lunedì 30 novembre 2020

domenica 29 novembre 2020

PIOTR LOVES BALKANS

 CAPODANNO BALCANICO, OSSIA PIOTR LOVES BALKANS




E anche questa volta mi sono fatto convincere (in 5 secondi netti) da Pat, detto anche "Anima della festa", a fare un salto nei nostri amati Balcani.
Io volevo a tutti i costi andare a Mostar, Pat non voleva partire il 29 subito dopo il lavoro, uno sguardo agli orari della Jadrolinija (ormai potremmo diventare soci della compagnia) e l'itinerario è stabilito: Ancona-Zadar-Split-Mostar e ritorno da Split.
Parto il 30 e in treno faccio amicizia con una ragazza di Durazzo, che bello scambiarsi luoghi comuni su italiani e immigrati, che mi dà preziosi consigli per un futuro viaggio in Albania.
Arrivo ad Ancona e mi incontro con Pat, il traghetto parte alle 22, è ancora presto. Iniziamo quindi con il dare benvenuto ad una delle caratteristiche dei nostri viaggi: l'alcool! Spesa (circa una decina di birre) e giro per Ancona, forse una delle città più depresse dell'emisfero boreale (ma non sono di Ancona e magari ho sempre visto male...). Unica nota uno stranissimo monumento raffigurante 3 rinoceronti, anche dopo un paio di birre e un miliardo di foto (ormai il mio amico Pat è più preso dal fotografare che un ciclista dal Giro d'Italia) nessuno dei due riesce a capire il perchè di quelle statue. Vabbè... imbarchiamoci.
Sulla nave non c'è quasi nessuno, fantastico! Quando viaggio odio avere vicino troppa gente di cui purtroppo capisco la lingua... Sento già il profumo di Croazia, di Cevapi e birra locale, ma per ora c'è da affrontare la cena preparataci dalla mamma di Pat, torte salate a carciofi e zucchine, mozzarella in carrozza e una torta buonissima! KO tecnico e si dorme.

SPLIT

Arriviamo a Zadar, una città che conosco poco, il tempo di perdersi e vedere degli incredibili palazzi fatiscenti vicino al porto che siamo sul Pulmann per Split, dove ci aspetta la nostra cameretta a 15€ a testa, davvero niente male, presso lo Split Central Apartaments.
Entrare in un porto al mattino è sempre una splendida esperienza, l'alba sul mare è emozionante, a me personalmente mette molta serenità. Siamo di nuovo nei Balcani, che bello! Ci accoglie Ivan, tenerissimo per come si lamenta che tutti passano da Split per andare a Dubrovnik (anche noi nel viaggio precedente eh eh eh...) e come per il capodanno molte persone andranno a Zagabria.
Il tempo di cambiarci e si va a pranzo, troviamo il ristorante Atlantida, ed un birra a noi ignota: Birra Pan!!! Subito quindi mezzo litro di PAN, Cevapi e patate fritte, sia lode eterna al cuoco.
Via al mercatino a controllare la bancarella, ormai consueta, con le magliette dell'Hajduk. Io trovo una splendida felpa ma sono in vena di risparmio, e mi mangerò poi le mani in quanto a Mostar il negozio dove speravo di comprare una maglia del Velez sarà chiuso...
Split è splendida, la nostra stanza nel palazzo di Diocleziano, Karlovacko e Ozjusko nostre amiche, Pat che fa più foto di Corona (ma senza ricatto...) e il pomeriggio passa. In serata inzia il concerto sulla Promenade, ma noi commettiamo l'errore alle 22 (dopo circa una decina di birre e un paio di panini con cevapi o pollo) di andare a riposare un'oretta; MI SVEGLIO ALLE 00.48!!!! Con Pat che mi dice che ha tentato in tutti i modi di svegliarmi mentre russavo amabilmente... Che si fa in questi casi? Si esce a bere!!!! Chiunque conosca il cantante che verso la 1.00 suonava con una bandiera croata sul cappello mentre tutti cantavano le sue canzoni per favore me lo dica. Split di notte è superba, i muri del centro fanno rivivere un tempo passato che aleggia tra i vicoli del palazzo! Dormita, tentativi inutili di contattare Ivan (sarà sbronzo dormiente abbracciato a due sventole? Onore a lui!), colazione e partenza per Mostar

MAKARSKA

Il centro del mondo, ogni viaggio passo da queata città. Ormai comprare Cokta al baracchino e andare in bagno qui durante la sosta del Pullman è un obbligo.


MOSTAR

Questa è la parte del viaggio che più aspettavo, in quanto sono attrattissimo dalla Bosnia. Viaggiare in pullman mi piace molto, col mio socio di viaggio riusciamo sempre a divertirci facendo anche discorsi molto profondi. Di solito finisce in sbronza, ed è bello così...
Sorvolando sui compagni di viaggio diretti a Medjugorie con conoscenze storico/geografiche che fanno rabbrividire: "esiste ancora la Slovenia?".
Arrivare a Mostar stringe il cuore, la città è in un catino, mi immagino durante la guerra i mortai appostati sulle alture. Una città ancora ferita, mancano i soldi per abbattere le case distrutte ma la voglia di vivere non si ferma e questa incredibile coesistenza di nuovo e vecchio è forse LA caratteristica della città. Basta guardare l'ex palazzo delle poste e la zona circostante, limite del fronte di guerra in città, per sentirsi stringere il cuore.
Ma si deve andare avanti, quindi prendiamo una stanza all' hotel (?) Ombrello (che sui biglietti da visita diventa Hombrelle) a quello che ormai è un prezzo fisso: 15€ a testa! Forse una grande alleanza balcanica stabilisce i prezzi, mistero....
Adesso turismo ossia zona del ponte, di Mostar ovviamente. La zona è meta per molti turisti di passaggio (mica vanno a vedere l'ex palazzo delle poste...) ed è stata ricostruita con i finanziamenti della Turchia. Che dire? La Nerevta, i minareti, la chiesa dei Salesiani che fa molto par condicio, non ho parole che SPLEDIDO! Io amo questo angolo di mondo, sento dentro qualcosa, una emozione fortissima, ma forse anche fame...
Cena al ristorante Sardvan dove ai cevapic si affianca un Mostarski qualcosa e la birra Sarajevsko, che buona!!!
Dopo cena troviamo un disco bar, si chiama bar Bajga, ed entriamo: FELICITA'!!! Un video trasmette solo turbo-folk, musica di cui io e Pat siamo fedeli seguaci. OSANNA! Una quantità di belle ragazze canta Severina, Ceca, Lepa Brena (quanto mi piace questa cantante!); ci incolliamo al bancone e non ce ne andiamo più, birra dopo birra, cocktail dopo cocktail. Ma il vero mito è il barista, non si ferma mai, canta balla impugna un microfono gigante e ci rende felici! Chiediamo anche canzoni a richiesta e questo splendido personaggio ci offre da bere, è incredibile vedere come a Mostar, con la città ancora sanguinante tanti ragazzi di etnia e religione diverse cantino tutti assieme le canzoni di Ceca. Mostar può essere davvero una città modello, come ritengono molti suoi abitanti.
Adesso io e Pat abbiamo un nuovo mito balcanico: il barista del Bar Bajga, che si aggiunge all'intero Bar Mirage, a Dubrovnik, una vera porta dell'inferno. Se non ci credete andate in quella splendita città e ordinate un rum e cockta in quel bar, bevete con calma guardandovi intorno, non sarete più gli stessi...
In albergo ci ritroviamo come due idioti davanti ad un canale tv che trasmette solo tubo-folk cercando di mimare le mosse del barista del Bar Bajga, momenti indimenticabili.
Il giorno dopo c'è il rientro, compriamo del burek da una giovane panettiera che orgogliosa ci dice circa 20 volte che è la specialità della zona.
Il rientro non è degno di nota, io vado al solito bagno di Makarska, a Split è tutto chiuso (è domenica), prendiamo il traghetto (dove scopro con rammarico la presenza di troppi turisti italiani vocianti) e torniamo a casa, con tante nuove emozioni, tantissime riflessioni ed un amore sempre più forte per una terra splendida.

CHE BELLA LA VITA!!! (a volte...)


Photos

sabato 28 novembre 2020

QUEI FANTASTICI TOPINI RANDAGI



Nel 2012 ci era stato chiesto di preparare un  viaggio per dei fuori strada intorno alla Stara Planina e così, sfruculiando in internet, incontro i Topini randagi 

I Topini erano stati in Albania nel 2011 

I Topini randagi in Albania

Albania Tour 2011

Nel 2012 Corfù 

I topini randagi a Corfù

Corfu' Raid 4x4 - by topinirandagi

E così incontriamo anche Marco Montanari 

The Corfù Rovers

Nel 2014 ancora Balcani

Topinirandagi 15 Anni di Storia

I Topini nuovamente nei Balcani

Balcani 4x4 2014 Topinirandagi

Nel 2016 Bosnia !

Tour in Bosnia

Film bosnia 2016 la liberazione del Topino Luca

Back to Bosnia “ …dove l’oriente incontra l’occidente

Grandi topinirandagi.it !!! 



Željko Joksimović



Bravissimo e bellissimo !  

Nije Ljubav Stvar (Serbia) 2012 Eurovision Song Contest

Lane Moje (Serbia & Montenegro) 2004 Eurovision Song Contest

IL MITICO SAM

 Ciao a tutti, balcanici e non. Sono Samuele e vivo da un anno e mezzo in Macedonia, dove sono finito del tutto casualmente per lavoro, e dove ho avuto la possibilittà di conoscere un po’ di cultura balcanica, e di affezionarmi alla gente e alle tradizioni del posto. Ho anche un blog dove Lina mi ha contattato, convincendomi con molte lusinghe a vincere la pigrizia e preparare – beh, riciclare per essere onesti – un post per la Balkan Crew! Purtroppo o per fortuna la mia esperienza qui volge al termine, per scelta mia, la vita continuerà altrove; sicuramente però un pezzetto di cuore rimarrà sempre balcanico, e sicuramente farò il possibile per tornare da queste parti ogni tanto – sperando che Skopje si doti piano piano di collegamenti decenti col resto del mondo – non fosse che per fare scorta di ajvar e di rakja! A proposito di rakja, di seguito la mia esperienza fatta con amici del posto che mi hanno invitato all’annuale distillazione familiare! Ancora più irrinunciabile della scorta di ajvar, per ogni famiglia macedone, è la scorta di rakja, che deve aiutare a passare il freddo inverno, curare l'influenza e le malattie di stagione, fare da dopobarba e da antigelo per i tergicristalli... insomma, un balsamo tuttofare che non può certo mancare.



Gli avanzi delle vinacce dopo la distillazione Ieri ho avuto la fortuna di essere invitato nella casa di campagna di un collega, una ventina di chilometri fuori città, per assistere alla annuale distillazione familiare. E' stato veramente molto bello, a partire dal viaggio di andata in mezzo a una copiosa nevicata, fino all'accoglienza veramente splendida: c'erano padre, madre e zio intenti alla preparazione, e sono stati di una ospitalità squisita. Non parlavano inglese ma si sono profusi in spiegazioni, e poi ci hanno fatto entrare in un locale riscaldato, una specie di taverna al rustico, dove bollicchiavano i crauti: ci hanno offerto la rakja dell'anno scorso, ajvar, formaggio bianco, verdure in salamoia, trattandoci veramente come pascià. E a metà pomeriggio i crauti si sono rivelati il pranzo, una specie di casoeula con abbondanti pezzi di porco, il tutto stracotto sulla stufa a legna per 3-4 ore... delizioso. E' stata davvero una immersione nella vita contadina, con i barili di crauti messi a fermentare per l'inverno, la scorta di mele, di zucche, il vino, l'alambicco per la rakja, il vicino di casa che affumicava la carne e ci ha invitato a vedere il suo essicatoio... tutto fatto davvero con una gentilezza squisita, tanto orgoglio per le proprie tradizioni e altrettanta voglia di mostrarle al nostro consueto gruppo da barzelletta (c'erano un italiano, un olandese e un indiano, dispersi nella campagna macedone innevata...).




E il prezioso nettare. Si, sembra una tazza ma porta almeno 15 litri La distillazione avviene su larga scala: l'alambicco da un centinaio di litri è stato affittato dalla parrocchia, a offerta libera (la chiesa aiuta sempre a mantenere le buone tradizioni), i 4 quintali di uva acquistati da un vicino e lasciati un mese a fermentare, e adesso per quattro giorni si dedicano alla distillazione degli 80-100 litri che serviranno fino all'anno prossimo. La distillazione della rakja da bere si ferma quando il liquido raggiunge i 53 gradi (!!!), poi prosegue e la 'coda' viene tenuta come detergente e per gli usi più svariati che accennavo all'inizio. La distillazione è singola, ma il risultato è tutt'altro che disprezzabile, anzi molto godibile e molto sano: nonostante il pomeriggio passato a brindare non c'è stato nessun postumo. Penso proprio che questa rakja sia un'ottima candidata a rispettare l'antica denominazione di acquavite. Ed è un bene visto che come ultimo tocco di estrema gentilezza me ne hanno regalata una bottiglia da un litro! Na Zdravje!



Segreti carpiti: l'alambicco si sigilla con la farina

LA NOSTRA FAVOLA RITA




Rita è una persona adorabile 

Viaggio di Rita prima parte

Viaggio di Rita seconda parte

Viaggio di Rita terza parte

Viaggio di Rita quarta parte

Rita e i Balcani prima parte

Rita e i Balcani seconda parte

Sarajevo

UNA FAVOLA DI NOME ELENA




Il viaggio in Albania è stato...Forte.

Non ho altri aggettivi che possano racchiudere e riassumere tutte le emozioni vissute giorno per giorno, quindici per l'esattezza.


Già, proprio così: io e Riccardo abbiamo avuto modo di toccare con mano una realtà diametralmente opposta a quella in cui viviamo, ed il tutto semplicemente al di là di uno stretto mare. Chi l'avrebbe mai anche solo immaginato?
Il caldo è stato torrido, soprattutto a Tirana dove alle 16.30 del pomeriggio ho fotografato le colonnine che segnavano 45.5 gradi... La città sembrava magicamente, cadere in una sorta di letargia nella ore pomeridiane, per poi risvegliarsi verso le 17.00 in un turbinio di rumori di serrande di negozi che si alzano all'unisono, e di profumi di pannocchie arrostite pazientemente lungo i marciapiedi. E Tirana, a mio avviso, merita di essere girata a piedi. Solo così si ha modo di sperimentare cio' che in realtà è, di comprendere la sua planimetria che altrimenti dalla guida, risulta riduttiva. Troppo. E solo così, si possono notare quei piccoli dettagli che la dipingono e contraddistinguono in modo così strano e particolare. 
Io e Riccardo, nonostante un'assicurazione medica stipulata prima della partenza, abbiamo avuto modo anche di sperimentare la totale impotenza. Il mio ragazzo, infatti, è stato male, e abbiamo dovuto ricorrere ad un ospedale pubblico visto che la figura della guardia medica non sembra esistere, nemmeno se chiamata da un hotel, e in agosto le cliniche e i dottori privati sembravano tutti in ferie. Siamo finiti al reparto Infektive dell'Ospedale Nene Tereza di Tirana e le condizioni, purtroppo, erano a dir poco fatiscenti. Il personale si è adoperato alla meglio per aiutarci, abbiamo avuto anche la fortuna di trovare un'infermiera molto brava (e bella, come sottolinea di continuo Riccardo ) che parlava italiano molto bene. Mentre attendevo, ripetevo continuamante tra me e me "Com'è possibile che, ad un ambiente così degradato dal punto di vista strutturale, corrisponda poi, un ambiente umano così disponibile e gentile?" Ma...più di una puntura e di una flebo di soluzione fisiologica, non c'è stato modo di far nulla. Mancavano medicinali, quelli che c'erano erano scaduti e loro stessi si vergognavano a farmi vedere come sui fondi di bottiglie di plastica tagliati a 'mo di scodelline, ci fossero manciate di pastiglie e pillole buttate ala rinfusa. Guardavo l'infermiera annotare tutto a mano su di un registro, perchè nulla è ancora computerizzato. Nel 2011. Pazzesco.


E il tutto a inizio vacanza. Vi lascio immaginare come potevamo sentirci all'idea di doverci poi, mettere in auto alla volta del nord, dipinto dagli abitanti della capitale come "arretrato e lontano".
Niente sud. Niente mare. Purtroppo abbiamo perso giorni nel tentativo di riprenderci a Tirana.
Al nord, per fortuna,tutto è andato meglio: sono riuscita a reperire le fonti di cui tanto avevo bisogno, grazie ad una zia dei miei vicini di casa che...è riuscita a farsi aprire anche la biblioteca dell'Università di Shkodra, altrimenti chiusa per inventario. Ho visitato posti inimmaginabili, seguendo strade (strade?) e sentieri dove l'auto sembrava abbandonarci a piu' riprese. Il tutto seguendo sempre i miei vicini di casa, che abitano a Bushat e si sono resi davvero disponibili ad aiutarmi.
A Shkodra ho visitato i diversi conventi: e l'incontro con Suor Anna alla Chiesa Francescana, mi ha poi aperto le porte anche del convento delle Suore Clarisse. Con Suor Sonia sono in contatto via mail... è stata davvero una persona disponibile, come tutti quelli che ho trovato. La situazione dei conventi, la paziente dedizione delle suore che cercano pian piano di ricostruire e risistemare i locali, meriterebbero un racconto a parte. E non escludo che scrivero' di tutto questo, ancora. Perchè chiunque faccia un viaggio come il mio, deve essere preparato a quello che troverà. E ancora non basta per dire di sentirsi a proprio agio. La periferia di Shkodra, lungo la linea ferroviaria che una volta collegava l'Albania con la Yugoslavia (oggi con il Montenegro) è un luogo dove anche la polizia passa e... non si ferma. Criminalità ? Forse, non saprei. Famiglie chiuse in casa per vendetta, scese dalla montagne circostanti per mancanza di lavoro. Povertà e arretratezza. Bambini che giocano tutto il giorno sui binari, case costruite con ciò che si è trovato in giro, donne schiacciate dal peso di una realtà dura, inimmaginabilmente dura. Anche qui...prometto di scrivere, scrivere, scrivere. Perchè c'è bisogno di informazione...


Sono riuscita anche a visitare anche Rreshen, città natale della lettrice di lingua albanese dell'Università presso cui studio, Anila Alhasa. Abbiamo avuto modo di ottenere anche un'intervista con lo scrittore Ndue Dedaj, una persona tanto colta, quanto umile e disponibile. Mi ha regalato una copia del suo romanzo proprio sul Kanun, peccato che essendo scritto interamente in albanese e non tradotto... dovro' farmelo tradurre da qualcuno per capire meglio cio' che ci siamo detti durante l'intervista...
Rreshen non sembrava affatto abituata alla presenza di turisti: il costo della vita è bassissimo rispetto al resto dell'Albania, le persone sono molto guardinghe e scrutano in modo sospettoso i nuovi arrivati, ma ci siamo trovati bene. La città è un cantiere a cielo aperto: la lettrice mi spiegava come, le persone, stiano tentando di risistemare le case, restaurare muretti e aree pedonali, giardini e monumenti, e il tutto di tasca propria. E' una cittadina che ha capito che dovrà risollevarsi da sola, con l'aiuto delle persone che lavorano all'estero e rientrano d'estate, portando con sè denaro per i dovuti interventi strutturali. E braccia, voglia di fare, voglia di vedere una città rinascere dalle sue stesse ceneri. "Come l'araba fenice" non facevo che pensare tra me e me. Ci sono bambini curiosi per le strade, che appena ci hanno avvistati in centro all'ora di cena, non ci hanno piu' lasciati. Di Rreshen mi sono rimasti gli occhi curiosi delle persone, quelli dei bambini soprattutto. Il profumo del pane appena sfornato, le chiacchere in centro attorno ad una scultura moderna di cui quasi tutti sembrano ignorare il perchè sia collocata proprio lì, così lontana e distante dallo stile degli edifici adiacenti. Il museo è la parte che piu' mi ha colpita: abbandonato a se stesso, con i soldi raccolti ha sistemato il piccolo giardinetto all'ingresso.
Il direttore, un pittore ora in pensione, ci ha spiegato come, dopo il 1991, i cimeli siano stati accatastati in attesa che qualcuno arrivi lì a dar loro un ordine. Prima troneggiavano gli eroi della patria, l'arte del periodo comunista in primo piano. Ma ora, l'ordine non esiste piu', e le persone non sanno cosa collocare e dove. 
Le vetrinette sono per lo piu' rotte e aperte, perchè "...quello che potevano prendere, l'hanno già preso..." e la gente si chiede se mai qualcuno dall'estero verrà a dare un po' di oggettività storica nella disposizione di cio' che rimane. Ci hanno fotografati, perchè "...se mai apriremo un sito, facciamo vedere come anche gli stranieri vengano qui..."... Inutile dire che la cosa mi ha fatto sorridere, ma amaramente.


Ho avuto modo di visitare anche Kruja: bellissimo il castello-museo, tenuto benissimo e completamente restaurato. Come pure il bazar esterno, una decina di negozietti con oggettistica di dubbia provenienza...credo che anche qui sia arrivato il "made in China", ahimé. Molti i turisti turchi, molti gli scatti su di una terrazza panoramica stupenda. Perchè l'Albania ha questo: paesaggi e viste mozzafiato. E l'Albania è questo: persone sorridenti e disponibili, uomini che parlano tra di loro tra colpi sulla spalla e strette di mano, partite a scacchi o domino infinite lungo la strada, bambini i cui occhi curiosi aprono il cuore fino alla commozione. Profumo di caffè, di pannocchie arrostite... papere che camminano indisturbate alla pompa di benzina finchè si fa il pieno. Ma anche due livelli di vita diametralmente diversi: i ricchi terribilemnte ricchi... i poveri, terribilmente poveri. Questo soprattutto a Tirana.
Lina...Non bastano le parole, non basta un singolo pezzo per descrivere tutto quello che abbiamo visto, vissuto... No, non basta. Ma per ora lo faro' bastare, sapendo che, se vorrete, seguiranno altri articoli piu' dettagliati. Grazie mille!

DANIELE GUSTOMAINA




Finalmente il nostro gustoloso ci ha dato il permesso di parlare di lui. In realtà non aspettatevi gran chè, nel senso che non posso parlare tanto di questa favola, ma posso dirvi che esistono persone come lui, che si impegnano sempre. Alle volte gli eroi li abbiamo vicini e non ce ne accorgiamo. Forse pensiamo che sono quelli che imbracciano il fucile e vanno a fare le guerre. Invece gli eroi sono quelle persone che coltivano i loro sogni giorno per giorno, senza mai mollare. Io da Daniele ho sentito solo belle parole. Quante volte abbiamo parlato di alcune discussioni lette sui blog balcanici, magari mentre io ero disperata e lui :- Ma Lina, che ci vuoi fare, sono persone cosi' e tanto raccolgono quel che seminano. Dany semina bene perchè raccoglie tanta simpatia e tanti amici. Adesso faccio una cosa fuori legge. Posto il suo balcone di casa senza aver chiesto il permesso. Ti avviso Dany che se mi denunci ti fai rinchiudere con me e parliamo di Balcani tutta la vita.

Foto di Daniele Gustomaina

mercoledì 25 novembre 2020

Ustascia e la Croazia di Ante Pavelic




Ante Pavelić, leader del partito fascista croato (Ustascia), fu posto da Hitler al governo della Croazia dopo l'invasione nazista del 1941. Pavelić era un acceso nazionalista, convinto ad esempio, che il popolo serbo fosse una razza inferiore: fu responsabile di un genocidio ai danni di circa 390.000 vittime (in prevalenza serbi, ebrei, rom) nel corso della Seconda guerra mondiale. La monografia affronta con completezza questi anni di storia croata e della guerra, partendo già dalla giovinezza e dagli anni di formazione di Pavelić e del movimento, seguendolo fino alla fuga e alla latitanza, senza trascurare le responsabilità del Vaticano. Infine, è sviluppato anche uno speciale focus sul ruolo degli Stati Uniti nell'assetto post-bellico: l'autore, sulla base di documenti a lungo non resi pubblici, ritiene che per il presidente Truman fosse una priorità lasciare Pavelić impunito, nel contesto appena avviato della Guerra Fredda. Gli ustascia costituiscono ancora oggi un lascito estremamente complesso per la società croata: il libro presenta finalmente al lettore tutti gli elementi utili alla comprensione di una fase di grande significato per la storia della Croazia, dei Balcani e dell'Europa.


Consigliato anche: 

Il genocidio nella Croazia satellite

Dubravka Ugrešić: una Croazia sul modello fascista

Croazia: tolleranza per il saluto fascista

Croazia, la zavorra del passato ustascia

L' arcivescovo del genocidio

La via dei conventi. Ante Pavelic e il terrorismo ustascia dal Fascismo alla Guerra Fredda

INTERVISTA A PADRE SAVA JANJIC




Bella intervista a padre Sava Janjic di Decani ad opera di Luca Tatarelli per Report Difesa 

Kosovo, padre Sava (abate di Decani): “No alla creazione di Stati etnici”




Se volete ridere .. l'abbiamo trovata sul profilo del serbofobico major 





domenica 22 novembre 2020

Dara iz Jasenovca




Dara iz Jasenovca

Dara from Jasenovc

Dara di Jasenovac concorrerà all'Oscar

Il genocidio nella Croazia satellite




In rapporto al numero degli abitanti, nello Stato fantoccio della Croazia, tra il 1941 e il 1945 ebbe luogo il più grande genocidio che la storia ricordi: furono uccisi infatti, in quei quattro anni, 750.000 serbi, 60.000 ebrei e 26.000 zigani. Lo storico francese Edmond Paris in questo volume disegna il quadro storico di come si sia potuti giungere a uno sterminio di tali proporzioni e, raccogliendo prove e documenti storici, dimostra la responsabilità nelle epurazioni degli ustascia di Ante Pavelic. Ma soprattutto coinvolge direttamente la Chiesa croata, responsabile di connivenza con le forze naziste, e la fazione collaborazionista nel tentativo, da sempre perseguito, di smembrare la Jugoslavia e di cancellare la parte serba-ortodossa e tutto quello che non fosse cattolico. Questo classico della storia balcanica racconta le atrocità commesse negli anni bui della seconda guerra mondiale, ma mette in luce anche tutte le criticità recondite che saranno causa qualche decennio più tardi della fine della Jugoslavia. Prefazione di Branko Miljus.

La via dei conventi. Ante Pavelic e il terrorismo ustascia dal Fascismo alla Guerra Fredda





sabato 21 novembre 2020

Mladen Grujicic rieletto!



Sinceramente siamo parecchio allibiti poichè non abbiamo notizie certe da nessuna parte. Come al solito i giornali parlano solo della stessa propaganda e certe notizie le oscurano 

Da quello che ci risulta Mladen Grujicic ha vinto e noi ci congratuliamo


SRBI SLAVE U SREBRENICI: Stigli rezultati izbora

Per l'ONU Srebrenica non è un genocidio

"U Srebrenici nije bilo genocida. Presude Karadžiću i Mladiću ne priznajem. Čiča-miča, gotova priča"

NON E' VERO CHE VA TUTTO BENE (dva)



Questa notte l'ennesima provocazione.

A Gracanica un gruppo di albanesi ha tirato una molotov contro la statua di Milos Obilic e hanno tentato di rubare la bandiera serba. Queste cose sono all'ordine del giorno ed è molto triste vedere che qualcuno fa contro informazione: - La vita kosovara di oggi è ben lontana dagli slogan propagandistici delle chiese "assediate" e dalle forme di nazionalismo estremo a cui è solitamente associata - 

Non è vero che va tutto bene

venerdì 20 novembre 2020

LA SARAJEVO DI LIVIO SENIGALLIESI



Finalmente una persona onesta che racconta ciò che tanti volutamente tacciono!

Livio Senigalliesi è a Sarajevo per fotografare la guerra e risiede presso una famiglia mista: lui serbo e lei musulmana. Nel quartiere serbo non sono mai e sottolineo mai, arrivati gli aiuti umanitari che erano solo per i musulmani. Il giornalismo ha volutamente taciuto questa verità e la guerra è stata raccontata in chiave politica con la conseguenza che la verità è stata la prima vittima 

Davvero tanti complimenti a Livio Senigalliesi 

L'assedio di Sarajevo, 8 minuti con LIVIO SENIGALLIESI fotografo

liviosenigalliesi.com

Professione reporter

Le verità scomode


Consigliamo anche  




LE VITTIME DI 'CACO' NEL BURRONE DI SARAJEVO



Nel 1992 durante l’assedio, la milizia di Mušan Topalović “Caco” inquadrata nell’esercito della Repubblica di Bosnia Erzegovina (ARBiH) uccise brutalmente vari civili serbi presso le alture di Kazani. Per tale crimine di guerra 14 soldati furono condannati a pene da 10 mesi a 6 anni di carcere. Topalović rimase ucciso nel 1993, durante la fuga dopo l’arresto da parte della polizia e delle forze speciali bosniache. Finora dalla foiba di Kazani sono stati riesumati i resti di 23 persone, 15 delle quali sono state identificate: si tratta di cinque donne e dieci uomini, di cui due vittime ucraine, due croati, un bosniaco e dieci serbi.

Le vittime di Caco nel burrone di Sarajevo 

La drammatica morte di Moreno Locatelli

PRIMA DI AIDA






Con l'uscita del film "Quo vadis, Aida" assistiamo all'ennesima storia della guerra raccontata a metà. Per carità, nessuno nega questi fatti, ma sarebbe interessante raccontare cosa hanno fatto prima le truppe musulmane in quell'aera. Parliamo di donne e bambini uccisi a tavola il giorno di Natale.

Nessuno poi si spiega perchè Jasenovac con 700.000 serbi uccisi senza contare i rom e gli ebrei non è genocidio e Srebrenica si 

ATTENZIONE.  Scritto da Osservatorio blacani il 19/02/2021. Gli uomini rifugiati alla base ONU a Potocari erano 350 e non 8.000

Srebrenica: l'Olanda risarcisce i militari che si ritirarono davanti a Ratko Mladić

Se non è così, che correggano il testo. Infatti nell'articolo si parla di 8.000 vittime, ma giustamente NON sono collocate alla base ONU. Alla base 350. E' un articolo corretto e onesto. Complimenti all'autrice 


 Tokača sottolinea quanto sia importante che la società bosniaca si liberi dal mito della propria tragedia. "La Bosnia è stata vittima di un mito e di narrazioni mitiche. Se continuiamo a perpetuare il mito sulla nostra società, a giocare con i numeri delle vittime e a diffondere bugie, finiremo per riprodurre le dinamiche che sono sfociate nella guerra contro la Bosnia Erzegovina e contro la sua struttura sociale e culturale". Atlante dei crimini di guerra. Osservatorio Balcani e Caucaso. 03/06/2019


La disinformazione strategica su Srebrenica

Assoluzioni all'Aja

Bosnia. Kravica una strage impunita

5 Luglio 1992

Per l'ONU Srebrenica NON è un genocidio

Assolto Donatello Poggi

Srebrenica, città tradita

Confessione sensazionale di Ibran Mustafic

Dorin. Come sono andate veramente le cose

Domande frequenti su Srebrenica

Vucic preso a sassate a Srebrenica

350 uomini e non 8.000 !!!!!

Replica al comunicato del presidente A.N.P.I. su Srebrenica

Srebrenica. Le contraddizioni di un genocidio sancito a priori.

La vera storia dietro Srebrenica


Nessuno si ricorda dei serbi di Kraijna e Slavonia, delle vittime civili serbe di Srebrenica. Nessuno si ricorda di Fikret Abdic, che ha combattuto con le sue forze musulmane nella Zapadna Bosna a fianco dell’Armata Jugoslava contro i secessionisti di Izetbegovic. Chi, oggi, difende i serbi che tentano disperatamente di sopravvivere nelle enclavi kosovare dopo la pulizia etnica subita dai criminali dell’UCK, pupilli ed alleati della Nato? Nei Balcani si è definito l’obiettivo politico dell’Unione Europea imperialista e subalterna agli Usa, forte con i deboli e debole con i forti. Un’Europa che ha fatto la scelta strategica di sostenere a piene mani le forze e le istanze più reazionarie.

Il parere di Enrico Vigna


Confessione sensazionale di Ibran Mustafic, veterano di guerra e politico bosniaco musulmano : abbiamo ucciso la nostra gente a Srebrenica . Almeno 1.000 musulmani bosniaci di Srebrenica sono stati uccisi dai loro connazionali durante la fuga a Tuzla nel luglio 1995, perché c'erano liste di coloro a cui "deve essere impedito di raggiungere la libertà, a qualsiasi costo", ha detto uno dei fondatori della SDA a Srebrenica, Ibran Mustafic.

Confessione sensazionale di Ibran Mustafic


Per essere realistici, in quanto a Srebrenica, si dovrebbe parlare delle incursioni del criminale di guerra Naser Oric (bosniaco) che rase al suolo, nei mesi precedenti alla strage compiuta dai serbo bosniaci, 156 villaggi serbi uccidendo 3.283 civili (serbi); si dovrebbe parlare di come la zona dichiarata "protetta" dall'ONU fosse tutt'altro che smilitarizzata (migliaia di combattenti mujaheddin ben armati); si dovrebbero prendere ripetizioni di aritmetica, dato che gli 8.372 morti non tornano se si considera che ad inizio agosto 1995, l'OMS ed il governo bosniaco registrarono 35.632 cittadini, se si sommano i 2.000 combattenti musulmani morti, i 2.000 musulmani che hanno precedentemente guadagnato le linee "amiche" e gli oltre 8.000 trucidati, si arriva a circa 47.000.
Peccato che Srebrenica ne contasse, secondo il giudice del TPI Patricia Wald, 37.000.
Molte altre sarebbero le questioni, per così dire, poco chiare.

Consiglio pertanto le seguenti letture:
- Il Corridoio: viaggio nella Jugoslavia in guerra - di J. Toschi Marazzani Visconti, La città del Sole, 2005;
- Srebrenica. Come sono andate veramente le cose - di Alexander Dorin e Zoran Jovanovic, Zambon, 2013;
- Il dossier nascosto del "genocidio" di Srebrenica - di Ivana Kerecki, La città del Sole, 2007;
- Imputato Milosevic. Il processo ai vinti e l'etica della guerra - di Massimo Nava, Fazi, 2002;
- In difesa della Jugoslavia. Il j'accuse di Slobodan Milosevic di fronte al "tribunale ad hoc" dell'Aja, Zambon, 2005;
- Imputato Milosevic. Il processo ai vinti e l'etica della guerra - di Massimo Nava, Fazi, 2002;
- In difesa della Jugoslavia. Il j'accuse di Slobodan Milosevic di fronte al "tribunale ad hoc" dell'Aja, Zambon, 2005;
- Uomini e non uomini. La guerra in Bosnia-Erzegovina nella testimonianza di un ufficiale jugoslavo - di Goran Jelesic, Zambon, 2013

giovedì 19 novembre 2020

lunedì 16 novembre 2020

Chi semina vento raccoglie tempesta

 



ROVINARE I BALCANI

Nei primi anni 2000 sono nate le prime pagine web balcaniche post guerra. 

Erano praticamente tutte contro la Serbia perchè era l'unica che non si era allineata alla NATO e anche quella che avrebbe probabilmente vinto la guerra senza l'intervento americano.

Finchè c'è democrazia c'è pace e finchè si puo' discutere la parola è alle parole e non alle armi.

Negli ultimi tempi abbiamo invece visto nascere delle pagine serbofobiche senza senso

Naturalmente c'è libertà di pensiero, ma ogni pensiero dovrebbe essere portato avanti in modo educato e rispettando i pensieri altrui, mentre chiunque ha fatto notare a queste pagine i loro errori ha subito maleducazione e arroganza.

Con l'odio non si è mai costruito niente e non è mai servito nemmeno a chi scrive la pagina, tanto più se sono pagine post guerra che aizzano nuovamente un popolo contro un altro 

Il bello è che se mai i serbi volessero dire ancora qualcosa, sono stati quasi tutti bannati












Poi si danno la zappa sui piedi da soli 























Molte persone lasciano la pagina e lo dicono anche molto chiaramente 




Vengono fatti numerosi post di odio, ai quali si ribellano tutti e c'è un certo nervosismo da parte di chi gestisce la pagina 






Meno male che si ride anche un po' 






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  Balkan moja ljubav