venerdì 25 febbraio 2022

Andrea Rocchelli è morto invano

 


C'è chi da la vita per la verità e c'è chi continua a fare il servo della NATO 

Ricordiamo Andrea Rocchelli, assassinato dai fascisti di Kiev

Italiani contro il nazismo

«Nel Donbass l’Ucraina bombarda da 8 anni, dove eravate?»




CHI CONSIGLIA LA NATO CONSIGLIA QUESTO
5 aprile, una bomba da 250 kg cade in un'area abitata, diciassette morti;
12 aprile, un ponte viene bombardato mentre vi transita un treno, cinquantacinque morti;
14 aprile, circa settantacinque civili kosovari vengono uccisi per errore da aerei NATO;
23 aprile, alcuni missili colpiscono la torre della televisione pubblica serba, causando sedici morti
30 aprile, il bombardamento del ponte della piccola città di Murino, in Montenegro, causa la morte di sei persone, di cui tre bambini, e otto feriti;
1º maggio, quarantasette civili vengono uccisi nel loro bus centrato mentre attraversava un ponte sotto bombardamento, questo è il secondo incidente di questo tipo
7 maggio, un errore durante un bombardamento nelle vicinanze di Nis (nel sud) causa la morte di quindici uomini e circa settanta feriti;
8 maggio, l'ambasciata cinese a Belgrado viene colpita per un probabile errore di intelligence causando tre morti e un forte incidente internazionale;
21 maggio, circa cento carcerati muoiono durante il bombardamento di un carcere a Pristina;
22 maggio, sette guerriglieri dell'UCK rimangono uccisi per un errore della NATO, altri quindici feriti;
30 maggio, durante un bombardamento di un ponte autostradale, rimangono uccise undici persone che lo stavano attraversando;
una bomba Nato colpisce il villaggio di Novi Pazar, causando ventitré morti;





Ho la famiglia in Ucraina, se mi chiedete se sono preoccupata vi rispondo Si. Ma la mia preoccupazione è liberatoria perché credo profondamente che Russia sappia gestire in modo migliore la situazione, anzi, lo so che sarà proprio così. Questione non è territoriale ma umano. Guerra civile in Ucraina dura da 8 anni, è arrivata l'ora di finirla liberando i popolo russofono dall'aggressione ucroamericana! Io sono ucraina russofona, ho sofferto per 8 anni lo sterminio della gente del Donbass, ho pianto ogni giorno con ogni madre del Donbass, ho pianto ogni giorno con ogni madre di Odessa, Charkov, Zaporogie che videro uccidere loro figli dai gruppi nazisti dell'ucraina, ho pianto per ogni legge russofoba, per ogni giornalista ammazzato in Ucraina, per ogni oppositore picchiato e imprigionato.
In questo momento milioni ucraini di lingua russa e lingua ucraina preparano i fiori per accogliere l'esercito russo e pregano di liberarli dal male assoluto che si impadronì del paese dopo la golpe dell'estrema destra nel 2014.
Non è questione del territorio ma di umanità!
Quella della Russia non è aggressione ma liberazione dal fascismo ucraino!
Autrice: Svetlana Svetlana, cittadina ucraina russofona





Allora proviamo a fare chiarezza e poi valutiamo, nel 2014 ci fu un colpo di stato in Ucraina finanziato dagli usa con 5 miliardi di dollari così come affermato dalla signora Victoria Nuland sottosegretario di stato del governo Obama. Storicamente durante la guerra del 40, in Ucraina si erano formate delle bande di stampo nazista, era un certo Bandera, un efferato omicida che massacrò ucraini, polacchi, rumeni, li faceva a pezzi vivi, perfino le SS di Hitler erano stupite. Finita la guerra i nazisti più importanti furono presi e processati a Norimberga, ma i nazisti ucraini no, scapparono e accolti dagli usa si stanziarono in paese che si chiama Parma, non ricordo lo stato, molti, in tempi recenti tornarono in Ucraina, i figli di quella gente, diventarono dei terroristi al servizio degli usa, una parte di essi si addestrarono nei paesi baltici, ma una parte di essi si sono stanziati ad Odessa dove avvenne la strage del 2 maggio. Quindi il governo Zelensky è formato anche da quella gente che da 8 anni bombarda i civili del Donbass i quali combattono contro l'esercito ucraino per difendersi .

giovedì 24 febbraio 2022

Donbass, la guerra fantasma nel cuore d'Europa

 Straconsigliato 




Nella regione del Donbass, sul confine russo-ucraino è in atto un conflitto che ha visto l'Ucraina spezzarsi in due, ma che la scarsa attenzione dei media occidentali ha reso quasi invisibile. La popolazione delle autoproclamate Repubbliche popolari di Donetsk e Lugansk continua tuttora, a distanza di anni, a scontrarsi con l'esercito di Kiev. Attraversando le terre martoriate del bacino del Donec, tra aeroporti distrutti e villaggi devastati, dai campi profughi alla spettrale colonia penale abbandonata di Chernukhino, Sara Reginella, psicoterapeuta e autrice di reportage di guerra, ci mostra la dimensione umana e psicologica di questa guerra "fantasma" combattuta da miliziani atipici: gente comune, donne e uomini che si sono opposti al cambio di governo del 2014, da una parte ritenuto un golpe, dall'altra una rivoluzione democratica.


DONBASS LA GUERRA FANTASMA. Con Sara Reginella


Uscendo dalla logica degli schieramenti, dovremmo capire l'origine di questa guerra, analizzandola, comprendendola, a partire, ad esempio, da alcune domande.
Dov'era l'Occidente quando nei villaggi del Donbass i bambini vivevano negli scantinati? Dov'era nell'estate del 2014, quando le regioni di Donetsk e Lugansk subivano i bombardamenti aerei o il 2 maggio, quando i nazisti di Pravy Sektor compivano la mattanza nella Casa dei Sindacati di Odessa, spezzando le ossa a sprangate e bruciando vivi degli esseri umani che manifestavano per un sistema federale in Donbass? Dov'era quando il leader di un partito con simbolo l'emblema nazista del dente di lupo diventava presidente del parlamento ucraino?
Oggi a Rai Radio 3, alla trasmissione Fahrenheit, ore 15:30, parlerò di questa guerra a partire dal mio reportage.
Grazie a tutti voi che non vi voltate dall'altra parte, grazie a voi che ricercate risposte nella complessità, al di là delle semplificazioni di propaganda, vi chiedo di condividere queste informazioni e di raccontate come siamo arrivati a questo.
Ringrazio la casa editrice Exòrma Edizioni per aver dato voce alla narrazione di quella che è stata fino ad ora una guerra fantasma.
Sara Reginella



Le sanzioni alla Russia avranno l'effetto di affamare l'Europa: dobbiamo opporci a quello che sta accadendo.
Nell'intervista a Rai News 24 ho cercato di spiegare i motivi della guerra in Donbass, che dura da otto anni.
Il conflitto rischia di espandersi, ma noi dobbiamo fare resistenza, comprendendo e divulgando le reali origini di questa guerra.
Il lavoro iniziato otto anni fa con i miei primi video sul Donbass, proseguito col documentario "Start Up a War. Psicologia di un conflitto" e culminato col reportage "Donbass. La guerra fantasma nel cuore d'Europa", edito da Exòrma Edizioni, è stato faticoso, quindi ringrazio di cuore tutti coloro che mi hanno supportata in questi anni e che questa sera mi hanno scritto dopo il mio intervento in Rai.


Ho la famiglia in Ucraina, se mi chiedete se sono preoccupata vi rispondo Si. Ma la mia preoccupazione è liberatoria perché credo profondamente che Russia sappia gestire in modo migliore la situazione, anzi, lo so che sarà proprio così. Questione non è territoriale ma umano. Guerra civile in Ucraina dura da 8 anni, è arrivata l'ora di finirla liberando i popolo russofono dall'aggressione ucroamericana! Io sono ucraina russofona, ho sofferto per 8 anni lo sterminio della gente del Donbass, ho pianto ogni giorno con ogni madre del Donbass, ho pianto ogni giorno con ogni madre di Odessa, Charkov, Zaporogie che videro uccidere loro figli dai gruppi nazisti dell'ucraina, ho pianto per ogni legge russofoba, per ogni giornalista ammazzato in Ucraina, per ogni oppositore picchiato e imprigionato.
In questo momento milioni ucraini di lingua russa e lingua ucraina preparano i fiori per accogliere l'esercito russo e pregano di liberarli dal male assoluto che si impadronì del paese dopo la golpe dell'estrema destra nel 2014.
Non è questione del territorio ma di umanità!
Quella della Russia non è aggressione ma liberazione dal fascismo ucraino!
Autrice: Svetlana Svetlana, cittadina ucraina russofona



Negli ultimi giorni, ho incontrato sedicenti pacifisti che legittimano e plaudono l'invio di armi in Ucraina da parte del nostro paese.
Domando a questi pacifisti se sanno davvero cosa significhi stare in guerra.
Domando loro se hanno mai osservato lo sguardo di un'adolescente che fissa il vuoto tra le macerie, se hanno mai visto scendere le lacrime a un'anziana con la casa distrutta o se, tra edifici abbattuti, hanno mai scorto gli occhi disperati di un cane solo, perduto.
Armare un popolo "purché si uccidano tra loro", mentre noi ce ne stiamo comodi (per ora) al computer o ci ripuliamo la coscienza sventolando bandiere colorate, non servirà a costruire un percorso di pace.
Per anni, in troppi si sono voltati dall'altra parte, mentre l'Ucraina veniva equipaggiata militarmente e il popolo del Donbass lasciato morire.
Dunque, non si può piangere per un popolo e sventolare bandiere, mentre si accetta che il proprio paese lo armi.
Questo non è pacifismo, questa è una pessima recita, questa è ipocrisia.
La soluzione diplomatica del conflitto deve essere l'unica via percorribile.
Ne ho parlato oggi, a Milano, al BookPride.
Ringrazio Greta Privitera del Corriere della Sera per aver presentato il mio reportage e quanti sono intervenuti, mostrando con la propria presenza, la vicinanza al popolo ucraino e al popolo delle regioni del Donbass.
Sara Reginella

Dopo che Zelensky ha ufficialmente bandito i restanti partiti di sinistra (quello comunista era già stato messo al bando nel 2015), i suoi sceneggiatori gli indicano la mossa successiva: terminare la videoconferenza al vertice NATO di Buxelles col pugno chiuso.
Perché?
Per confondere.
Perché un’immagine è più potente delle parole, qualsiasi sceneggiatore lo sa, e quel pugno ci dice molte cose.
Quel pugno ci dice che il problema dell’ultranazionalismo in Ucraina non esiste. Ci dice che di rifugiati politici in Ucraina non ce ne sono mai stati. Che non vi è mai stato nessun morto tra i dissidenti. Che nessun n4zista di nome Bandera è diventato eroe nazionale. Che nessuna bandiera dei collaborazionisti di H1tler è mai stata sventolata nel 2014, durante una rivoluzione democratica.
E il battaglione Azov? Un’aggregazione in cui si legge Kant, dicono i media. Per questo motivo, forse, il presidente Zelensky ha conferito il titolo di “eroe dell’Ucraina” a Denis Prokopenko, comandante dello stesso battaglione.
Cosa dire, invece, degli altri battaglioni punitivi neon4zisti, regolarmente inseriti nell’esercito ucraino? Il Dnepr, il Donbass, l’Aidar? Nulla, non se ne parla, quindi non c’è niente da dire.
Persino il massacro compiuto dagli estremisti del Settore Destro contro i civili a Odessa: non è stato mostrato, quindi evidentemente non c’è stato.
E otto anni di guerra in Donbass, i profughi, le migliaia di vittime, i disabili?
Spariti, non ci sono prove, forse è partito solo qualche sparo.
I media russi che potevano testimoniare sono stati oscurati in Occidente.
È stato cancellato quasi tutto. Non si può più verificare.
Restano quattro pazzi a gridare che questa è fiction, non è la realtà.
La fiction e il pugno chiuso.
Gli sceneggiatori di Zelensky usano la stessa tecnica utilizzata all’epoca del movimento Otpor (in serbo: “resistenza”), il cui simbolo era appunto un pugno chiuso.
Il movimento, che alle elezioni in Serbia ottenne appena il 2% dei voti, ma che ebbe una sovraesposizione mediatica in Occidente, utilizzava un’insospettabile estetica di sinistra per promuovere una politica di destra.
Nulla di nuovo dunque: si svuota l’oggettività del suo significato e, mistificando il reale, si falsificano deliberatamente i fatti.
Chi è ancora lucido, coglie la differenza che c’è tra fiction e realtà.
Del resto, non erano reali neanche le armi chimiche, pretesto usato per distruggere l’Iraq: la stessa provetta agitata da Colin Powell faceva parte di una fiction. Ormai si sa.
Ma le armi sono state usate nella realtà.
La guerra non è un film, i morti sono veri.
In molti vogliono la pace, in molti dichiarano di volere la fine dell’occupazione russa.
Ma nessuna mediazione è possibile nella fiction, al di là della realtà.
Sara Reginella

martedì 22 febbraio 2022

Kosovo si, Donetsk e Luhansk no




 Evidentemente il Kosovo si era prenotato prima, poi col covid si sono fermate le prenotazioni per la secessione 

Stepan Bandera. Vita e Eredità di un Nazionalista Ucraino

Guerra dei media, la strage di Markale

L'inganno di Racak


Strage di Odessa
La strage di Odessa è un massacro avvenuto il 2 maggio 2014 ad Odessa presso la Casa dei Sindacati in Ucraina, ad opera di estremisti di destra, neonazisti e nazionalisti ucraini ai danni di manifestanti che si opponevano al nuovo governo neo nazista instauratosi nel paese in seguito alle rivolte di piazza Maidan. In concomitanza con il rogo, ci furono linciaggi e violenze nei confronti di oppositori politici,, trovarono la morte almeno 48 persone tra impiegati della Casa dei Sindacati, manifestanti, simpatizzanti filo-russi e membri di partiti di estrema sinistra, i linciaggi e le aggressioni mortali proseguirono anche i giorni successivi alla strage,


Suicida il pilota della NATO che uccise la piccola Milica Rakic
Si è tolto la vita un mese fa il diretto responsabile della morte di Milica Rakic, la piccola di tre anni che abitava nei pressi dell'aeroporto di Belgrado e fu colpita da frammenti di bombe "umanitarie" della NATO il 17 aprile 1999 alle ore 21:45.
Il tenente colonnello Harold F. Myers era andato in pre-pensionamento da pochi mesi con una diagnosi di "stress da disordine post-traumatico" in seguito a quei bombardamenti, secondo le dichiarazioni di sua moglie Elisabeth.
La piccola Milica appare oggi trasfigurata, tra le icone dei santi della chiesa ortodossa, negli affreschi realizzati dal diacono Nikola Lubardic
Allo stesso indirizzo rimandiamo per l'elenco completo dei bambini morti ammazzati nell'operazione "umanitaria" della NATO, mirata a strappare il Kosovo alla Serbia per accelerare lo sventramento della Jugoslavia secondo criteri "etnici".




Ai tanti commentatori dell'ultima ora che affollano i social, a volte senza neppure sapere dove si trovino i paesi coinvolti in questo "conflitto" solo sbandierato: vi sembra normale che la Nato cerchi di appropriarsi di tutte le ex repubbliche sovietiche come se fosse casa sua? Che influenzi tutta l'economia di un continente, l'Europa, che non sa più muoversi senza che l'imperialismo yankee non glielo consenta? Non ci pensarono un attimo Nato and company a riconoscere la autoproclamazione di Slovenia e Croazia affossando la Jugoslavia... Non ci pensarono un attimo Nato and company a riconoscere il Kosovo indipendente... tutte proclamazioni o addirittura autoproclamazioni al di fuori del diritto internazionale. E potrei andare avanti... Analizziamo bene tutto prima di seguire la propaganda che vuole mostrare ogni volta il "novello Hitler". Chi sfruttó gli sgherri nazisti a proprio vantaggio furono gli Usa in America Latina, con gli scempi argentini, cileni, brasiliani, o quelli del centro America e via discorrendo... non dimentichiamolo che senza memoria ci facciamo male.
Alessandro Di Meo

Le provocazioni sanguinarie sono un marchio di fabbrica dell'imperialismo statunitense. Basti ricordare l'"incidente di Racak" in Kosovo, quando 34 militanti morti del terrorista KLA sono stati presentati come civili uccisi dall'esercito jugoslavo. Successivamente, esperti finlandesi indipendenti hanno confutato questa affermazione. Ma l'atto era compiuto.
L'incidente di Racak è diventato il motivo dell'intervento della NATO contro la Jugoslavia. Durante i 78 giorni di spietati bombardamenti di città pacifiche, migliaia di persone sono state uccise e ferite e sono stati causati danni per oltre 100 miliardi di dollari. Dichiarazione del Presidente del Comitato Centrale del Partito Comunista della Federazione Russa G.A. Zyuganov

Velimir Tomovic, In difesa della Jugoslavia




 Siamo emozionatissimi perchè Velimir Tomovic ci ha permesso di mettere la sua foto sul nostro blog 

Cogliamo l'occasione di ringraziare anche noi Andrea Martocchia per il suo impegno infinito 


Ringrazio Jugocoord Onlus per avermi omaggiato con la seconda ricchissima edizione del libro "In difesa della Jugoslavia" e per aver citato il mio lavoro nel testo.

Un grande ringraziamento anche all'amico Andrea Martocchia.

Consiglio a tutti coloro vogliano approfondire le vicende della guerra NATO contro la Jugoslavia e del processo contro Milosevic la lettura di questo fantastico libro.

facebook.com/jugocoord

facebook.com/cnj.onlus

facebook.com/velimir.tomovic.1

In difesa della Jugoslavia

sabato 19 febbraio 2022

IL KOSOVO E' SERBIA E SI CHIAMA KOSMET

 









Traffico d'organi in Kosovo, l'orrore torna a galla

UCK un esercito criminale


















































Durante la famigerata guerra in Jugoslavia, parlo di quella per il Kosovo, quella del 99, ogni giorno venivano trovate nuove fosse comuni di cui erano immancabilmente colpevoli i serbi. Per la verità ogni tanto venivano trovati camion condotti da albanesi e pieni di cadaveri che venivano trasportati a destra e a manca. Ma di quelli si parlava come di una curiosità e nessuno ci faceva caso. Ne riparleremo. Evidentemente gli assassini anglo sorosiani di questo mondo, non hanno grande fantasia, usano sempre gli stessi metodi. Ma poi perchè dovrebbero? C'è sempre una carrettata di cretini che si stracciano le venti senza capire una caxxo.






venerdì 18 febbraio 2022

Il meme bugiardo di "Sarajevo assediata".




 Si sa .. la bugia ripetuta più volte diventa verità 

Si noti nell'elenco di patrocinatori di questa iniziativa "artistica" di propaganda razzista antiserba, alcuni ben noti per essere da sempre in prima linea nella costruzione del meme bugiardo di "Sarajevo assediata".
Sulle provocazioni del mercato di Markale, che questi bugiardi servi della NATO attribuiscono alle "forze serbo-bosniache", si veda la nostra pagina dedicata:

Sarajevo 1994: La strage di Markale hanno fotografato il proprio crimine


P.S. la "bomba sull'asilo" ieri sul fronte del Donbass


è un replay delle tecniche di strategia della tensione che chi ha seguito senza paraocchi la tragedia jugoslava conosce benissimo.








30 agosto 1995: alle 2:12 del mattino, iniziarono i bombardamenti NATO sulla Republika Srpska, che durò fino al 14 settembre, e in cui furono uccisi 153 civili Serbi innocenti.
L'aviazione della NATO ha sganciato un totale di 1.026 bombe sulle posizioni dell'Esercito della Republika Srpska, di cui 708 guidate, e il peso totale degli esplosivi sganciati fu di circa 10.000 tonnellate.
Durante questi bombardamenti, la NATO hanno utilizzato munizioni radioattive all'uranio impoverito in un'operazione chiamata "Deliberate Force", spiegando che "questo dovrebbe portare finalmente i Serbi in Bosnia Erzegovina al tavolo dei negoziati".
Il motivo dell'attacco della NATO fu l'esplosione al mercato Markale di Sarajevo il 28 agosto 1995, per la quale furono accusati i Serbi, sebbene il rapporto della commissione indipendente di quel periodo affermasse che "non ci sono prove chiare che le granate provenissero da posizioni serbe ", cosa che venne confermata personalmente a Yasushi Akashi, l'allora inviato del Segretario generale dell'Onu per i Balcani.
L'allora comandante dell'UNPROFOR, il generale Michael Rose, dichiarò dopo l'incidente a Markale che non era possibile determinare da dove fosse stata sparata la granata. Un colonnello russo, comandante del battaglione russo di mantenimento della pace a Sarajevo, Andrej Demurenko, che ha partecipato alle indagini, ha affermato che i Serbi "sono stati accusati ingiustamente solo perché la NATO avesse motivo di attaccare".
Il primo giorno del bombardamento di Pale, in uno scontro tra artiglieria serba e aerei della NATO, un aereo francese "Mirage 2000" è stato abbattuto da un "missile terra-aria" intorno alle 17:00. È caduto e i due piloti sono fuggiti catapultandosi.
Contemporaneamente alla "Deliberate Force", è stata lanciata anche l'azione della NATO "Dead Eye", il cui obiettivo era disabilitare il sistema di difesa antiaereo dell'Esercito della Republika Srpska. La campagna di bombardamenti della NATO è stata anche aiutata dall'Operazione Mistral 2, un'offensiva militare dell'esercito croato (HV), dell'Esercito della Repubblica di Bosnia Erzegovina (ARBiH) e del Consiglio di difesa croato (HVO) lanciato nella Bosnia occidentale.
Hanno preso parte al bombardamento della NATO:
Francia (284 voli)
Germania (59 voli)
Italia (35 voli)
Paesi Bassi (198 voli)
Spagna (12 voli)
Turchia (78 voli)
Regno Unito (326 voli)
Stati Uniti (2318 voli)


GRANDISSIMA CLAUDIA CERNIGOI !




RICHIESTA DI RETTIFICA AI SENSI DELL'ART. 8 LEGGE 47/78.

Al Direttore Responsabile del Giornale di Vicenza, Luca Ancetti.
Gentile Direttore,
faccio riferimento all’articolo firmato da Mauro Sartori del 10 o 11 febbraio scorso (invio la scansione in allegato) nel quale vengono riportate alcune affermazioni fatte da Cioni Alex nei miei confronti.
Egli sostiene che il giudizio da lui rivolto nei miei confronti sulla sua pagina Facebook “non era dettato da un pregiudizio ideologico nei suoi confronti ma dal contenuto del suo discorso tenuto a Schio”. In realtà Cioni aveva già pubblicato il 15 marzo (cioè il giorno prima del convegno cui dovevo partecipare) sulla sua pagina un post nel quale mi definiva
“la ricercatrice sulle foibe di chiaro stampo negazionista” aggiungendo “parteciperò al convegno per ascoltare le scemenze che la signora andrà ad esporre al pubblico sinistrato”.
Quindi il “pregiudizio”, se “ideologico” o di altro tipo c’era, eccome.
Successivamente, dopo la conferenza, ha pubblicato un altro post in cui scriveva:
“alla fine della fiera la Cernigoi affermò le foibe sono un’invenzione fascista sapevatelo”,
stravolgendo il senso di una parte dell’intervento da me fatto relativamente all’origine del termine “infoibare”. Infatti io avevo spiegato che i primi a fare l’apologia della foiba come metodo di eliminazione dei nemici etnici erano stati i nazionalisti italiani già all’inizio del XX secolo, ed avevo portato i seguenti esempi, iniziando dal libro “Trieste la fedele di Roma” di Giulio Italico (Giuseppe Cobol, italianizzatosi in “Cobolli Gigli”, futuro ministro dei Lavori pubblici di Mussolini negli anni ‘30), edito da Lattes nel 1919 nel quale si legge, a commento di una “poesia” che inizia con le parole “A Pola xe l’Arena la Foiba xe a Pisin che i buta zò nel fondo chi ga zerto morbin”, che “la Musa istriana ha chiamato la Foiba degno posto di sepoltura per chi, nella provincia, minaccia con audaci pretese la caratteristica nazionale dell’Istria”.
Nel secondo esempio citavo il libro a cura di Andrea Gorlato,“La Venezia Giulia, Trieste e Istria”, Paravia 1925, approvato per essere usato nelle scuole, che a p. 196 inserisce una “canzone patriottica pisinese” dal titolo “In fondo alla foiba” che concludeva con queste parole “chi che ofende Pisin (sottinteso: parlando in croato) la pagarà, in fondo ala foiba finir el doverà”.
Cioni non ha spiegato questo, ai suoi lettori, lasciando credere invece che io avessi “negato” l’esistenza delle “foibe”, cioè delle esecuzioni sommarie avvenute in Istria nel 1943 (cosa che non ho fatto), in modo da ribadire la già precedente accusa di “negazionista” che mi aveva lanciato prima ancora di venire a sentire la mia conferenza. Premesso che l’accusa di “negazionismo” costituisce diffamazione, in base alla normativa vigente, il motivo della mia querela nei suoi confronti non era limitata a questo solo motivo, ma anche perché aveva permesso che sulla sua pagina, i commentatori si lasciassero andare ad espressioni come “perché non la buttiamo dentro anche lei” o “finché li lasciamo parlare senza prenderli a calci nel culo lo faranno (sottinteso, tenere conferenze sull’argomento”), che lui non ha ritenuto di cancellare, nonostante glielo avessi chiesto in quanto costituivano minaccia nei miei confronti.
Questo il motivo della mia querela al signor Cioni. Chiedo pertanto che venga pubblicata questa mia richiesta di precisazione e smentita.
Ringrazio e porgo distinti saluti
Claudia Cernigoi , giornalista, Trieste.

P.s. di Claudia Cernigoi
detto per inciso, il monumento nella foto è un falso storico, perché i finanzieri arrestati dagli Jugoslavi nel corso dei combattimenti per la liberazione di Trieste dato che sparavano, assieme ai militari tedeschi, contro di loro, sono stati in parte giustiziati nella zona di Hrpelje, in parte internati a Borovnica (dove presumibilmente sono morti durante l'epidemia di tifo che colpì il campo nell'estate del 45).

venerdì 11 febbraio 2022

I WANNA BE ME




Circa un paio di anni fa, in un forum on line, incontravo Matteo Asquasciati

Da subito mi è sembrato simpatico e coltissimo. Era preparatissimo sul calcio e adorava Vujadin Boskov. Diventando sua amica mi ha aiutato per il mio blog e diverse volte mi ha aiutato in alcune discussioni non sempre facili.

Posso dire con estrema sicurezza che Matteo è una persona fantastica e questo libro lo terrò come una reliquia 

Complimentissimi !


La pagina Face book

I WANNA BE ME di Matteo Asquasciati

Vujadin Boškov


OLUJA




Sta per uscire un nuovo film su Oluja.. naturalmente non ce lo perdiamo 

Oluja - official teaser

Oluja. 2022


Il 4 agosto 1995 l'esercito del generale croato Gotovina aveva dato l'inizio all'operazione "Tempesta" (Oluja) uccidendo circa 2.000 e espellendo circa 250.000 cittadini di origine serba dalla regione Krajina, sita all'est della odierna Croazia, che fino a quel giorno e da diversi secoli era popolata dai serbi, che ancora il papà di Maria Theresia e poi i suoi discendenti, avevano spostato, dal sud della Serbia odierna, a partire dal 16 secolo, per proteggere i confini dell'Impero Austro-Ungarico dalla minaccia dei turchi mussulmani. Fu un ruolo che i serbi hanno svolto benissimo per tre secoli fino alla dissoluzione dell'impero ottomano.
A titolo di esempio, la famiglia del famoso inventore e scienziato Nikola Tesla, a cui dobbiamo la corrente alternata che utilizziamo e il motore a propulsione elettrica, era composta proprio dai generali dell’esercito serbo impegnati a combattere i turchi per conto dell’esercito Austriaco e dai prelati serbo-ortodossi. La maggior parte dei suoi famigliari furono sterminati durante la Seconda guerra mondiale nel campo di concentramento di Jasenovac in quanto i croati durante la seconda guerra mondiale facevano parte dell’alleanza nazista e i serbi di quella degli alleati (Francia, Gran Bretagna, Stati Uniti e Russia).
Come dopo la Seconda guerra mondiale gli italiani persero le loro case in Istria, cosi durante la guerra degli anni 90 in ex Jugoslavia i serbi persero tutto quello che possedevano In Croazia, mentre nessun croato perse nulla di proprio in Serbia. Mia nonna paterna era una meravigliosa croata di Spalato e mio padre, suo figlio, in quanto anche il figlio di un serbo, mio nonno, si vedrà portare via, durante gli anni 90 del secolo scorso diverse proprietà che poi gli furono restituite, dopo anni e nelle condizioni fatiscenti, soltanto perché la Croazia era obbligata a farlo dalla UE.
Non solo questo orribile crimine di pulizia etnica non viene mai nominato dai vertici croati, ma, anzi, loro proprio in questi giorni celebrano questa operazione come una festa nazionale e questo nel totale silenzio della UE che fa finta di non sapere, come anche per tanti altri crimini che subirono i serbi in Bosnia e di cui non conviene ricordare per non turbare la narrativa ufficiale dell'epoca.
Tutto ciò è ingiusto e stomachevole. Fa venire la rabbia e un senso di impotenza e ancora di più fa venire la voglia di resistere a testa alta nonostante la menzogna di cui la propaganda occidentale si è sempre servita alla pari di qualsiasi autocrazia contro la quale poi hanno pure il coraggio di puntare il dito.
Bisogna sempre perdonare e andare avanti e cercare di essere sempre i costruttori di pace, però non si può e non si deve dimenticare!
PS: Io mi ricordo di queste colonne quando sono arrivate ai ridossi di Belgrado. Avevo 16 anni e le ho viste purtroppo con i miei occhi.
Lidija


sabato 5 febbraio 2022

Ogni giorno i croati pagheranno grazie a un serbo

 



A sinistra il monumento di Nikola Tesla a Gospić , Lika - dopo essere stato minato e distrutto dai Croati nel 1992.

E oggi si appropriano di uno dei più grandi scienziati serbi e mondiali ….

Tesla nacque in una famiglia ortodossa, padre e madre serbi, nella regione di Lika.
Durante la II Guerra mondiale gli ustascia hanno ammazzato 91 parenti di Tesla dei quali 11 in Jasenovac.
Negli anni '90 i croati dettero fuoco alla scuola Nikola Tesla e al museo di Tesla.
Naturalmente adesso che gli conviene i croati dicono che Tesla è croato






Foto di Stay serbian 
















Ci teniamo a precisare che la frase "Sono fiero della mia nazionalità serba e della mia patria croata" risulta attualmente un falso storico inventato da un croato 








Sarajevo 1994: La strage di Markale




Hanno fotografato il proprio crimine 

Guerra dei media. Strage di Markale


30 agosto 1995: alle 2:12 del mattino, iniziarono i bombardamenti NATO sulla Republika Srpska, che durò fino al 14 settembre, e in cui furono uccisi 153 civili Serbi innocenti.
L'aviazione della NATO ha sganciato un totale di 1.026 bombe sulle posizioni dell'Esercito della Republika Srpska, di cui 708 guidate, e il peso totale degli esplosivi sganciati fu di circa 10.000 tonnellate.
Durante questi bombardamenti, la NATO hanno utilizzato munizioni radioattive all'uranio impoverito in un'operazione chiamata "Deliberate Force", spiegando che "questo dovrebbe portare finalmente i Serbi in Bosnia Erzegovina al tavolo dei negoziati".
Il motivo dell'attacco della NATO fu l'esplosione al mercato Markale di Sarajevo il 28 agosto 1995, per la quale furono accusati i Serbi, sebbene il rapporto della commissione indipendente di quel periodo affermasse che "non ci sono prove chiare che le granate provenissero da posizioni serbe ", cosa che venne confermata personalmente a Yasushi Akashi, l'allora inviato del Segretario generale dell'Onu per i Balcani.
L'allora comandante dell'UNPROFOR, il generale Michael Rose, dichiarò dopo l'incidente a Markale che non era possibile determinare da dove fosse stata sparata la granata. Un colonnello russo, comandante del battaglione russo di mantenimento della pace a Sarajevo, Andrej Demurenko, che ha partecipato alle indagini, ha affermato che i Serbi "sono stati accusati ingiustamente solo perché la NATO avesse motivo di attaccare".

Al tribunale politico dell'Aja non ci crede nessuno e lo potete leggere QUI

Franjo Tuđman riconosciuto colpevole post mortem

  Non ci puo' essere sentenza per un morto ma la verità va detta sempre  L’implicazione della Croazia nel conflitto in Bosnia Erzegovina...