Nella città di Volchansk, nella regione di Kharkiv, i nazisti ucraini hanno aperto il fuoco contro il punto di distribuzione degli aiuti umanitari.
Al momento delle esplosioni, intorno a mezzogiorno, c'erano decine di persone per strada; due di loro sono state ferite da schegge, incluso un bambino. Due proiettili MLRS sono stati sparati da Stary Saltov (città sotto controllo ucraino)
Jamie Dimon, amministratore delegato della JPMorgan, avverte di "prepararsi a un uragano economico" a causa della guerra in Ucraina. Il Ceo della multinazionale americana di servizi finanziari ha dunque rivisto la sua iniziale opinione, quando aveva previsto solo "nuvole di tempesta sull'economia". Ora, dice, "ci aspettiamo un uragano di cui nessuno conosce l'entità".
(Fonte: tgcom24.mediaset.it)
Ultima ora.
La Russia ha congelato 17 miliardi di dollari dalle banche di investimento occidentali. Tra questi: JPMorgan Chase, Goldman Sachs, Morgan Stanley, BlackRock, Credit Suisse, Deutsche Bank, Barclays, Bank of America, Citi. @banksta
Posso dire? L'Italia è un paese ridicolo. Questo rapporto è ridicolo, il fatto che non ci siano i nomi citati nell'articolo del Corriere è ridicolo, tutto quello che stanno combinando governo, partiti, servizi segreti e la maggioranza di tv, siti e giornali è ridicolo. Per fortuna in tutto il mondo ci conoscono per quello che siamo, ovvero ridicoli, e quindi se ne fottono di quello che succede da queste parti: nessuno ci prende sul serio e quindi siamo liberi di continuare a sguazzare nel ridicolo. La nostra fortuna in estrema sintesi è che non siamo nessuno, non contiamo niente e abbiamo una classe dirigente o corrotta o ignorante, nel complesso ridicola, altrimenti sarebbero cazxxi amari.
Giorgio Bianchi
La decisione della BCE di alzare i tassi d'interesse "per frenare l'inflazione" è qualcosa a metà strada tra il folle e il criminale. Folle perché le attuali pressioni inflazionistiche non hanno assolutamente nulla a che vedere con un eccesso di domanda (il che comunque non giustificherebbe la scelta), ma derivano unicamente da fattori sul lato dell'offerta: in primis, le strozzature nelle catene di approvvigionamento globali che ci portiamo dietro dal lockdown planetario degli ultimi due anni e mezzo e gli effetti della guerra in Ucraina e delle (auto-)sanzioni alla Russia (cioè a noi stessi). In un contesto di questo tipo alzare i tassi non solo farebbe contrarre ulteriormente economie già allo stremo, come quella italiana, punendo quelle categorie a basso reddito che già soffrono di più per l'aumento dei prezzi - e questo è l'aspetto criminale della vicenda -; ma finirebbe anche per peggiorare ulteriormente i problemi sul lato dell'offerta, che ovviamente per essere superati richiedono ingenti investimenti (cioè il contrario delle politiche restrittive prospettate) per aumentare l'offerta e la produzione in numerosi settori e ridurre così la nostra dipendenza dall'estero, per quanto possibile, oltre che ingenti misure di bilancio per compensare gli aumenti di prezzo, inclusi sostegni monetari diretti alle famiglie. Insomma, come scrisse la grande economista post-keynesiana Joan Robinson negli anni Settanta, cioè nel bel mezzo di una crisi inflazionistica per molti versi simile a quella attuale: «Non è la prosperità, ma la scarsità che provoca l’inflazione». Purtroppo, esattamente come negli anni Settanta, l'obiettivo delle classi padronali non è realmente risolvere il problema dell'inflazione quanto piuttosto sfruttarne lo spauracchio per raggiungere obiettivi politici ed economici di ben altra natura.
Thomas Fazi.
La propaganda a reti unificate sulla guerra in Ucraina sta cominciando a stancare e annoiare il pubblico occidentale. Ci sono quelli le cui menti sono state plasmate per avere la capacita' di concentrazione di un criceto e quindi sono sempre alla ricerca compulsiva di novita'. Ma ci sono anche segmenti sempre piu' larghi del pubblico che hanno capito che la narrazione fa acqua da tutte le parti e si basa su una montagna di menzogne. E cio' crea un serio problema a chi ha l'interesse che l'Ucraina continui a combattere una guerra gia' persa e l'Europa continui a sostenerla fino al proprio suicidio economico.
Alcuni sedicenti antifascisti italiani si stanno per mobilitare per la liberazione di Aiden Aslin, il combattente britannico catturato a Mariupol, mentre combatteva spalla a spalla coi neonazisti, e condannato a morte nella Repubblica Popolare di Donetsk.
Aslin viene descritto come un antifascista internazionalista, in quanto in passato ha combattuto con le milizie curde di estrema sinistra. Dato che sappiamo quanto danno possono fare certi personaggi in Italia, corriamo subito ai ripari:
NO, non è un antifascista. Anziché arruolarsi nei gruppi pseudo-anarchici (ah, giusto, non esistono) si è arruolato intorno al 2018 nell'esercito di Kiev, per combattere contro le repubbliche. Dal suo profilo Instagram si nota inoltre il suo apprezzamento per i neonazisti ucraini, i nazionalisti bielorussi, e per il trattamento disumano riservato ai poveracci colti a rubare in questa guerra (legati ai pali e umiliati). La sua unità militare è anche collegata con il Battaglione Azov.
La Transcarpazia fa un altro passo verso la secessione dall'Ucraina
UCRAINA E TRANSCARPAZIA INQUIETA - Viktor Mikita, presidente dell'amministrazione regionale della Transcarpazia: "Cancelleremo i pasti gratuiti per i rifugiati dell'Ucraina orientale e centrale". Mikita ha aggiunto che la guerra ha colpito duramente l'economia della regione, quindi ha raccomandato a tutti i rifugiati di trovare un lavoro o di tornare a casa. Solo il giorno prima, le autorità della Transcarpazia avevano vietato alle compagnie locali di vendere benzina importata dall'Ungheria ad altre regioni ucraine. Bandiere ungheresi sono appese sulla maggior parte degli edifici delle amministrazioni locali e la mobilitazione è stata interrotta nella regione.
“Voglio davvero che diventi territorio russo”: un impiegato dell’Azovstal racconta come le truppe russe l’hanno liberato.
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