A due anni dall'uscita del magnifico libro pubblichiamo le recensioni più belle
Bellissima e avvincente storia. Un grande atto d'amore da parte di un figlio voler raccontare la vita avventurosa dei propri genitori, cercando di capire e svelare parte di quella vita rimasta quasi un mistero per troppo tempo.
Molte volte cercare le proprie radici ci fa comprendere molti aspetti di noi stessi
Anna Maria
"Eliza mi ha sussurrato il suo desiderio tutto l’inverno e insieme ai colori della copertina del suo libro, simbolo inequivocabile dell’identità di un popolo tanto forte quanto martoriato dalla storia, mi ha convinto a rileggere un’opera, quella di Umberto Li Gioi, che avevo già letto lo scorso anno, ma che mi aveva lasciato un senso di impotenza, di sorpresa, di dolore.
Di sgomento.
L’ho portato con me, per leggerlo durante le mie vacanze in camper, fra le valli e le vette di una verde e fresca Svizzera, nel nulla e nel tutto del silenzio rotto solo dall’aria frizzante che accompagnava i campanacci dei pascoli agli alpeggi, sinfonia e colonna sonora pura di una lettura che mi ha immerso in un mondo parallelo.
Pagina dopo pagina sono entrato -ora come lo scorso anno- a vivere dei momenti teneri, d’amore, ma anche di paura, di colpi di scena, di drammi assoluti, di sfregi senza senso, abbracciando un periodo storico veramente buio che sarebbe bello poter dimenticare, ma che deve essere monito per chi è dopo di noi, perché non si commettano più gli stessi errori. Disumani.
È stato bravo Umberto a catapultarmi in un racconto dove mi sono trovato a vivere accanto a personaggi che non sono frutto di fantasia ma di splendida e purtroppo cruda realtà.
Mi sono sentito anch’io un personaggio, trasparente, del libro.
Ho bevuto rakija nella kafana di Kicevo, mi sono fatto radere da “Ugo” nella sua bottega, mentre canticchiava per concentrarsi sul taglio delle basette, ho ascoltato le cicale che accompagnavano il meltemi di una Rodi martoriata da una guerra fratricida.
Ho passeggiato con Trajan Trajkoski tra le bancarelle dei mercati macedoni, osservando la generosità di un Sindaco amato e rispettato dalla sua gente.
Ho vagato fra le colline di una Macedonia dilaniata, facendomi ospitare da famiglie dal cuore d’oro, pronte a rischiare tutto pur di aiutare giovani disperati in fuga dagli orrori della guerra.
Ho mangiato a sazietà al matrimonio di Eliza e Luigi, con festa e danze senza fine, in un “felice intermezzo tra la guerra e il ritorno alla vita”.
Ho corso in bici, accompagnando la ciondolante andatura di Eliza, tra Premka e Kicevo, lungo la schiumosa Temnica.
Ero fra la calca di Premka, quando Eliza e Ljubo si sono rivisti fra le campane a festa e il non riuscire a comprendere del giovane Rino.
Ho tenuto compagnia a Ljubo, nelle calde notti estive, parlando alle fredde tombe del suo cimitero sovrastato da urla silenziose. E nel pesante fardello che si è portato dentro tutta la vita, ho giustificato il suo volere finale, confondendo vendetta e perdono.
E purtroppo ero sempre con Ljubo, in quella maledetta vigilia di Pasqua del 1944, quando Miljeva Atanaskova e la giovane Desa presero il calesse per andare a portare da mangiare ai rifugiati.
Ho pianto, ho pianto tanto, di emozione e di rabbia, perché il sapiente fluire del racconto di Umberto mi ha fatto “vivere” momenti tremendi, immedesimandomi nei personaggi e nella storia.
Una storia meravigliosa, raccontata con arte nobile, una sorta di Bolero di Claude Lelouche, regista che segue il racconto di più personaggi che alla fine si ritrovano nello stesso luogo, nello stesso istante.
Anche questa storia, così raccontata, meriterebbe il grande schermo.
I fatti raccontati da Rino, da Umberto, da Eliza, da Luigi, chiedono particolare attenzione, perché il concatenarsi degli eventi riesce a creare un capolavoro di dolore e sofferenza.
Di incredulità.
È nello stesso tempo un romanzo giallo, un testo storico, un racconto d’amore e lo stesso autore è stato bravo a creare un unico filo conduttore che è riuscito a portare il lettore a scoprire una delle verità che l’uomo tende a ricercare sempre nella vita, ma dalle quali spesso si fugge.
Consciamente o inconsapevolmente.
E anche qui, metafora del sapere, riscopriamo che “_esistono sempre due verità: quella che tu conosci e quella che tu non sai”.
Pietro
"Carissimo Umberto,
sono riuscito a leggere anche il terzo romanzo, ELIZA.
Premetto che anche stavolta mi è piaciuto. Adesso sono in grado di stilare un commento più preciso sull’evoluzione della tua produzione.
ELIZA si colloca senz’altro su un gradino superiore rispetto a KALEMEGDAN per quanto riguarda lo stile e la gestione dei dettagli e delle parti didascaliche, a cui ti avevo accennato nelle precedenti mail.
I dialoghi risultano più funzionali al contesto della narrazione. Tutto questo rende il linguaggio molto più spontaneo e meno ricercato, per cui la lettura si fa decisamente più fluida e piacevole.
I personaggi secondari cominciano ad assumere una fisionomia più rispondente alle esigenze di una narrazione.
Apprezzabile e riuscito il tentativo di scrivere un romanzo a due voci.
Il filo conduttore della narrazione è più evidente rispetto a KALEMEGDAN e accompagna il lettore fino alla fine. Un andamento molto cinematografico. Anche grazie alle tue descrizioni, che costituiscono uno dei punti di forza dell'approccio narrativo.
In particolare per la piacevolezza della scrittura e l’accuratezza della documentazione.
Il libro ha una fisionomia ben definita e riesce a tenere il lettore incollato dalla prima all’ultima pagina e, come tale, la coesione narrativa risulta l’elemento cruciale: un fattore ancora più determinante dell’intreccio di per sé, per quanto avvincente e ben scritto possa essere!"
Claudio
"Vivere significa risolvere i problemi che il caso ci pone innanzi. Raccogliere in un articolato racconto le vicissitudini che abbiamo affrontato ci può aiutare a scoprire magari il senso ....il filo che lega gli avvenimenti dell'esistenza. Ma ciò che più conta é il desiderio di condividere magari attraverso la lettura con il prossimo, in questo caso il lettore, che scorre le pagine della tua vita.....Scrivete ancora caro Rino e Umberto .
Claudio
"Difficilmente mi accosto a libri che ”narrano” delle due guerre mondiali. Ma leggere questo, per i riferimenti che vi ho trovato, mi è servito a squarciare un velo che non avevo il coraggio di scostare e a lenire una ferita mai rimarginata in me. E allora mi sono venuti alla mente tutti i ricordi di quell’uomo che non ha mai voluto scaricare, forse così pensava, i suoi brutti ricordi legati alla guerra: anche lui veniva da un paese della grecia salentina, anche lui bravo nel parlare il grico, partito come volontario , anche lui nelle stesse zone descritte nel libro, per finire, dopo l’armistizio, in un campo dì concentramento tedesco.
Nostalgia di un padre che non ho più e rimpianto per non avere avuto il coraggio di dirgli:” parlami di quegli anni, ti voglio ascoltare.. ora è tutto passato”. Alla fine ho parlato di me, ma
grazie per avermi dato questa opportunità .
Il vostro libro è un opera d'arte.
Lecce, agosto 2021. Maria Paola
"Ho letto il libro tutto d’un fiato.
Mi è piaciuto tantissimo.
Una storia vera. Ambientata nella Macedonia durante la seconda guerra mondiale e periodo appena seguente. La storia di una ragazza macedone e di un ragazzo italiano. Mentre ora possiamo dire che è quasi una prassi il matrimonio “misto” allora chissà quanti paradossi ....
Interessante anche il periodo storico che, sia nei ricordi sia nelle ricerche di Rino e dell’autore, coinvolge i lettori più appassionati. Tempo fa ho fatto un viaggio in treno da Trieste e Verona. Il vecchio Simplon Express che partiva da Belgrado. C’era un signore bresciano che tornava a casa dopo un incidente. Sul treno quasi tutte persone Macedoni e slave ... persone veramente squisite.
Ecco leggendo il libro mi sono ricordata anche di loro.
Consiglio a tutti di leggere questo meraviglioso libro"
Giuliana
"Una bella lettura, che ci trasporta dalla Puglia in Grecia ed infine in Macedonia, nel periodo della seconda guerra mondiale... un quaderno e vecchie foto del padre con la madre, un segreto inconfessabile, fungono da stimolo per Rino per fare un viaggio in Macedonia, per riscoprire proprie radici.
L'autore del libro ha completato la ricerca con un viaggio a Rodi, raccogliendo i ricordi di chi ha vissuto quel periodo di occupazione...
Personalmente mi è piaciuto molto, oltre ad avermi commossa ho scoperto tratti di storia che non conoscevo... più un sottile dolore e vergogna, in quanto italiana, nei confronti di questo popolo così accogliente e generoso
Paola T.
"Il bel libro "Eliza" una storia macedone, scritto da Umberto Li Gioi, ripercorre le vicende familiari e storiche dei genitori di Oronzo Operoso, che ne è la voce narrante.
Un amore tra due giovani sbocciato in tempi cupi, le tensioni etniche così vive ora come allora nei Balcani, la tragedia personale vissuta dalla giovane e bella Eliza, che non svelerà ad alcuno e che emergerà solo dopo la sua dipartita, sono gli ingredienti fondamentali di questo libro snello, dalla lettura scorrevole. La memoria familiare e storica di Oronzo Operoso ci fa capire come siano importanti le nostre radici e come il tener vivo il ricordo del passato e di coloro che ci hanno preceduto, getti le basi per la vita futura.
Tutto si tiene e tutto scorre."
Fabia
"È stato importantissimo, ed è fondamentale leggerlo tutto d'un fiato per non perdere i collegamenti, che, devo dire, sono magistralmente distanziati per poi apparirti improvvisamente. Si legge molto piacevolmente e con interesse nella parte descrittiva senza che si possa immaginarne l'epilogo.
Che impressione, perché credo che tutti, al posto di Eliza, avremmo voluto avere lo stesso coraggio. Intanto complimenti a chi ha avuto il coraggio di andare a scavare, e non credo affatto che sia stato facile, anzi. E complimenti anche per l’idea di tradurre il tutto in un libro. La parte iniziale nulla fa presagire del prosieguo. Un plauso a come la narrazione è stata concepita. È emozionante e toccante."
Massimo
"Scrivo alcune righe per raccontare le mie impressioni sul libro. Premetto che in grandi linee conoscevo la storia perché Rino me la raccontò qualche anno fa quando fui ospite a casa sua , insieme a mio figlio. Da allora me la sono tenuta dentro e non ho mai parlato con nessuno: mi sembrava che se avessi dovuto farlo, avrei scoperchiato un segreto tenuto tale per decenni. Non mi sembrava il caso di svelare a nessuno una cosa così intima, dolorosa , profonda.
Nonostante ciò sono rimasta stupefatta dal coraggio e senso di giustizia di sua madre Eliza. La sua amicizia con Ljubo ha creato in me un'ammirazione maggiore .Si sa che dalle nostre parti oltre la famiglia anche l'amicizia è sacra.
Anche se ho problemi di concentrazione ho letto il libro in pochi giorni aspettando con tanta ansia quel "fatto" che ha sconvolto la vita di tutta la famiglia, soprattutto quella di Eliza. Quando sono arrivata al punto, ho pianto, pianto tanto. E nello stesso tempo ho sentito l'orgoglio, orgoglio di essere amica , anzi "sestra" di una persona come Rino che sembra un uomo schivo, riservato, un po' nel suo mondo, quasi distaccato. Ma quando lo conosci ti rendi conto che in lui c'è il grande cuore di Eliza e del suo buon padre Luigi. Un cuore che porta il peso enorme di una famiglia per bene, rispettabile, che ha vissuto una grande tragedia che li ha cambiati per sempre."
Alessandra
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