croazia, uno stato membro della NATO.

Commentando la dichiarazione del ministro degli Esteri tedesco Annalena Baerbock secondo cui l'Europa sta "combattendo una guerra contro la Russia", il presidente croato ha detto giovedì che questa era una novità per lui, e ha augurato a Berlino di avere più fortuna che nella Seconda Guerra Mondiale.
La Croazia "non dovrebbe in alcun modo aiutare" militarmente l'Ucraina, ha dichiarato durante una visita alla città portuale di Spalato. "Volete che entriamo in guerra?".
Inquadrando il conflitto ucraino come un conflitto tra Washington e Mosca, ha ricordato ai giornalisti di essere stato criticato per aver semplicemente fatto eco alle parole del ministro della Difesa di Kiev, secondo cui l'attuale conflitto è una "guerra per procura" tra la NATO e la Russia.
Il presidente croato è rimasto sconcertato nel sentire una simile affermazione dal leader dei Verdi tedeschi, che a suo dire erano un tempo un partito pacifista.
"Se siamo in guerra con la Russia, allora vediamo cosa dobbiamo fare. Ma non chiederemo alla Germania la sua opinione", ha aggiunto Milanovic. "Lasciamo che siano loro a capire chi è il vero cancelliere laggiù. Sono in politica da molto tempo e il nostro Paese ne ha passate tante, ma non ho mai visto questo tipo di follia".
Per quanto riguarda i carri armati, "russi o americani, bruciano lo stesso", ha detto Milanovic, osservando che le consegne di blindati all'Ucraina - annunciate dagli Stati Uniti e dalla Germania questa settimana - non faranno altro che prolungare i combattimenti,
Il presidente socialdemocratico si è spesso scontrato con la maggioranza parlamentare nazionalista sulla politica ucraina della Croazia. Proprio il mese scorso, Milanovic si è opposto alla partecipazione di Zagabria al programma dell'UE per l'addestramento delle truppe ucraine, affermando che ciò era in contrasto con la Costituzione croata.
A meno che gli Stati Uniti e la Russia non avviino un qualche tipo di dialogo, il mondo sta "lentamente scivolando verso la Terza Guerra Mondiale", ha aggiunto Milanovic. "Alcuni pensano che sia già iniziata, ma io ho le mie riserve".
(Fonte: RT - Tramite Laura Ruggeri).

sabato 21 gennaio 2023

I CROATI CONTINUANO A RUBARE LA CULTURA DALMATA



Foto di Wikipedia 


 Ipocriti e manipolatori, alcuni croati sanno solo rubare .. poracci.. fan pure pena   

Fausto Veranzio (Sebenico1º gennaio 1551 – Venezia17 gennaio 1617) è stato un letteratofilosofo e storico dalmata, della Repubblica di VeneziaVescovo cattolico, si è segnalato anche come lessicografo ed inventore[1].

NON E' CROATO!

Fausto Veranzio

martedì 17 gennaio 2023

Ivan Meštrović amava Belgrado





 Lo scultore jugoslavo Ivan Mestrovic' ha amato così tanto Belgrado da donarle la statua più bella 

lunedì 16 gennaio 2023

IL PRESIDENTE CROATO E' CONTRO LA NATO






Gli Stati Uniti e la NATO sono impegnati in una guerra per procura contro la Russia sul territorio dell'Ucraina, ha dichiarato il presidente croato Zoran Milanovic durante una conferenza stampa nella città orientale di Vukovar.

"Washington e la NATO stanno conducendo una guerra per procura contro la Russia attraverso l'Ucraina”, le sue parole riportate dall’agenzia HINA. 

Inoltre Milanovic ha anche spiegato che la decisione del Paese di rifiutarsi di partecipare al conflitto è stata dettata dal categorico disaccordo di Zagabria con tale politica dell'Alleanza Nord Atlantica. 

Milanovic (presidente Croazia): "In Ucraina la NATO conduce una guerra per procura contro la Russia”

martedì 10 gennaio 2023

L'ULTIMO GHETTO IN EUROPA

 





Il ministro degli Esteri tedesco Annalena Baerbock ha definito "inaccettabile" l'iniziativa annunciata dal presidente della Repubblica di Serbia Aleksandar Vučić di chiedere alla KFOR di permettere l'invio di militari e poliziotti serbi nel nord del Kosovo al fine di proteggere la comunità serba. La leader dei Verdi tedeschi avverte che "la recente retorica della Serbia" non riduce le tensioni. Ci tengo a sottolineare che la Risoluzione 1244 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, adottata nel 1999 in seguito all'aggressione della NATO contro la Jugoslavija (in violazione dello Statuto delle Nazioni Unite visto che la NATO attaccò la Jugoslavija senza il beneplacito del Consiglio di Sicurezza), concede la possibilità di ritorno di "un adeguato numero di personale serbo" per, tra l'altro, "mantenere la presenza serba nei siti strategici", ovvero presso i siti del patrimonio nazionale serbo. Detta Risoluzione prevede altresì che "un accordo tecnico-militare da concludere rapidamente specificherà le ulteriori modalità necessarie, tra le quali il ruolo e le funzioni del personale serbo in Kosovo". La richiesta ufficiale del governo serbo è stata inoltrata alla KFOR il 16 dicembre 2022 e, purtroppo, non ha trovato accoglimento. Il governo serbo cercò di usufruire di detta possibilità per la prima volta nel 2003, un anno prima delle violenze del 17 marzo 2004. Se la richiesta del governo serbo fosse stata accolta nel 2003, l'esercito serbo, senza ombra di dubbio, sarebbe stato in grado di proteggere sia la popolazione civile che il patrimonio nazionale nel 2004, a differenza della KFOR (gli albanesi hanno devastato all'incirca 110 chiese e monasteri ortodossi).          

Il 6 gennaio 2023 un albanese ha tentato di uccidere due ragazzi serbi mentre stavano portando il badnjak (badnjak/бадњак è un ramo di quercia pieno di foglie che si custodisce in casa a partire dalla Vigilia di Natale) sparando a raffica da una vettura in movimento. Stefan Stojanović, un bambino di soli 11 anni, è stato colpito alla spalla sinistra. Suo cugino Miloš Stojanović, di 21 anni, è stato colpito al braccio. Fortunatamente, i due ragazzi non sono in pericolo di vita. Loro hanno passato il Santo Natale in ospedale anziché trascorrerlo spensieratamente con i propri genitori. Il fatto che la Chiesa ortodossa serba celebri la Vigilia di Natale il 6 gennaio (Badnji dan/Бадњи дан in serbo, si noti che il nome di questa fesitività deriva dalla parola badnjak) amplia la gravità di quanto commesso. Inoltre, un gruppo di albanesi ha pestato un ragazzo serbo di 18 anni a Klokot, vicino a Gnjilane, provocandogli varie lesioni. Il malcapitato stava rientrando a casa dalla chiesa dove aveva assistito alla liturgia del Natale ortodosso (il 7 gennaio).

Questi due episodi, accomunati dall'odio infernale che gli albanesi nutrono nei confronti del popolo serbo, dimostrano ancora una volta che il Kosovo è l'ultimo ghetto in Europa. Le istituzioni europee non hanno trovato opportuno condannare il Kosovo per il clima di terrore consciamente creato dalle istituzioni kosovare. Il silenzio del ministro degli Esteri tedesco è ignominioso e vergognoso. Temo che la locuzione latina "Qui tacet, consentire videtur" (Chi tace, sembra acconsentire) sia la descrizione migliore dell'ipocrisia europea.  

Ivan Jokanovic'

LUX VERITATIS

LA NATO RESPINGE LA RICHIESTA SERBA NONOSTANTE LE PROVOCAZIONI IN KOSOVO

 




LA NATO RESPINGE LA RICHIESTA SERBA NONOSTANTE LE PROVOCAZIONI IN KOSOVO

Il terrore e le provocazioni contro i serbi in Kosovo e Metohija non si sono fermate nemmeno durante i giorni delle festività ortodosse.
Venerdì 6 gennaio, il giorno della vigilia per milioni di fedeli ortodossi, due ragazzi, in cerca del “Badnjak” nel villaggio di Štrpce, ovvero dei rami di quercia, che per tradizione serba vengono portati a casa dai fedeli e successivamente bruciati la sera stessa della vigilia, sono stati brutalmente aggrediti da un cittadino kosovaro di etnia albanese.
L’aggressore fermando l’auto su cui stava viaggiando ha estratto la pistola e senza esitazione ha sparato ad entrambi i giovani di 11 e di 21 anni, ferendoli rispettivamente ad una spalla e ad una mano.
I malcapitati, operati d’urgenza preso l’ospedale di Gračanica sono fortunatamente fuori pericolo di vita.
Secondo i media locali, il sospettato, Azem Kurtaj, 33 anni, figlio di un esponente dell’UCK, Danush Kurtaj, scomparso durante i bombardamenti NATO del 1999, è stato arrestato il giorno stesso dalla polizia kosovara.
L’aggressione oltre ad aver scatenato l’indignazione dei serbi, stanchi delle continue persecuzioni ai danni del proprio popolo in Kosovo e Metohija ha radunato domenica 8 gennaio, davanti al comune di Štrpce, nel sud del Kosovo, migliaia di manifestanti in protesta contro il terrore albanese.
Sebbene il cosiddetto primo ministro kosovaro Albin Kurti si sia affrettato a condannare l’aggressione contro i due giovani sul suo account Twitter, la sua politica, volta al riconoscimento internazionale del Kosovo ha portato nel corso degli anni all’estremizzazione del sentimento serbofobo nella regione.
Sempre l’8 gennaio, il Presidente serbo Aleksandar Vučić, intervistato dall’emittente televisiva Pink, ha reso nota, la risposta della KFOR alla richiesta di Belgrado di inviare un contingente di sicurezza in Kosovo e Metohija, che in una lettera avrebbe specificato di non vedere la necessità del ritorno dell’esercito serbo nella regione, con buona pace della risoluzione 1244 del consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, che ne prevede il ritorno.
Le continue persecuzioni ai danni dei serbi nella regione abbinate al respingimento della richiesta di Belgrado da parte della Kosovo Force, sono un chiaro segnale di quali siano le volontà dell’Alleanza Atlantica, che non concedendo allo stesso Stato serbo di proteggere la propria popolazione nella regione, investe sulla non distensione dei rapporti conflittuali tra Belgrado e Pristina e sull'incessante incremento della tensione.

Velimir Tomovic'

domenica 8 gennaio 2023

Ma che bella la Croazia in Schengen !

 Ha dell'incredibile il viaggio di ritorno dei nostri amici che sono stati in Serbia a trovare i genitori anziani 




15 ore in fila per attraversare il Limes fra quello che in UE considerano l'inciviltà e loro, i paesi civili. Da una parte la Serbia, il cuore dei Balcani e dall'altra la Croazia, l'ultimo paese entrato nell'area Schengen e in zona euro.
Tutte le automobili sono con le targhe D, I, A, SLO, CH. Sono i lavoratori turchi, greci, albanesi, macedoni, serbi, montenegrini che stanno rientrando dalle vacanze dei vari Natali nei loro paesi.
È una follia mai vista prima, non oso immaginare cosa sarà domani.
La Croazia dal 01.01.2023 è entrata a far parte dell'area Schengen e ha adottato l'euro come moneta.
Le frontiere via terra fra la Croazia e la Slovenia e l'Ungheria non esistono più come anche quella marittima con l'Italia. E la moneta non è più la kuna, ma l'euro, ottimo per I turisti occidentali che andranno al mare questa estate!
Ma le frontiere con i barbari, la Serbia e la Bosnia, si sono invece irrigidite ulteriormente.
Che senso ha con questo numero esorbitante di auto, questo fiume in piena arrivato da tutti i Balkani, mettersi a controllarle una per una, aprendo tutti i portabagagli e contando i peli nel cxxo turco e a chiunque per forse stanare due migranti e qualche litro di Šljivovica?
Siamo partiti alle ore 17, a quest'ora dovevamo già stare ampiamente con i piedi sotto il tavolo di qualche gostilna dei Janez e invece noi 15 ore sul Limes dell'UE. Ora mi metterò a fare la pipì proprio sul vostro Limes del xxxxxx





I turisti europei che hanno cercato di rientrare a casa si son trovati tra le 10 e l5 ore di coda alla frontiera croata. Numerose auto son rimaste senza benzina e con la batteria scarica. Molte persone senza acqua ne cibo .... ma sapete dove potete andare ? .. si proprio la ! 




CI TROVATE IN FACE BOOK

  Balkan moja ljubav