martedì 1 agosto 2023

ADMIRA E BOSKO

 



18 maggio 2013 - Sono esattamente venti anni dal vigliacco assassinio dei due fidanzati di Sarajevo: Admira Ismic e Bosko Brkic.

Lei "bosgnacca", lui "serbo" - come si usa dire nel linguaggio "etnicamente corretto", in realtà razzista, che è diventato oggi obbligatorio. Furono colpiti da cecchini mujaheddin sulla riva del fiume. Lei rimase disperatamente presso il cadavere di lui finchè un altro colpo vigliacco non ebbe la "pietà" di ricongiungere i loro destini. A lungo nessuno raccolse i loro corpi, stesi abbracciati proprio sulla linea del fronte. La loro "colpa": stavano scappando dalla Bosnia di Izetbegovic per raggiungere ciò che rimaneva della Jugoslavia. Per questo motivo, in Italia e in Occidente nessuno li ricorda, nessuno li piange. I media occidentali, che allora incolparono i serbi ed hanno continuato fino ad oggi a fare cieca propaganda a favore del secessionismo islamista bosgnacco, sono gli assassini morali di Admira e Bosko. Ma ricordiamo anche il caso di un giornalista onesto: Kurt Schork della Reuters, che rimase fortemente scioccato da quello che era successo, e raccontò i fatti.(a cura di Italo Slavo)















Sia croati che bosgnacchi musulmani hanno sempre dato la colpa ai serbi e ci stupiamo come ora che la verità viene fuori ci siano dei giornalisti che non la accettino




A Sarajevo e dintorni seguiranno altre stragi – vere, finte, o più spesso "false flag" cioè con falsa attribuzione anti-serba (2) – tutte mirate a gettare benzina sul fuoco e ad impedire il rispetto dei cessate-il-fuoco. È la strategia della tensione voluta dal partito islamista e dai suoi mentori della NATO, che attraverso un oculato lavoro di marketing sulla stampa internazionale nascondono la distruzione della Jugoslavia, e della sua repubblica più devota ai valori fondativi di "unità e fratellanza", la Bosnia-Erzegovina appunto, dietro agli slogan su "Sarajevo assediata". Ma è una narrazione bugiarda e ipocrita (3), tant'è vero che osservatori più moderati hanno parlato di una Sarajevo presa in ostaggio dalla sua stessa classe dirigente secessionista ("doppio assedio" secondo la definizione di Tommaso Di Francesco). La riproposizione di quegli schematismi manichei e ignoranti su "bosniaci buoni" e "serbi cattivi", come se i serbi di Bosnia non fossero bosniaci anch'essi, dopo tanti anni dai fatti e addirittura all'interno della festa del 25 Aprile, la dice lunga sul "pacifismo" di certi ambienti, che rimangono indisponibili a un ripensamento, a una analisi più equilibrata di quanto è successo all'epoca in Jugoslavia e in Bosnia.


La strage do Markale di Sarajevo è stata attribuita ai serbi ed è l'ennesima false flag 





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