Nel 1983 Alija Izetbegović fu processato con l’accusa di fondamentalismo per la Dichiarazione islamica, un testo scritto dieci anni prima in cui si leggevano frasi come queste: “Non ci può essere pace o coesistenza fra la fede dell’Islam e la fede e le istituzioni non islamiche”. Finì in prigione insieme a Celo due. Durante l’assedio, per i media occidentali Izetbegovic, presidente della Bosnia, rappresentò il leader moderato, fautore di una Repubblica di “cittadini” al di là delle distinzioni etnico-culturali. “Un pessimo politico – commenta Bocchi - senza alcuna legittimazione popolare, alle elezioni era arrivato secondo, e soltanto perché il vincitore non aveva accettato la carica si ritrovò presidente”. Il suo potere militare poggiava anche sulle brigate criminali di uomini come Caco, controllate dal figlio Bakir Izetbegovic, ministro ombra dell’Interno.
Sarajevo 1993, pace e morte: la drammatica storia di Moreno Locatelli -
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