venerdì 28 gennaio 2022

La battaglia della Neretva



La battaglia della Neretva - scena ospedale

La battaglia della Neretva 1968, di di Veljko Bulajic


Per più di un anno Veliko Bulajic ha girato sulle montagne dell’Erzegovina, tra Dubrovnik e Sarajevo la più grossa produzione mai intrapresa in Jugoslavia. Per questo gigantesco sforzo si sono coalizzate sette case di produzione e altre ditte non cinematografiche si sono impegnate a cooperare finanziariamente a quello che viene considerato un vero e proprio affare nazionale, dato il tema del film.
Si tratta infatti della battaglia della Neretva (dicembre 1942 - marzo 1943) considerata dagli jugoslavi come la svolta decisiva della loro guerra partigiana. La sconfitta dei nazisti e dei loro alleati in questa lunga e terribile campagna segnò, in effetti, l’inizio della vittoria finale della Resistenza nazionale che doveva liberare il paese senza bisogno dell’aiuto sovietico. L’episodio centrale di questa battaglia è la vicenda del ponte sulla Neretva, fiume impetuoso che scroscia possente in profonde gole. I partigiani erano bloccati su una delle due sponde e la presenza di importanti forze tedesche impediva loro di raggiungere una regione montuosa già liberata. Tito ebbe l’idea di ricorrere a un trucco. Fece saltare il ponte che i suoi uomini avrebbero dovuto attraversare, facendo così credere al nemico di aver deciso di ritirarsi. Quando poi i tedeschi si furono ritirati fece attraversare di notte il fiume sulle rovine del ponte a tutta la sua colonna: combattenti, feriti, malati, civili in fuga. Perché - e questo è un altro aspetto significativo della battaglia - Tito aveva voluto portare in salvo migliaia di feriti gravi e di malati di tifo che rallentavano la sua marcia e mettevano in difficoltà i combattenti validi. Nonostante pesanti perdite e molte sofferenze, la maggior parte dei partigiani riuscì a fuggire all’annientamento, e i principi morali che guidavano la lotta di resistenza nazionale furono così salvaguardati.
Veliko Bulajic ha ricostruito questa pagina di storia con scrupolosa esattezza, girando sui luoghi stessi in cui si erano svolti i fatti, con la supervisione di ex comandanti partigiani. La distruzione del ponte sarà naturalmente uno dei clou del film: non sarà naturalmente quella del ponte vero (ricostruito) ma di un altro assai simile, aggiungendovi altri trucchi complementari realizzati su modellini negli studi di Barrandov presso Praga. L’esercito ha fornito quasi 5000 comparse e molto materiale, tutto d’epoca, tranne gli aerei. Molti civili sono stati reclutati sui luoghi della lavorazione. Sono state fatte solo due concessioni alle esigenze dello spettacolo per poter vedere il film all’estero: il colore (ma si sono utilizzati toni molto discreti e un po’ spenti) e la presenza di alcuni attori stranieri tra cui Sylva Koscina che è di origine jugoslava e che da bambina ha vissuto i duri anni dell’occupazione. Si è immedesimata nella sua parte di combattente della Resistenza, nel corso di tre mesi di lavorazione svoltasi in condizioni spesso difficili per la neve e il freddo. Bulajic ha dichiarato di non aver voluto fare un film eroico o pomposo, ma soltanto di aver voluto esaltare i valori morali che animavano la Resistenza nel quadro di una ricostruzione rigorosamente documentaria, evitando la fotografia troppo ricercata e qualsiasi trucco, a favore della massima spontaneità e autenticità. Il regista ha saputo integrare perfettamente i suoi attori stranieri nel contesto nazionale e ottenere effetti spettacolari senza pezzi di bravura forzati, ma molto convincenti.
Marcel Martin, "Cinéma ’69", n. 136, maggio 1969.

28 anni dalla morte dei tre giornalisti Rai a Mostar

Oggi sono 28 anni dalla morte dei tre giornalisti Rai a Mostar . Sono stati uccisi da una granata ustascia 



 Da cittadino italiano con origini di Mostar, ci tengo a raccontarvi una piccola curiosità riguardo alla targa presente a Mostar.

Notate quello spazio "cancellato" nella parte superiore, cioè quella scritta in serbo-croato?
I cittadini di Mostar hanno ritenuto opportuno cancellare la parola "fratricida" lasciando intendere che non si è trattata di una guerra etnico-religiosa "tra fratelli" ma di una aggressione organizzata a tavolino e con precisi obiettivi di natura geopolitica, in cui l'aggressore aveva una sola caratteristica: chiunque fomentasse il nazionalismo.
In Bosnia, In quegli anni, chiunque avesse "fratelli" pensava ad aiutarli e a metterne in salvo il più possibile, qualsiasi fosse la loro origine etnico-religiosa (i miei genitori, ad esempio, sono stati allo stesso tempo deportati e salvati dai croati).
Detto questo, mi unisco al dolore di amici e parenti dei tre giornalisti, morti per raccontare all'occidente una verità scomoda.
Dino K. 




10 agosto 1995 – Ucciso dai croati il giornalista della BBC John Scoefield, mentre con tre colleghi riprendeva un villaggio in fiamme tra Karlovac e Bihać; la scusa è aver scambiato la telecamera per un’arma. La Krajina è sigillata ai giornalisti stranieri, facilitando le efferatezze.
Un ufficiale della Difesa territoriale serba dichiara a Paolo Rumiz de Il Piccolo di Trieste che la gente serba ha iniziato a fuggire immediatamente con l’inizio dell’Operazione Oluja. Bruno Maran

IL LAGER USTASCIA DI JASENOVAC (JEAN TOSCHI MARAZZANI VISCONTI)




 Jean è la persona più meravigliosa dell'universo 

IL LAGER USTASCIA DI JASENOVAC (JEAN TOSCHI MARAZZANI VISCONTI)


















Dusan Vlahovic è a Torino




 Signori e signore,

è con grande sommo immenso piacere che vi comunico che Dusan è a Torino!!!

E' arrivato proprio nel giorno del suo compleanno 


Juve, Vlahovic ha firmato: sarà bianconero fino al 2026


martedì 25 gennaio 2022

„Stvaranje Jugoslavije – najveća srpska zabluda“




Riassumendo i punti che tratta il seguente video. L’idea di una Jugoslavia è nata a Zagabria e prima della riforma di Vuk Karadžić i croati non avevano una propria lingua letteraria; se non era per l’esercito serbo sia la Slovenia che la Croazia non esisterebbero. I Serbi per creare lo stato jugoslavo hanno perso più di un milione di vite e la Serbia è entrata nella Jugoslavia comprendendo Macedonia, Vojvodina, Kosovo e Montenegro, invece sloveni e croati sono entrati con lo stato di sloveni croati e serbi che nessuno al mondo riconosceva. Poi va a spiegare tutti i punti sopra, entrando nel dettaglio.

Goran Šarić - „Stvaranje Jugoslavije – najveća srpska zabluda“




lunedì 24 gennaio 2022

I CROATI VOGLIONO CONTINUARE I FURTI




Dopo averci rubato scrittori, pittori, musicisti, scienziati, Ivo Andric e Nikola Tesla stanno cercando di rubare Novak Djokovic 

NA ČEMU SU OVI?! HRVATI ZAKONOM OTIMAJU NOVAKA!










sabato 22 gennaio 2022

Eliza. Una storia macedone. Recensioni

 



A due anni dall'uscita del magnifico libro pubblichiamo le recensioni più belle 

Bellissima e avvincente storia. Un grande atto d'amore da parte di un figlio voler raccontare la vita avventurosa dei propri genitori, cercando di capire e svelare parte di quella vita rimasta quasi un mistero per troppo tempo.
Molte volte cercare le proprie radici ci fa comprendere molti aspetti di noi stessi
Anna Maria

"Eliza mi ha sussurrato il suo desiderio tutto l’inverno e insieme ai colori della copertina del suo libro, simbolo inequivocabile dell’identità di un popolo tanto forte quanto martoriato dalla storia, mi ha convinto a rileggere un’opera, quella di Umberto Li Gioi, che avevo già letto lo scorso anno, ma che mi aveva lasciato un senso di impotenza, di sorpresa, di dolore.
Di sgomento.
L’ho portato con me, per leggerlo durante le mie vacanze in camper, fra le valli e le vette di una verde e fresca Svizzera, nel nulla e nel tutto del silenzio rotto solo dall’aria frizzante che accompagnava i campanacci dei pascoli agli alpeggi, sinfonia e colonna sonora pura di una lettura che mi ha immerso in un mondo parallelo.
Pagina dopo pagina sono entrato -ora come lo scorso anno- a vivere dei momenti teneri, d’amore, ma anche di paura, di colpi di scena, di drammi assoluti, di sfregi senza senso, abbracciando un periodo storico veramente buio che sarebbe bello poter dimenticare, ma che deve essere monito per chi è dopo di noi, perché non si commettano più gli stessi errori. Disumani.
È stato bravo Umberto a catapultarmi in un racconto dove mi sono trovato a vivere accanto a personaggi che non sono frutto di fantasia ma di splendida e purtroppo cruda realtà.
Mi sono sentito anch’io un personaggio, trasparente, del libro.
Ho bevuto rakija nella kafana di Kicevo, mi sono fatto radere da “Ugo” nella sua bottega, mentre canticchiava per concentrarsi sul taglio delle basette, ho ascoltato le cicale che accompagnavano il meltemi di una Rodi martoriata da una guerra fratricida.
Ho passeggiato con Trajan Trajkoski tra le bancarelle dei mercati macedoni, osservando la generosità di un Sindaco amato e rispettato dalla sua gente.
Ho vagato fra le colline di una Macedonia dilaniata, facendomi ospitare da famiglie dal cuore d’oro, pronte a rischiare tutto pur di aiutare giovani disperati in fuga dagli orrori della guerra.
Ho mangiato a sazietà al matrimonio di Eliza e Luigi, con festa e danze senza fine, in un “felice intermezzo tra la guerra e il ritorno alla vita”.
Ho corso in bici, accompagnando la ciondolante andatura di Eliza, tra Premka e Kicevo, lungo la schiumosa Temnica.
Ero fra la calca di Premka, quando Eliza e Ljubo si sono rivisti fra le campane a festa e il non riuscire a comprendere del giovane Rino.
Ho tenuto compagnia a Ljubo, nelle calde notti estive, parlando alle fredde tombe del suo cimitero sovrastato da urla silenziose. E nel pesante fardello che si è portato dentro tutta la vita, ho giustificato il suo volere finale, confondendo vendetta e perdono.
E purtroppo ero sempre con Ljubo, in quella maledetta vigilia di Pasqua del 1944, quando Miljeva Atanaskova e la giovane Desa presero il calesse per andare a portare da mangiare ai rifugiati.
Ho pianto, ho pianto tanto, di emozione e di rabbia, perché il sapiente fluire del racconto di Umberto mi ha fatto “vivere” momenti tremendi, immedesimandomi nei personaggi e nella storia.
Una storia meravigliosa, raccontata con arte nobile, una sorta di Bolero di Claude Lelouche, regista che segue il racconto di più personaggi che alla fine si ritrovano nello stesso luogo, nello stesso istante.
Anche questa storia, così raccontata, meriterebbe il grande schermo.
I fatti raccontati da Rino, da Umberto, da Eliza, da Luigi, chiedono particolare attenzione, perché il concatenarsi degli eventi riesce a creare un capolavoro di dolore e sofferenza.
Di incredulità.
È nello stesso tempo un romanzo giallo, un testo storico, un racconto d’amore e lo stesso autore è stato bravo a creare un unico filo conduttore che è riuscito a portare il lettore a scoprire una delle verità che l’uomo tende a ricercare sempre nella vita, ma dalle quali spesso si fugge.
Consciamente o inconsapevolmente.
E anche qui, metafora del sapere, riscopriamo che “_esistono sempre due verità: quella che tu conosci e quella che tu non sai”.
Pietro

"Carissimo Umberto,
sono riuscito a leggere anche il terzo romanzo, ELIZA.
Premetto che anche stavolta mi è piaciuto. Adesso sono in grado di stilare un commento più preciso sull’evoluzione della tua produzione.
ELIZA si colloca senz’altro su un gradino superiore rispetto a KALEMEGDAN per quanto riguarda lo stile e la gestione dei dettagli e delle parti didascaliche, a cui ti avevo accennato nelle precedenti mail.
I dialoghi risultano più funzionali al contesto della narrazione. Tutto questo rende il linguaggio molto più spontaneo e meno ricercato, per cui la lettura si fa decisamente più fluida e piacevole.
I personaggi secondari cominciano ad assumere una fisionomia più rispondente alle esigenze di una narrazione.
Apprezzabile e riuscito il tentativo di scrivere un romanzo a due voci.
Il filo conduttore della narrazione è più evidente rispetto a KALEMEGDAN e accompagna il lettore fino alla fine. Un andamento molto cinematografico. Anche grazie alle tue descrizioni, che costituiscono uno dei punti di forza dell'approccio narrativo.
In particolare per la piacevolezza della scrittura e l’accuratezza della documentazione.
Il libro ha una fisionomia ben definita e riesce a tenere il lettore incollato dalla prima all’ultima pagina e, come tale, la coesione narrativa risulta l’elemento cruciale: un fattore ancora più determinante dell’intreccio di per sé, per quanto avvincente e ben scritto possa essere!"
Claudio

"Vivere significa risolvere i problemi che il caso ci pone innanzi. Raccogliere in un articolato racconto le vicissitudini che abbiamo affrontato ci può aiutare a scoprire magari il senso ....il filo che lega gli avvenimenti dell'esistenza. Ma ciò che più conta é il desiderio di condividere magari attraverso la lettura con il prossimo, in questo caso il lettore, che scorre le pagine della tua vita.....Scrivete ancora caro Rino e Umberto .
Claudio

"Difficilmente mi accosto a libri che ”narrano” delle due guerre mondiali. Ma leggere questo, per i riferimenti che vi ho trovato, mi è servito a squarciare un velo che non avevo il coraggio di scostare e a lenire una ferita mai rimarginata in me. E allora mi sono venuti alla mente tutti i ricordi di quell’uomo che non ha mai voluto scaricare, forse così pensava, i suoi brutti ricordi legati alla guerra: anche lui veniva da un paese della grecia salentina, anche lui bravo nel parlare il grico, partito come volontario , anche lui nelle stesse zone descritte nel libro, per finire, dopo l’armistizio, in un campo dì concentramento tedesco.
Nostalgia di un padre che non ho più e rimpianto per non avere avuto il coraggio di dirgli:” parlami di quegli anni, ti voglio ascoltare.. ora è tutto passato”. Alla fine ho parlato di me, ma
grazie per avermi dato questa opportunità .
Il vostro libro è un opera d'arte.
Lecce, agosto 2021. Maria Paola

"Ho letto il libro tutto d’un fiato.
Mi è piaciuto tantissimo.
Una storia vera. Ambientata nella Macedonia durante la seconda guerra mondiale e periodo appena seguente. La storia di una ragazza macedone e di un ragazzo italiano. Mentre ora possiamo dire che è quasi una prassi il matrimonio “misto” allora chissà quanti paradossi ....
Interessante anche il periodo storico che, sia nei ricordi sia nelle ricerche di Rino e dell’autore, coinvolge i lettori più appassionati. Tempo fa ho fatto un viaggio in treno da Trieste e Verona. Il vecchio Simplon Express che partiva da Belgrado. C’era un signore bresciano che tornava a casa dopo un incidente. Sul treno quasi tutte persone Macedoni e slave ... persone veramente squisite.
Ecco leggendo il libro mi sono ricordata anche di loro.
Consiglio a tutti di leggere questo meraviglioso libro"
Giuliana

"Una bella lettura, che ci trasporta dalla Puglia in Grecia ed infine in Macedonia, nel periodo della seconda guerra mondiale... un quaderno e vecchie foto del padre con la madre, un segreto inconfessabile, fungono da stimolo per Rino per fare un viaggio in Macedonia, per riscoprire proprie radici.
L'autore del libro ha completato la ricerca con un viaggio a Rodi, raccogliendo i ricordi di chi ha vissuto quel periodo di occupazione...
Personalmente mi è piaciuto molto, oltre ad avermi commossa ho scoperto tratti di storia che non conoscevo... più un sottile dolore e vergogna, in quanto italiana, nei confronti di questo popolo così accogliente e generoso
Paola T.

"Il bel libro "Eliza" una storia macedone, scritto da Umberto Li Gioi, ripercorre le vicende familiari e storiche dei genitori di Oronzo Operoso, che ne è la voce narrante.
Un amore tra due giovani sbocciato in tempi cupi, le tensioni etniche così vive ora come allora nei Balcani, la tragedia personale vissuta dalla giovane e bella Eliza, che non svelerà ad alcuno e che emergerà solo dopo la sua dipartita, sono gli ingredienti fondamentali di questo libro snello, dalla lettura scorrevole. La memoria familiare e storica di Oronzo Operoso ci fa capire come siano importanti le nostre radici e come il tener vivo il ricordo del passato e di coloro che ci hanno preceduto, getti le basi per la vita futura.
Tutto si tiene e tutto scorre."
Fabia

"È stato importantissimo, ed è fondamentale leggerlo tutto d'un fiato per non perdere i collegamenti, che, devo dire, sono magistralmente distanziati per poi apparirti improvvisamente. Si legge molto piacevolmente e con interesse nella parte descrittiva senza che si possa immaginarne l'epilogo.
Che impressione, perché credo che tutti, al posto di Eliza, avremmo voluto avere lo stesso coraggio. Intanto complimenti a chi ha avuto il coraggio di andare a scavare, e non credo affatto che sia stato facile, anzi. E complimenti anche per l’idea di tradurre il tutto in un libro. La parte iniziale nulla fa presagire del prosieguo. Un plauso a come la narrazione è stata concepita. È emozionante e toccante."
Massimo

"Scrivo alcune righe per raccontare le mie impressioni sul libro. Premetto che in grandi linee conoscevo la storia perché Rino me la raccontò qualche anno fa quando fui ospite a casa sua , insieme a mio figlio. Da allora me la sono tenuta dentro e non ho mai parlato con nessuno: mi sembrava che se avessi dovuto farlo, avrei scoperchiato un segreto tenuto tale per decenni. Non mi sembrava il caso di svelare a nessuno una cosa così intima, dolorosa , profonda.
Nonostante ciò sono rimasta stupefatta dal coraggio e senso di giustizia di sua madre Eliza. La sua amicizia con Ljubo ha creato in me un'ammirazione maggiore .Si sa che dalle nostre parti oltre la famiglia anche l'amicizia è sacra.
Anche se ho problemi di concentrazione ho letto il libro in pochi giorni aspettando con tanta ansia quel "fatto" che ha sconvolto la vita di tutta la famiglia, soprattutto quella di Eliza. Quando sono arrivata al punto, ho pianto, pianto tanto. E nello stesso tempo ho sentito l'orgoglio, orgoglio di essere amica , anzi "sestra" di una persona come Rino che sembra un uomo schivo, riservato, un po' nel suo mondo, quasi distaccato. Ma quando lo conosci ti rendi conto che in lui c'è il grande cuore di Eliza e del suo buon padre Luigi. Un cuore che porta il peso enorme di una famiglia per bene, rispettabile, che ha vissuto una grande tragedia che li ha cambiati per sempre."
Alessandra




Jov

mercoledì 19 gennaio 2022

Il parere di Biagio Carrano sul caso Djokovic - Australia




 Usiamo alcune risposte di Biagio Carrano perchè ci sembra che chiariscano molti dubbi

Purtroppo il post non è stato compreso bene: 1) le informazioni inesatte sui paesi visitati si trovano nel Passenger Locator Form, che ha un altro fine legato alla tracciabilità dell'ospite e non è collegato al visto; 2) Djokovic non ha fatto nel 2021 dichiarazioni o iniziative no-vax, si è invece dichiarato per la libertà di scelta, come accade nel suo paese di origine, dove i vaccini sono disponibili senza attese anche nei centri commerciali, la loro inoculazione è fortemente consigliata, senza l'attestato di vaccinazione non si può entrare nei locali pubblici dopo le 20, ma non vi sono altre limitazioni significative al diritto a vivere e lavorare dei cittadini.

Il Ministro Hawke ha rivendicato che la sua scelta, arbitraria e concessagli dalla legge, è stata di tipo politico e ideologico, riconoscendo la validità legale del visto di Djokovic e delle altre cinque persone che lo avevano ottenuto seguendo la procedura di rilascio stabilita dalla legge. In sostanza, per motivi politici il sanissimo Djokovic è stato considerato un problema di ordine sanitario e pubblico: neanche fosse il Che Guevara dei no-vax, giunto non per giocare a tennis ma per fare proseliti! Oppure preoccupava proprio il rischio della dimostrazione che si può essere sani e vincenti anche senza il vaccino?

Hawke non ha commesso nessun abuso, la legge glielo consente, ma per non avere problemi a seguito della sua decisione il governo ha dovuto revocare altri 5 visti. In ogni caso la causa di danni avrà buone possibilità perché le motivazioni adotte da Hawke sono o false (pericolo sanitario) o infondate (timori di apostolato no vax). Domanda, a parte la storia di Djokovic, quanto arbitrio si è dato ai politici con l'emergenza?

Spiega tutto il post: 28 persone hanno mandato la documentazione in anonimo, per 6 è stata ritenuta accettabile. In sostanza Djokovic non era sicuro di ricevere il visto, per questo ha postato felice la partenza e la "special exeption" su Instagram. La documentazione, presentata in anonimo, è stata ritenuta vera da due commissioni mediche australiane: perché mettere in discussione il lavoro di medici che fanno questo da mesi a decine di migliaia di chilometri di distanza e senza conoscerla?

Sul caso #Djokovic riprendo pari pari un commento che credo sia stato postato sotto pseudonimo da qualche esperto proprio per far chiarezza una volta per tutte.
Per entrare in Australia serve un visto d'ingresso che ha tre livelli di controllo: il primo al momento del rilascio, quando la richiesta viene esaminata da due commissioni mediche indipendenti, il secondo al momento dell'imbarco nello scalo di partenza, il terzo al momento dello sbarco in Australia. Il terzo livello si applica per lo più ai clandestini, quelli che arrivano senza documenti e senza visa. Questo visto può essere rilasciato e controllato solo ed unicamente dallo stato federale o dallo stato di destinazione, nello specifico dalla provincia di Victoria. Tennis Australia non può aver rilasciato alcun visto di ingresso e neppure può aver autorizzato alcun protocollo. Quindi, ricapitolando, Djokovic ha passato primo e secondo livello con una visa valida, altrimenti sarebbe stato bloccato prima della partenza.
Ora vediamo come l'ha ottenuta. Le domande sono presentate tutte in forma ANONIMA, sono esaminate da due commissioni mediche indipendenti, una nominata dallo stato di destinazione, un'altra composta da un gruppo di specialisti che le valuta in base alle direttive atagi, che prevedono anche tutti i possibili casi di esenzione. Già qui si capisce che chi afferma che "in Australia si entra solo da vaccinati" o è ignorante o è in malafede. In occasione dell'Australia Open sono state presentate 28 richieste di esenzione e ne sono state approvate 6; nessuno dei medici che le ha analizzate sapeva di chi erano. E questo smonta la tesi del "ricco e famoso che corrompe per ottenere ciò che agli altri è negato".
Il governo federale australiano non ha mai negato il fatto che Djokovic sia entrato con una visa valida e infatti I motivi della revoca sono "salute pubblica", ovvero una motivazione basata sul nulla, dal momento che parte dall'assunto SBAGLIATO che un non vaccinato, che fa un tampone ogni due giorni, è un untore, mentre un non vaccinato NON si contagia e non contagia, tesi ampiamente sentita da teoria e pratica, con buona pace dei Bassetti e dei Burioni, e "ordine pubblico" perché la presenza di Djokovic in Australia avrebbe fomentato i no vax.
Durante le due settimane in cui si è trascinata questa farsa, sono emerse informazioni anche sugli altri visti rilasciati a giocatori e allenatori che erano stati autorizzati ad entrare in Australia per il semplice motivo che avevano una visa valida e non erano così famosi, quindi il loro ingresso è passato sotto silenzio. Uno di questi, anzi una giocatrice ceca, aveva anche preso parte, senza problemi, ad un torneo giocato prima dell'open. Dopo l'esplosione del caso Djokovic tutti questi visti sono stati annullati, con provvedimento retroattivo.
Per la cronaca, il governo australiano non ha alcuna giurisdizione sui comportamenti di Djokovic in Serbia o in Spagna e quindi non può motivare l'espulsione con qualcosa che il giocatore avrebbe o non avrebbe fatto lontano dal territorio australiano.
Biagio Carrano

Nella mia personale collezione di articoli per cercare di capire l'insofferenza, l'astio, se non addirittura l'odio che sui media italiani traspaiono nei confronti di Novak Djokovic credo che questo titolo del Corriere della Sera si porrà ai vertici.
"...può morire nella monezza" è un'ipotesi (o un sottile auspicio?) che non ho sentito rivolto da tali testate nemmeno per pedofili o stragisti mafiosi.
L'autore di una prosa tanto raffinata, che mette in rima bellezza e monnezza con grande originalità (tipo Bombolo, insomma), è uno tra i più premiati scrittori italiani, Sandro Veronesi. Ecco, tra i più premiati.
Biagio Carrano

Su affaritaliani.it un mio intervento sulla telenovela #Djokovic
Novak Djokovic è il più recente villain del racconto biosecuritario che da due anni i media italiani propinano al paese. Il tennista serbo, al di là degli errori e delle omissioni nella documentazione presentata per entrare in Australia, è diventato così la pecora nera, il personaggio arrogante da biasimare e da esporre al pubblico odio dei media sociali, il ricco privilegiato che non vuole sottomettersi alle regole che da due anni affaticano la vita di centinaia di milioni di persone: insomma il capro espiatorio su cui scaricare la frustrazione collettiva, così che ne vengano esentati coloro che quelle regole le hanno introdotte e che si ostinano a portarle avanti nonostante tanti principi e tanti assunti (a partire dalla garanzia di immunità garantita dal vaccino) siano stati smentiti negli ultimi mesi.
Biagio Carrano


Il caso Djokovic sta diventando emblematico delle modalità con cui governi e media internazionali cercano di disciplinare il dissenso rispetto a certe loro scelte per gestire la pandemia. Il tennista serbo viene raccontato come un arrogante privilegiato che sarebbe partito per imporre la sua presenza agli Open AUS, mentre è vittima di chi gli aveva dato garanzie per un'esenzione che poi le autorità australiane hanno rinnegato, in un conflitto tutto interno alle autorità del paese dei canguri. Biagio Carrano

Serbian Monitor


Perchè i media italiani odiano tanto Novak Djokovic?


LA PEGGIORE SHITSTORM MAI ESISTITA...





Mai visto un odio così organizzato su tutti i media..MAI ! 
Forza Novak Djokovic! 



La bufala della presunta "eroina" degli scacchi
Dicembre 2017 Ryad Arabia Saudita, campionato del mondo di Scacchi Blitz e Rapid: TUTTE a capo scoperto.
Gira una bufala in rete su una scacchista ucraina che avrebbe rifiutato di giocare a Ryad per protesta contro l'obbligo inesistente e coprire il capo. Peccato che pochi mesi prima aveva giocato, perdendo, a cadenza classica a Teheran a capo coperto.





Comunque le regole non sono uguali per tutti




martedì 11 gennaio 2022

PAROLE D'AMORE CONTRO L'ODIO

 



UN UOMO, UN MITO

Caro G. mi dispiace ma non sono assolutamente d accordo su quanto hai scritto. Sai quanto ti stimo, sia come amico sia come persona, però questa volta hai sbagliato, ma proprio di grosso.
Parlare male di un ragazzo che è l'esempio dell'umiltà, gentilezza, educazione, disponibile ad aiutare le persone in difficoltà.
Si nota un tuo profondo odio verso il ragazzo, e conoscendoti non riesco a capire il motivo. Scrivi male del padre, perchè? Ogni padre che vuol bene al proprio figlio ha il diritto, anzi il dovere se è un vero padre a difendere il proprio figlio. Forse a te sarà ridicolo, per me è segno di amore.
Poi scrivi con un modo tendenzioso, lui vive a Montecarlo, ma cosa c'entra, e allora? Dovresti informarti quanti sacrifici e sofferenze hanno avuto i Djokovic per arrivare dove sono arrivati, quindi se possono perchè non dovrebbero vivere a Montecarlo e pagare poche tasse? Però ho notato che non hai neanche accennato nel tuo articolo, quante beneficenze ha fatto il ragazzo, compresa la donazione di un milione di euro all'ospedale di Bergamo nel mezzo della pandemia... questo guarda caso questo ti è sfuggito. Poi ti contraddici, prima scrivi che è una marionetta del governo serbo, poi che ha messo in difficoltà il governo serbo siccome lui Novak è contrario alla Rio Tinto.
Poi dai, non far finta di non averlo capito, la questione dell'ingresso in Australia è talmente chiara che è una questione politica, che alle tue accuse contro Novak possono credere solo chi segue la storia in modo superficiale.
La questione dei poveri immigrati nell'hotel, dispiace, ma non paragonare queste due storie che sono totalmente separate.
Un altra cosa che mi ha irritato, ma proprio profondamente, è questo filo del nazionalismo serbo che segue tutto il tuo articolo. In questo modo, anche se non lo hai accusato direttamente, si ha la sensazione (per chi non lo conosce) che Novak sia un serbo nazionalista estremista, quando invece è tutto il contrario. Novak è un bravissimo ragazzo che ama il mondo, forse ti sei dimenticato che la mamma è croata, quante volte ha parlato bene della Croazia, quante volte ha detto frasi di fratellanza e rispetto reciproco tra i popoli dell'ex Jugoslavia...
Tutto qua caro G., ti ritengo amico e brava persona, ma questo mio pensiero dovevo dirtelo.
Per concludere, Novak anche se non vincerà l'A.O., entrerà nella storia come simbolo della lotta per la libertà.
Forza Nole ti auguro con tutto il cuore di vincere anche all'A.O.
Willy, 12/01/22








Caro D. io non ho mai pensato ne detto che il Covid non esiste. Posso dirti che l'ho avuto due volte. La prima in modo pesante nell'estate 2020, poi la seconda volta come un raffreddore qualche giorno fa.
Mi sono sempre curato grazie al mio amico dottore (vero dottore) con i modi tradizionali.
Comunque il problema è tutt'altro, vedo che sei talmente offuscato dalle tue convinzioni, che "Non vedi l'acqua guardando il mare"(Proverbio balcanico 😀). Ti dirò di più, fino a settembre del 2021 non volevo entrare in polemiche con i miei amici che la pensano come te, proprio per il rispetto verso la libertà di scelta. Poi però sono successi dei fatti molto tristi, alcuni miei amici con doppie e triple dosi sono morti di covid (intubati). Li è scattato qualcosa in me, una rabbia che non mi lasciava star più zitto, mi sentivo complice collaborazionista di questa infame pagliacciata
(poi l'introduzione del GP)...
Guarda, puoi farti mille punture, non ho niente contro le tue decisioni, ma non rompere le scatole a farmi la predica che uno non vaccinato muore o finisce in terapia intensiva.
Ma quanto devi essere offuscato per mandare giù tutte le stronzate che hanno raccontato... poi parlar male di Djokovic in base ad una frase tirata fuori dal contesto senza aver visto l'intervista, fa proprio pena.
Hai detto di non capire Novak, te lo spiego da amico. Anch'io NON sono un No Vax, siccome ho fatto tutti i vaccini in vita mia, però quelli veri. Ho fatto anche il vaccino (più volte) contro la malaria e contro la febbre gialla (ho girato parecchio l'Africa).
In Africa non mi è mai saltato in mente di chiedere agli africani se sono vaccinati contro la malaria o febbre gialla, lo capisci il senso ?!?!?
Per concludere, leggevo nei tuoi commenti che io non vaccinato metto a rischio te ?!?!? Ma come se tu sei si vax, semmai sei tu che metti me in pericolo.... comprendi il senso della logica ???
Ho saputo che lavori in banca, ho molti amici che fanno il tuo lavoro, purtroppo sono tutti stressati, maltrattati dai superiori, ogni giorno ricattati e vivono nella paura di perdere quello che un tempo fu un lavoro da privilegiati (verranno sostituiti da un algoritmo). Mi auguro che non sia il tuo caso, però si nota parecchia frustrazione nei tuoi commenti. Un abbraccio, spero verrai a trovarmi in Friuli o in Serbia, ho dell'ottimo vino, salami e formaggio... tutta roba da consumare tra amici e far godere l'anima di felicità e serenità



sabato 8 gennaio 2022

Anche le bandiere croate per Djokovic a Melbourne

 




Siamo davvero commossi.

Tanta solidarietà non ce la saremmo mai aspettata 

Sotto l'albergo di Novak Djokovic bandiere serbe, macedoni, greche e soprattutto croate poichè la mamma di Novak è croata 

Grazie di cuore 

Da Connors a Zverev: cresce il partito pro Novak Djokovic

Novak Djokovic, John Isner spiazza tutti: "Vergogna"

"Trofej Od Papira" - Srcani Udar 2021

Cosa c'è dietro il caso Djokovic

Da Connors a Zverev: cresce il partito pro Novak Djokovic

Troicki difende Novak Djokovic

Djokovic aveva il visto per entrare

Stiamo gestendo male la situazione Djokovic

Djokovic supporters

This is Novak Djokovic!

Non è stato un errore di Djokovic

In praise of Novak Djokovic

L’assurda scusa dell’Australia per cacciare Djokovic

"Novak Djokovic è diventato un prigioniero politico"

Alex Hawke, il falco che ha messo Djokovic alle corde

Djokovic puo' non dare il buon esempio

Ammazzare il serbo e vivere felici.

Djokovic, un grande campione trasformato in mostro!

Novak Djokovic, John McEnroe: "Una barzelletta triste, che st...a"

Djokovic non si arrende: allo studio una richiesta di risarcimento da 5 milioni di dollari

Renata Voracova: “Non ho fatto come Djokovic in Australia, ma avrei potuto”

Il parere di Biagio Carrano sul caso Djokovic - Australia

Vi racconto perché hanno bloccato Djokovic proprio in Australia. E perché vogliono fargli fare la fine di Maradona.

EMERGENZA COVID: DJOKOVIC HA COMPRATO L'80% DI UN'AZIENDA DANESE CHE LAVORA A UNA CURA

L’Australian Lawyers’ Alliance: “L’espulsione di Djokovic un precedente orwelliano”

Vajda rompe il silenzio: "Novak Djokovic ha subito un'ingiustizia"




Djokovic aveva titolo per entrare in Australia, disponendo di un visto che gli è stato rilasciato. E' sufficiente leggere gli atti per verificarlo (vedi link sul sito della Federal Court): "the Applicant held a subclass GG408 (Temporary Activity) visa (“Visa”)". Visto che gli è stato cancellato dapprima con provvedimento della Border Force del 6 gennaio, poi annullato dal giudice, e quindi con il provvedimento ministeriale del 14 gennaio, con motivazioni diverse e con decorrenza dal 14 gennaio; 2) Rimando a quanto sopra scritto: se un giudice annulla un provvedimento limitativo di un diritto, il diritto sussiste ab origine. 3) Dal 6 al 13 gennaio a Djokovic è stato impedito, in violazione di legge, di entrare in Australia, in quanto il provvedimento del 6 gennaio (che cancellava il visto di cui Djokovic era titolare) è stato annullato giudizialmente e il provvedimento del 14 gennaio, avente motivazioni diverse, ha decorrenza - ovviamente - solo dal 14 gennaio. 4) L'"Australia funziona così": se anche fosse (da 15 giorni sono tutti grandi conoscitori dell'Australia), non capisco che c'entri: provvedimenti arbitrari di polizia sono all'ordine del giorno nella maggior parte dei paesi del Mondo e commentarli sostenendo che "nessuno è obbligato ad andarci" elude soltanto la questione e non rappresenta una ragione sufficiente per non criticare un provvedimento arbitrario di espulsione motivato sulla base della circostanza (o meglio, della congettura) secondo cui le idee e il comportamento di un soggetto (per quanto legittimamente non condivisibili, e ad esempio io non li condivido) potrebbero "alimentare sentimenti" di un certo tipo e innescare "problemi di ordine pubblico".

www.fedcourt.gov.au



                                Current results: 84.73% YES / 15.27% NO





Novak Djokovic è stato espulso dall'Australia, Andy Murray non si trattiene.
La telenovela Djokovic è arrivata alla fine proprio alla vigilia del via dell'Australian Open, con l'espulsione definitiva del tennista serbo dall'Australia. Interrogato sulla questione dalla BBC, Andy Murray si è espresso in termini accesi: "E' stato tutto uno spettacolo di m...a. Novak è qualcuno che conosco da quando avevamo 12 anni, è qualcuno che rispetto e contro cui ho gareggiato. Non mi piace che sia in questa situazione e che sia stato messo anche in detenzione", le parole dello scozzese.





Ho letto moltissimi commenti di moltissimi personaggi che dicono che Novak Djokovic è un pessimo esempio per i giovani.
Confermo.
Non fuma, non beve, non si droga, è vegano, non va a puttane, non fa risse, si allena dalla mattina alla sera, fa beneficenza, è credente, si prende cura della famiglia.
Mi auguro che i giovani stiano lontani da questo personaggio pericoloso per la Società e non lo imitino in nulla di tutto ciò.
Vittorio Sgarbi





Caso Djokovic.
L'espulsione dall'Australia per motivi politici è una cosa completamente senza senso.
Novak è adulto e fa le sue scelte.
Io sono vaccinato tre volte ma trovo inaccettabile la sua persecuzione.
Una pausa per un atleta della sua età gli prolunga la vita sportiva.
Ha tutta la possibilità di rifarsi.
Medvedev





Il primo giudizio ha accertato che Djokovic aveva il diritto all'esenzione e quindi il diritto di giocare.
Il governo non ha impugnato tale giudizio che quindi ha definitivamente accertato la circostanza.
Chi lo nega o è mal informato oppure è in malafede.
Poi il governo ha deciso di espellerlo per ragioni politiche, adducendo presunti motivi di ordine pubblico.
Quindi l'esclusione politica di un giocatore SANO e tamponato che aveva diritto di giocare è solo una scelta politica e è stata, a mio avviso, una vergogna che oggi viene applaudita solo per motivi ideologici o di tifo contrario, da gente che ovviamente non ha nulla a che fare con lo spirito del vero sport.
Quello spirito che faceva addirittura fermare le guerre in occasione delle olimpiadi.
Invece la politica è riuscita a rovinare anche il tennis e a falsare il torneo.
Profondo disgusto.




"Jebeš kontinent koji može da zarazi samo jedan Srbin ." 





A far del bene agli asini si rimedia calci.



“Il fatto che venga accettato tra gli applausi e gli editoriali compiaciuti di mezzo mondo il principio secondo il quale un paese può espellere una persona che in base alla risonanza mediatica che ha potrebbe turbare l’opinione pubblica del paese stesso è molto preoccupante.
Mettiamo, per assurdo ma non troppo, che il Qatar decida di non dare il visto ai calciatori omosessuali che parteciperanno al prossimo Mondiale perché le loro idee sono considerate una minaccia per la popolazione. Con questo precedente sarebbe difficile contestarlo, dopotutto rules are rules, e in gran parte dei paesi arabi l’omosessualità non è nelle rules. Cosa direbbero i commentatori che in queste ore applaudono la fermezza e la coerenza australiane? Una volta passato il principio che un’opinione “sbagliata” è sufficiente per essere deportati da un paese in nome di una morale, quale sarà il passo successivo”?
(Pietro Vietti, Tempi 18/01/2022)



Immagina di essere il primo atleta nella storia ad essere bannato e deportato perché non prendi droga




Contro Novak Djokovic c'è stata la più grande shitstorm della storia




La bufala della presunta "eroina" degli scacchi
Dicembre 2017 Ryad Arabia Saudita, campionato del mondo di Scacchi Blitz e Rapid: TUTTE a capo scoperto.
Gira una bufala in rete su una scacchista ucraina che avrebbe rifiutato di giocare a Ryad per protesta contro l'obbligo inesistente e coprire il capo. Peccato che pochi mesi prima aveva giocato, perdendo, a cadenza classica a Teheran a capo coperto.





Franjo Tuđman riconosciuto colpevole post mortem

  Non ci puo' essere sentenza per un morto ma la verità va detta sempre  L’implicazione della Croazia nel conflitto in Bosnia Erzegovina...