mercoledì 30 marzo 2022

Una censura revisionista di una gravità inaudita.




 Wikipedia ha cambiato la pagina riguardante la Strage di Odessa, togliendo ogni riferimento ai nazisti e alle responsabilità del governo ucraino, facendo intendere che sia stato un semplice incendio causato dagli scontri e non un atto preciso per massacrare.

Penso che questo revisionismo becero sia il peggior atto di questa guerra e ogni sincero democratico e antifascista, o semplicemente una persona onesta, deve protestare e combattere contro questa opera terrificante e disgustosa.
Questo negazionismo è identico a quello di coloro che negano l'olocausto. Identico.













7 anni senza risposte. Cosa manca alle indagini sui fatti di Odessa del 2 maggio 2014?
Matilda Bogner, 30 aprile 2021
OHCHR - Ufficio dell'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani
Capo della missione di monitoraggio dei diritti umani in Ucraina

Matilda Bogner lavora nel sistema delle Nazioni Unite dal 2006. Ha diretto gli uffici regionali per l'OHCHR in Asia centrale, Pacifico e Sud-est asiatico. Ha anche diretto la divisione Diritti umani, giustizia di transizione e stato di diritto della Missione di supporto delle Nazioni Unite in Libia e, più recentemente, è stata consulente senior per i diritti umani per le Nazioni Unite in Bielorussia. In precedenza, ha lavorato per nove anni sui diritti umani in Europa e nella regione dell'Asia centrale e parla correntemente il russo. Ha una formazione legale e ha anche lavorato come avvocato difensore penale in Australia. È sposata e ha quattro figli.

[I 48 morti di Odessa 2014]
Sono passati 7 anni dagli scontri di Odessa del 2 maggio 2014 - una delle numerose assemblee di massa segnate dalla violenza nel 2014 - che hanno causato 48 vittime (40 uomini, sette donne e un ragazzo). A differenza delle proteste di Maidan, in cui gli scontri hanno avuto luogo principalmente tra manifestanti e polizia o contro-manifestanti sostenuti dalla polizia o cosiddetti "tytushki", gli scontri a Odessa sono avvenuti tra persone con opinioni politiche diverse sul futuro e sull'assetto costituzionale dell'Ucraina, a seguito del cambio di governo nazionale a seguito delle proteste di Maidan. Contrariamente alle proteste di Maidan, a Odessa la polizia è stata passiva, persino negligente, non garantendo la sicurezza delle assemblee e dei loro partecipanti. Mentre ci sono molte domande senza risposta su quei tragici eventi di Odessa, ci sono tre cose che sono chiarissime:
1) entrambi i lati degli scontri sono stati violenti;
2) la polizia non è riuscita a garantire la sicurezza e
3) tutte le vittime meritano giustizia e i responsabili di omicidi e morti dovrebbero essere condannati.
Oggi, a sette anni di distanza, forniamo risposte a sette domande sugli eventi e sullo stato delle indagini e delle azioni penali dei responsabili delle morti violente.
1. Cosa è successo il 2 maggio 2014 a Odesa?
Dopo la fine delle proteste di Maidan a Kiev, i gruppi anti-Maidan di Odessa - critici nei confronti del governo centrale di recente costituzione - hanno chiesto la federalizzazione dell'Ucraina, mentre i sostenitori di Maidan si sono opposti.

La tensione a Odessa è aumentata dopo il 19 febbraio 2014, quando un gruppo di manifestanti "pro-unità" e giornalisti locali sono stati attaccati da gruppi organizzati di fronte all'amministrazione statale regionale di Odesa. Nei mesi di marzo e aprile 2014, tuttavia, i due gruppi opposti hanno tenuto manifestazioni a Odesa ogni settimana senza violenze significative.

Il 2 maggio 2014, circa 300 sostenitori del "federalismo" ben organizzati hanno attaccato una marcia di circa 2.000 manifestanti "pro-unità", inclusi residenti locali e un gran numero di tifosi di calcio noti per la loro forte posizione "pro-unità", che era arrivato da Kharkiv per la partita di calcio che si sarebbe svolta più tardi quel giorno. Gli scontri tra i due gruppi sono scoppiati nel centro della città, durati diverse ore. Entrambi i gruppi hanno utilizzato armi da fuoco, provocando la morte di sei persone (quattro dalla parte del "federalismo" e due dalla parte "pro-unità"). Eravamo presenti sulla scena e abbiamo assistito a come i gruppi 'profederalismo' hanno iniziato a lanciare pietre e bottiglie molotov contro i partecipanti alla marcia dell'Unità. La situazione è andata fuori controllo poiché la polizia non è riuscita a rispondere efficacemente alla violenza da entrambe le parti,

La presenza dei gruppi 'pro-unità' era prepotente nei numeri e costringeva i gruppi 'profederalismo' a disperdersi: alcuni si rifugiavano in cima a un centro commerciale vicino al luogo in cui si svolgevano gli scontri, altri correvano in un campo si era stabilito in piazza Kulykove Pole. Mentre un folto gruppo di sostenitori "pro-unità" marciava verso Kulykove Pole, dimostrando apertamente il loro atteggiamento aggressivo, la polizia non ha risposto, né frenando la folla aggressiva né mettendo in sicurezza la piazza.

Quando sono arrivati, i "pro-unità" hanno distrutto il campo e i sostenitori del "federalismo" si sono barricati nella Camera dei sindacati. Il personale della missione ha visto entrambe le parti lanciare sassi e bottiglie molotov e sentito i suoni di spari provenienti da entrambe le parti, quindi ha visto la Camera dei sindacati in fiamme.
I vigili del fuoco del Servizio di emergenza statale (SES) hanno risposto con notevole ritardo a numerose chiamate di emergenza effettuate da testimoni oculari, tra cui uno dei nostri colleghi. Quando sono arrivati, circa quarantacinque minuti dopo la prima chiamata, quarantadue persone avevano perso la vita (34 uomini, 7 donne e un ragazzo). In assenza dei servizi di emergenza, abbiamo osservato alcuni sostenitori "pro-unità" che assistevano i loro oppositori intrappolati a lasciare l'edificio in fiamme. Tuttavia, alcuni di quelli che si erano salvati dall"incendio furono pesantemente picchiati dalla folla [pro-unita'].

















martedì 29 marzo 2022

Michele Santoro scrive a Letta




LETTERA APERTA AL SEGRETARIO DEL PD
di Michele Santoro
Caro Segretario Letta,
osservo con sgomento gli attacchi che il suo partito rivolge contro quelle poche voci dissonanti, giornalisti e intellettuali, che osano sollevare qualche interrogativo sulla guerra in corso in Ucraina.
Chi le scrive a 18 anni era in piazza contro l’invasione da parte dei carrarmati russi della Cecoslovacchia; e quando, pochi mesi dopo, Jan Palach si diede alle fiamme in piazza San Venceslao a Praga, occupava l’università con un gruppetto esiguo di studenti.
Non ho mai avuto simpatie per Putin. Una mia trasmissione è stata tra le poche voci a denunciare gli orrori dei massacri in Cecenia e a considerare con disprezzo chi definiva una “democrazia con qualche difetto” la Russia di oggi.
Lei sa che, invece, padri nobili del suo partito hanno giustificato l’intervento armato del patto di Varsavia o hanno civettato a distanza con Putin sul superamento della democrazia. Il rispetto dei confini nazionali e dell’autodeterminazione dei popoli, le regole internazionali, esistono per molti a giorni alterni. L’Iraq di Saddam e la Libia di Gheddafi, per esempio, erano stati sovrani ma per rovesciare i dittatori si potevano bombardare. Come vede, Putin ha preso parecchie lezioni dalla Nato. I bombardamenti di Belgrado erano “illegali ma legittimi”; la modifica violenta dei confini della Serbia e la creazione di uno stato indipendente nei territori abitati in maggioranza dagli albanesi “erano l’unica soluzione per tutelare i diritti di una minoranza”. “L’Operazione Arcobaleno” terminò con l’allargamento della Nato ma “esclusivamente per ragioni umanitarie”.
Invece, i russofoni separatisti in Ucraina sono “servi di Putin”, non hanno la stessa dignità dell’UCK di Hashim Thaçi, che grazie a quella “Operazione” divenne Primo Ministro, Ministro degli Esteri e Presidente della Repubblica del Kosovo. Oggi è sotto processo per crimini di guerra contro l’umanità davanti al Tribunale dell’Aia. Dettagli. Era proprio necessaria la nascita di quello Stato? Non bastava una vera autonomia amministrativa garantita da osservatori internazionali dell’Onu, la stessa che si sarebbe dovuta concedere al Donbass dopo una guerra ignorata che ha già fatto quattordicimila morti?
I principi vanno, vengono e oscillano come il dollaro. Putin va processato per crimini di guerra, giusto. E Bush, che ha provocato più di un milione di vittime in Iraq, no? Denazificare non è come deterrorizzare?
Abbiamo una legge che impedisce a volontari di andare a combattere in un paese straniero. Perché? L’Italia che bandisce la guerra considera un reato partecipare a una guerra in un paese straniero: ci potrebbe far apparire come cobelligeranti. Mandare armi come ci fa apparire? Allo stesso modo degli Stati Uniti.
Caro segretario Letta, vedo Lei e Draghi avvolgersi nella bandiera dell’Ucraina aggredita e rimanere inerti. Non avete pronunciato una sola parola per l’incredibile invito all’escalation di Biden. In compenso siete attivissimi nel ridurre al silenzio qualunque voce fuori dal coro. In nome della libertà avete steso sull’informazione un velo di uniforme conformismo che nemmeno ai tempi di Berlusconi. La Rai fa pena: il dolore dei civili scorre nei video come un flusso senza punti interrogativi. Non si deve certo nascondere il dolore, come fa Putin con le sue televisioni. Tuttavia nei telegiornali mancano i perché, le analisi, le valutazioni imparziali sull’andamento della guerra, mentre abbondano gli annunci di vittoria di Zelensky e le sue esortazioni a fare di più. Più armi, più guerra, più massacri. Il problema è per fare che cosa. Ha ragione o ha torto quando dice “non avete il coraggio”? Dovremmo rischiare una terza guerra mondiale e la distruzione del mondo? Per far fare a Putin la fine stessa di Saddam e di Gheddafi senza che prema il bottone rosso? Gli insulti di Zelensky, le accuse di codardia, meritano una risposta da parte sua, caro segretario Letta. Lo strazio dei massacri, l’orrore di questa invasione di cui Putin dovrà portare la colpa di fronte alla storia, devono essere interrotti da un accordo senza vincitori o la guerra deve finire con la caduta di Putin? Il suo partito gronda di sdegno e di indignazione ma non sembra avere una risposta per questa domanda assai semplice, una visione da interporre tra quella del Presidente americano e quella del Presidente russo. Infatti dobbiamo affidarci a Erdogan per una terza visione, per sperare in un cessate il fuoco. Erdogan, l’autocrate “buono” di turno che aderisce alla Nato. E l’Europa? È una parola che ormai si usa quando non si sa bene cosa dire, una cassa di missili affidata agli americani. Niente di più.

















Ho rivisto il confronto tra Formigli e Santoro e mi sono risaltate agli occhi alcune questioni.
Formigli giustifica ogni guerra occidentale dicendo che i paesi invasi erano "dittature" e che ci sono "dei valori di democrazia" da difendere.
Allo stesso tempo l'Ucraina è invece una pacifica democrazia, senza difetti, candida come un santo cattolico.
Santoro giustamente risponde con una affermazione di pura verità, cioè che i paesi diventano tutti democratici nel momento in cui stanno dalla nostra parte e dittature se invece sono contro di noi.
Ha ricordato come l'Ucraina sia il secondo paese più corrotto del mondo, che non ci sia un'opposizione e qualora vi fosse mai stata ha subìto una censura totale da parte del governo ucraino.
Tutte le grandi ipocrisie occidentali Santoro le ha messe sul tavolo e Formigli non riusciva a rispondere se non sostenendo la guerra con vari "e come lo fermi allora Putin?". Santoro lapidario "ci parli e usi la diplomazia". Semplice e lineare. Formigli confuso ride.
Ma forse la più importante affermazione di Santoro è sulla sudditanza italiana in primis ed europea agli Stati Uniti e alla follia di Biden. Più l'Europa e L'Italia rimangono sotto l'ala della politica aggressiva e guerrafondaia americana, più questa guerra andrà avanti e anche altre guerre scoppieranno.
Il nemico numero uno dell'Europa, e del mondo intero, è l'America.
Formigli non sa rispondere, quasi suda freddo.
Nicolò Monti





Il monastero di Visoki Decani




 Il monastero di Visoki Decani è situato ai pendii delle montagne di Prokletije, nella parte occidentale della provincia di Kosovo e Metohia. Il monastero è situato nella bellissima valle del fiume di Bistrica circondato da montagne e foreste.

E stato costruito fra 1327 e 1335 dal re Stefan Decanski di Serbia in un boschetto di castagna ed è stato dedicato all'ascensione del Signore. La relativa lettera fondante e datata 1330. L’anno successivo il re mori ed è stato sepolto al monastero. Le attività della costruzione sono state continuate dal suo figlio Stefan Dusan fino al 1335, ma i suoi affreschi sono stati completati il 1350.
Durante la sua storia turbolenta il monastero è sempre stato un centro spirituale importante. Anche se le costruzioni del monastero hanno subito danni dall'occupazione turca, la chiesa è conservata completamente con le suoi belli affreschi del quattordicesimo secolo, conserva anche la bellissima iconostasis in legno originale del 14 secolo, il trono degli egumeni ed il sarcofago intagliato del re Stefan.


Durante la famigerata guerra in Jugoslavia, parlo di quella per il Kosovo, quella del 99, ogni giorno venivano trovate nuove fosse comuni di cui erano immancabilmente colpevoli i serbi. Per la verità ogni tanto venivano trovati camion condotti da albanesi e pieni di cadaveri che venivano trasportati a destra e a manca. Ma di quelli si parlava come di una curiosità e nessuno ci faceva caso. Ne riparleremo. Evidentemente gli assassini anglo sorosiani di questo mondo, non hanno grande fantasia, usano sempre gli stessi metodi. Ma poi perchè dovrebbero? C'è sempre una carrettata di cretini che si stracciano le venti senza capire una caxxo.

lunedì 28 marzo 2022

“Scenario Serbo” per la Russia



 Alla base dell'esplosione senza precedenti della russofobia sembrerebbero esserci calcoli basati sull'esperienza di quanto sperimentato in Jugoslavia all'inizio degli anni '90.

Contro Belgrado, che all'epoca non aveva l'appoggio dell'allora indebolita e dipendente da Washington, Russia, fu scatenato il più grande arsenale possibile di sanzioni, accompagnato da una serie infinita di boicottaggi, da quelli economici a quelli sportivi, oltre che da sforzi volti a demonizzare i serbi agli occhi del pubblico internazionale.
L’operato dei principali media occidentali, fabbricò il consenso necessario per assicurarsi il sostegno per il bombardamento della Jugoslavia da parte della NATO nel 1999.
Tuttavia, nonostante siano passati decenni, non solo il "percorso di purificazione" dai peccati del passato a cui è stata sottoposta la Serbia sembra non essere ancora stato completato, ma lo stesso scenario - serbo - pare ripetersi, seppur in fase iniziale, contro la Russia.
Mentre quest’ultima viene disumanizzata agli occhi del consumatore occidentale di informazioni, lo stato balcanico affronta enormi pressioni interne ed esterne, che hanno l’obbiettivo di allontanarla dalla cooperazione con la Russia e di inglobarla in quella stessa alleanza che un tempo ne bombardava le città con l’uranio impoverito.
Le recenti prese di posizione della Serbia, riguardo il rifiuto di imporre sanzioni alla Russia e riguardo la sua neutralità, potrebbero spingere influenze esterne ad “innescare” la famosa scintilla nella “polveriera balcanica” al fine di cambiarne l’assetto geopolitico.
La storia, si sa, ha il brutto vizio di ripetersi, ma questa volta l’obbiettivo non è né solo né impotente e lo scenario, anche se precedentemente collaudato potrebbe portare a risultati sgraditi.
La preparazione del terreno per una guerra su larga scala è servita.

Velimir Tomovic'



Le provocazioni sanguinarie sono un marchio di fabbrica dell'imperialismo statunitense. Basti ricordare l'"incidente di Racak" in Kosovo, quando 34 militanti morti del terrorista KLA sono stati presentati come civili uccisi dall'esercito jugoslavo. Successivamente, esperti finlandesi indipendenti hanno confutato questa affermazione. Ma l'atto era compiuto.
L'incidente di Racak è diventato il motivo dell'intervento della NATO contro la Jugoslavia. Durante i 78 giorni di spietati bombardamenti di città pacifiche, migliaia di persone sono state uccise e ferite e sono stati causati danni per oltre 100 miliardi di dollari. Dichiarazione del Presidente del Comitato Centrale del Partito Comunista della Federazione Russa G.A. Zyuganov

sabato 26 marzo 2022

LE FAKE NEWS DELLA NATO

 



Dopo le bombe ucraine fatte passare per russe, vi sono state una serie di fake news inverosimili, ma una la possiamo sbugiardare con sicurezza.

Dalla Serbia partono regolarmente i voli per la Russia 

Anche la Serbia cancella i voli verso la Russia

The appeal of an Italian journalist Giorgio Bianchi who visited Mariupol

‘I’m not a loser’: Zelensky clashes with veterans over Donbas disengagement

Repubblica passa ormai dalle fake news al delirio

"Il nazismo in Ucraina è fuori controllo"

Ucraina. Scudi umani e missili sui quartieri; “i civili messi in pericolo”

La false flag dell'ospedale pediatrico di Mariupol è nuda

MARIUPOL: “NESSUN RAID AEREO”, PARLA LA DONNA SIMBOLO DELL’OSPEDALE PEDIATRICO




















"Allora riassumiamo, ditemi se ho ben capito:
- L'Ucraina ha fatto bene a bombardare per 8 anni il Donbass.
- Si possono bombardare tutti gli stati del mondo destabilizzando la zona e lasciarli in mano all'anarchia basta che non si bombardi l'Ucraina.
- I nazisti sono universalmente riconosciuti come il male universale tranne se sono ucraini, in quel caso sono bravi ragazzi che salutano sempre.
- I ricchi russi che si fanno i cazzi loro sono oligarchi, i ricchi americani che influenzano i governi sono filantropi.
- L'Italia ripudia la guerra ma non la guerra in ucraina.
- L'Italia è in stato di emergenza perché c'è una guerra in ucraina, per qualunque altra guerra non ce ne è bisogno.
- L'INPS aveva finito i soldi e la gente in quarantena non è stata retribuita però abbiamo 10 miliardi per armare l'Ucraina.
- Il gasolio costa 2,2 euro mentre il petrolio costa 110 euro al barile ed invece quando il petrolio costava 140 il gasolio costava un 1,30 euro perché c'è la guerra in ucraina.
- Se sei un medico non vaccinato non puoi lavorare perché sei un pericolo, però se sei un medico ucraino puoi lavorare senza vaccino al posto del medico italiano e senza neanche il bisogno di riconvertire la laurea.
- L'Italia ha più di due terzi dei suoi giacimenti di gas inattivi che ci renderebbero indipendenti ma non possiamo attivarli e dobbiamo comprare il gas dall'America e non più dalla Russia perché la Russia è in guerra con l'Ucraina.
- Se l'esercito ucraino occupa scuole, teatri e civili abitazioni trasformandoli in obiettivi militari se qualcuno li bombarda sta attaccando obiettivi civili e dobbiamo ricostruire noi mentre i nostri terremotati dormono ancora in tenda.
- Dobbiamo accogliere i profughi ucraini anche se provengono da altri paesi che non sono in guerra.
- Gli ucraini sono vaccinati al 35% e non si sono estinti perché il virus mortalissimo non uccide gli ucraini, infatti loro possono usufruire di qualunque servizio mentre a noi serve il green pass.
- Zelensky ordina ciò che vuole al nostro governo manco fosse il Mc Drive e noi dobbiamo darglielo per forza inimicandoci i russi.
- In Italia la libertà di stampa prevede che si possa invitare la gente ad uccidere il leader politico di un altro stato.
- I missili russi sono fatti di lamierino e colpiscono i lavandini delle povere massaie ucraine.
Dimentico qualcosa? "

Il nazismo è presente a tutti i livelli nella società ucraina. Dal 2014 decine fra politici e amministratori locali, giornalisti, cittadini e oppositori del regime di Kiev sono scomparsi e ammazzati. Molti perseguitati e torturati. Nelle aree occupate del Donbass sono stati commessi crimini di ogni genere e non solo è stato proibito l'utilizzo della lingua russa sono anche stati imposti programmi scolastici russofobici e banderisti.
Il sentimento anti russo è stato volutamente coltivato molto prima del golpe di Maidan. Un odio smisurato, fondato su bugie e mezze verità storiche.
Un odio che ripropone la propaganda nazista contro gli ebrei...lo stesso odio degli anni 30 costruito e fomentato con tutti i migliori e moderni strumenti di comunicazione mediatica...
La cosa invece preoccupante è che oggi come allora le campagne di odio e bugie stanno facendo breccia anche da noi grazie a un sistema mediatico e asservito.

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venerdì 25 marzo 2022

Strage di Odessa. 2 maggio 2014

 Era il 3 maggio 2015 e Enrico Vigna ci ha riuniti nella Chiesa Ortodossa Russa di Torino per una preghiera ai martiri della strage di Odessa che era successa un anno prima. 

C'erano alcuni profughi russi ucraini che raccontavano le atrocità naziste alle quali erano stati sottoposti in patria, ma non c'erano i servi della NATO che si sono svegliati a comando in questi giorni. 

Too little too late 

Strage di Odessa

In Donbass la guerra c’è già da 8 anni nell’indifferenza generale dell’occidente!

OSCE SUPPLEMENTARY HUMAN DIMENSION MEETING.

Giulietto Chiesa: la terza guerra mondiale partirà dall’Ucraina

Giulietto Chiesa: 'USA vogliono Europa debole, Putin no'

The appeal of an Italian journalist Giorgio Bianchi who visited Mariupol









Percorsi di cooperazione e conoscenza tra Torino, Breza e Kragujevac

 Per un problema tecnico è andato perso un post importantissimo 

Lo riproponiamo con 10 anni di ritardo ma la discussione è sempre nel nostro cuore 




Conferenza internazionale


PROGRAMMA

ore 15:00 - Introduzione ai lavori
Maurizio Baradello, Comune di Torino

ore 15:30 - Presentazione e capitalizzazione dei percorsi di cooperazione decentrata

Intervengono
Giulia Marcon, Regione Piemonte:
Daniela Guasco, RE.TE ONG
Dobrica Milovanović, Rappresentante da Kragujevac
Andrea Galparoli, AMIAT
Marina Garizio, SMAT
Enrico Da Vià, Cooperativa Sociale I.So.La
Anna Scavuzzo e Silvestro Rivolta, AGESCI Progetto Sarajevo
Alba Aceto, Associazione Culturale e di Solidarietà EquaMente

a seguire letture e musiche balcaniche

ore 17:30 - Situazione attuale della Serbia e della Bosnia e dibattito sul futuro della cooperazione internazionale nell’area
 

Modera
Luca Leone, giornalista, scrittore e direttore editoriale di “InfinitoEdizioni"

Intervengono
Ennio Remondino, RAI
Nicole Corritore, Osservatorio Balcani e Caucaso
Agostino Zanotti, LDA a Zavidovici - Associazione per l’Ambasciata della Democrazia a Zavidovici
Mauro Cereghini, Associazione Trentino con i Balcani
Prof. Giovanni Belingardi, Politecnico di Torino
Luca Rastello, giornalista

ore 19:30 - Buffet e musica con LilFeb DJ

ore 20:30 - Proiezione del film “Il Sentiero” di Jasmila Žbaniĉ (2010), ambientato nella Sarajevo dei giorni nostri

Durante tutto l’evento sarà visitabile la mostra fotografica di Jacopo Gallitto

Il Papa dice di non mandare armi in Ucraina





 Alimentare una lotta impari è delittuoso .. incitare alla lotta , stando a guardare e lanciando qualche piccolo aiuto, un agnello contro un orso è criminoso… illuderlo che possa avere speranza di vittoria per prolungare la sua agonia è da sadici irresponsabili.. con la piccola Serbia i più potenti eserciti del mondo ci misero 78 giorni e 2500 morti (89 bambini) per piegare Belgrado…per Kiev quando giorni e morti siete disposti a sacrificare per la vostra “strategia bellica”? Fermate l’inutile strage , fate tacere le armi ed iniziate a far parlare la diplomazia





Come si racconta una guerra se a farla sei tu.
Quando la NATO bombardò incessantemente la Serbia per 78 giorni, non vi furono tregue, corridoi umanitari, accoglienza per i profughi, appelli di pace, visite di primi ministri in treno (impossibile anche perché praticamente tutte le ferrovie, i ponti e le stazioni furono distrutte), copertura mediatica no stop in difesa del popolo serbo. Nulla.
Autocelebrazione, titoloni sul perché era giusta la guerra, articoli sulla cattiveria dei serbi (tutti nessuno escluso), sulla bontà dell'UCK e dei nazionalisti albanesi e kosovari. Questo ci fu.
Sebbene nessuno neghi le responsabilità dei serbi e gli errori di Milosevic, la distruzione che abbiamo portato in Serbia non ha eguali. La cosiddetta e decantata "superiorità democratica" occidentale non si è mai vista in quei 78 giorni.
Le nostre guerre sono differenti, anche nel raccontarle.
Non si è vista nemmeno quando dal 1989 in poi abbiamo fatto di tutto per smembrare e disossare la Jugoslavia, cominciando dall'immediato e quantomeno affrettato riconoscimento dell'indipendenza di Slovenia e Croazia, senza alcun dialogo con il governo jugoslavo e senza tenere conto minimamente delle conseguenze che le azioni intraprese potevano comportare.
Trattiamo il mondo come se fosse nostro, di esclusiva competenza occidentale e che ogni nostra azione non possa essere contestata da nessuno.
È un atteggiamento imperiale, quasi da assolutismo monarchico. Probabilmente se dovessimo incarnare tutto l'occidente in una persona, questa sarebbe un Luigi XIV che esclama "il Mondo sono io".
Nicolò Monti










Draghi non dice la verità quando dice che in Italia c'è libertà di stampa


Il sindacato europeo dei giornalisti, EFJ, nostro partner nel progetto Media Freedom Rapid Response (MFRR), considera pericolosa per la libertà di stampa la decisione dei vertici europei di voler oscurare alcune emittenti russe, accusate di diffondere propaganda e disinformazione


Ucraina: combattere la disinformazione con la censura è un errore






Il popolo ucraino non dovrebbe essere vittima del capitale mondiale e dei clan oligarchici. La risposta alle pressioni esterne dovrebbe essere un cambiamento radicale della politica interna. Dichiarazione del Presidium del Comitato Centrale del Partito Co G.A. Zyuganov
24/02/2022
Dopo l'appello della dirigenza della DPR e della LPR, le autorità russe hanno lanciato un'operazione politico-militare volta a costringere alla pace i provocatori nazisti. Le misure adottate mirano a garantire la pace nel Donbass ea proteggere la Russia dalle minacce sempre più acute degli Stati Uniti e della NATO.
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La portavoce del ministero degli Esteri cinese Hua Chunying ha esortato gli Stati Uniti a scusarsi per la Jugoslavia prima di parlare di moralità.
"Il 24 marzo 1999, la NATO ha attaccato l'ex Jugoslavia, sparando circa 2,3 mila missili, 14 mila proiettili, tra grappolo e uranio impoverito",
“Gli Stati Uniti e la NATO non sono in grado di giudicare i principi morali di nessun paese fino a quando non si scusano e compensano i danni e le sofferenze che hanno causato ai popoli della Jugoslavia, dell'Iraq, della Siria e dell'Afghanistan"
Il bombardamento della Jugoslavia da parte delle forze NATO è iniziato il 24 marzo 1999, il 7 maggio, a seguito di un bombardamento NATO, l'ambasciata cinese a Belgrado è stata colpita, 3 persone sono rimaste uccise e più di 20 sono rimaste ferite.
















Il portavoce del Cremlino, Peskov, ha dichiarato che all'origine della distruzione della legalità internazionale c'è la aggressione della NATO contro la Jugoslavia nel 1999
Kremlin calls out US bombing of Yugoslavia in 1999 as culprit for torpedoing world order










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  Balkan moja ljubav