IL REGIME LA CUI BRUTALITÀ SCONVOLSE PERSINO I NAZISTI. MIGLIAIA DI SERBI, EBREI E COMUNISTI MASSACRATI A COLPI DI MARTELLO, SGOZZATI E TORTURATI: LA STORIA DELLE VIOLENZE NEL CAMPO USTASCIA DI SLANO VISTI DAGLI OCCHI DI UN CARCERIERE
L'orrore delle deportazioni e degli stermini nazisti sembrano essere senza pari per sistematicità, estensione e brutalità. Eppure i nazisti stessi si trovarono, nel corso della Seconda guerra mondiale, a inorridire di fronte all'efferatezza degli stermini di uno degli stati fantoccio da loro stessi creati: lo Stato Indipendente di Croazia, sotto la guida del fascista Ante Pavelic e dei suoi ustascia, addestrati e appoggiati in Italia negli anni ‘30 da Mussolini.
Giunto al potere dopo l’invasione della Jugoslavia da parte della Germania, Pavelic prese il comando di un territorio che corrisponde circa alla Croazia e alla Bosnia di oggi. Lo sguardo degli ustascia si volse subito verso quelli che consideravano “nemici” del popolo croato: serbi, ebrei, comunisti, zingari. Vennero creati dei campi di concentramento sul modello di quelli tedeschi: il più famoso fu quello di Jasenovac, ma anche nei campi “minori” si assistette a violenze e brutalità di ogni tipo. Se i nazisti utilizzavano le camere a gas, gli ustascia ricorsero a metodi tanto sbrigativi quanto brutali. A decine di migliaia i serbi venivano sgozzati sugli altari delle chiese ortodosse o massacrati a colpi di magli e martelli. La testimonianza che riportiamo si riferisce a quanto visto da una guardia di soli 19 anni di nome Joso (“mi arruolai per nazionalismo” dirà, una volta finito nelle mani dei partigiani), di stanza nel campo di Slano.
Joso ed alcuni altri giovani ustascia rifiutavano infatti di infierire e massacrare i prigionieri, soprattutto bambini. Quando Luburic, ideatore del sistema di sterminio croato, visitò il campo e seppe della riluttanza dei più giovani, volle parlare loro di persona. “Ebrei e comunisti sono alla stregua delle bestie”, disse loro. Fece portare due bambini e gli ordinò di ammazzarli sul posto con un pugnale. Al rifiuto di Joso, Luburic prese la lama e uccise davanti a lui il primo bambino. Poi gli mise la testa del secondo sotto lo scarpone, ordinando di ucciderlo a calci.
“Colpii col piede e schiacciai la testa del bambino.Poi mi ubriacai e così ubriaco violentai alcune ragazze che poi uccidemmo. In seguito non ebbi più bisogno di ubriacarmi.”
Quello che può sembrare un momento di particolare crudeltà era la norma nella Croazia di Pavelic, che sterminò poco meno di un quinto di tutta la popolazione dello Stato Indipendente di Croazia nel corso di circa quattro anni. Tra 350mila e mezzo milione di serbi, circa 30mila ebrei (la quasi totalità degli ebrei croati e bosniaci) e 25mila Romanì (praticamente tutti i Romanì croati) vennero sterminati dagli ustascia.
Giacomo Scotti
Cannibali e Re
Cronache Ribelli
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