VUCIC: L'INTEGRITÀ TERRITORIALE IN EUROPA È STATA VIOLATA NEL 1999. GIÀ
giovedì 22 settembre 2022
L' integrità territoriale in Europa è già stata violata nel 1999
mercoledì 21 settembre 2022
La marcia su Milano dei tifosi della Dinamo di Zagabria
La marcia su Milano dei tifosi della Dinamo di Zagabria
Alcuni tifosi della Dinamo Zagabria, a Milano per la partita di Champions, hanno 'sfilato' verso San Siro, con le braccia tese, cantando cori da stadio. Qualche ora prima un gruppo di circa 300 ultras ha fatto irruzione all'interno del Carrefour del complesso residenziale dell'ex Fiera, costringendo all'evacuazione dei clienti all'interno. La questura ha emesso più di 20 Daspo e 23 tifosi sono stati denunciati a vario titolo.
Una alta corte croata ha dichiarato legittimo e ammissibile il detto "Per la patria pronti", una sorta di versione croata di Heil Hitler, nelle canzoni del controverso cantante Marko Perkovic Thompson, considerato in Croazia un'icona della destra nazionalista. La decisione, presa con una maggioranza di 15 contro 5 giudici del Tribunale d'appello per le infrazioni, ammette l'uso di questo saluto se riferito alla guerra per l'indipendenza della Croazia, combattuta dal 1991 al 1995 contro le forze serbe comandate da Belgrado. La canzone per la quale contro il cantante è stata sporta denuncia molte volte e che inizia con il grido "Za dom spremni” (Per la patria pronti) è stata composta nel 1991 e canta dei soldati croati che combatterono contro i ribelli serbi nell'entroterra della Dalmazia. Tale detto però fu dal 1941 al 1945 il saluto ufficiale dagli ustascia croati, alleati di Hitler e Mussolini, responsabili della morte di centinaia di migliaia di serbi ed ebrei. Nel 1991 alcune formazioni paramilitari croate si ispirarono a questo movimento fascista croato e andarono in guerra come volontari sotto il saluto "Per la patria pronti". Nel 1992 queste formazioni furono integrate nell'esercito regolare croato e formalmente furono obbligate a rinunciare al saluto ustascia. E' la prima volta che un tribunale croato ha ammesso, anche se in circostanze speciali, l'uso del controverso saluto. La Corte Costituzionale ha in passato dichiarato inammissibile l'uso di "Za dom spremni” in qualsiasi contesto, considerandolo un chiaro riferimento agli ustascia e una forma di incitamento al fascismo e all'odio etnico. (ANSAmed)
I fascisti croati minacciano di morte lo scrittore Giacomo Scotti
Giornalista, scrittore, poeta, l'intellettuale di frontiera con doppia cittadinanza italo-croata, Giacomo Scotti vive sotto minaccia di morte. Il giornale on-line dell'estrema destra neoustascia croata, Hrvatski List, ha pubblicato a fine dicembre un articolo del periodico zagabrese Hrvatsko Slavo in cui si accusa Giacomo Scotti, insieme ad altri – tra cui l'ex capo di Stato Stipe Mesic e l'attuale presidente Ivo Josipovic – di essere filo comunista e nemico dei croati. «Finalmente - scrive l'autore del testo di minacce, Josko Celan - gli ultimi generali croati accusati di crimini nella Krajina sono stati liberati e sono tornati a casa. Ora devono pagare coloro i quali li hanno accusati, è giunta l'ora di punire i nemici della Croazia».
Il giornalista e scrittore Giacomo Scotti minacciato di morte
Giacomo Scotti è uno scrittore italiano che dal 1947 vive tra Trieste, l’Istria e Fiume. Eppure adesso ha paura ad uscire di casa, perché c’è chi in Croazia lo vuole morto. «Già a Zagabria o a Spalato non posso mettere piede – ci racconta – perché, se mi riconoscono, mi fanno fuori». Infatti, tra i nemici dei neo-ustascia, estrema destra croata, prima di Stipe Mesić, l’ex capo dello Stato, e di Ivo Josipoić, attuale presidente, tutti definiti “filocomunisti”, viene Giacomo Scotti, che adesso ha 85 anni e alle spalle più di cento pubblicazioni, tra narrativa, saggistica e poesia.
GIACOMO SCOTTI, LA MORTE VIEN DALLA CROAZIA
Ci risiamo. Lo scrittore e intellettuale di frontiera Giacomo Scotti è di nuovo minacciato di morte. Drammatica la sua mail al nostro giornale: «La mia vita è in pericolo - scrive - il sito internet dell'estrema destra neoustascia croata-il hkv hr/hrvatski ha diffuso il 24 dicembre un articolo del periodico zagabrese Hrvatsko Slovo (Verbum Croaticum) nel quale vengo seppellito sotto una valanga di odio e mi si minaccia di "eliminazione"». La "colpa" di Scotti risale addirittura al 1996 quando pubblicò a Roma il libro-diario "Croazia-Operazione tempesta" in cui denunciò i crimini compiuti nella Krajina dall'esercito croato di Tudjman quali uccisioni di persone anziane e incendi di case abitate dai serbi, il tutto all'indomani della cosiddetta liberazione di quella regione abitata dai serbi. «Finalmente - scrive l'autore del testo di minacce, Josko Celan - gli ultimi generali croati accusati di crimini nella Krajina sono stati liberati e sono tornati a casa (i generali Ante Gotovina e Mladen Marka› ndr.). Ora devono pagare coloro i quali li hanno accusati, è giunta l'ora di punire i nemici della Croazia». Segue un elenco di nomi tra cui quello di Giacomo Scotti definito come «un traditore dei croati» e «un bastardo italo-serbo». Scotti è comunque in "buona" compagnia visto che nell'elenco dei punibili ci sono anche l'ex capo dello Stato croato Stipe Mesi„ e l'attuale presidente Ivo Josipovi„, entrambi definiti «filocomunisti»
Denunciò i crimini croati, teme per la vita
La campagna neofascista contro di lui, cominciata alla fine dell’anno appena trascorso, fatta «scoppiare» alla vigilia di Natale con il coinvolgimento dei vertici della città di Fiume-Rjeka, continua e si intensifica in queste prime settimane dell’anno nella forma di una vera e propria battuta di caccia intrapresa dagli estremisti del nazionalismo croato. Sul portale on-line del Hrvatski List, settimanale di estrema destra, si va allungando l’elenco di coloro, per lo più celati sotto pseudonimi o cosiddetti nomi di battaglia, che additano in Scotti «il più grande nemico della Croazia al di qua e al di là del fiume Drjina», chiedendo la sua lustracija, sostantivo che vuole dire, letteralmente, epurazione, eliminazione, liquidazione, annullamento.
I fascisti croati minacciano di morte lo scrittore Giacomo Scotti
Secondo quanto riportato da il Piccolo di Trieste, infatti, il gruppo dell’estrema destra croata Hkv hr/hrvatski ha pubblicato sul suo sito internet un articolo in cui si accusa, tra gli altri, lo scrittore italo-istriano Giacomo Scotti di essere filo-comunista e nemico dei croati. L’articolo, apparso sul periodico zagabrese Hrvatsko Slovo il 27 dicembre scorso, elencava una lista di nemici della Croazia colpevoli di aver parlato di pulizia etnica dei serbi da parte dell’esercito croato durante l’invasione della Krajina, regione che da quasi quattro secoli era abitata da una popolazione di circa 300.000 serbi. Il reato di Scotti consisterebbe nell’aver fornito nel suo libro Croazia. Operazione Tempesta, pubblicato nel 1996, una dettagliata descrizione dei crimini compiuti dall’esercito croato di Tudjman guidato dai generali Ante Gotovina e Mladen Markac, recentemente assolti dopo la condanna per crimini di guerra dal Tribunale Penale Internazionale per l’ex Jugoslavia. Scotti racconta come durante l’operazione Tempesta i civili serbi vennero costretti alla fuga, le loro auto e il loro bestiame vennero rubati, le case saccheggiate e occupate da ufficiali dell’esercito croato. Una ricostruzione storica non accettata dai neo-ustascia, che vedono in Gotovina e Markac non solo degli eroi nazionali, ma dei veri e propri salvatori della patria.
Tensioni mai sopite tra Croazia e Italia. Giacomo Scotti minacciato dai neo-ustascia
martedì 20 settembre 2022
IL DALMATA
C'è una prova inconfutabile del fatto che a Dubrovnik non si sentono croati, ma dalmati poichè esiste un giornale chiamato "Il Dalmata" che striglia la comunità croata di MIlano per alcune frasi non corrette anche riguardo a Marino Darsa. Purtroppo questa pagina non consente i PDF per cui dovete cercare voi "Il Dalmata"num.94 pag.12. Articolo di Franco Luxardo
SOLE ALTO
Guardatelo
La fuga è fallita: la Croazia ritorna nei Balcani
Da anni ci chiedevamo chi è in Croazia che non ha studiato la storia e la geografia e adesso sembra che sia proprio la presidente che si dimentica di commemorare i i morti di Jasenovac che abbia detto una "roba" tanto fuori posto
La fuga è fallita: la Croazia ritorna nei Balcani
La presidente croata è nota per le sue uscite infelici. L’anno scorso ha smentito di aver dichiarato, in un’intervista rilasciata a un quotidiano austriaco, che i musulmani croati hanno paura dei migranti e che questi ultimi non sono in grado di integrarsi. Sempre nel 2018, durante una visita ufficiale in Argentina, ha dichiarato che dopo la Seconda guerra mondiale molti croati hanno trovato in Argentina uno spazio di libertà, mentre in Canada si è fatta fotografare con alcuni membri della diaspora croata che tengono in mano un ritratto di Ante Pavelić, fondatore dello Stato Indipendente di Croazia, stato fantoccio filofascista esistito durante la Seconda guerra mondiale.
Non è del tutto chiaro da quali fonti si informi la presidente croata, ma è più che evidente che non è molto abile nell’esprimersi in pubblico. Indubbiamente sempre più nervosa con l’approssimarsi delle elezioni presidenziali in Croazia, perché non è per niente sicuro che venga rieletta per un secondo mandato, la Kitarović ricorre spesso a una retorica simile a quella di Donald Trump: linguaggio populista e uso di luoghi comuni.. Sono queste le principali caratteristiche delle sue uscite pubbliche.
Negli anni Novanta Alija Izetbegović aveva cercato un alleato in Tuđman, primo presidente della Croazia indipendente, il quale però era sempre ossessionato dal desiderio di dividere la Bosnia Erzegovina. La prima scelta e il partner “ideale” di Tuđman fu in tal senso Slobodan Milošević. Tuđman aveva preparato il terreno per Kolinda Grabar Kitarović, gettando le fondamenta della Croazia di oggi, considerata un “avamposto” della cristianità; un paese circondato dal filo spinato dove i musulmani sono i benvenuti purché si impegnino a diventare veri croati.
Le autorità croate ricorrono a diverse strategie per limitare il numero degli stranieri, compresi i cittadini bosniaco-erzegovesi, in Croazia, tra cui una legge che prevede che i cittadini stranieri proprietari di un immobile in Croazia possano soggiornare nel paese per un periodo massimo di 90 giorni consecutivi nell’arco di un anno e, al pari dei turisti, debbano pagare l’imposta di soggiorno per ogni giorno trascorso in Croazia. L’atteggiamento delle autorità croate nei confronti dei cittadini bosniaco-erzegovesi, un atteggiamento sostanzialmente dispotico, deriva perlopiù dal fatto che la maggior parte dei croati non ha mai accettato che la Croazia sia stata invasore, ovvero aggressore in Bosnia Erzegovina.
La maggior parte dei cittadini croati si rifiuta di accettare il fatto che il Tribunale dell’Aja abbia condannato i leader politici e militari dell’entità parastatale dell’Herceg Bosna per un totale di 111 anni di reclusione, riconoscendoli colpevoli di impresa criminale congiunta. Lo sanno tutti, lo sa l’Europa cristiana, lo sa ogni semplice cittadino croato, in fin dei conti lo sa anche Kolinda Grabar Kitarović. Ma come ammettere che la politica dei fondatori dello stato croato moderno sia sfociata nella creazione dei campi di concentramento in Erzegovina, ovvero in un’impresa criminale congiunta?
Negli ultimi anni le relazioni tra Croazia e Bosnia Erzegovina si sono ulteriormente deteriorate. Se un giorno la Croazia inizierà a chiedersi sinceramente: che cosa diavolo abbiamo fatto in quella guerra contro la Bosnia Erzegovina?, forse allora sarà possibile compiere un passo avanti nei rapporti tra i due paesi. Ipotesi che, al momento, sembra poco probabile. Tale catarsi e autoriflessione richiede una società matura. Anche se la Croazia dovesse avviare un processo di riflessione, ciò non basterà a soddisfare le aspettative dei semplici cittadini. Perché fin dalla dissoluzione della Jugoslavia, la Croazia, ovvero il più grande partito croato (l’Unione democratica croata, HDZ) ha una propria filiale in Bosnia Erzegovina, l'HDZ BiH, che negli ultimi 25 anni ha quasi sempre governato il paese. E quasi sempre ha condotto una politica che andava a vantaggio della Croazia e a svantaggio della Bosnia Erzegovina.
La Bosnia Erzegovina, la Croazia e la presidente Kitarović
Conoscere i Balcani: in essi c’è la nostra storia
Solo nell’Ottocento un geografo berlinese introdusse nel dibattito scientifico il termine “penisola balcanica”, che si evolverà successivamente in “Europa sudorientale”. Nella sua definizione più ampia, esso definisce un’area che comprende la Grecia, parte della Turchia (la Tracia orientale), la Bulgaria, la Romania, la Moldova, le sei ex repubbliche jugoslave (Slovenia, Croazia, Bosnia-Erzegovina, Serbia, Montenegro, Macedonia del Nord), il Kosovo e l’Albania.
Conoscere i Balcani: in essi c’è la nostra storia
lunedì 19 settembre 2022
Non è tutto chiaro a Potočari
79 persone risultano sia vive che morte
Zašto se na spomeniku u Potočarima nalaze imena 79 živih Bošnjaka?
Gospic: azione legale della vedova Levar
Post di Osservatorio Balcani La vedova del testimone di crimini di guerra assassinato chiede i danni al governo croato. Ufficiale croato,...
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REGALIE AGLI AGGRESSORI Di Ratko Krsmanović Ogni volta che si parla della NATO, è naturale che il nostro primo pensiero sia rivolto agli e...
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Potrei firmare anche virgole e punti del testo pubblicato da Gian Antonio Stella sul “Corsera” di Milano e riportato integralmente da “La ...