venerdì 28 gennaio 2022

28 anni dalla morte dei tre giornalisti Rai a Mostar

Oggi sono 28 anni dalla morte dei tre giornalisti Rai a Mostar . Sono stati uccisi da una granata ustascia 



 Da cittadino italiano con origini di Mostar, ci tengo a raccontarvi una piccola curiosità riguardo alla targa presente a Mostar.

Notate quello spazio "cancellato" nella parte superiore, cioè quella scritta in serbo-croato?
I cittadini di Mostar hanno ritenuto opportuno cancellare la parola "fratricida" lasciando intendere che non si è trattata di una guerra etnico-religiosa "tra fratelli" ma di una aggressione organizzata a tavolino e con precisi obiettivi di natura geopolitica, in cui l'aggressore aveva una sola caratteristica: chiunque fomentasse il nazionalismo.
In Bosnia, In quegli anni, chiunque avesse "fratelli" pensava ad aiutarli e a metterne in salvo il più possibile, qualsiasi fosse la loro origine etnico-religiosa (i miei genitori, ad esempio, sono stati allo stesso tempo deportati e salvati dai croati).
Detto questo, mi unisco al dolore di amici e parenti dei tre giornalisti, morti per raccontare all'occidente una verità scomoda.
Dino K. 




10 agosto 1995 – Ucciso dai croati il giornalista della BBC John Scoefield, mentre con tre colleghi riprendeva un villaggio in fiamme tra Karlovac e Bihać; la scusa è aver scambiato la telecamera per un’arma. La Krajina è sigillata ai giornalisti stranieri, facilitando le efferatezze.
Un ufficiale della Difesa territoriale serba dichiara a Paolo Rumiz de Il Piccolo di Trieste che la gente serba ha iniziato a fuggire immediatamente con l’inizio dell’Operazione Oluja. Bruno Maran



IL LAGER USTASCIA DI JASENOVAC (JEAN TOSCHI MARAZZANI VISCONTI)




 Jean è la persona più meravigliosa dell'universo 

IL LAGER USTASCIA DI JASENOVAC (JEAN TOSCHI MARAZZANI VISCONTI)














Dusan Vlahovic è a Torino




 Signori e signore,

è con grande sommo immenso piacere che vi comunico che Dusan è a Torino!!!

E' arrivato proprio nel giorno del suo compleanno 


Juve, Vlahovic ha firmato: sarà bianconero fino al 2026


giovedì 27 gennaio 2022

GIORNO DELLA MEMORIA 2022







Tra le tante pagine che ricordano questo triste giorno scegliamo quella di Pavlovic Dijana 

Nei lager nazisti furono sterminati 500mila Rom e Sinti. «Un genocidio come quello degli ebrei. Ma non viene ricordato, non se ne parla, non è nei libri di scuola», dice Dijana Pavlovic. «L'Italia lo inserisca nella legge sulla Giornata della memoria»

Non tutti hanno onorato i morti innocenti 










Dal 4 al 16 gennaio 2022, la pagina FB di Ripensare i Balcani pubblica innumerevoli post contro Djokovic attirando i peggiori haters del web, ma il 27 Gennaio non riesce a fare un post che sia uno per ricordare il giorno della memoria. Purtroppo non finisce qui poichè il gestore della pagina che non considera i milioni di morti anche nei campi di concentramento dei Balcani, trova il tempo per postare un incontro molto discutibile che non prende nemmeno un like, anzi riceve un emoij arrabbiato. Per fortuna arriva Rolando Dubini e commenta: "Giorno della memoria non pervenuto". Ringraziamo tutte le persone che non si sono scordate dei morti innocenti






Associare la foto degli Ekatarina velika a un criminale è davvero di pessimo gusto 







 P.S. Il giorno dopo la strigliata è arrivato il post sulla giornata della memoria . Coda di paglia ? 





Dalla pagina FB del circolo ARCI GONG di Gorizia . Gli insulti di un certo scrittore non li pubblichiamo perchè ci vergogniamo per lui pero' li possiamo far vedere a chi ce li chiede in privato 






Affidiamoci a presone meglio preparate :  Coordinamento Nazionale per la Jugoslavia - onlus


A proposito di gente preparata .. Gezim Q. ha spostato l'omicidio di Arkan in un bar di Belgrado!!!!!








Ah Maxi.. ti sbugiardano i musulmani onesti:   
Tokača sottolinea quanto sia importante che la società bosniaca si liberi dal mito della propria tragedia. "La Bosnia è stata vittima di un mito e di narrazioni mitiche. Se continuiamo a perpetuare il mito sulla nostra società, a giocare con i numeri delle vittime e a diffondere bugie, finiremo per riprodurre le dinamiche che sono sfociate nella guerra contro la Bosnia Erzegovina e contro la sua struttura sociale e culturale".
Atlante dei crimini di guerra. Pubblicato da Osservatorio Balcani il 3/6/2019







Se non conoscessi la storia odierei i serbi per cui quella che fa Michele Guerra che su FB si presenta con uno pseudonimo, è vera mala informazione. Per quanto riguarda i crimini esistono solo quelli serbi e quelli croati. I bosniaci son tutti santi. Per quanto riguarda Mihajlovic mente spudoratamente. Lo zio di Sinisa che è croato dalla sera alla mattina aveva deciso di uccidere il padre di Sinisa che era serbo, ma questo Max non lo dice .. anzi il povero Sinisa risulta solo amico di un criminale. Arkan aveva catturato lo zio di Sinisa e Sinisa è andato a prenderlo e l'ha salvato, ma Max evita accuratamente di raccontare le verità, quindi questo non lo cita. Per quanto riguarda la Gabanelli la dichiara bugiarda, ma si guarda bene di raccontare il filmato in cui lei intervista i croati che hanno ucciso i serbi. Nessun accenno alla morte di Moreno Locatelli, ne del primo serbo morto a Sarajevo, ne della Strage della Via Dobrovoljacka, ne dei tre attivisti italiani uccisi, ne dei neonati serbi morti perchè i musulmani impedivano l'arrivo dell'ossigeno mentre le loro armi circolavano tranquillamente, ne delle 3200 donne e bambini serbi uccisi dai musulmani nei villaggi attorno a Srebrenica .. e potremmo continuare. Non parliamo poi della diffamazione di Djokovic colpevole solo di essere andato al matrimonio di un amico e di aver incontrato un ex militare. Sembra che i bosniaci potevano salvare i propri civili mentre i serbi non potevano avere un esercito contro i tagliagole. Fikret Abdic' è stato un grande, poichè ha combattuto con le sue forze musulmane al fianco dell'armata jugoslava contro le forze secessioniste di Izetbegovic, ma per Michele o Max che sia è un criminale. 








A proposito del giorno delle memoria ...  








mercoledì 26 gennaio 2022

E DOPO LE AMEBE VENNERO I CROATI






Una volta falsificati, ovvero croatizzati, nome e cognome di uno scrittore, di un pittore, di un musicista che nacque o visse sul territorio che oggi fa parte della Croazia, la sua opera diventa automaticamente croata. 




 "CROATI PIGLIATUTTO"

Magistrale pezzo di Giacomo Scotti nella "Voce del popolo"
"E dopo le amebe vennero i Croati...
Marko Polić-Pol "
"Potrei firmare anche virgole e punti del testo pubblicato da Gian Antonio Stella sul “Corsera” di Milano e riportato integralmente da “La Voce del Popolo” l’indomani (23 aprile), ma poiché sull’argomento dell’appropriazione indebita di grandi personaggi della letteratura, della cultura e della storia italiana ho scritto a più riprese, arrabbiandomi forte, negli ultimi cinquant’anni, proverò a fare una cernita e una sintesi su questo brutto vezzo degli storici e politici croati – e fossero soltanto loro! – che non hanno risparmiato nessuno dei tanti grandi italiani “colpevoli” di essere nati o semplicemente di essere passati nelle e per le terre della Dalmazia, del Quarnero e dell’Istria oggi incluse nella Croazia. Per questi signori quegli italiani, per lo più sudditi della Serenissima repubblica di Venezia, furono e restano croati.
Negli ultimi venti anni si è giunti a croatizzare il veneziano e italiano Marco Polo. Già Franjo Tuđman lo fece, ora c’è caduto Stjepan Mesić, anche lui per un viaggio in Cina. Nel periodo immediatamente successivo alla secessione della Croazia dalla Jugoslavia ed alla conquista dell’indipendenza, all’inizio degli anni Novanta del secolo appena tramontato, nel contesto di un nazionalismo esasperato dalla guerra e dai rancori prolungatisi nel dopoguerra, Tuđman e i suoi se la presero anche con l’Italia e si appropriarono di numerosi scrittori, architetti, scultori ed altri artisti italo-veneti, dichiarandoli croati.
Il filosofo chersino Francesco Patrizi divenne Franjo e Frane Petrić ed ancora oggi, nei convegni annuali a lui dedicati a Cherso, è sempre e soltanto croato, viene chiamato sempre come lui non si firmò mai. Gli studiosi croati della sua opera sono però costretti a tradurre i suoi libri dal latino e dall’italiano.
Poi si è arrivati al celeberrimo Marco Polo. Recandosi in Cina, il “Supremo” si vantò davanti al Congresso del Popolo di aver seguito le orme del suo “connazionale”, ordinando ai suoi di scriverne il nome con la kappa: Marko. Cominciò da allora a correre sulla linea ferroviaria Zagabria-Venezia il treno Marko Polo (e l’Italia non protestò) e prese a navigare, come tuttora naviga, la nave passeggeri Marko Polo con la kappa. Dunque, a dire di Tuđman e di altri “storici” croati il veneziano sarebbe nato a Curzola (dove una leggenda parla di una “casa di Marco Polo”) e sarebbe stato di nazionalità croata. Oddìo, c’è pure qualche altro che lo vuole nato a Sebenico, ma lasciamo stare. Certo, in Dalmazia, ancora oggi, gente col cognome Polo, De Poli e simili ce n’è tanta, ma è pur vero che Venezia fu la signora della Dalmazia e di gran parte dell’Istria per quattrocento anni e ci furono giudici, capitani, podestà, rettori e conti veneziani mandati sull’Adriatico orientale che si chiamavano Polo e lasciarono in queste terre qualche rampollo, come l’hanno lasciato i Tiepolo (vedi a Pago i Chiepolo) i Cambi a Spalato, i Fiamengo a Lissa eccetera, eccetera.
Come se non bastasse, Tuđman volle mettere le mani anche su Ruggero Giuseppe Boscovich, raguseo, figlio di padre erzegovese e di madre oriunda bergamasca – Bettera – lo scienziato gesuita vissuto in Italia fin dai tredici anni di età. Scrisse le sue opere soltanto in italiano e in francese, personalmente polemizzò con chi voleva cambiargli nome e cognome, ma ciononostante Tuđman voleva che il monumento dello scienziato a Milano lo indicasse con nome e cognome scritti con la grafia croata: Rudjer Bošković. Il governo italiano quella volta disse di no e la visita ufficiale del “Vrhovnik” in Italia sfumò. Mise piede in Italia soltanto per visitare a Roma la mostra dell’arte rinascimentale croata, quasi esclusivamente dalmata e quasi esclusivamente fatta di opere di scultori e architetti italiani del Rinascimento. Purtroppo ad ospitare quella mostra fu la Città del Vaticano e Tuđman mise piede in Italia soltanto per andare in quel minuscolo anche se potentissimo Stato.



Ragusa distava 400 km dal Regno di Croazia
 



In alcune guide della Croazia e in tutti i libri di testo in materia di commercio nelle scuole superiori croate si legge che l’inventore della “partita doppia” fu un croato, e si fa il nome di Benko Kotruljić alias Kotruljević, raguseo.
Ebbene quell’uomo era Benedetto Cotrugli, figlio di un mercante pugliese stabilitosi a Ragusa, autore - Benedetto non suo padre – del famoso libro “Della mercatura e del mercante perfetto” pubblicato a Venezia nella prima metà del XV secolo. Oltretutto, il Cotrugli visse per lo più in Italia e si spense a Napoli.
Uno “storico” di musica zagabrese con il quale polemizzai negli anni Settanta, scrisse – e nella storia della musica croata si ripete quanto lui scrisse allora sul “Borba” – che il compositore istriano del XV secolo Andrea da Montona il Vecchio, tra l’altro inventore della stampa delle note musicali, era croato. Perciò gli cambiò i connotati chiamandolo Andrija Motuvljanin-Starić. Anche il montonese, tanto per cambiare, visse fin da ragazzo a Venezia e scrisse unicamente in italiano i versi dei suoi pezzi musicali.
Quando il papa Giovanni Paolo II arrivò a Fiume (e molti giornalisti italiani scrissero Rijeka, alla radiotelevisione pronunciato “rigieca”), la Curia zagabrese inviò a tutti i giornali (compresa “La Voce del Popolo”) un inserto a pagamento di una decina di pagine sui “santi croati”. Ne trovai alcuni – per lo più “beati” - vittime delle persecuzioni anticristiane degli imperatori romani: santi polesani, istriani. Non mi risulta che all’epoca romana ci fossero croati e slavi in genere in Istria e Dalmazia.
A Fiume, un modesto autore di saggi su argomenti più disparati relativi alla cultura, all’arte, alla museologia, alla storia e agli eventi politici del capoluogo del Quarnero, per dimostrare che tutto qui fu in passato e resta oggi croato, se la prese con alcuni nostri scrittori, facendo i nomi di Ezio Mestrovich e Nirvana Ferletta, scrivendoli alla croata: Meštrović e Frleta- Volle “dimostrare” che i “cosiddetti” italiani fiumani, e non solo loro, erano dei croati voltagabbana, quasi quasi dei traditori.
Che ne direbbe se io gli mettessi sotto gli occhi e il naso cognomi italiani di personaggi croatissimi come il leader del Partito nazionale croato della seconda metà dell’Ottocento, Juraj Bianchini, oppure il grande poeta croato dello scorso secolo, Gvido Tartaglia, il grande attore zagabrese del Novecento, Tito Strozzi, o l’attuale ambasciatore croato in Argentina Castelli, il notissimo studioso d’arte in Dalmazia, Nenad Cambi, il poeta Jakša Fiamengo, il compositore Mario Nardelli, l’architetto Bernardo Bernardi, il capo dell’Istituto di Epidemiologia della Croazia, dott. prof. Dinko Rafanelli, il cantante del gruppo “Trubaduri”, Luciano Capurso, il presidente del Sindacato dei marittimi della Croazia, Predrag Brazzoduro, la giornalista Sanja Corazza, il pittore Josip Botteri Dini, il giornalista e leader degli studenti croati, Vojislav Mazzocco? Potrei continuare fino a domani.
Ho scritto altre volte e lo ripeto qui: la Croazia ha grandi croati, uomini e donne, di cui vantarsi, che meritano di essere celebrati in tutti i campi, compresa l’arte e la letteratura; non ha perciò bisogno di rubarli ad altri popoli. Temo però che i ciechi nazionalisti non cesseranno mai di rubacchiare per ornarsi delle penne altrui."
fIrmato: Giacomo Scotti
(da.linkiesta.it del /2011/05/01)














I croati e gli pseudo croati di Milano hanno sempre agito al limite della denuncia. Lo dicono tutti, ma in particolar modo lo dice Marco Tarquinio, lunedì 21 marzo 2016, rispondendo alle giustissime rimostranze di Antonio Ballarin. Si vede che questi signori finchè non prendono una denuncia non capiscono. - Posso parlare solo per me e per i miei colleghi, caro dottor Ballarin, ma di un dovere che non è solo mio e nostro: gli errori, quando ci sono, vanno sempre corretti. Affermare quel che è stato affermato in quel dispaccio di agenzia sull’italiano Ruggero Boscovich «croato» è stato un errore serio e grave. Che getta sale su una ferita che bisognerebbe invece curare e chiudere. E la verità è la prima medicina.



Siamo grati al Direttore di «Avvenire» per avere colto e approfondito le precisazioni che la Federazione degli esuli giuliani, istriani, fiumani e dalmati – tramite il suo presidente, Antonio Ballarin – ha espresso circa l’inaugurazione del milanese monumento a Ruggiero Boscovich, esaltato come scienziato croato da parte delle fonti giornalistiche che hanno recepito in modo acritico il comunicato ufficiale dell’iniziativa. Non è questo che l’ultimo tentativo di piegare la storia al nazionalismo.



martedì 25 gennaio 2022

„Stvaranje Jugoslavije – najveća srpska zabluda“




Riassumendo i punti che tratta il seguente video. L’idea di una Jugoslavia è nata a Zagabria e prima della riforma di Vuk Karadžić i croati non avevano una propria lingua letteraria; se non era per l’esercito serbo sia la Slovenia che la Croazia non esisterebbero. I Serbi per creare lo stato jugoslavo hanno perso più di un milione di vite e la Serbia è entrata nella Jugoslavia comprendendo Macedonia, Vojvodina, Kosovo e Montenegro, invece sloveni e croati sono entrati con lo stato di sloveni croati e serbi che nessuno al mondo riconosceva. Poi va a spiegare tutti i punti sopra, entrando nel dettaglio.

Goran Šarić - „Stvaranje Jugoslavije – najveća srpska zabluda“







lunedì 24 gennaio 2022

I CROATI VOGLIONO CONTINUARE I FURTI




Dopo averci rubato scrittori, pittori, musicisti, scienziati, Ivo Andric e Nikola Tesla stanno cercando di rubare Novak Djokovic 

NA ČEMU SU OVI?! HRVATI ZAKONOM OTIMAJU NOVAKA!










LA PARTE SBAGLIATA

  Scopro di essere dalla parte sbagliata, quando mi ritrovo a sostare in piedi poc’anzi l’anta destra del portone d’ingresso dell’interno de...