mercoledì 8 dicembre 2021

STRAGE A ZAGABRIA (CROAZIA)




 7 dicembre 1991: sono passati già 30 anni da quando tre membri della famiglia serba Zec sono stati brutalmente e vilmente uccisi a Zagabria. Mihajlo Zec, sua moglie Marija e la loro figlia di 12 anni Aleksandra sono stati uccisi da un gruppo di paramilitari croati che, dopo aver perso la guerra in Slavonia, hanno deciso di sfogare la loro frustrazione su una famiglia di lavoratori serbi a Zagabria.

Mihajlo Zec è corso in strada e ha cercato di scappare, ma Siniša Rimac gli ha sparato da una distanza di trenta metri. Dopo di ciò, hanno legato e abusato di sua moglie, Marija, e una delle loro figlie, Aleksandra, poi le hanno gettate in un furgone senza targa e sono andati in un rifugio di montagna vicino al monte Medvednica. Una volta a Sljeme, Aleksandra e Marija furono uccise e gettate in una fossa della spazzatura. La ragazza è stata colpita alla testa con un fucile automatico Heckler & Koch, da Munib Suljić.

Tratto da Riponderare i Balcani


Il 7 dicembre scorso il neosindaco di Zagabria, Tomislav Tomašević, ha partecipato alla commemorazione organizzata dalla Lega antifascista di Croazia, dal Consiglio nazionale serbo – l’organizzazione che riunisce i serbi di Croazia – e dall’ONG Documenta, per ricordare l’eccidio della famiglia serba di Mihajlo Zec, a trent’anni esatti dai fatti.

Ma la dimensione dell’importanza del gesto di Tomašević ce la danno, per contrasto, le reazioni scomposte che da più parti hanno accompagnato l’iniziativa del sindaco: reazioni che arrivano dalle massime cariche istituzionali del paese, addirittura dal presidente della Repubblica, Zoran Milanović.

L’importante commemorazione delle vittime serbe del sindaco di Zagabria



ADDIO A DEMETRIO VOLCIC



 Un grande giornalista che amava la Jugoslavia ci ha lasciati. Fu lui che raccontò all'Italia di come i croati uccisero tre giornalisti RAI a Mostar 

R.I.P. Demetrio Volcic



martedì 7 dicembre 2021

TROPPI NUOVI FASCISMI IN CROAZIA

 


SOLIDARIETA' A GIACOMO SCOTTI.

Sul numero di ieri della Voce del Popolo (link in calce) è apparso un articolo con il resoconto della riunione dell'Assemblea degli italiani di Fiume, svoltasi giovedì scorso, alla fine della quale, come si può leggere nel testo che ricopiamo di seguito, è stato nuovamente preso di mira, per le sue posizioni storiografiche, Giacomo Scotti, già in passato vittima di una vera e propria persecuzione da parte di ambienti nazionalisti, italiani e croati.
"A fine seduta, i consiglieri si sono soffermati sulle affermazioni di Giacomo Scotti, espresse durante un’intervista rilasciata dal quotidiano Novi List, in cui sminuiva l’entità dell’esodo e il dramma delle foibe. La Comunità degli Italiani di Fiume ha deciso di dissociarsi da quanto esternato dallo scrittore nell’intervista, in quanto “in essa viene presentata una versione parziale della storia dell’esodo, che si presta a interpretazioni parzialmente nocive per la CNI”.
Riteniamo che sia ora di finirla con queste espressioni prive di valore storiografico, ma contemporaneamente dal sapore intimidatorio, che pretendono di criminalizzare chiunque faccia ricerca storica seria sui fatti del confine orientale d'Italia, tacciandoli di "sminuire", "negare", "ridurre" e via di seguito, solo perché si sono "permessi" di smentire buona parte delle fandonie diffuse artatamente da decenni, prima dai nostalgici del fascismo e dei nazionalisti adriatici, poi accolte anche da parte della storiografia "antifascista".
Solidarietà a Giacomo Scotti, che alla bella età di 93 anni ha ancora la forza di volontà di ribadire la verità storica, nonostante tutti gli attacchi che ha subito negli anni.
Vorrei che gli esprimessimo la nostra più ampia solidarietà, stigmatizzando il continuo uso di screditare, con l'assurda accusa di "sminuire l'entità di esodo e foibe" chi ha invece lavorato per ricostruire seriamente la storia di queste terre.
Claudia Cernigoi



venerdì 26 novembre 2021

Un adulto e due bambini uccisi a Decani (Kosovo)

 



E' veramente sconcertante che non arrivi una notizia tragica come questa su nessuna pagina balcanica italiana e chi dovrebbe diffonderla cerca di boicottarla.

Nel villaggio di Goldane vicino a Decani un albanese ha sparato contro un autobus uccidendo due ragazzi e l'autista del mezzo. Ci sono anche numerosi feriti 

Tre persone uccise in Kosovo



mercoledì 17 novembre 2021

GRAZIE RUGGERO BOSCOVICH !


E' VIETATO AI CROATI RUBARE LA CULTURA DALMATA



 A furia di parlare male di noi i nostri nemici ci hanno fatto andare in vetta alle classifiche di Google !


Una volta falsificati, ovvero croatizzati, nome e cognome di uno scrittore, di un pittore, di un musicista che nacque o visse sul territorio che oggi fa parte della Croazia, la sua opera diventa automaticamente croata. 






Il dalmata italo serbo RUĐER BOŠKOVIĆ










Ruggero Giuseppe Boscovich

Nato in Dalmazia da padre serbo, si formò e operò in Italia, dove fu tra i primi a promuovere la diffusione e la discussione critica del newtonianesimo. Nell’opera in cui espresse in maniera organica il suo pensiero filosofico e scientifico, la Philosophiae naturalis theoria redacta ad unicam legem virium in natura existentium (1758), tentò di ridurre tutte le forze della natura a un’unica legge. Molto noto e attivo anche fuori d’Italia, nonostante l’assenza di un’adeguata formalizzazione, le sue teorie fisiche avrebbero esercitato una certa influenza sulla scienza del 19° secolo.



L’equivoco di Dubrovnik nasce dal fatto che fino al 1500 circa si parlava il Dalmatico, lingua neolatina a cavallo tra Italiano e Romeno. La slavizzazione popolare avviene tra il 1400 e il 1550. Ma come lo stesso Boscovich afferma, la lingua popolare di Dubrovnik era “Slavico”, non Croato, un dialetto molto simile a quello di Erzegovina lingua letteraria di tutti i Croati fino al 1992, ma il dialetto di Dubrovnik veniva parlato da tutti anche dai Serbi e dai Mussulmani a ovest del fiume Drina, quindi non poteva essere definito solo Croato. Peraltro, il dolce idioma di Erzegovina era quello ferocemente odiato da Tudman











Ringraziamo di cuore il "Giornale di Milano" che pubblicizza l'italo serbo Ruđer Bošković – Ruggero Boscovich . La "Società astronomica Ruder Boskovic" gestisce il Planetario di Belgrado 







Figli di questa città di confine, moltissimi ragusei possono essere considerati tanto italiani quanto slavi. E fra questi il più celebre è senz’altro l’astronomo e matematico Ruggero Boscovich (1711-1787) nato a Ragusa da madre italiana e padre serbo, a 14 anni si trasferì in Italia. Boscovich, che fu un prete cattolico, è uno dei più grandi intellettuali del suo tempo: matematico, astronomo, uomo di fede e di scienza. Era senz’altro bilingue (parlava anche in serbocroato, ma in famiglia prediligeva l’italiano), scrisse la gran parte delle sue opere scientifiche in latino – lingua della scienza d’allora – ma anche in italiano e in francese. Nella sua corrispondenza con Voltaire, il filosofo gli scriveva in italiano. Fece parte dell’Accademia dei Quaranta, altrimenti detta Società Italiana. E’ interessante che anche i serbi considerano Boscovich come un “loro” scienziato, poiché suo padre era di origine serba. Boscovich preferiva definirsi “dalmata”, rivendicando dunque un’origine regionale più che nazionale (un atteggiamento dunque molto… italiano!). Va altresì notato che dei suoi cinque fratelli, due – Anna e Pietro – furono buoni poeti slavi, mentre un altro – Bartolomeo – fu studioso e poeta, ma di lingua italiana.



La Repubblica di Ragusa distava 400 km dal Regno di  Croazia 










Guardate come i croati ripagano i milanesi 

"L’ennesima provocazione dei tifosi di calcio, nella fattispecie dei tifosi della Dinamo di Zagabria che lo scorso 14 settembre a Milano, oltre a provocare incidenti e risse, hanno compiuto un gesto deplorevole di apologia dell’ideologia ustascia e nazista, alzando il braccio destro, rievocando così l’epoca di Adolf Hitler, Benito Mussolini e Ante Pavelić. L'Unione dei combattenti antifascisti e degli antifascisti della Croazia (SABA RH) ha a più riprese protestato contro tali incidenti provocati dai tifosi che glorificano non solo lo Stato indipendente di Croazia, ma anche tutti i mali accaduti durante il periodo del terrore ustascia. È evidente che i giovani tifosi della Dinamo si comportano in linea con l’attuale clima generale in patria, ossia con la tacita approvazione dei saluti, dei simboli e degli slogan ustascia. Lo dimostra chiaramente anche l’atteggiamento neutro assunto non solo dai mezzi di informazione, ma anche dai funzionari e dalle autorità competenti croate nei confronti del recente episodio accaduto a Milano.

Chiediamoci: perché Jasenko Mesić, ambasciatore della Repubblica di Croazia a Roma, e Stjepan Ribić, console generale della Repubblica di Croazia a Milano, non hanno reagito all’episodio a cui si è assistito a Milano? Cosa ha fatto Gordan Grlić Radman, ministro degli Affari Esteri ed Europei della Repubblica di Croazia? Non si sono fatti sentire né il capo del governo croato né il presidente del parlamento croato. Ci sembra superfluo sottolineare che l’incidente in questione, pur essendo accaduto a Milano, è un attacco diretto alla Costituzione della Repubblica di Croazia.

La marcia su Milano dei tifosi della Dinamo di Zagabria

Squallidi e penosi ustascia croati




martedì 16 novembre 2021

KOSOVO JE SRBIJA

 Riceviamo da un amico e volentieri pubblichiamo 




KOSOVO JE SRBIJA.
Mentre la NATO faceva piovere bombe sul territorio serbo, le persone non si nascondevano realmente.
Non c’era gente che si lanciava in caverne e buchi (sì, è come vi immaginate tutti di ricordare le istantanee di Kabul, dove tutti gli esseri umani sono scomparsi e scomparirono dalla superficie).
La gente in Serbia uscì, si lasciò ascoltare e alcuni di loro sono diventati davvero per me fratelli e sorelle.
Sono da giorni a ritmo ridotto, in fase di cura a causa di “altri”, cosa potevo fare se non buttarmi nella lettura? O, forse, rilettura, sono abituato a fasi così, cerco sempre di essere creativo, nell’oscurità procurata.
Ed allora ho ripreso Babsi Jones, un pugno nello stomaco che ha fatto traballare e fermare persino me più volte.
Stavolta ho voluto arrivare alla fine, complice il mio stato umorale degli ultimi giorni.
Ferite mal sigillate e molte ferite sono ancora aperte. Alto anche il rischio di nuovi massacri. Un'analisi richiederebbe pagine e pagine.
La pace nelle repubbliche ex-jugoslave può essere una realtà solo risolvendo la questione kosovara - un autentico narcocosmo - che finse l'indipendenza, e la pretese in maniera brutale.
Basti pensare al pogrom del 2004: totalmente ignorato dai mass media occidentali, legittimò la pulizia etnica di tutto ciò che non era albanese.
Se le istituzioni incaricate di risolvere la questione kosovara, ma anche ad ignorare gli appelli e le richieste costruttive di Belgrado a non considerare i serbi "interlocutori inaffidabili" (cosa che si faceva già da tempo per propaganda o per convenienza) continueranno a fare la stessa cosa oggi (basti guardare agli ultimi avvenimenti nella Repubblica Serba di Bosnia ed Erzegovina, la tanto vituperata Република Српска), l'area balcanica sarà una volta ancora destabilizzata.
Forse è quello che hanno voluto le forze potenti, quelle consolidate, ma decisamente poco equilibrate.
Tuttavia, la più grande base militare americana dal Vietnam in avanti si insediò proprio in Kosovo.
Una zona franca, un punto oscuro che ha ospitato traffico di armi, droga e esseri umani ed è sempre stato un buon affare per tutti, tranne che per le migliaia di latitanti e desaparecidos di etnia non conforme. Ovviamente!
“Alla luce di quelle candele di sego, nella trattoria dove gli sbagliati, gli scacciati, ACCUSATI DI GENOCIDIO, e di ogni altra possibile brutale min@hiata (non provata, ndr) si raccoglievano come bestie incomprese, io ho scosso la testa (…) Il soldato olandese teneva il suo casco turchino, come fosse stata una tazza per pisciarci la notte (…) Non ha riso quando l’ho mandato a ca@are” …
Quindi è stata una guerra "buona”? L'aggressione della Nato contro la Jugoslavia è stata accompagnata da menzogne, strumentalizzata con i salvacondotti del culo e semplificata con spiegazioni futili.
I libri della Verità, quelli che devi impazzire e strapagarli per ottenerli, vittime di una censura codarda, come accade sempre nel mondo occidentale…
Косово је Србија!


martedì 9 novembre 2021

Fanculo Vukovar

 


Un editoriale del noto giornalista Boris Dežulović nel quale, in modo forte, si denuncia l'utilizzo della tragedia di Vukovar a fini nazionalisti e propagandistici. Per questo scritto Dežulović è stato minacciato di morte, attaccato sui social e via mail e duramente criticato dal ministro dei Veterani Tomo Medved. A difesa del giornalista è intervenuto l'Ordine dei giornalisti della Croazia

09/11/2021 -  Boris Dežulović


LA PARTE SBAGLIATA

  Scopro di essere dalla parte sbagliata, quando mi ritrovo a sostare in piedi poc’anzi l’anta destra del portone d’ingresso dell’interno de...