sabato 30 gennaio 2021

Mostar: tre giornalisti RAI uccisi da una granata ustascia




 Usiamo le parole di Mario Boccia per raccontare il coraggio di tre giornalsiti RAI caduti perchè facevano bene il loro lavoro

Un mazzo di fiori rossi per Alessandro Ota, Dario D’Angelo e Marco Luchetta, inviati RAI uccisi a Mostar da una granata “ustascia” il 28 gennaio 1993. Dedico il post agli abitanti di Mostar che la guerra l’hanno subita (non a chi l’ha provocata) e che oggi lavorano per superare un dopoguerra che sembra non finire mai.


Anche in questo servizio si ribadisce che la granata è stata tirata dai croati

Dolore diviso. Speranza unita

25 anni fa a Mostar un razzo sparato dai secessionisti croati falcio una troupe della RAI. Morirono Dario D'Angelo, Marco Luchetta e Sasa Ota. La capitale dell'Erzegovina rimane divisa.
di Walter Skerk

Diž se Tito - Despacito Balkan Parody



Diž se Tito

Ti sada meni si našo da popuješ
Teško nama svima sa tobom
Vi koji lažete da će nam bit bolje
Zar vas nije stid bar malo
 
Ooo tu svome dupetu našo si spas
Boli tebe briga sad za nas
Tuđi kajmak si pokuso
 
Oujea ja, ja na birou sam diplomiran
Kažu bit će posla ako prodam glas
To moj striko bi poguro
 
Diž se Tito ako boga znaš samo diž se Tito
Bez tebe je ovdje sve mahnito
Pokrali su bog samo zna koliko
 
Diž se Tito kakvu nebulozu sam pročito
Neki hajvan stupa grčevito
Ulice prediva munjevito
 
Trotoare grade i čude se toliko
A svima nam je muka šutimo glasovito
 
Umne barikade sade naveliko
Zaposlenje stohiljadito
Ma svi smo mi merino
 
Znaš nije to baš hrabro
Al zbogom stara škvadro
I svu rodbinu sabro
Pa preko grane nabro
 
I kada stignem tamo poslat ću ja vama BAM BAM
Eto vam diploma odo ograde da farbam
 
I došlo mi je ovdje svega više preko glave
Keru, keru, keru mali zagrni ti rukave
I hajde slobodno ti volontiraj
Život si izrento pa uživaj
 
Elito elito zove zove mito
Stani derle kud si pohito pohito
Takvima je mensa isto što i menza
Đe ba ima korza bez ulice Broza
 
Diž se Tito ako boga znaš samo diž se Tito
Bez tebe je ovdje sve mahnito
Pokrali su bog samo zna koliko
 
Diž se Tito kakvu nebulozu sam pročito
Neki hajvan stupa grčevito
Ulice prediva munjevito
 
Trotoare grade i čude se toliko
A svima nam je muka šutimo glasovito
 
Umne barikade sade naveliko
Zaposlenje stohiljadito ma svi smo mi merino
 
Diž se Tito ako boga znaš samo diž se Tito
Bez tebe je ovdje sve mahnito
Pokrali su bog samo zna koliko
 
Diž se Tito kakvu nebulozu sam pročito
Neki hajvan stupa grčevito
Ulice prediva munjevito
 
Postato da ArtukîArtukî Ven, 17/08/2018 - 15:58
traduzione in Inglese
Allinea i paragrafi

Stand up, Tito

You are going to preach to me now
It is hard for all of us with you
You, who lie that we'll be better
Aren't you a shame at least a bit?
 
Oh, you've found the salvation for your ass,
You don't care for us now.
You've taken someone else's credits.
 
Oh, yea, I am graduated unemployed.
They say, there will be a job if I sell my vote.
My uncle would push forward that.
 
Stand up, Tito, for the sake of God, stand up Tito!
It'all insane here without you,
only God knows how much they've stolen.
 
Stand up, Tito! I have read a stupid stuff:
Some bist comes strongly,
Renames the streets rapidly...
 
They build trotters and wonders so much
And we are all sick, we a loudly silent.
 
They heavily burst the barricades of reason,
Hundred thousands of jobs.
Well, we are all Merino (sheep).
 
You know, it is nor really brave
But Goodbye, my old friends
I've gathered all my relatives
and moved right across the border.
 
And when I get there, I'll send you BANG; BANG!
I leave my diploma to you, I am going to paint the fences.
 
I got enough of everything here!
Dog, dog, little dog, you now try harder
and you are free to go to volunteer.
You've rent your life so enjoy it.
 
Elite, elite, the bribe is calling, calling
Stop, you kid, where do you rush, rush.
For that kind, the Mensa is the same thing as a canteen.
Where could be the walking street if it's not a street of Broz.
 
Stand up, Tito, for the sake of God, stand up Tito!
It'all insane here without you,
only God knows how much they've stolen.
 
Stand up, Tito! I have read a stupid stuff:
Some bist comes strongly,
Renames the streets rapidly...
 
They build trotters and wonders so much
And we are all sick, we a loudly silent.
 
They heavily burst the barricades of reason,
Hundred thousands of jobs.
Well, we are all Merino (sheep).
 
Stand up, Tito, for the sake of God, stand up Tito!
It'all insane here without you,
only God knows how much they've stolen.
 
Stand up, Tito! I have read a stupid stuff:
Some bist comes strongly,
Renames the streets rapidly...



SUPER!!!







Kosovo, 10 anni dopo il pogrom anti-cristiano




I serbi cristiani ortodossi del Kosovo ricordano con dolore il pogrom che hanno subito 10 anni fa, ad opera degli albanesi musulmani. Non fu l'ultimo, né il primo episodio di una violenza etnica e religiosa che non è affatto a senso unico.

Kosovo, 10 anni dopo il pogrom anti-cristiano

Il Kosovo è Serbia e si chiama Kosmet

Kosovo, la notte dei cristalli

17 anni fa il pogrom contro i serbi


venerdì 29 gennaio 2021

BASKET: Deni Avdija, una storia fra Kosovo, Serbia e Israele




Deni Avdija è un ragazzo che possiamo definire "figlio d'arte". Suo padre Zufer è stato un grande cestista jugoslavo degli anni '80 e un'icona della Stella rossa.

Avdija senor è stato uno dei pochi giocatori di livello a provenire dal Kosmet ed è di etnia "gorani", ovvero slavi musulmani 

Deni dice: mio padre è nato in Kosovo, in Serbia 


BASKET: Deni Avdija, una storia fra Kosovo, Serbia e Israele

giovedì 28 gennaio 2021

L' INQUINAMENTO DELLA DRINA




Nei giorni scorsi il bravissimo giornalista di East journal Marco Siragusa ha fatto un articolo sull'inquinamento del fiume Drina che scorre meravigliosamente nei nostri amati Balcani da sempre testimone della storia.

Ringraziamo Marco Siragusa per averci messo al corrente del problema inquinamento, ma davvero facciamo fatica a capire il collegamento con Arkan. Tuttavia se citiamo Arkan sarebbe doveroso citare Emir Kusturica che tanto si è adoperato per la pace di questa zona, I 7 della Drina (che nessuno mai menziona tranne CNJ) , la Waffer Gebirgs Division der SS "Handschar"e l'inconprensibile assoluzione di Naser Oric'

Di Ivo Andric' per fortuna ne parlano già tutti 

Questo post è quindi a completamento di un discorso parziale come sempre più spesso si vede on line.


Anche perchè girando nel web si leggono decine e decine di articoli sull'argomento e nessuno parla di Arkan.

La diga sul fiume Drina è diventata una discarica

Anche Est ovest di Rai 3 ha fatto un ottimo servizio senza nominare Arkan

FIUME DI RIFIUTI - EST OVEST - RAI 3

Comunque la Serbia si è data da fare 

Očišćeno Potpećko jezero, izvađene desetine hiljada kubika otpada

Serbia begins clean up of garbage choked lake


Parlando in generale, non riferendoci assolutamente a questo giornalsita o alla pagina su cui scrive, ripeto.. in generale, l'informazione sui Balcani in Italia non è a 360° come dovrebbe essere una giusta informazione 

Colgo l'occasione per levarmi un piccolo sassolino dalla scarpa. Andando a Sarajevo dalla Serbia, ho incontrato un altopiano sopra Sarajevo strapeino di immondizia. Non ho mai visto così tanta immondizia nei prati per km e km. Ma come è possibile??

Bravo comunque Marco Siragusa! Però una curiosità ce la deve togliere: perchè violentata da un soldato serbo lo scrive in grassetto ?  




BALCANI: L’isola (di rifiuti) sulla Drina

Waffen-Gebirgs-Division der SS "Handschar"

I 7 della Drina

Assolto Naser Oric' che comandava milizie bosniache a Srebrenica

Grande Emir Kusturica

Prima di Aida

Mirjana Dragcevic


Tutto questo discorso si è teneuto su un gruppo che parla di Balcani che ha dell'incredibile ed è diventato una barzelletta in Serbia:  LA MAMMA DEI SERBOFOBICI E' SEMPRE INCINTA

Naturalmente sono arrivati puntuali come sempre gli odiatori che vedi solo se c'è da dare addosso ai serbi, ma stavolta hanno superato se stessi! Miss "So tutto io" ha detto che Arkan fa parte della geografia! La serie "so tutto io" non ha mai convinto nessuno. Va bè.. ragazzi.. alla prossima .. tanto qua ne sparano una al giorno.. 





Sempre su "Noi che distruggiamo i Balcani" un caro amico ha postato il video di Est ovest sull'inquinamento della Drina ed è subito stato attaccato dai soliti odiatori, ma ci ha lasciati molto perplessi il commento di questo giornalsita che scrive articoli chiedendo rispetto per le sue idee ma non rispetta quelle altrui. Questi quando li chiudi nel discorso e non sanno più come rispondere attaccano con vittime e benealtrismo. Noi lo sappiamo e ci giochiamo sempre qualche soldino: scommetti che 10 min arrivano fuori col discorso "vittima"? Vinciamo sempre 





Stesso articolo non politicizzato  






I 7 DELLA DRINA



Foto di CNJ 


 Il 27 novembre 2014 una delegazione serba venne a Marino, su iniziativa della locale sezione dell’A.N.P.I. in collaborazione con l’Archivio Storico dello Stato Maggiore dell’esercito Italiano,  per documentare i luoghi della memoria dei volontari garibaldini marinesi: Cesare e Ugo Colizza, Arturo Reali con i loro altri quattro compagni d’armi di Roma, che partirono volontari per combattere contro l’Impero austro-ungarico alla vigilia della prima guerra mondiale, cadendo, cinque di loro, in combattimento a Babina Glava il 29 luglio 1914.

Nello stesso giorno il regista serbo Nikola Lorencin con la sua compagnia di cineoperatori realizzarono a Marino un documentario a ricordo di coloro che lo Stato di Serbia considera eroi nazionali.

La storia dei 7 italiani che combatterono per la libertà della Serbia

del regista Nikola Lorencin

Esso narra la storia dei sette italiani che, ispirati da ideali garibaldini e internazionalisti, partirono volontari nel 1914, prima ancora dell'entrata in guerra dell'Italia, per combattere per la libertà della Serbia. Di loro, cinque caddero praticamente subito in combattimento, nella remota località di Babina Glava presso il fiume Drina...


martedì 26 gennaio 2021

1981-1999: 60.000 serbi vittime della pulizia etnica albanese

 ARTICOLO DI OSSERVATORIO BALCANI E CAUCASO 

Marzo 1981. Attacco armato di 2000 studenti dell’Università di Pristina cui si aggiungono comuni cittadini e operai. Vengono distrutti negozi, auto, case dei cittadini slavi. I morti sono oltre 1000, la maggior parte per armi da fuoco (fonti: Min. Interno)
Aprile 1981. Treni deragliati, scuole date alle fiamme, attentati alla centrale elettrica di Kosovo Polje e alla fabbrica di Urosevac. 680 incendi dolosi causano danni per 70 milioni di dinari tra il 1980 e il 1981 (dati Ministero degli Interni).
13 Maggio 1981. Franjo Herlevic, segretario federale agli interni, denuncia l’attacco allo Stato da parte del gruppo terrorista-criminale “fronte rosso”, legato ai servizi segreti albanesi e al governo albanese (il Fronte Rosso era un gruppo terroristico nazionalista clandestino, che diffondeva la paura con omicidi ed esecuzioni, nato dopo la rottura tra Tito e Stalin e l’uccisione di Koci Xoxe, probabilmente finanziato inizialmente da Stalin contro la Jugoslavia ribelle. In Kosovo e Metohija è stato particolarmente attivo dal 1981. Per maggiori info leggere Political Terrorism).
Aprile-Ottobre 1981. Oltre 10.000 slavi lasciano il Kosovo per sfuggire alle violenze etniche albanesi. Il Censimento di quell’anno mostra un’impennata negli squilibri demografici (popolazione serba nei censimenti: 1953 28%, 1971 21%, 1981 15%).
Ottobre -Novembre 1982. 3 bombe esplodono a Pristina. Attentati verso funzionari , esecuzioni, assassini di cittadini non-albanesi e violenze etniche aumenteranno esponenzialmente di anno in anno.
1981-1987. Sgominati oltre 200 gruppi mafioso-terroristici, 5.200 arresti, ma molti restano in clandestinità, altri all’estero (Albania, Germania, Italia, USA). Fonte: Ministero Intero.
Giugno 1987. I profughi slavi in fuga dal Kosovo salgono a 22.000. Popolazione serba in KosMet: 10% (censimento 1987)
1988. Escalation della violenza verso la minoranza slava: attentati, esecuzioni di funzionari, omicidi, intimidazioni, sfratti si moltiplicano. I profughi aumentano a oltre 30.000.
Fine 1989. I gruppi terroristico-criminali si uniscono nel Movimento popolare del Kosovo (LPK), formazione terrorista, criminale e nazionalista che si finanzia col traffico di droga, armi, esseri umani e contrabbando di organi. Tra gli affiliati Adem Jashari, Iljaz Kodra Jakup Nura, Sahit Jashari, Hashim Thaci, Sami Lushtaku, Fadil Kodra, Rexhep Selimi e altri. (molti ricoprono tuttora le più alte cariche nel governo di Pristina)
1990-1991. In Albania si addestrano terroristi e criminali vari per la formazione di un “esercito del Kosovo”. In questo gruppo sono Adem Jashari, Sahit Jashari e Murat Jashari, Iljaz Kodra Fadil Kodra. Il movimento terroristico è sempre clandestino ma sui singoli terroristi (noti anche al Dip. Stato USA) pendono già mandati di cattura internazionali; Nel solo anno 1991 vengono compiuti 119 attentati verso polizia e civili serbi (dati ministeriali). La stampa kosovara scrive apertamente che l’esecutore di molti attentati è Adem Jashari.
1992. In Albania fioriscono numerosi gruppi terroristci e criminali come NPK, NPOK cui fanno parte anche Thaci e Haradinaj (lo stesso Haradinaj dichiarerà che i gruppi stragisti che seminarono il terrore negli anni 80 e primi 90 furono la base per la creazione dell’UCK. Gli affiliati erano gli stessi). Sono uno scandalo diplomatico le foto che scatta la CNN in Albania, a Elbasan, che mostrano terroristi kosovari ricercati mentre vengono addestrati da ufficiali albanesi in divisa. La polizia serba scopre interi arsenali che i gruppi terroristici hanno spostato dall’Albania al Kosovo.
5 Aprile 1993. In casa Jashari gruppi armati e politici kosovari e albanesi pianificano escalation dell’attività terrorista contro polizia e civili serbi, e riuniscono la miriade di clan armati in un vero e proprio esercito clandestino con struttura militare e 40.000 uomini: l’UCK. Uno dei leader è Rexhep Selimi, in seguito uno dei comandanti dell'UCK e poi il Kosovo Protection Corps (in violazione degli accordi internazionali e della risoluzione 1244 che ordinava il disarmo dell’UCK e di tutti i suoi affiliati). In quel gruppo Azem Syla, Hashim Thaci, Sokol Bashota ecc…
La storia degli ultimi anni dell’UCK (inserito nel 97 dagli USA tra i gruppi terroristici internazionali) è cosa nota. Nonostante il disarmo dell’UCK previsto dagli accordi internazionali, i terroristi sono passati in massa nel Kosovo Protection Corps, ed il partito dell’UCK, il PDK fondato nel 99 dai terroristi, è il primo partito, il partito del capo di governo (condannato a 10 anni per terrorismo e genocidio)


1981-1999: 60.000 serbi vittime della pulizia etnica albanese

lunedì 25 gennaio 2021

Mira Furlan, lettera ai concittadini




Ero pronta, e sarei tuttora pronta a tutti gli sforzi e agli orrori connessi al caso, se non fossi stata, all’improvviso, sommersa con spaventosa ferocia dall’odio della mia città natale. Sono inorridita dalla forza e dalla mole di tale odio, dall’unanimità della condanna, dal fatto che nessuno ha visto una buona intenzione nel mio gesto, vale a dire la difesa dell’integrità professionale, un tentativo di difendere almeno uno spettacolo buono e bello.  


Mira Furlan, lettera ai concittadini

domenica 24 gennaio 2021

DEJAN E FATMIR

 

Questa storia è, in teoria, inventata, ma in realtà è tutta vera poichè è presa da esperienze vissute


Dejan è nell’angolo del bar con due enormi panini e una birra. E’ in Italia per lavoro e conosce bene l’italiano nonostante sia serbo e sia venuto in Italia solo per lavoro. Con lui è seduto il suo inseparabile amico albanese Fatmir.

Improvvisamente il bar si anima, c’è un certo caos dovuto all’ingresso di 5 albanesi ubriachi che chiedono dei toast e del vino. Il barista da loro cio’ che hanno chiesto nella speranza che se ne vadano presto. Loro consumano il tutto tra urla e canzonette albanesi. Dejan è angosciato e pensa ai suoi amici serbi che vivono nelle enclavi kosovare, veri lager a cielo aperto.

E’ arrivata l’ora di pagare e i 5 albanesi si controllano nei portafogli e nelle tasche, ma non hanno nemmeno la metà dei soldi necessari. Il barista si arrabbia e minaccia di chiamare la polizia. Dejan non ci pensa un secondo e paga il conto. A quel punto uno dei 5 albanesi lo riconosce e gli dice: “Io ti conosco, tu eri in Kosovo e hai salvato la mia famiglia dai reparti speciali e ora mi hai salvato ancora!”

Per Dejan è una scossa elettrica e ricorda degli episodi della guerra che puntualmente lo rincorrono notte e giorno.

Improvvisamente la sua mente è a Belgrado, nella caserma centrale, quella più esposta alle bombe NATO.
E’ la primavera del 1999 e Dejan è caporale. Dorme seduto e beve nelle pozzanghere d’acqua piovana. Per 78 giorni e 78 notti ha la stessa divisa e come unico scopo quello di salvarsi la vita.

Un giorno il suo superiore lo chiama e gli dice : “Prendi 4 dei tuoi uomini e vai a presidiare il ponte”. Per Dejan è un sollievo allontanarsi dalla caserma che è obiettivo militare. Il ponte è sempre pieno di persone e gli aerei NATO volano radenti per spaventare la gente, ma non sparano e non sganciano bombe.

Dejan prende la camionetta e 4 dei suoi compagni più cari, perché vuole portare anche loro lontano dalla caserma. La camionetta parte e arriva al cancello. A quel punto il piantone dice a Dejan che deve nominare un capitano e tornare in caserma che c’è un altro lavoro per lui. Dejan quasi scoppia a piangere, non vuole rimanere in caserma. Ma il piantone gli urla di obbedire e Dejan parla col suo amico Marko e gli dice di assumere il comando e di andare al ponte.

La camionetta parte e Dejan la vede uscire dal cancello, si volta e torna a piedi in caserma. Dopo pochi passi si sente un boato e Dejan viene sbattuto a terra a 4 metri da dove si trovava. Subito pensa a una bomba, gli esce sangue da un orecchio, guarda il cancello e inizia a piangere. La bomba ha preso in pieno la camionetta e i suoi amici sono a pezzi.

Quella stessa sera sarà costretto a raccogliere i suoi amici e a metterli in sacchi neri dell’immondizia.

Intanto anche la mente di Fatmir va al passato. Fatmir studia all’Accademia militare e lavora in polizia in Albania. Gli stipendi sono molto bassi e un giorno riesce ad avere un visto turistico per venire in Italia.Il giorno dopo il suo arrivo Fatmir già lavora in una azienda agricola come contadino.Scaduti i 15 giorni di permesso, Fatmir non sa che fare.Tornare al suo paese e continuare a lavorare in polizia o diventare illegale e quindi “criminale”?Fatmir decide di rimanere in Italia.Fa tanti lavori in nero e malpagati. Rimpiange il suo posto di poliziotto a Scutari, ma ormai è tardi per tornare.Così fa quello che fanno tutte le persone disperate: si compra una falsa identità.Ironia della sorte il passaporto falso era di un serbo e da quel momento Fatmir non è più Fatmir, ma Milan.Con una falsa identità Milan trova lavoro facilmente e per 5 anni lavora in una pizzeria al taglio.Lavora talmente tanto che inizia a mettere su una pizzeria per conto suo, poi una seconda e poi una terza. Tutte attività che vanno a gonfie vele! Nel giro di 5 anni apre 10 pizzerie, poi un ristorante e poi un bar sulla piazza principale di Udine.Tutte le attività vanno alla grande, ma Milan tratta i suoi 100 dipendenti come collaboratori e non come era stato trattato lui. Nessuno lavora in nero, sono tutti regolari.Ad un certo punto Milan rivuole la sua identità. In una sanatoria si presenta in questura come Fatmir.Al processo Fatmir chiede al giudice: – Ma è possibile condannare una persona che si è autodenunciata? La giudice gli dice di avvicinarsi e gli sussurra: – Non ti immagini nemmeno quanto mi dispiaccia condannarti.Fatmir è dinuovo Fatmir, condannato dalla giustizia italiana, ma re di un grosso impero: “Mondo pizza” che in Friuli è una piccola Mc.Donald.I giornali friulani riportano tutto a caratteri cubitali: “Il re della pizza arriva dall’Albania!” (il Messaggero) e “Stacanovista da record” (il Friuli).La notizia rimbalza anche sui giornali albanesi.Fatmir riceve attestati di benemerenza dal comune di Udine, dalla provincia di Udine e dalla Regione Friuli Venezia Giulia.Ora è li, nel bar con i suoi connazionali che non possono pagare e il suo migliore amico serbo che li vuole aiutare e pensa che la vita è una storia meravigliosa

 

venerdì 22 gennaio 2021

Il martirio del Kosovo






 Il libro emoziona, in quanto, finalmente, affronta la questione del Kosovo dalla prospettiva serba.

In alcuni punti, la lettura è poco scorrevole, anche perchè affronta tematiche storiche decisamente complesse.
Il libro lascia l'amaro in bocca. Ci fa capire quanto l'informazione standard di tv e giornali sia assolutamente insufficiente a farci comprendere i fatti storici.
Consigliato agli appassionati della materia.

Un libro non allineato agli ordini filosionisti di Washington e Bruxelles. Un libro sincero e assolutamente credibile per le prove che porta nel racconto di fatti realmente accaduti. Senza manipolazione mediatica classica degli americani degli israeliani e dei paesi NATO.

Un libro, onestamente, un po' di parte in quanto scritto da un serbo. Ma sicuramente da leggere con attenzione questo punto di vista, c'è molto da imparare, soprattutto in quanto l'opinione comune sull'argomento è solamente e strettamente filo-albanese.

Ottimo libro che illustra la storia e l'identità del Kosovo, smaschera anni e anni di propaganda volta a demonizzare il popolo serbo





mercoledì 20 gennaio 2021

Le Altre Verità del Kosovo



Lo abbiamo sempre detto: qui piovono solo favole!

Ed ecco Pasquale Giordano con il suo fantastico documentario.

Per fantastico intendiamo l'aver registrato un filmato in quelle condizioni, perchè il Kosovo da molti anni di fantastico non ha nulla purtroppo


Le Altre Verità del Kosovo

1981-1999: 60.000 serbi vittime della pulizia etnica albanese

“Vi mostriamo la casa dove espiantavano organi ai prigionieri”

La casa gialla

mercoledì 13 gennaio 2021

FATMIR IL RE DELLA PIZZA



Quella che sto per raccontarvi è una storia meravigliosa.

A lungo ho pensato se dirvi tutto esattamente od omettere alcune cose. Poi mi è venuta in mente quella bambina antipatica che ad ogni incontro di catechismo mi ripeteva sempre la stessa frase: "albanesi tutti ladri".
Così ho deciso di raccontarvi tutto nei dettagli per spiegarvi cosa deve fare un albanese per non essere un ladro.

Sì, perché il protagonista della storia è proprio un ragazzo albanese. Si chiama Fatmir ed è nato a Scutari il 23 Marzo 1968.
Fatmir studia all’Accademia militare e lavora in polizia.
Gli stipendi sono molto bassi e un giorno riesce ad avere un visto turistico per venire in Italia.
Il giorno dopo il suo arrivo Fatmir già lavora in una azienda agricola come contadino.
Scaduti i 15 giorni di permesso, Fatmir non sa che fare.
Tornare al suo paese e continuare a lavorare in polizia o diventare illegale e quindi “criminale” ?
Fatmir decide di rimanere in Italia.
Fa tanti lavori in nero e malpagati. Rimpiange il suo posto di poliziotto a Scutari, ma ormai è tardi per tornare.
Così fa quello che fanno tutte le persone disperate: si compra una falsa identità.
Ironia della sorte il passaporto falso era di un serbo e da quel momento Fatmir non è più Fatmir, ma Milan.
Con una falsa identità Milan trova lavoro facilmente e per 5 anni lavora in una pizzeria al taglio.
Lavora talmente tanto che inizia a mettere su una pizzeria per conto suo, poi una seconda e poi una terza. Tutte attività che vanno a gonfie vele !
Nel giro di 5 anni apre 10 pizzerie, poi un ristorante e poi un bar sulla piazza principale di Udine.
Tutte le attività vanno alla grande, ma Milan tratta i suoi 100 dipendenti come collaboratori e non come era stato trattato lui. Nessuno lavora in nero, sono tutti regolari.
Ad un certo punto Milan rivuole la sua identità. In una sanatoria si presenta in questura come Fatmir.
Al processo Fatmir chiede al giudice : - Ma è possibile condannare una persona che si è autodenunciata?
La giudice gli dice di avvicinarsi e gli sussurra : - Non ti immagini nemmeno quanto mi dispiaccia condannarti.
Fatmir è dinuovo Fatmir, condannato dalla giustizia italiana, ma re di un grosso impero: "Mondo pizza" che in Friuli è una piccola Mc.Donald.
I giornali friulani riportano tutto a caratteri cubitali : “Il re della pizza arriva dall’Albania!” (il Messaggero) e “Stacanovista da record” (il Friuli).
La notizia rimbalza anche sui giornali albanesi.
Fatmir riceve attestati di benemerenza dal comune di Udine, dalla provincia di Udine e dalla Regione Friuli Venezia Giulia.
Partecipa a dei dibattiti sull’integrazione (che il nostro governo non conosce!) in piazza del Duomo ad Udine.
C’è da ridere perché per fare questo post ho messo il nome di Fatmir in un motore di ricerca e mi è apparso il nostro blog, grazie alla partecipazione di Fatmir ai “gusti di frontiera” e c’è anche da ridere perché il convegno in piazza del Duomo, Fatmir, l’ha fatto con un signore che di nome si chiama Enel. Forse qualche discendente dello scopritore della lampadina !!!
Adesso Fatmir è sereno con la sua famiglia: i tre figli, Aurora, Ema ed Eduard.
La storia non finisce qui.. anzi direi che parte da qui: da una persona che dovrebbe essere un criminale e che invece ci ha dato una lezione di vita meravigliosa.

Pubblicato su Albania news e su Balkan crew


Dedicato a Fatmir e al suo impegno, questa canzone QUI


martedì 12 gennaio 2021

904 CASI DI VIOLAZIONE DEI DIRITTI UMANI




 "Nel secondo semestre del 2019 le riammissioni attive verso Zagabria sono state 107: 39 da Gorizia e 78 da Trieste. Il resto, circa 800 casi, si concentra tutto nel 2020. Il “Border violence monitoring”, una rete che riunisce lungo tutta la dorsale balcanica una dozzina di organizzazioni, tra cui medici legali e avvocati, ha documentato con criteri legali (testimonianze, foto, referti medici) 904 casi di violazione dei diritti umani." (...)

"Siamo stati picchiati, bastonati, ci hanno tolto le scarpe, preso i soldi e i telefoni. Poi ci hanno spinto fino al confine con la Bosnia, a piedi scalzi. Tanti piangevano per il dolore e per essere stati respinti». Sono le parole di chi aveva finalmente visto i cartelli stradali in italiano, ma è stato rimandato indietro, lungo una filiera del respingimento come non se ne vedeva dalla guerra nella ex Jugoslavia." (...)


sabato 9 gennaio 2021

DUBRAVKA UGRESIC' PER SLAVIKA

Marzo 2016, Torino


 All'interno del programma del festival Slavika giunto alla seconda edizione, Dubravka Ugresic' ha presentato il suo libro "Europa in seppia" presso il Circolo dei lettori di Torino.



E' stato un incontro magnifico e una grande lezione di vita. Il pubblico era numeroso poichè Dubravka non è una scrittrice qualunque. Dall'esilio in Olanda sprizza energia e positività senza fine nonostante le numerose prove che la vita le ha dato.
Non ha detto una parola cattiva, nemmeno per chi le ha fatto del male.
Nata in Jugoslavia ha visto la guerra e ha visto i suoi più cari amici che di colpo facevano capire se erano croati, serbi o bosniaci. Questo l'ha scioccata enormemente e alla fine della guerra ha visto i suoi amici serbi allontanati dal posto di lavoro e ha capito che anche lei si sarebbe dovuta trasferire per avere un futuro.


Il futuro nella sua terra che ormai era diventata Croazia era solo un treno che andava all'indietro.
Incredibile con che forza d'animo e con che spirito combattivo Dubravka affronta la vita.
Quello che è successo nella ex Jugoslavia è una lezione che tutto il mondo dovrebbe studiare.
La platea era estasiata davanti alla figura che Dubravka ha fatto della politica. In pratica la politica è come uno scarico fognario e sopra tutto galleggia una schiuma leggera che non affonda mai.. ecco.. quelli sono i criminali al potere.
C'è qualcosa che non funziona nella natura umana, la storia non insegna, si è sempre con la parola alle armi. Per alcuni governare è una cosa irresistibile, in particolar modo se non hai fatto nessuna fatica per andare ai vertici.


Europa in seppia nasce perchè è la storia degli ultimi anni e un nipotino di una amica chiede alla nonna: "Cos'è la storia? Ah.. ho capito è quando ci sono le immagini in bianco e nero"
Moderatore dell'incontro è stato il fantastico Andrea Bajani . Traduttrice la mitica Olja Perisic'.Era presente la traduttrice Silvia Minetti con la simpaticissima mamma Mariella e un pubblico meraviglioso.
Grazie a tutti

Per il resto, la società croata non è cambiata?
Sono stati trent’anni di brutale tirannia nazionalista. I croati si sono abituati a vivere immersi in una pesante corruzione. La Croazia era (e forse lo è ancora) uno stato “democratico” strutturato come una mafia. Le persone sono mentalmente schiave: non protestano contro la falsificazione della storia, contro la politica di riabilitazione dello stato nazista fantoccio di Pavelic durante la seconda guerra mondiale, contro le forti tendenze filofasciste o neofasciste, contro la stigmatizzazione del movimento di resistenza jugoslavo durante la seconda guerra mondiale, contro la catastrofica mancanza di competenza politica e di altro tipo delle persone al potere. 



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