martedì 27 febbraio 2024

Attacco NATO contro la Repubblica Serba di Bosnia.





 Quest'anno 2024 cade non solo il venticinquesimo anniversario della aggressione della NATO contro la RF di Jugoslavia, ma anche il trentesimo anniversario del primo attacco NATO contro la Repubblica Serba di Bosnia. L'abbattimento di alcuni aerei dei serbo-bosniaci, il 28 febbraio 1994, segnò il vero punto di svolta nella funzione della NATO (la cui formalizzazione si avrà cinque anni dopo) da alleanza "per la difesa reciproca" a coalizione in grado di "difendere gli interessi dei suoi membri in ogni angolo del pianeta".

Per paesi come la Germania il trauma politico fu maggiore che altrove, perché si permetteva al proprio esercito di intervenire al di fuori delle frontiere nazionali con inedite "operazioni fuori area" (Out-of-area-Einsätze) che dopo l'esperienza nazista erano giustamente diventate tabù. Oggi la questione appare lontana, poiché ben altri tabù sono stati superati e in Germania i governanti dichiarano apertamente di essere in guerra con la Russia.
Il quotidiano berlinese Junge Welt analizza le cronache e il dibattito di quei giorni del 1994:




sabato 10 febbraio 2024

Dovrebbero fare il museo della vergogna

 




In effetti poteva fare l’attrice che le riesce molto bene e perlomeno non avrebbe fatto danni. Va a Basovizze a fare lo show, commossa emozionata con le lacrime agli occhi a “rendere omaggio agli istriani, ai dalmati, a quegli italiani costretti a fuggire dal regime comunista titino, da quella fetta d’Italia passata sotto il regime della Jugoslavia di Tito”. Così dice che il “ giorno del ricordo spazza via la congiura del silenzio” e chiede perdono! Questa vergogna è stata resa possibile dalla manipolazione della storia, in un paese dove l’insegnamento della storia è pari a zero, dove la “de fascistizzazione” non è stata fatta e adesso raccogliamo i risultati amari. La signora dice anche che intende fare a Roma “il museo nazionale del ricordo, perché questa è una storia che appartiene all’Italia intera”. Allora se “la storia deve appartenere all’Italia intera”, faccia il Museo della Vergogna , per ricordare la storia di quando l’idolo Mussolini, amico e alleato di Hitler , andò a invadere l’Unione Sovietica per sterminare il popolo sovietico, perché “slavo”, per conquistare e annettersi le terre russe! Chieda perdono alla Russia per il silenzio colpevole che per decenni ha avvolto queste vicende e anche per il silenzio colpevole che per otto anni ha avvolto il genocidio della popolazione del Donbass. Marinella Mondaini

Non sono stati uccisi perché italiani. Non è stata una pulizia etnica. Sono crimini di guerra, frutto di una ritorsione politica e militare, nel contesto della seconda guerra mondiale. Una guerra scatenata e condotta con ferocia dai fascisti italiani, alleati coi nazisti tedeschi, quelli che hanno davvero condotto genocidi, pulizie etniche e perseguitato davvero interi popoli solo per la loro appartenenza. Non mi stancherò mai di dirlo, costi quel che costi. E chi sostiene il contrario spesso lo fa con il preciso scopo di giustificare il fascismo e negare i suoi crimini. E continuare a diffondere l’idea che certi popoli possono essere impunemente oppressi, e che ribellarsi è sempre sbagliato e chi lo fa va punito: anzi, il suo intero popolo va punito. Come hanno fatto e continuano a fare i fascisti; mai i partigiani e gli antifascisti . Eric Gobetti


----In quella trasmissione però emerge, con enorme disappunto di Bruno Vespa, che la foto non mostra la fucilazione di vittime italiane da parte dei feroci partigiani titini. Tutt’altro. Alessandra Kersevan fa notare che la foto ritrae la fucilazione di cinque ostaggi sloveni da parte delle truppe italiane durante l’occupazione italiana della Slovenia (1941-1943). Bruno Vespa attacca furiosamente la signora Kersevan (non si sa perché altri ospiti vengono definiti professore o professoressa, titolo che spetterebbe di diritto anche a questa ricercatrice storica); Raoul Pupo interviene sulla questione solo quando viene interpellato direttamente dalla Kersevan e conferma che il contenuto dell’immagine è completamente opposto a quanto viene fatto passare nella trasmissione. Quando è costretto a prendere atto che la foto ritrae effettivamente ostaggi sloveni fucilati da un plotone d’esecuzione italiano, il conduttore si giustifica dicendo che l’immagine è tratta da un libro sloveno.
Bruno Vespa non porgerà mai le proprie scuse alla professoressa Kersevan per il madornale errore.
In effetti la fotografia è stata scattata nel villaggio di Dane, nella Loška Dolina, a sudest di Lubiana. Si sa anche il giorno in cui la foto fu scattata, il 31 luglio 1942, e addirittura i nomi dei fucilati:
Franc Žnidaršič,
Janez Kranjc,
Franc Škerbec,
Feliks Žnidaršič,
Edvard Škerbec.
Come nella Wehrmacht e nelle SS, anche nell’esercito italiano si documentavano stragi e crimini, salvo tenerli nascosti negli anni successivi per confermare il (finto) cliché del «bono soldato italiano».
Il rullino di cui la fotografia faceva parte viene abbandonato dalle truppe italiane dopo l’8 settembre 1943 e finisce nelle mani dei partigiani. Nel maggio del 1946 la foto (insieme ad altro materiale che testimonia la Lotta di liberazione jugoslava ed i crimini di guerra italiani e tedeschi in Slovenia) viene pubblicata a Lubiana nel libro Mučeniška pot k svobodi («La travagliata strada verso la libertà»).
Nello stesso anno, sempre a Lubiana, viene pubblicato – stavolta in italiano – un altro libro sullo stesso tema, Ventinove mesi di occupazione italiana nella provincia di Lubiana: considerazioni e documenti, a cura di Giuseppe Piemontese.




DA SANREMO ALLE FOIBE

 






Per sostenere le loro tesi Cristicchi e Bernas, il coautore, sono costretti a intessere il loro testo di una serie di errori, inesattezze ed omissioni storiche, rispolverando l’armamentario ideologico nazionalista sulla romanità e la venezianità di queste terre e negando la secolare realtà multinazionale e multilingue dell’Istria per rivendicare soltanto la sua componente italiana. Si usano inoltre molti degli argomenti di criminalizzazione dei partigiani jugoslavi che già durante la guerra nazisti e fascisti avevano usato per dividere le varie componenti nazionali e sociali della lotta di liberazione.
In questo libro raccogliamo una serie di recensioni al lavoro teatrale e al libro di Bernas che lo ispira, comparse in questi mesi, per offrire agli antifascisti, ma anche a un pubblico più vasto, alcuni mezzi “di difesa culturale” di fronte all’aggressività psicologica e mediatica del nuovo pensiero unico, cosiddetto “condiviso”, di cui il lavoro di Cristicchi è, secondo noi, espressione.

La redazione di diecifebbraio.info





Non sono stati uccisi perché italiani. Non è stata una pulizia etnica. Sono crimini di guerra, frutto di una ritorsione politica e militare, nel contesto della seconda guerra mondiale. Una guerra scatenata e condotta con ferocia dai fascisti italiani, alleati coi nazisti tedeschi, quelli che hanno davvero condotto genocidi, pulizie etniche e perseguitato davvero interi popoli solo per la loro appartenenza. Non mi stancherò mai di dirlo, costi quel che costi. E chi sostiene il contrario spesso lo fa con il preciso scopo di giustificare il fascismo e negare i suoi crimini. E continuare a diffondere l’idea che certi popoli possono essere impunemente oppressi, e che ribellarsi è sempre sbagliato e chi lo fa va punito: anzi, il suo intero popolo va punito. Come hanno fatto e continuano a fare i fascisti; mai i partigiani e gli antifascisti . Eric Gobetti



----In quella trasmissione però emerge, con enorme disappunto di Bruno Vespa, che la foto non mostra la fucilazione di vittime italiane da parte dei feroci partigiani titini. Tutt’altro. Alessandra Kersevan fa notare che la foto ritrae la fucilazione di cinque ostaggi sloveni da parte delle truppe italiane durante l’occupazione italiana della Slovenia (1941-1943). Bruno Vespa attacca furiosamente la signora Kersevan (non si sa perché altri ospiti vengono definiti professore o professoressa, titolo che spetterebbe di diritto anche a questa ricercatrice storica); Raoul Pupo interviene sulla questione solo quando viene interpellato direttamente dalla Kersevan e conferma che il contenuto dell’immagine è completamente opposto a quanto viene fatto passare nella trasmissione. Quando è costretto a prendere atto che la foto ritrae effettivamente ostaggi sloveni fucilati da un plotone d’esecuzione italiano, il conduttore si giustifica dicendo che l’immagine è tratta da un libro sloveno.
Bruno Vespa non porgerà mai le proprie scuse alla professoressa Kersevan per il madornale errore.
In effetti la fotografia è stata scattata nel villaggio di Dane, nella Loška Dolina, a sudest di Lubiana. Si sa anche il giorno in cui la foto fu scattata, il 31 luglio 1942, e addirittura i nomi dei fucilati:
Franc Žnidaršič,
Janez Kranjc,
Franc Škerbec,
Feliks Žnidaršič,
Edvard Škerbec.
Come nella Wehrmacht e nelle SS, anche nell’esercito italiano si documentavano stragi e crimini, salvo tenerli nascosti negli anni successivi per confermare il (finto) cliché del «bono soldato italiano».
Il rullino di cui la fotografia faceva parte viene abbandonato dalle truppe italiane dopo l’8 settembre 1943 e finisce nelle mani dei partigiani. Nel maggio del 1946 la foto (insieme ad altro materiale che testimonia la Lotta di liberazione jugoslava ed i crimini di guerra italiani e tedeschi in Slovenia) viene pubblicata a Lubiana nel libro Mučeniška pot k svobodi («La travagliata strada verso la libertà»).
Nello stesso anno, sempre a Lubiana, viene pubblicato – stavolta in italiano – un altro libro sullo stesso tema, Ventinove mesi di occupazione italiana nella provincia di Lubiana: considerazioni e documenti, a cura di Giuseppe Piemontese.






venerdì 9 febbraio 2024

ANCORA MINACCE FASCISTE CONTRO LO STORICO TORINESE ERIC GOBETTI




 Ancora una volta esprimiamo la nostra convinta solidarietà allo storico torinese Eric Gobetti, bersaglio di un clima di intimidazioni e minacce per il suo lavoro di ricerca attorno al tema delle “foibe” e delle complesse vicende del confine italo-jugoslavo.

Ai neofascisti di Aliud, Azione Universitaria, FUAN, nonché alla Giunta Regionale del Piemonte insidiata dai neofascisti di Fratelli d'Italia, a sindaci leghisti e nostalgici di ogni appartenenza che revocano patrocini e luoghi pubblici, oggi si aggiunge l'attacco da parte del gruppo "Barriera", che ha diffuso manifesti con la foto di Eric Gobetti definendolo negazionista e specificando di volerlo "fuori da Torino".
Un atto becero, minaccioso e violento che va respinto energicamente dall'intera comunità antifascista dell'area torinese.
Eric Gobetti, infatti, è storico serio e preparato, uno dei massimi esperti italiani di storia della Jugoslavia nel Novecento: autore di numerose ricerche e pubblicazioni, collaboratore dell'Istituto Storico e del Museo Diffuso della Resistenza di Torino, ha anche dato vita a un film dal titolo “Partizani” che racconta le la storia della Divisione partigiana italiana Garibaldi in Jugoslavia, un lavoro eccellente che contiene le preziose interviste agli ultimi Partigiani di quella formazione inquadrata nell’Esercito Popolare di Liberazione Jugoslavo, una storia che ha permesso di conoscere in chiave divulgativa questa pagina di storia per lo più sconosciuta in Italia, un ottimo lavoro svolto in un’ottica europea.
Già relatore a innumerevoli incontri dell’A.N.P.I. in tutta Italia, Eric Gobetti è stato anche ospite al convegno organizzato dall’A.N.P.I. Nazionale il 19 gennaio 2021 “1941: l’aggressione. L’Italia fascista in Jugoslavia” tenuto on-line.
Nel febbraio 2021 ha partecipato all’incontro formativo online “E allora le foibe?“ organizzato congiuntamente da 19 sezioni ANPI della provincia di Torino, tra le quali la nostra.
Nel febbraio 2020 la compianta Presidente del Comitato Nazionale A.N.P.I. Carla Nespolo lo ha definito “uno dei migliori storici sul tema delle foibe”, inviandogli solidarietà a nome di tutta l’Associazione quale risposta agli attacchi e agli insulti che Eric Gobetti subisce ormai da diversi anni; una solidarietà rinnovata nel 2023 anche dal Presidente Nazionale A.N.P.I. Gianfranco Pagliarulo.
Ovunque vada, Eric Gobetti viene attaccato dai neofascisti e molto apprezzato dagli antifascisti per la sua passione, serietà e rigorosità nel ricostruire la storia delle formazioni partigiane italiane con circa 40.000 partigiani combattenti che hanno lottato contro i nazifascisti insieme all’Esercito Popolare di Liberazione Jugoslavo guidato dal Maresciallo Tito.
Gli attacchi vili e scomposti dei neofascisti contro Eric Gobetti sul tema delle foibe rivelano come la politica abbia indebitamente occupato lo spazio della ricerca storica, distorcendo la verità storica e presentandola a vantaggio dei fascisti alleati del Terzo Reich nazista.
Sia l'estrema destra al governo sia i comitati fascisti locali come "Barriera" quotidianamente invocano l'esercito per le strade quale regolatore dell'ordine pubblico, inneggiano alla razza italiana millantando fantomatici progetti di sostituzione etnica contro gli italiani, indirizzano contro gli immigrati la rabbia e la tensione sociale generata dall'impoverimento della popolazione, affermano in sostanza che i diritti non valgono per tutti e che la Costituzione Italiana è un ostacolo alla nuova identità italiana nel mondo di oggi.
La strumentalizzazione del disagio sociale, soprattutto nelle periferie, è funzionale ai progetti di estrema destra di frammentazione delle comunità per mantenere i privilegi dei pochi contro l'interesse dei molti, per svuotare la Costituzione repubblicana di senso e avanzare sul terreno autoritario, reazionario e di regime, come provano i progetti incostituzionali di autonomia differenziata e presidenzialismo dell'estrema destra al governo.
L'antifascismo deve esprimersi a livello sociale, dal basso, animando le lotte nei quartieri e per le strade, fuori da ogni sterile retorica e fuori da ogni "trappola del ricordo", bisogna sviluppare una coscienza di rete con tutti i soggetti antifascisti del territorio.
Sempre di più la diffusa opera di memoria attiva contro il revisionismo deve affiancarsi a una viva lotta per la conquista dei diritti civili e sociali: la Costituzione Italiana nata dalla Resistenza partigiana è la Via Maestra che anche Eric Gobetti nel suo ruolo di storico ci aiuta a difendere e attuare, con la partecipazione attiva e la formazione permanente a una cittadinanza consapevole.
Grazie Eric, siamo al tuo fianco!
Ora e sempre Resistenza!
Il Comitato di Sezione A.N.P.I. "68 Martiri" Grugliasco


giovedì 1 febbraio 2024

LA VERITA' SULLE FOIBE

 










Claudia Cernigoi ci parlerà delle vicende complesse che hanno interessato i territori del confine italo/jugoslavo a cavallo della Seconda guerra mondiale.
Claudia Cernigoi, nata a Trieste nel 1959, giornalista pubblicista dal 1981, dal 1990 dirige il periodico triestino “La Nuova Alabarda”. Il suo ambito di ricerca verte sulla seconda guerra mondiale, il neofascismo, la strategia della tensione. È stata una dei consulenti storici per la difesa di Oskar Piškulić nel cosiddetto “processo per le foibe” di Roma.
Ingresso libero
10/02/2024 - ore 18:100
ex chiesa di San Pietro Martire
Via Dante ,93 - Vercelli





Il Museo delle Foibe: un nuovo passo verso il revisionismo di Stato di Eric Gobetti

ERIC GOBETTI



LE FOIBE

Le foibe erano in auge già dall'inizio della seconda guerra mondiale come pulizia etnica ustaša contro le popolazione serbe....Ustascia 'turchi', così venivano chiamati I musulmani bosniaci e croati, rastrellavano interi paesi e li buttavano tutti dentro, donne, bambini, vecchi.... Tutti.... Lo racconta bene Milovan Djilas..... Parliamo di centinaia di migliaia di serbi uccisi fra foibe e campi di concentramento....Resta quindi il dato della assoluta marginalità del problema foibe in cui sono finiti italiani rispetto alla enormità di quello intra jugoslavo legato all'odio etnico..



Lo strano caso del tribunale dell'Aja per la ex Jugoslavia

 




Il caso jugoslavo è stato paradigmatico del modo di gestione delle crisi internazionali nel mondo contemporaneo, in particolare dal punto di vista del diritto internazionale, clamorosamente infranto o strumentalizzato. Se guardiamo oggi a Ucraina-Russia e Israele-Palestina, la “giustizia internazionale” è uno strumento imparziale ed efficace o gli attuali organismi servono unicamente agli interessi di un piccolo numero di Paesi?

Nel corso della serata saranno proiettati stralci dal documentario “Il caso Milošević” di Jos De Putter (Olanda 2003).

Firenze, venerdì 9 febbraio 2024
alle ore 21:30 presso il Circolo L'Affratellamento
(saletta III piano)
Via Giampaolo Orsini 73
Presentano il libro:
Jean Toschi Marazzani Visconti
giornalista esperta di geopolitica e conflitti internazionali
Avv. Ugo Giannangeli
penalista e difensore dei diritti umani, esperto della questione palestinese
Andrea Martocchia
segretario del Coordinamento nazionale per la Jugoslavia onlus ETS

Organizzano:
Teatro L'Affratellamento
QB il sapore delle idee
JUGOCOORD onlus ETS

Troppa gente rosica sul grande successo di Peter Handke

 


Viaggio d'inverno è un libro introvabile e chi ce l'ha lo tiene in cassaforte. Vale più dell'oro 



Siamo sinceramente sbalorditi e allibiti per cotanta energia sprecata .. siete poca cosa gente rispetto al grande premio Nobel Peter Handke!

Quelli che hanno cominciato a scrivere la loro lingua solo agli inizi del XX secolo grazie agli austriaci che hanno composto il loro primo alfabeto ora si permettono di criticare un Premio Nobel per la letteratura per giunta austriaco!

Vergogna! 

The Peter Handke projet.. caldamente sconsigliato a tutti .. si paga pure .. poracci 

Un viaggio d'inverno, ovvero giustizia per la Serbia

Ho scritto una epopea sull'umanità e so che non ci sono eroi migliori dei serbi. Il fatto che i miei eroi siano vittime che il mondo si rifiuta continuamente di vedere non è importante per me. Premio Nobel Peter Handke


CI TROVATE IN FACE BOOK

  Balkan moja ljubav