lunedì 18 luglio 2022

In Croazia sembra che ci siano solo ustascia




Nel maggio 2021 ho scritto in una recensione intitolata Squaring the Ustaša circle , che l'Ustaša dernek, che si è tenuto per decenni a Bleiburg polje, sotto gli auspici del parlamento croato, sarebbe tornato a Jelačić plac, il luogo da cui gli Ustaše e le Home Guards fuggirono da Bleiburg dopo la sconfitta nel 1945, evitando di arrendersi ai partigiani, combattendo e uccidendo per un'intera settimana dopo la capitolazione della Germania, per poi arrendersi alle forze britanniche sul campo di Bleiburg, chiudendo così il cerchio, quando il Le autorità austriache se ne sono stufate. Le autorità austriache sono anche stufe del fatto che una delle loro province sia percepita come l'ultimo raduno pubblico di massa di fascisti in Europa, nella loro versione ustascia. 

Quadratura del cerchio degli Ustascia (seconda parte)

Gli eventi che sono stati innescati dimostrano che, purtroppo, ho valutato correttamente gli eventi. Nel novembre dello scorso anno, il Parlamento ha annunciato che la commemorazione delle vittime, letta in lutto per la sconfitta dell'Ndh, sarebbe stata spostata in Croazia. I preparativi sono stati fatti in sincronia. Si decise di organizzare a Mirogoj un centro commemorativo per l'"Esercito croato" 1941-1945. Con questo termine, l'attuale politica di destra retrograda in Croazia significa esclusivamente membri degli Ustascia e delle Guardie interne, ovvero i collaboratori dell'occupante. Da ciò ne consegue che i croati che combatterono nelle file del NOB e che vinsero la guerra, secondo i criteri e la nomenclatura dell'attuale politica croata, non erano l'esercito croato.

Solo una settimana prima, la Croazia ufficiale ignorava il 9 maggio, accettato come Giorno della Vittoria stabilito in occasione della capitolazione della Germania nazista in quel giorno nel 1945.

Tale pratica, che non è un'eccezione ma una tendenza, dice in modo chiaro e inequivocabile che la Croazia ha rivisto la sua storia, che si vergogna e ignora la sua vittoria, e glorifica la sua sconfitta, che di fatto rinuncia all'antifascismo, che usa per uso esterno in quantità strettamente limitate quando necessario, che si colloca al livello morale e di civiltà più basso.




L'Ustasha dernek, che si tenne a Bleiburg a metà maggio sotto gli auspici del Parlamento, e il cui scopo era quello di piangere la sconfitta dell'NHD, avvenuta in quel luogo una settimana dopo la fine della guerra e la capitolazione il loro mentore, il Terzo Reich nazista, rimase così privo di sostanza e provocò uno shock e l'incredulità della destra clericale-fascista croata. Ma non si perde tempo, si cercano soluzioni, si trovano sostituti. Lo spettacolo si è spostato a Macelj e quest'anno torna in Croazia. Se la realizzazione dell'idea ottiene un buon risultato, il prossimo passo potrebbe essere Jelačić Plac a Zagabria, che rappresenterebbe la chiusura del cerchio e il ritorno al luogo in cui tutto è iniziato 80 anni fa.

Quadratura del cerchio ustascia

Due anni fa la Chiesa cattolica in Austria, cioè la sua parte carinziana, ha deciso finalmente di prendere le distanze dalle ultime vestigia fasciste in questa parte d'Europa, rifiutandosi di concedere ai vescovi croati la licenza per celebrare la messa nel campo di Bleiburg, nel come era organizzata negli anni precedenti. L'analisi della precedente pratica degli eventi a Bleiburg ha fornito argomenti sufficienti per concludere che potrebbe essere compromettente per la Chiesa cattolica austriaca, lo stato austriaco e soprattutto per la stessa Bleiburg, il Plibek sloveno, che è percepito come l'ultimo raduno pubblico di massa di fascisti in Europa, nella loro versione ustascia. L'Austria, che già un anno prima aveva intensificato la sorveglianza dell'evento e imposto le prime sanzioni per l'esposizione di simboli e slogan ustascia, ha approvato una legge che vieta l'esposizione di simboli, uniformi e messaggi ustascia sul proprio territorio.




....Se Vida è riusciuto maldestramente a mimetizzare e nasconde il suo intento definendolo come puro atto di simpatia sportiva, fu molto chiara l’esposizione mediatica e politica di Dejan Lovren, difensore della nazionale croata che dopo la vittoria del match mondiale contro l’Argentina ha postato sui social media un video in cui intonava “Bojna Cologlave” una canzone del movimento politico fascista croato degli Ustacha, alleato dei nazisti nella seconda guerra mondiale. Nel 2013 fu ancora più plateale il gesto del difensore Josiph Simunic, che durante il match di qualificazioni per il mondiale Brasile 2014, dopo il match contro l’Islanda che ha consentito alla squadra balcanica dalla maglietta a scacchi rossi di passare la fase delle qualificazioni, decise di rivolgersi alla folla prendendo un microfono e gridando alla folla “Per la patria!”, con la risposta da parte dei tifosi “Pronti!”, un grido di battaglia degli Ustascia: multa per lui e squalifica della Fifa che ha compromesso la sua partecipazione al mondiale. Da questa ultima storia si capisce anche altro: se è vero che più di un calciatore della nazionale croata ha espresso qualche simpatia per l’estrema destra, la tifoseria della Croazia manifesta un’adesione ai credi ed i simboli fascisti che è stata registrata in più di un’occasione.

Ne sa qualcosa il pubblico italiano ad esempio quando nel 2014, durante il match di qualificazioni europee disputato tra Italia e Croazia, quando i tifosi croati diedero vita a dei disordini con lancio di fumogeni ed oggetti nel bel mezzo della partita: molti intonavano il coro “Za dom – spremni”, quello che duettò Simunic con i tifosi croati e che fu causa della sua squalifica, oltre all’esposizione in bella mostra di diverse “U” simbolo degli Ustacha. Quando la partita di ritorno delle qualificazioni europee si giocò nel giugno del 2015, tra Italia e Croazia, qualcuno penso’ di disegnare sul campo di calcio di Sparlato una svastica piuttosto grande stilizzata sull’erbetta del campo da gioco. All’andata ed al ritorno, entrambi questi gesti presero di mira Zdravko Mamic, presidente della Dinamo Zagabria e descritto da tutti i media europei come la figura più influente del calcio croato. I tifosi croati che disegnano le svastiche e inneggiano ai loro eroi filo – nazisti, da anni attraverso manifestazioni di ogni sorta combattono la sua figura accusandolo di aver portato la corruzione e la fraudolenza del calcio croato. Intanto, poco prima dell’inizio dei mondiali, le varie testate internazionali hanno riportato la notizia della condanna in prima istanza di Mamic, Per i giudici, nelle operazioni finanziarie relative ai trasferimenti del capitano della nazionale croata Luka Modric (nel mirino delle critiche dei tifosi croati per aver ritrattato una precedente testimonianza in sede processuale e per questo aver favorito Mamic) e Dejan Lovric ( attualmente al Liverpool), ma anche con altri calciatori stipulati tra il 2008 e il 2015. Mamic, insieme ad altri dirigenti si sono impossessati di 15,5 milioni di euro letteralmente derubati alla Dinamo. La sentenza ha anche decretato la restituzione di tutto il denaro sottratto. In seguito alla sentenza, Mamic è fuggito in Bosnia.

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10 dicembre 1999: muore a Zagabria Franjo Tuđman. Figura controversa nello scacchiere balcanico di lui possiamo sicuramente dire che è stato:
- un criminale di guerra come sentenziato dall'ICTY;
- un pericoloso filo-nazista alla ricerca della costituzione di uno stato croato puramente etnico;
- un nostalgico del NDH, lo stato indipendente croato fantoccio della Germania nazista ed unico momento storico nel quale ci si accorse della loro esistenza, dal quale riprese simbologie, inni e moneta;
un antisemita, famosa la sua frase "che per fortuna nè lui nè sua moglie erano ebrei" o come nel suo libro Bespuća povijesne zbiljnosti dove scrisse che "gli ebrei avevano ricoperto una posizione privilegiata a Jasenovac e in realtà tenevano nelle loro mani la gestione dei detenuti del campo fino al 1944";
- un minimalista dell'Olocausto, sempre nel suddetto libro scrisse che "il numero di morti ebraici durante la Seconda Guerra Mondiale era più vicino al milione rispetto al numero più citato di 6 milioni.";
- un dittatore, il suo mandato come presidente è stato criticato come autoritario dalla maggior parte degli osservatori che osservarono che "tra sano nazionalismo e sciovinismo, scelse lo sciovinismo; tra economia di libero mercato e clientelismo, scelse quest'ultimo. Invece del culto della libertà, scelse il culto dello stato. Tra modernità e apertura al mondo, ha scelto il tradizionalismo; una scelta fatale per un piccolo Stato come la Croazia che ha bisogno di aprire per il bene dello sviluppo";
- un pregiudicato, essendo stato arrestato 3 volte durante la sua vita;
- un mafioso, sono ampiamente noti e documentati i legami della famiglia Tuđman con la mala del Brenta;
- un plagiatore, nel dicembre 1966, Ljubo Boban accusò Tuđman di plagio, affermando che Tuđman aveva compilato quattro quinti della sua tesi di dottorato, "La creazione della Jugoslavia socialista", dal lavoro di Boban. Boban ha offerto prove conclusive alla sua affermazione da articoli pubblicati in precedenza sulla rivista Forum e il resto dalla tesi di Boban. Tuđman fu poi espulso dall'Istituto e costretto a ritirarsi nel 1967.
- un doppiogiochista, marzo 1991 accordo di Karadjordjevo con Slobodan Milosevic per la spartizione della Bosnia Erzegovina tra Serbia e Croazia - dopo appena un anno le forze croate e musulmane si alleano in chiave anti-Serba - nel giugno dello stesso anno le forze croate rompono l'alleanza e attaccano la Bosnia creando la fallimentare Herceg-Bosnia e poi ancora anche dopo gli accordi Dayton del 1995 Tuđman cercò un accordo con Karadžić per una spartizione di "influenze" in Bosnia Erzegovina.
È stato questo personaggio qua.



La verità sui fatti serbo-croati negli anni quaranta

Ci risiamo: come aveva annunciato, papa Woityla ha beatificato - durante la sua visita in Croazia nell’ottobre 1998 - il dr. Aloysius Stepinac, vescovo cattolico, complice dei più atroci misfatti nazi-fascisti in Croazia durante il regime di Ante Pavelic dal 1941 al 1945.
Stepinac, arcivescovo di Zagabria, fu al fianco dei fascisti Ustascia fin dal primo momento (come ha dimostrato senz’ombra di dubbio V. Novak, Principium et Finis veritas), da quando, cioè, il 10 Aprile 1941 ebbe luogo l’occupazione tedesca di Zagabria insieme alla proclamazione dell’indipendenza della Croazia dal regno di Jugoslavia, con a capo il Poglavnik (cioé Duce, Führer) Ante Pavelic. Ma chi era Pavelic?
Capo del Partito Ustascia, da lui fondato il 7 Gennaio 1929 sulle orme di Ante Starcevic (morto nel 1898), leader del Partito Croato del Diritto (Hrvatska stranka prava), che si prefiggeva programmaticamente l’eliminazione dei Serbi: «I Serbi sono roba da macello», Pavelic trovò rifugio in Italia, dove Mussolini gli assicurò a Bologna denaro e protezione per le sue attività terroristiche, con l’appoggio del capo della polizia segreta Ercole Conti e del Ministro di Polizia Bocchini. L’attentato più grave fu quello che a Marsiglia, il 9 Ottobre 1934, costò la vita al re Alessandro di Jugoslavia e al ministro degli esteri francese Barthou. Ante Pavelic, condannato a morte in contumacia sia dalla Francia che dalla Jugoslavia, se ne stava tranquillamente a Siena sotto la protezione delle autorità fasciste....


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