Nel maggio 2021 ho scritto in una recensione intitolata Squaring the Ustaša circle , che l'Ustaša dernek, che si è tenuto per decenni a Bleiburg polje, sotto gli auspici del parlamento croato, sarebbe tornato a Jelačić plac, il luogo da cui gli Ustaše e le Home Guards fuggirono da Bleiburg dopo la sconfitta nel 1945, evitando di arrendersi ai partigiani, combattendo e uccidendo per un'intera settimana dopo la capitolazione della Germania, per poi arrendersi alle forze britanniche sul campo di Bleiburg, chiudendo così il cerchio, quando il Le autorità austriache se ne sono stufate. Le autorità austriache sono anche stufe del fatto che una delle loro province sia percepita come l'ultimo raduno pubblico di massa di fascisti in Europa, nella loro versione ustascia.
Quadratura del cerchio degli Ustascia (seconda parte)
Gli eventi che sono stati innescati dimostrano che, purtroppo, ho valutato correttamente gli eventi. Nel novembre dello scorso anno, il Parlamento ha annunciato che la commemorazione delle vittime, letta in lutto per la sconfitta dell'Ndh, sarebbe stata spostata in Croazia. I preparativi sono stati fatti in sincronia. Si decise di organizzare a Mirogoj un centro commemorativo per l'"Esercito croato" 1941-1945. Con questo termine, l'attuale politica di destra retrograda in Croazia significa esclusivamente membri degli Ustascia e delle Guardie interne, ovvero i collaboratori dell'occupante. Da ciò ne consegue che i croati che combatterono nelle file del NOB e che vinsero la guerra, secondo i criteri e la nomenclatura dell'attuale politica croata, non erano l'esercito croato.
Solo una settimana prima, la Croazia ufficiale ignorava il 9 maggio, accettato come Giorno della Vittoria stabilito in occasione della capitolazione della Germania nazista in quel giorno nel 1945.
Tale pratica, che non è un'eccezione ma una tendenza, dice in modo chiaro e inequivocabile che la Croazia ha rivisto la sua storia, che si vergogna e ignora la sua vittoria, e glorifica la sua sconfitta, che di fatto rinuncia all'antifascismo, che usa per uso esterno in quantità strettamente limitate quando necessario, che si colloca al livello morale e di civiltà più basso.
Quadratura del cerchio ustascia
Due anni fa la Chiesa cattolica in Austria, cioè la sua parte carinziana, ha deciso finalmente di prendere le distanze dalle ultime vestigia fasciste in questa parte d'Europa, rifiutandosi di concedere ai vescovi croati la licenza per celebrare la messa nel campo di Bleiburg, nel come era organizzata negli anni precedenti. L'analisi della precedente pratica degli eventi a Bleiburg ha fornito argomenti sufficienti per concludere che potrebbe essere compromettente per la Chiesa cattolica austriaca, lo stato austriaco e soprattutto per la stessa Bleiburg, il Plibek sloveno, che è percepito come l'ultimo raduno pubblico di massa di fascisti in Europa, nella loro versione ustascia. L'Austria, che già un anno prima aveva intensificato la sorveglianza dell'evento e imposto le prime sanzioni per l'esposizione di simboli e slogan ustascia, ha approvato una legge che vieta l'esposizione di simboli, uniformi e messaggi ustascia sul proprio territorio.
....Se Vida è riusciuto maldestramente a mimetizzare e nasconde il suo intento definendolo come puro atto di simpatia sportiva, fu molto chiara l’esposizione mediatica e politica di Dejan Lovren, difensore della nazionale croata che dopo la vittoria del match mondiale contro l’Argentina ha postato sui social media un video in cui intonava “Bojna Cologlave” una canzone del movimento politico fascista croato degli Ustacha, alleato dei nazisti nella seconda guerra mondiale. Nel 2013 fu ancora più plateale il gesto del difensore Josiph Simunic, che durante il match di qualificazioni per il mondiale Brasile 2014, dopo il match contro l’Islanda che ha consentito alla squadra balcanica dalla maglietta a scacchi rossi di passare la fase delle qualificazioni, decise di rivolgersi alla folla prendendo un microfono e gridando alla folla “Per la patria!”, con la risposta da parte dei tifosi “Pronti!”, un grido di battaglia degli Ustascia: multa per lui e squalifica della Fifa che ha compromesso la sua partecipazione al mondiale. Da questa ultima storia si capisce anche altro: se è vero che più di un calciatore della nazionale croata ha espresso qualche simpatia per l’estrema destra, la tifoseria della Croazia manifesta un’adesione ai credi ed i simboli fascisti che è stata registrata in più di un’occasione.
Ne sa qualcosa il pubblico italiano ad esempio quando nel 2014, durante il match di qualificazioni europee disputato tra Italia e Croazia, quando i tifosi croati diedero vita a dei disordini con lancio di fumogeni ed oggetti nel bel mezzo della partita: molti intonavano il coro “Za dom – spremni”, quello che duettò Simunic con i tifosi croati e che fu causa della sua squalifica, oltre all’esposizione in bella mostra di diverse “U” simbolo degli Ustacha. Quando la partita di ritorno delle qualificazioni europee si giocò nel giugno del 2015, tra Italia e Croazia, qualcuno penso’ di disegnare sul campo di calcio di Sparlato una svastica piuttosto grande stilizzata sull’erbetta del campo da gioco. All’andata ed al ritorno, entrambi questi gesti presero di mira Zdravko Mamic, presidente della Dinamo Zagabria e descritto da tutti i media europei come la figura più influente del calcio croato. I tifosi croati che disegnano le svastiche e inneggiano ai loro eroi filo – nazisti, da anni attraverso manifestazioni di ogni sorta combattono la sua figura accusandolo di aver portato la corruzione e la fraudolenza del calcio croato. Intanto, poco prima dell’inizio dei mondiali, le varie testate internazionali hanno riportato la notizia della condanna in prima istanza di Mamic, Per i giudici, nelle operazioni finanziarie relative ai trasferimenti del capitano della nazionale croata Luka Modric (nel mirino delle critiche dei tifosi croati per aver ritrattato una precedente testimonianza in sede processuale e per questo aver favorito Mamic) e Dejan Lovric ( attualmente al Liverpool), ma anche con altri calciatori stipulati tra il 2008 e il 2015. Mamic, insieme ad altri dirigenti si sono impossessati di 15,5 milioni di euro letteralmente derubati alla Dinamo. La sentenza ha anche decretato la restituzione di tutto il denaro sottratto. In seguito alla sentenza, Mamic è fuggito in Bosnia.
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