giovedì 22 settembre 2022

L' integrità territoriale in Europa è già stata violata nel 1999




 VUCIC: L'INTEGRITÀ TERRITORIALE IN EUROPA È STATA VIOLATA NEL 1999. GIÀ

"Da molti oratori abbiamo sentito storie di aggressione e violazione dell'integrità territoriale dell'Ucraina, molti dicono che è il primo conflitto sul suolo europeo dalla seconda guerra mondiale. Ma la verità che per la prima volta è stata violata l'integrità di un paese in Europa e che, la Serbia, che non ha attaccato nessun altro paese sovrano, viene taciuta insistentemente. Cerchiamo una risposta chiara alla domanda che pongo da anni ai miei interlocutori, leader di molti paesi - qual è la differenza tra sovranità e integrità territoriale dell'Ucraina, sovranità e territo L'integrità della Serbia, che è stata più o meno demolita, e molti di voi a cosa danno il riconoscimento e la legittimità internazionale? Non ho mai ricevuto una risposta razionale a questa domanda da nessuno", ha dichiarato ieri sera il presidente della Repubblica di Serbia Aleksandar Vučić nel suo discorso all'Assemblea Generale delle Nazioni Unite.
"Questo non ha ancora impedito a 19 Paesi della NATO di attaccare un paese sovrano e quello senza la decisione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Il fatto che dopo il conflitto armato sia stato firmato un accordo con la NATO le cui disposizioni prevedevano l'adozione della risoluzione 1244 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, che ha confermato e garantito la sovranità parziale e la completa territoriale integrità della Serbia eh, non ha impedito a molti paesi occidentali di riconoscere unilateralmente dichiarati l'indipendenza del "Kosovo" calpestando nuovamente l'integrità territoriale dei nostri paesi e la carta dell'ONU "



Principali dichiarazioni di Sergey Lavrov al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite sull'Ucraina
Quello c'è in Ucraina dal 2014 è l'impunità;
La popolazione del Donbass è stata uccisa e continua a essere uccisa solo perché non ha riconosciuto i risultati del colpo di Stato in Ucraina;
La popolazione ucraina è stata mobilitata per molti anni in battaglioni nazionalisti;
Negli ultimi anni il regime di Kiev ha condotto un attacco totale alla lingua russa, violando la popolazione russofona;
Le istituzioni internazionali non hanno trovato il coraggio di sollecitare le autorità ucraine a rispettare gli impegni assunti in materia di diritti umani;
La decisione di alcune regioni ucraine di indire un referendum è stata una risposta alle dichiarazioni di Zelensky;
L'Ucraina distrugge i libri in russo, come nella Germania nazista;
L'Ucraina si è finalmente rivelata come uno Stato nazista totalitario;
Il deliberato fomentare il conflitto in Ucraina da parte dell'Occidente rimane impunito;
Le forze dell'Unione in Ucraina sono contrastate dalla macchina militare dell'Occidente;
Le forze armate ucraine impiegano tattiche terroristiche, utilizzando i civili come scudi umani;
La Federazione Russa ha ampie prove delle azioni criminali dell'esercito ucraino;
Tutti i responsabili dei crimini di guerra dell'Ucraina saranno chiamati a risponderne;
Il Segretario generale dell'ONU dovrebbe fare pressione su Kiev affinché pubblichi l'elenco delle persone uccise a Bucha;
La Federazione Russa ha le prove che cittadini britannici, canadesi, statunitensi e olandesi hanno partecipato ad azioni militari a fianco dell'Ucraina;
Più di 3.000 appelli sui crimini contro i residenti del Donbass sono stati presentati alla Corte penale internazionale ma sono rimasti inascoltati;
La Federazione Russa non si aspetta giustizia dalla Corte penale internazionale e da altre istituzioni internazionali;
La Federazione Russa non permetterà che l'Ucraina diventi un trampolino di lancio per le minacce alla sicurezza russa.
(TASS) 22/9/2022






Senza assolutamente comprendere la parola ironia, Washington oggi ha detto che non avrebbe riconosciuto i risultati di questi referendum.
Perché farlo sarebbe un reato contro la sovranità nazionale dell'Ucraina.
Li hai sentiti ridere a Belgrado per questo?
Avete sentito il popolo serbo dire "Aspetta, cosa?!

MACONDO EXPRESS IN AZIONE




 Secondo voi Piero poteva mai stare fermo ? 

Ma assolutamente no!


Ritorno a Tirana

The land of the living past

mercoledì 21 settembre 2022

La marcia su Milano dei tifosi della Dinamo di Zagabria




"L’ennesima provocazione dei tifosi di calcio, nella fattispecie dei tifosi della Dinamo di Zagabria che lo scorso 14 settembre a Milano, oltre a provocare incidenti e risse, hanno compiuto un gesto deplorevole di apologia dell’ideologia ustascia e nazista, alzando il braccio destro, rievocando così l’epoca di Adolf Hitler, Benito Mussolini e Ante Pavelić. L'Unione dei combattenti antifascisti e degli antifascisti della Croazia (SABA RH) ha a più riprese protestato contro tali incidenti provocati dai tifosi che glorificano non solo lo Stato indipendente di Croazia, ma anche tutti i mali accaduti durante il periodo del terrore ustascia. È evidente che i giovani tifosi della Dinamo si comportano in linea con l’attuale clima generale in patria, ossia con la tacita approvazione dei saluti, dei simboli e degli slogan ustascia. Lo dimostra chiaramente anche l’atteggiamento neutro assunto non solo dai mezzi di informazione, ma anche dai funzionari e dalle autorità competenti croate nei confronti del recente episodio accaduto a Milano.

Chiediamoci: perché Jasenko Mesić, ambasciatore della Repubblica di Croazia a Roma, e Stjepan Ribić, console generale della Repubblica di Croazia a Milano, non hanno reagito all’episodio a cui si è assistito a Milano? Cosa ha fatto Gordan Grlić Radman, ministro degli Affari Esteri ed Europei della Repubblica di Croazia? Non si sono fatti sentire né il capo del governo croato né il presidente del parlamento croato. Ci sembra superfluo sottolineare che l’incidente in questione, pur essendo accaduto a Milano, è un attacco diretto alla Costituzione della Repubblica di Croazia.

 La marcia su Milano dei tifosi della Dinamo di Zagabria


Alcuni tifosi della Dinamo Zagabria, a Milano per la partita di Champions, hanno 'sfilato' verso San Siro, con le braccia tese, cantando cori da stadio. Qualche ora prima un gruppo di circa 300 ultras ha fatto irruzione all'interno del Carrefour del complesso residenziale dell'ex Fiera, costringendo all'evacuazione dei clienti all'interno. La questura ha emesso più di 20 Daspo e 23 tifosi sono stati denunciati a vario titolo.

I tifosi della Dinamo Zagabria a Milano
Non sono nazisti, sono boy scout.
Una puzza di nazismo in questa UE, che non si può!



Braccio destro in alto, magliette nere e cori. Una marcia su Milano formata da circa 2mila persone, dalla piazza centrale di City Life verso San Siro, in attesa della partita dentro le porte del Meazza.



Scene di violenza estrema quelle vissute giovedì 14 settembre a Milano dove gli ultrà della Dinamo Zagabria hanno messo a ferro e fuoco la città. Non sono bastate le incursioni al supermercato e le sfilate con il saluto romano. Nel post-partita dell'incontro di Champions League i tifosi croati hanno preso d'assalto un chiosco dei panini nelle vicinanze dello stadio. Pugni, calci e addirittura bastonate contro la struttura tra le urla impaurite della signora che vi stava lavorando.

Ieri a Milano i nipotini degli Ustascia hanno marciato indisturbati, prima della partita Milan- Dinamo Zagabria. Questa è la conseguenza dell'ambiguità europea nei confronti dei fascisti che si sono radicati nei Paesi dell'Est anche grazie ai processi di decomunistizzazione avallati dalla UE. L'equiparazione tra comunismo e nazismo ha consentito di mettere ai margini l'antifascismo e fare abbassare la guardia nei confronti di questi movimenti.



Una alta corte croata ha dichiarato legittimo e ammissibile il detto "Per la patria pronti", una sorta di versione croata di Heil Hitler, nelle canzoni del controverso cantante Marko Perkovic Thompson, considerato in Croazia un'icona della destra nazionalista. La decisione, presa con una maggioranza di 15 contro 5 giudici del Tribunale d'appello per le infrazioni, ammette l'uso di questo saluto se riferito alla guerra per l'indipendenza della Croazia, combattuta dal 1991 al 1995 contro le forze serbe comandate da Belgrado. La canzone per la quale contro il cantante è stata sporta denuncia molte volte e che inizia con il grido "Za dom spremni” (Per la patria pronti) è stata composta nel 1991 e canta dei soldati croati che combatterono contro i ribelli serbi nell'entroterra della Dalmazia. Tale detto però fu dal 1941 al 1945 il saluto ufficiale dagli ustascia croati, alleati di Hitler e Mussolini, responsabili della morte di centinaia di migliaia di serbi ed ebrei. Nel 1991 alcune formazioni paramilitari croate si ispirarono a questo movimento fascista croato e andarono in guerra come volontari sotto il saluto "Per la patria pronti". Nel 1992 queste formazioni furono integrate nell'esercito regolare croato e formalmente furono obbligate a rinunciare al saluto ustascia. E' la prima volta che un tribunale croato ha ammesso, anche se in circostanze speciali, l'uso del controverso saluto. La Corte Costituzionale ha in passato dichiarato inammissibile l'uso di "Za dom spremni” in qualsiasi contesto, considerandolo un chiaro riferimento agli ustascia e una forma di incitamento al fascismo e all'odio etnico. (ANSAmed)






In quei territori, come ha scritto Scotti nel suo libro Croazia, operazione Tempesta, (pubblicato a Roma nel 1996 dalla Gamberetti Editrice con prefazione di chi scrive), «fu cacciata quasi interamente la popolazione serba che vi abitava da secoli, fu attuata una radicale e sanguinosa pulizia etnica in Croazia». A sedici anni di distanza i seguaci di estrema destra della lista croata chiedono vendetta ovvero l’«eliminazione» di Giacomo Scotti. Come se non bastassero le minacce, quelli del Hrvatski List sono intervenuti anche sulle pagine croate di Wikipedia inserendo una nuova pagina di calunnie e di vergognose accuse contro lo scrittore italiano per il quale l’espressione meno oltraggiosa usata è quella di «omiciattolo». Ne è stata pertanto modificata e falsificata la biografia e presentato con questi attributi: fascista, comunista, fascista rosso, esponente dell’irredentismo italiano, traditore della Croazia. Con una interpellanza al comune di Fiume-Rjeka, che nel 2008 assegnò a Scotti il premio Città di Fiume per l’opera omnia in letteratura e per avere conseguito all’amicizia tra i popoli delle due sponde dell’Adriatico, l’esponente dei «difensori della patria» Cedo Butkovic ha chiesto l’annullamento di quel riconoscimento dato «al peggiore nemico della Croazia».

I fascisti croati minacciano di morte lo scrittore Giacomo Scotti


Giornalista, scrittore, poeta, l'intellettuale di frontiera con doppia cittadinanza italo-croata, Giacomo Scotti vive sotto minaccia di morte. Il giornale on-line dell'estrema destra neoustascia croata, Hrvatski List, ha pubblicato a fine dicembre un articolo del periodico zagabrese Hrvatsko Slavo in cui si accusa Giacomo Scotti, insieme ad altri – tra cui l'ex capo di Stato Stipe Mesic e l'attuale presidente Ivo Josipovic – di essere filo comunista e nemico dei croati. «Finalmente - scrive l'autore del testo di minacce, Josko Celan - gli ultimi generali croati accusati di crimini nella Krajina sono stati liberati e sono tornati a casa. Ora devono pagare coloro i quali li hanno accusati, è giunta l'ora di punire i nemici della Croazia».

Il giornalista e scrittore Giacomo Scotti minacciato di morte


Giacomo Scotti è uno scrittore italiano che dal 1947 vive tra Trieste, l’Istria e Fiume. Eppure adesso ha paura ad uscire di casa, perché c’è chi in Croazia lo vuole morto. «Già a Zagabria o a Spalato non posso mettere piede – ci racconta – perché, se mi riconoscono, mi fanno fuori». Infatti, tra i nemici dei neo-ustascia, estrema destra croata, prima di Stipe Mesić, l’ex capo dello Stato, e di Ivo Josipoić, attuale presidente, tutti definiti “filocomunisti”, viene Giacomo Scotti, che adesso ha 85 anni e alle spalle più di cento pubblicazioni, tra narrativa, saggistica e poesia.

GIACOMO SCOTTI, LA MORTE VIEN DALLA CROAZIA


Ci risiamo. Lo scrittore e intellettuale di frontiera Giacomo Scotti è di nuovo minacciato di morte. Drammatica la sua mail al nostro giornale: «La mia vita è in pericolo - scrive - il sito internet dell'estrema destra neoustascia croata-il hkv hr/hrvatski ha diffuso il 24 dicembre un articolo del periodico zagabrese Hrvatsko Slovo (Verbum Croaticum) nel quale vengo seppellito sotto una valanga di odio e mi si minaccia di "eliminazione"». La "colpa" di Scotti risale addirittura al 1996 quando pubblicò a Roma il libro-diario "Croazia-Operazione tempesta" in cui denunciò i crimini compiuti nella Krajina dall'esercito croato di Tudjman quali uccisioni di persone anziane e incendi di case abitate dai serbi, il tutto all'indomani della cosiddetta liberazione di quella regione abitata dai serbi. «Finalmente - scrive l'autore del testo di minacce, Josko Celan - gli ultimi generali croati accusati di crimini nella Krajina sono stati liberati e sono tornati a casa (i generali Ante Gotovina e Mladen Marka› ndr.). Ora devono pagare coloro i quali li hanno accusati, è giunta l'ora di punire i nemici della Croazia». Segue un elenco di nomi tra cui quello di Giacomo Scotti definito come «un traditore dei croati» e «un bastardo italo-serbo». Scotti è comunque in "buona" compagnia visto che nell'elenco dei punibili ci sono anche l'ex capo dello Stato croato Stipe Mesi„ e l'attuale presidente Ivo Josipovi„, entrambi definiti «filocomunisti»

Denunciò i crimini croati, teme per la vita


La campagna neofascista contro di lui, cominciata alla fine dell’anno appena trascorso, fatta «scoppiare» alla vigilia di Natale con il coinvolgimento dei vertici della città di Fiume-Rjeka, continua e si intensifica in queste prime settimane dell’anno nella forma di una vera e propria battuta di caccia intrapresa dagli estremisti del nazionalismo croato. Sul portale on-line del Hrvatski List, settimanale di estrema destra, si va allungando l’elenco di coloro, per lo più celati sotto pseudonimi o cosiddetti nomi di battaglia, che additano in Scotti «il più grande nemico della Croazia al di qua e al di là del fiume Drjina», chiedendo la sua lustracija, sostantivo che vuole dire, letteralmente, epurazione, eliminazione, liquidazione, annullamento. 

I fascisti croati minacciano di morte lo scrittore Giacomo Scotti


Secondo quanto riportato da il Piccolo di Trieste, infatti, il gruppo dell’estrema destra croata Hkv hr/hrvatski ha pubblicato sul suo sito internet un articolo in cui si accusa, tra gli altri, lo scrittore italo-istriano Giacomo Scotti di essere filo-comunista e nemico dei croati. L’articolo, apparso sul periodico zagabrese Hrvatsko Slovo il 27 dicembre scorso, elencava una lista di nemici della Croazia colpevoli di aver parlato di pulizia etnica dei serbi da parte dell’esercito croato durante l’invasione della Krajina, regione che da quasi quattro secoli era abitata da una popolazione di circa 300.000 serbi. Il reato di Scotti consisterebbe nell’aver fornito nel suo libro Croazia. Operazione Tempesta, pubblicato nel 1996, una dettagliata descrizione dei crimini compiuti dall’esercito croato di Tudjman guidato dai generali Ante Gotovina e Mladen Markacrecentemente assolti dopo la condanna per crimini di guerra dal Tribunale Penale Internazionale per l’ex Jugoslavia. Scotti racconta come durante l’operazione Tempesta i civili serbi vennero costretti alla fuga, le loro auto e il loro bestiame vennero rubati, le case saccheggiate e occupate da ufficiali dell’esercito croato. Una ricostruzione storica non accettata dai neo-ustascia, che vedono in Gotovina e Markac non solo degli eroi nazionali, ma dei veri e propri salvatori della patria.

Tensioni mai sopite tra Croazia e Italia. Giacomo Scotti minacciato dai neo-ustascia




martedì 20 settembre 2022

IL DALMATA



Giornale fondato a Zara nel 1866 e soppresso dall’Austria nel 1916 Rifondato dagli Esuli per dare voce ai Dalmati dispersi nel mondo

Ringraziamo la comunità giuliano dalmata per aver cercato di far ragionare i croati e gli pseudo croati di Milano 

Dobbiamo dire che anche se non siamo d'accordo su molti punti è un piacere parlare con queste persone beneducate 




C'è una prova inconfutabile del fatto che a Dubrovnik non si sentono croati, ma dalmati poichè esiste un giornale chiamato "Il Dalmata" che striglia la comunità croata di MIlano per alcune frasi non corrette anche riguardo a Marino Darsa. Purtroppo questa pagina non consente i PDF per cui dovete cercare voi "Il Dalmata"num.94 pag.12. Articolo di Franco Luxardo















La Croazia distava 400 km dalla Repubblica di Ragusa 























A Dubrovnik ancora oggi si sentono dalmati e non croati e c'è una scritta contro Zagabria ad ogni angolo 












Il saggista croato Slobodan Prosperov Novak, già presidente del Centro croato del Pen Club, ha scritto recentemente in un libro di cui ci occuperemo, che «Ivan Bolica (il nostro Giovanni Bona de Boliris) resta eternamente annoverato nella storia letteraria croata». Amico, ammiratore e conterraneo del Bona fu Ludovico Pasquali (1500-1551), autore di una raccolta di poesie in lingua italiana, Rime volgari del 1549, e di un volume in lingua latina, Carmina, edito nel 1551. Anche di questo poeta si sono impossessati gli storici delle letterature serba e croata, e per appropriarsene gli uni e gli altri lo hanno snazionalizzato: per i croati Ludvig Paskvalic e Paskalic, per i serbo-montenegrini Ludovik Paskvojevic e Paskovic.








Chi ha avvisato l’ANSA il 13/02/2017 dicendo che Boskovic era croato ha detto il falso . Impossessarsi delle culture precedenti perchè hai conquistato quel territorio non ha nessun senso, altrimenti anche tutta la cultura degli Illiri diventerebbe croata. L’unica cosa corretta da dire è quella scritta sulla statua. Nato a Ragusa, nella Repubblica di Ragusa, attuale Croazia . A Dubrovnik al massimo nascono alcuni croati dopo il 1920 e nemmeno, non certo dal 1500. A Dubrovnik nascono i croati da quando è Croazia, non prima. Non si puo’ cambiare nazionalità a tutti quelli nati 500 anni prima e non si puo’ confondere la Repubblica di Ragusa col Regno di Croazia che stava da tutt’altra parte . 








Potrei firmare anche virgole e punti del testo pubblicato da Gian Antonio Stella sul “Corsera” di Milano e riportato integralmente da “La Voce del Popolo” l’indomani (23 aprile), ma poiché sull’argomento dell’appropriazione indebita di grandi personaggi della letteratura, della cultura e della storia italiana ho scritto a più riprese, arrabbiandomi forte, negli ultimi cinquant’anni, proverò a fare una cernita e una sintesi su questo brutto vezzo degli storici e politici croati – e fossero soltanto loro! – che non hanno risparmiato nessuno dei tanti grandi italiani “colpevoli” di essere nati o semplicemente di essere passati nelle e per le terre della Dalmazia, del Quarnero e dell’Istria oggi incluse nella Croazia. Per questi signori quegli italiani, per lo più sudditi della Serenissima repubblica di Venezia, furono e restano croati.

Giacomo Scotti


























SOLE ALTO

 Guardatelo 




Tre storie differenti tra loro, ma tutte incentrate su un amore impossibile, quello tra un lui croato e una lei serba, ambientate in un arco temporale di tre decenni, prima, durante e dopo il conflitto nei Balcani. Stessi attori, ma situazioni diverse, per il film “Sole alto” di Dalibor Matanic, in onda in prima visione martedì 20 settembre alle 21.15 su Rai 5. Con Tihana Lazovic, Goran Markovic, Nives Ivankovic, Mira Banjac, Slavko Sobin. 


La fuga è fallita: la Croazia ritorna nei Balcani







Da anni ci chiedevamo chi è in Croazia che non ha studiato la storia e la geografia e adesso sembra che sia proprio la presidente che si dimentica di commemorare i i morti di Jasenovac che abbia detto una "roba" tanto fuori posto 

La fuga è fallita: la Croazia ritorna nei Balcani


La presidente croata è nota per le sue uscite infelici. L’anno scorso ha smentito di aver dichiarato, in un’intervista rilasciata a un quotidiano austriaco, che i musulmani croati hanno paura dei migranti e che questi ultimi non sono in grado di integrarsi. Sempre nel 2018, durante una visita ufficiale in Argentina, ha dichiarato che dopo la Seconda guerra mondiale molti croati hanno trovato in Argentina uno spazio di libertà, mentre in Canada si è fatta fotografare con alcuni membri della diaspora croata che tengono in mano un ritratto di Ante Pavelić, fondatore dello Stato Indipendente di Croazia, stato fantoccio filofascista esistito durante la Seconda guerra mondiale.

Non è del tutto chiaro da quali fonti si informi la presidente croata, ma è più che evidente che non è molto abile nell’esprimersi in pubblico. Indubbiamente sempre più nervosa con l’approssimarsi delle elezioni presidenziali in Croazia, perché non è per niente sicuro che venga rieletta per un secondo mandato, la Kitarović ricorre spesso a una retorica simile a quella di Donald Trump: linguaggio populista e uso di luoghi comuni.. Sono queste le principali caratteristiche delle sue uscite pubbliche.

Negli anni Novanta Alija Izetbegović aveva cercato un alleato in Tuđman, primo presidente della Croazia indipendente, il quale però era sempre ossessionato dal desiderio di dividere la Bosnia Erzegovina. La prima scelta e il partner “ideale” di Tuđman fu in tal senso Slobodan Milošević. Tuđman aveva preparato il terreno per Kolinda Grabar Kitarović, gettando le fondamenta della Croazia di oggi, considerata un “avamposto” della cristianità; un paese circondato dal filo spinato dove i musulmani sono i benvenuti purché si impegnino a diventare veri croati.

Le autorità croate ricorrono a diverse strategie per limitare il numero degli stranieri, compresi i cittadini bosniaco-erzegovesi, in Croazia, tra cui una legge che prevede che i cittadini stranieri proprietari di un immobile in Croazia possano soggiornare nel paese per un periodo massimo di 90 giorni consecutivi nell’arco di un anno e, al pari dei turisti, debbano pagare l’imposta di soggiorno per ogni giorno trascorso in Croazia. L’atteggiamento delle autorità croate nei confronti dei cittadini bosniaco-erzegovesi, un atteggiamento sostanzialmente dispotico, deriva perlopiù dal fatto che la maggior parte dei croati non ha mai accettato che la Croazia sia stata invasore, ovvero aggressore in Bosnia Erzegovina.

La maggior parte dei cittadini croati si rifiuta di accettare il fatto che il Tribunale dell’Aja abbia condannato i leader politici e militari dell’entità parastatale dell’Herceg Bosna per un totale di 111 anni di reclusione, riconoscendoli colpevoli di impresa criminale congiunta. Lo sanno tutti, lo sa l’Europa cristiana, lo sa ogni semplice cittadino croato, in fin dei conti lo sa anche Kolinda Grabar Kitarović. Ma come ammettere che la politica dei fondatori dello stato croato moderno sia sfociata nella creazione dei campi di concentramento in Erzegovina, ovvero in un’impresa criminale congiunta?

Negli ultimi anni le relazioni tra Croazia e Bosnia Erzegovina si sono ulteriormente deteriorate. Se un giorno la Croazia inizierà a chiedersi sinceramente: che cosa diavolo abbiamo fatto in quella guerra contro la Bosnia Erzegovina?, forse allora sarà possibile compiere un passo avanti nei rapporti tra i due paesi. Ipotesi che, al momento, sembra poco probabile. Tale catarsi e autoriflessione richiede una società matura. Anche se la Croazia dovesse avviare un processo di riflessione, ciò non basterà a soddisfare le aspettative dei semplici cittadini. Perché fin dalla dissoluzione della Jugoslavia, la Croazia, ovvero il più grande partito croato (l’Unione democratica croata, HDZ) ha una propria filiale in Bosnia Erzegovina, l'HDZ BiH, che negli ultimi 25 anni ha quasi sempre governato il paese. E quasi sempre ha condotto una politica che andava a vantaggio della Croazia e a svantaggio della Bosnia Erzegovina.

La Bosnia Erzegovina, la Croazia e la presidente Kitarović

Jasenovac: la grave assenza




Conoscere i Balcani: in essi c’è la nostra storia

 



Solo nell’Ottocento un geografo berlinese introdusse nel dibattito scientifico il termine “penisola balcanica”, che si evolverà successivamente in “Europa sudorientale”. Nella sua definizione più ampia, esso definisce un’area che comprende la Grecia, parte della Turchia (la Tracia orientale), la Bulgaria, la Romania, la Moldova, le sei ex repubbliche jugoslave (SloveniaCroaziaBosnia-ErzegovinaSerbiaMontenegroMacedonia del Nord), il Kosovo e l’Albania.

Conoscere i Balcani: in essi c’è la nostra storia



lunedì 19 settembre 2022

Non è tutto chiaro a Potočari




 79 persone risultano sia  vive che morte 


Perché sul monumento di Potočari ci sono i nomi di 79 bosgnacchi viventi?
Sulle targhe commemorative nel Potočari Memorial Center vicino a Srebrenica, dove sono state sepolte le vittime bosgnacche dei crimini del luglio 1995, sono stati scolpiti 79 nomi di bosgnacchi che erano vivi dopo il 2003, e alcuni di loro sono ancora vivi oggi, afferma la documentazione. che ha indagato su questo evento, che è di proprietà del portale banjaluka.net

Zašto se na spomeniku u Potočarima nalaze imena 79 živih Bošnjaka?

79 morti viventi a Potocari


Gospic: azione legale della vedova Levar

  Post di Osservatorio Balcani  La vedova del testimone di crimini di guerra assassinato chiede i danni al governo croato. Ufficiale croato,...