sabato 17 luglio 2021

Mostra Marino Darsa alla Pinacoteca di Brera di Milano

 

Mostra Marino Darsa NON piaciuta perchè è falso dire che Darsa era croato . Bisognerebbe chiamare Knut Flovik Thoresen che ha bloccato una mostra croata falsa in Norvegia

Questo articolo continua QUI e QUI


Maggiori informazioni in  NOI INNAMORATI DI CRISTIANO PAMBIANCHI





Marin Držić lo Shakespeare di Ragusa

Più di 400 commenti negativi alla mostra

MARINO DARSA ERA UN DALMATA DI ORIGINE SERBA

Dubravka Ugrešić spiega la squallida società croata

GIACOMO SCOTTI – LINEAMENTI DI UN GENOCIDIO CULTURALE

Ruđer Bošković – Ruggero Boscovich

Monumento a Ruggero Giuseppe Boscovich a Milano










ANCHE SE LA CROAZIA ELARGISCE MEDAGLIE, NON PUO' E NON DARA' MAI LA POSSIBILITA' DI OFFENDERE



Cristiano Pambianchi
 da sempre amico di Balkan crew e di  Lina Bertorello




Marin Drzic è conosciuto come lo Shakespeare di Ragusa ed è falso chiamarlo Shakespeare croato







A meno di chiarimenti scritti, sembra che il sig. Cristiano Pambianchi non riconosca o non voglia riconoscere che la "Repubblica di Ragusa" e la "Croazia" erano due regni diversi e distanti tra loro e che il censimento ha dimostrato che non vi era un solo croato in Ragusa, attuale Dubrovnik che era, invece, una città serba, popolata in maggior parte da serbi e italiani 
























MARIN DRZIC ERA UNA DALMATA FIGLIO DI SERBI
Marin Držić nacque a Dubrovnik probabilmente nel 1508. nella casa paterna vicino al Palazzo del rettore come il figlio minore nella famiglia di commercianti plebei originaria di Cattaro che nel XIV. secolo aveva perso il titolo nobiliare avendo prolungato l`albero di famiglia da parte di un figlio illegittimo. La madre Anukla discende dalla distinta famiglia borghese di Kotruljević.





Maggiori informazioni QUI



Vuk Karadzic ha dimostrato che l'idioma "stocavo" era parlato solo dai serbi 

Non è che se a Cattaro (Kotor, Montenegro) ci sono dei cattolici sono automaticamente croati! Basta aprire un libro con una cartina geografica! Forza ignoranti.. studiate! 


A Dubrovinik ancora oggi si sentono dalmati e non croati e c'è una scritta contro Zagabria ad ogni angolo di strada. La Dubrovacka republika non è mai esistita se non sulla bocca di qualche persona poco istruita che non sapeva dire Repubblica di Ragusa. I croati giocano sull'ignoranza delle persone, ma fortunatamente internet ci funziona ancora 


Una volta falsificati, ovvero croatizzati, nome e cognome di uno scrittore, di un pittore, di un musicista che nacque o visse sul territorio che oggi fa parte della Croazia, la sua opera diventa automaticamente croata.







Vuk Karadzic ha dimostrato che l'idioma "stocavo" era parlato solo dai serbi 








La mostra alla Pinacoteca di Brera "Marino Darsa lo Shakespeare croato" è fortemente falsa per i seguenti motivi
Marino Darsa è nato a Ragusa, nella Repubblica di Ragusa quando la Croazia stava a 400 km più su 
Era di origine serba di Kotor (Montenegro)
Parlava stokavo ovvero l'idioma parlato solo dai serbi, tant'è che Tudman ha cambiato la lingua croata proprio per differenziarsi dai serbi 
Gli organizzatori hanno ignorato la legge sul patrimonio culturale serbo anche se ne erano a conoscenza 






E' da capire se abbiamo tradotto male, ma a dir la verità ci sembra di aver tradotto bene, cio' che dice l'amico croato del sig. Cristiano Pambianchi. Il Sig. Niksa Matic afferma che il busto di Ivan Rendic' nato nell'Isola di Brac' in Dalmazia si trova a Dubrovnik .. ma secondo lui dove si dovrebbe trovare? Chiediamo per un amico. Non si trova a Belgrado perchè Ragusa era una repubblica, ma tanto meno si trova a Zagabria caro sig. Matic'. La Croazia puo' conquistare tutti i territori che vuole ma non puo' cancellare le culture precedenti, tant'è che a Dubrovnik su ogni angolo c'è una scritta contro Zagabria perchè ancora oggi si sentono dalmati. Sul sito del sig. Matic' c'è scritto che Darsa era di origini serbe 





E' assurdo parlare di nazionalità prima che nascessero gli stati nazione come li intendiamo ora. Una volta c'erano i regni e la nazionalità era intesa come stirpe, discendenza. Dato che Marino Darsa era figlio di padre serbo anche perchè a Ragusa non vi era un solo croato, mentono sapendo di mentire i croati che si sono appropriati della cultura dalmata 







Poniamo anche il caso che la famiglia di Marin Drzic' fosse bilingue e conosciuta con entrambe le varianti grafiche del nome, rimane sempre serbo, nato vicino alla Serbia e lontano dal Regno di  Croazia in cui non c'è mai stato 





Marino Darsa ha sempre composto nella lingua slava di Ragusa. Che poi questa lingua contenesse parecchi vocaboli italiani (per lo più veneti e toscani) non deve stupire, vista l'influenza dell'italiano nel mondo politico, economico e artistico dell'area adriatica e in tutto il Mediterraneo. Peraltro, stando agli studi più seri degli ultimi anni, la scarsa notorietà del Darsa in ambito europeo (e finanche italiano) è proprio dovuta al suo voler scrivere nella lingua del popolo, mentre è risaputo che le classi più abbienti della Dalmazia e della stessa Ragusa si esprimevano pubblicamente o scrivevano prevalentemente in italiano o in latino.









Marino Darsa - come tutti i ragusei dotati di una certa cultura - fu perfettamente bilingue: parlava e scriveva sia in italiano che nel dialetto štokavo di Ragusa, da lui utilizzato in modo assolutamente prevalente nelle sue opere. Ma il suo tipico stile già accennato di sovrapposizione di vari registri linguistici a seconda della classe sociale e la diversa ambientazione delle sue commedie - da Ragusa a Cattaro a Roma - gli fecero utilizzare anche delle espressioni in latino, in italiano e finanche in tedesco.


La legge sulla tutela del patrimonio serbo ha messo fine a tuti i furti croati. L’Accademia delle Scienze Serba ha pubblicato il libro dei grandi serbi in cui ha inserito Marino Darsa/Marin Drzic di Ragusa/Dubrovnik.





Salvaci o Dio dalla fame, dalla peste e dai croati 



C'è una prova inconfutabile del fatto che a Dubrovnik non si sentono croati, ma dalmati poichè esiste un giornale chiamato "Il Dalmata" che striglia la comunità croata di Milano per alcune frasi non corrette anche riguardo a Marino Darsa. Purtroppo questa pagina non consente i PDF per cui dovete cercare voi "Il Dalmata"num.94 pag.12. Articolo di Franco Luxardo




Tutto ben spiegato QUI





I croati e gli pseudo croati di Milano faticano a ricordare il comandamento NON RUBARE. Lo dicono tutti, ma in particolar modo lo dice Marco Tarquinio, lunedì 21 marzo 2016, rispondendo alle giustissime rimostranze di Antonio Ballarin. Si vede che questi signori finchè non prendono una denuncia non capiscono. - Posso parlare solo per me e per i miei colleghi, caro dottor Ballarin, ma di un dovere che non è solo mio e nostro: gli errori, quando ci sono, vanno sempre corretti. Affermare quel che è stato affermato in quel dispaccio di agenzia sull’italiano Ruggero Boscovich «croato» è stato un errore serio e grave. Che getta sale su una ferita che bisognerebbe invece curare e chiudere. E la verità è la prima medicina.





Chi ha detto il falso .. pagherà! 



Siamo grati al Direttore di «Avvenire» per avere colto e approfondito le precisazioni che la Federazione degli esuli giuliani, istriani, fiumani e dalmati – tramite il suo presidente, Antonio Ballarin – ha espresso circa l’inaugurazione del milanese monumento a Ruggiero Boscovich, esaltato come scienziato croato da parte delle fonti giornalistiche che hanno recepito in modo acritico il comunicato ufficiale dell’iniziativa. Non è questo che l’ultimo tentativo di piegare la storia al nazionalismo.






Il fatto che si firmava raguseo e non croato vorrà pur dire qualcosa 













Vi comunichiamo la percentuale di like alla perla di saggezza del sig. Cristiano Pambianchi a 24 ore dalla suo editto








Una piccola premessa. Molti libri non sono stati potuti essere esposti perchè i croati li hanno bruciati .

Il cambio di regime in Croazia all'inizio degli anni Novanta ha avuto, accanto alla sua accezione politica ed economica, anche una dimensione bibliotecaria, prima di tutto attraverso la "dismissione" straordinaria dei libri, ovvero una sistematica e pedante eliminazione di tutti i libri che il nuovo regime riteneva inadatti, sia a causa della nazionalità ed altri dettagli bibliografici degli autori, che del luogo di edizione del libro, che del suo contenuto.

Il ricordo della "dismissione": la distruzione dei libri negli anni '90

SQUALLIDA, PENOSA CROAZIA

I croati, gli scrittori, li uccidevano

Uomini e non uomini

Il governo croato è ogni giorno più squallido

Scotti La cultura quando non c’è si ruba

Meet the Serbs: RUĐER BOŠKOVIĆ

Chiunque difende gli ustascia croati ha perso la sua dignità

Croazia: tolleranza per il saluto fascista

Croazia: la Corte costituzionale condanna le violazioni dei diritti dei rifugiati

Recuperate 18 vittime serbe a Zara in Croazia

Alla prossima mostra di libri croati ci sarà un volume in più

Croazia: la messa per Bleiburg è una macchia sulla reputazione del paese

Mostra Marino Darsa non piaciuta

Troppi nuovi fascisti in Croazia

LA VITTORIA DI PIRRO DELLA CROAZIA

I CROATI RIMPIANGONO LA GRANDE JUGOSLAVIA



Mostra: Marino Darsa

E' vietato ai croati rubare la cultura dalmata

Pinacoteca di Brera. Mostra Marino Darsa

Non dire gatto se non ce l'hai nel sacco

E dopo le amebe vennero i croati

A Dubrovnik vivono i serbi, non i croati

Quando volevano dividersi la Bosnia

In Croazia sembra che ci siano solo ustascia

Franjo Tudman riconosciuto criminale in ogni grado di giudizio

Quando volevano dividersi la Bosnia

Ogni giorno i croati pagheranno grazie a un serbo

E' tutto nas.. pure Maradona









Maggiori informazioni QUI


Nel seguente testo è chiarissimo come la cultura dalmata era influenzata dalla cultura slava e certo allora non c'erano i nazionalisti guerrafondai che hanno cambiato oggi tutta la lingua croata. ...A tal proposito, fu con gran dispetto dei nobili ragusei che si comportò, letterariamente e non solo, il concittadino del Cerva, Marino Darsa (Ragusa1508-Venezia1567), di aristocratica famiglia, ma dalla vita disordinata e difficile. Fu autore di testi teatrali satirici proprio in quella lingua mista di slavo e italiano che si veniva formando per i continui rapporti che Ragusa aveva col contado e che era considerata incolta e barbara dai nobili e dai letterati che in città, tra l‘altro, praticavano, oltre il latino, il toscano più che il veneto. Letterato dissidente dunque il Darsa, satirico verso il mondo da cui proveniva, ma dotato di comunicativa, estroso. Di chiaro successo furono, tra il popolo, i suoi drammi pastorali Tirena, Venera i Adon (Venere e Adone), la sua farsa Novela od Stanca (La beffa di Stanac), e le sue commedie Dundo Maroje (Lo zio Maroje), Skup (L’avaro), Arkulin (Arcolin), Mande (Maddalena), tutti testi assai interessanti per quel che riguarda la lingua, mutevole per caratterizzare i diversi personaggi, mista di gergo, latino maccheronico, toscano perfetto.

Letteratura dalmata italiana











Comunque aveva ragione Giacomo Scotti a dire che questi cambiano i nomi e i cognomi all'occorrenza. Meno male che non ci hanno rubato Leonardo Da Vinci.. chissà come lo avrebbero chiamato ! 























Notare il dialetto stokavo che non ha niente a che vedere col kajkavo di Zagabria. Le bugie hanno le gambe corte 



Non un croato a Dubrovnik!




L'attuale Dubrovnik era una città serba e non croata 

Da je Dubrovnik do 20. veka bio srpski, a ne hrvatski grad govore i činjenice.










Come nel link messo sopra, gli abitanti di Dubrovnik dichiaravano di parlare serbo nel 1890, quindi gli abitanti erano serbi cattolici e serbi ortodossi, oltre agli italiani. La Croazia come provincia dell'impero distava circa 500 km. Poi ci fu l'assimilazione da ortodossi a cattolici, e da cattolici a croati, ed ecco oggi perché a Dubrovnik sono tutti croati, ma si sentono ancora dalmati 










In tutte le recensioni della statua di Marin Drzic si parla solo di Shakespeare di Ragusa, mai di Shakespeare croato.. per cui ci sa proprio che erano in mala fede i soliti quasi croati di Milano.




 Anche il capo dei cetnici Momcilo Diujic è croato. E' nato in Croazia 

Momčilo Đujić . Nato a Tenin in Croazia nel 1907, sin dall'aprile del 1941 si proclamò vojvoda četnico

La letteratura italiana in Dalmazia: una storia falsificata







Siamo un po' allibiti nel leggere l'articolo di Eliana Sormani: Marino Darsa alla Braidese; ci viene difficile capire cosa vuol dire che passò molto tempo tra Italia e Croazia. Nel 1500? Ovvio che così un lettore non capisce più nulla se non abbiamo presente la cartina geografica del 1500 e si fa in fretta a confondere le idee ed è chiaro che gli organizzatori mentono sapendo di mentire 






La Repubblica di Ragusa distava 400 km dalla Croazia e non centrava una cippa lippa! 




































QUI trovate come è stata maltrattata e continua ad essere maltratta la più grande scrittrice croata costretta all'esilio 






Boscovich, Ruggero Giuseppe


Nato in Dalmazia da padre serbo, si formò e operò in Italia, dove fu tra i primi a promuovere la diffusione e la discussione critica del newtonianesimo. Nell’opera in cui espresse in maniera organica il suo pensiero filosofico e scientifico, la Philosophiae naturalis theoria redacta ad unicam legem virium in natura existentium (1758), tentò di ridurre tutte le forze della natura a un’unica legge. Molto noto e attivo anche fuori d’Italia, nonostante l’assenza di un’adeguata formalizzazione, le sue teorie fisiche avrebbero esercitato una certa influenza sulla scienza del 19° secolo.







Ringraziamo di cuore il "Giornale di Milano" che pubblicizza l'italo serbo Ruđer Bošković – Ruggero Boscovich . La "Società astronomica Ruder Boskovic" gestisce il Planetario di Belgrado 




Dopo alcuni giorni esce un altro articolo di Pierangela Guidotti. Anche qui la cultura dalmata è spazzata via e son tutti croati 500 anni prima .. bè.. si son portati avanti col lavoro! Pure Ruggero Boskovic da italo serbo è solo più croato ! Boh.. sarà una nuova corrente di pensiero quella di spazzare via culture precedenti.











Anche Italo Calvino è italiano però è nato a Santiago de Las Vegas de La Habana per non parlare di tutti gli italiani nati in Libia e Ungaretti nato al Cairo sarebbe egiziano ? E Ugo Foscolo era greco? Si puo’ dire che la Serbia ha dato 18 imperatori all’Impero romano? Eraclito puo' essere considerato turco poichè adesso Efeso è in Turchia? 






Hanno fatto di tutto per cancellare gli scritti di Giacomo Scotti che è anche stato minacciato di morte e pensate un po' dove troviamo ancora qualcosa ?  QUI

"Nel lontano 1926, nella serie delle pubblicazioni dell'Accademia Jugoslava delle Arti e delle Scienze di Zagabria, fu pubblicata l'opera di Gjuro Kobler dal titolo Talijansko pjesnistvo u Dalmaciji 16. vijeka, napose u Kotoru i Dubrovniku e cioè:
«Poesia italiana in Dalmazia nel XVI secolo, soprattutto a Cattaro e Ragusa». Dopo quella data nessuno studioso croato ha mai più parlato di una poesia o di una letteratura italiana in Dalmazia nei secoli passati. Cominciò invece un processo di trasformazione di quella letteratura da italiana in croata, processo che ha portato finora a colossali falsificazioni. In un articolo del 1969 lo storico della letteratura croata Andre Jutrovic scrisse:

«.Gli scrittori della Dalmazia che nel passato scrissero le loro opere in lingua italiana devono essere inseriti nella nostra letteratura e nella nostra storia nazionale». In altre parole: considerati croati. Questo medesimo intellettuale, trattando successivamente di singoli scrittori italiani dalmati dei secoli passati, cio di dalmati di cultura e lingua italiana, li definì «scrittori croati di lingua italiana». Ed oggi questa è diventata una legge: nei libri di storia della letteratura croata, nei dizionari enciclopedici e nelle enciclopedie (croate), tutti quegli scrittori e poeti italiani portano l'etichetta di croati. Le eccezioni sono rarissime, riguardano unicamente Zara, e solo nel caso che si tratti di scrittori cosiddetti «irredentisti» dell'Ottocento e Novecento.

Nell'ottobre 1993, sulle colonne del «Vjesnik» di Zagabria, il presidente dell'Associazione degli scrittori croati dell'epoca mi accusò di aver «trasformato in italiani tutta una serie di scrittori croati dell'antica Ragusa». E questo perché, in un saggio sulla rivista «La Battana» (n. 109) avevo riportato i nomi originali di alcuni scrittori ragusei vissuti tra il Cinquecento e il Settecento, indicando i titoli originali in italiano e latino delle loro opere: Savino de Bobali (1530-1585); Serafino Cerva (1696-1759), Sebastiano Dolci, Stefano Gradi e altri che presto incontreremo. Io sfido tutti gli studiosi di letteratura di questo paese a portarmi un sola opera di questi scrittori e poeti che sia stata scritta in croato; li sfido a portarmi un solo documento, a cominciare dagli stessi libri di questi autori, nei quali i loro nomi siano scritti cos come li scrivono oggi i loro falsificatori. Qualche anno fa il pubblicista Ezio Mestrovich, sul quotidiano «La Voce del Popolo», riferì le parole dettegli da un anonimo e «illustre croato» per spiegare l'avversione che certi intellettuali croati nutrono verso l'Italia e gli italiani: «Siamo tanto affascinati dalla cultura italiana e la sentiamo così vicina, che, rischiarne di esserne compressi e plagiati al punto, da rinunciare alla nostra. Quando ci si spinge in questa direzione, allora l'amore può diventare odio». E spinto dall'odio, qualcuno cerca di appropriarsi di ciò che non gli appartiene fino al punto da definire croato Marco Polo! Oppure da dichiarare «croato da sempre» - laddove quel sempre potrebbe portarci all'inizio dell'umanità - ogni lembo dell'odierna Croazia che nel lontano o recente passato é stato invece abitato anche dagli italiani e concimato dalla cultura italiana, e prima ancora da quella latina.
Giacomo Scotti








....Quando non si riesce a falsificare il cognome, si falsifica almeno il nome e allora il pittore fiumano dell'Ottocento Giovanni Simonetti diventa Ivan Simonetti; sempre a Fiume l'illustre medico Giorgio Catti diventa Djuro Catti, Giovanni Luppis si trasforma in Ivan Lupis o addirittura Vukic e si potrebbe continuare a lungo. Quasi sempre però si segue la regola della contraffazione totale di nome e cognome, in modo da cancellare ogni traccia di italianità.
Allora capita che il grande filosofo e poeta rinascimentale italiano Francesco Patrizio da Cherso ( 1529-1597) venga via via trasformato dalla storiografia croata in Frane Patricije-Petric nel 1927 (M. Dvomicic) e in Franjo Petric nel 1929 (F. Jelacic); resta Francesco Patrizi per I. Kamalic, nel 1934, ma viene scritto Franje Patricijo da Nikola Zic nello stesso anno; poi, ¨ Franjo Petric-Franciscus Patricius per Ivan Esih nel 1936 e Franjo Petris per S. Juric nel 1956 e Franciskus Patri-cijus per V. Premec nel 1968; per altri ancora il cognome si trasforma in Petric, Petrisic e Petracevic, infine il cosiddetto «padre della filosofia creata» diventato stabilmente Frane Petric dopo che così lo chiamarono V. Filipovic e Zvane Crnja nel 1980. In suo onore vengono tenute le «Giornate di Frane Petric» a Cherso, le giornate di un uomo inesistente....










Marta Drpa è una serba nata a Knin, attuale Croazia, prima che i croati compissero la strage di Krajina con 600 civili uccisi nelle loro case. Marta è serba e serba è rimasta. Quindi gli organizzatori di questa mostra riescono a cambiare nome e nazionalità solo ai morti 





 ....Il ladrocinio
accompagnato quasi sempre dalla slavizzazione e falsificazione dei nomi e cognomi italiani, come abbiamo largamente dimostrato. A questo punto consideriamo una «curiosa» circostanza: la letteratura croata dalle origini e fino al XVI secolo è un susseguirsi di scrittori quasi esclusivamente dalmati da Marko Mamlic-Marulo a Hektorovic-Ettoreo e altri. Viene perciò spontaneo chiedersi: come mai le arti e la letteratura croate non ebbero inizio in regioni dell'interno quali la Slavonia, la Baranja, la Posavina, lo Zagorje e altre, mentre furono fiorenti prima del XVI secolo in Dalmazia dove la letteratura in particolare si espresse nel latino e nell'italiano, e solo rarissimamente in croato? Jutrovic, Horvatic e tanti altri saggisti che ritengono necessario arricchire la letteratura croata con le opere scritte in latino e in italiano da autori dalmati integralmente inseriti nella cultura italiana, compiono un furto alla luce del giorno, è vero, ma vanno compatiti. Lo fanno mossi dall'estremo bisogno.
Giacomo Scotti 






A sinistra scienziati e scrittori croati di etnia serba, a destra scienziati e scrittori croati   









Non toglierà nulla perchè dovrebbe eliminare tutto 




















Ci teniamo a precisare che questa moda di rubare la cultura dalmata non è di tutte le correnti culturali croate . Molti scrittori croati e semplici cittadini hanno firmato una petizione contro la nuova lingua parlata croata che ripudia il serbo croato. 

Jezici i nacionalismi




A tal proposito, fu con gran dispetto dei nobili ragusei che si comportò, letterariamente e non solo, il concittadino del Cerva, Marino Darsa (Ragusa1508-Venezia1567), di aristocratica famiglia, ma dalla vita disordinata e difficile. Fu autore di testi teatrali satirici proprio in quella lingua mista di slavo e italiano che si veniva formando per i continui rapporti che Ragusa aveva col contado e che era considerata incolta e barbara dai nobili e dai letterati che in città, tra l‘altro, praticavano, oltre il latino, il toscano più che il veneto. Letterato dissidente dunque il Darsa, satirico verso il mondo da cui proveniva, ma dotato di comunicativa, estroso. Di chiaro successo furono, tra il popolo, i suoi drammi pastorali Tirena, Venera i Adon (Venere e Adone), la sua farsa Novela od Stanca (La beffa di Stanac), e le sue commedie Dundo Maroje (Lo zio Maroje), Skup (L’avaro), Arkulin (Arcolin), Mande (Maddalena), tutti testi assai interessanti per quel che riguarda la lingua, mutevole per caratterizzare i diversi personaggi, mista di gergo, latino maccheronico, toscano perfetto.

Letteratura dalmata italiana






Questo storico ha fermato una mostra che i croati volevano fare in Norvegia perchè falsa. Onore a lui!

Il sig. Thoresen è un militare che ha fermato una falsa mostra croata in Norvegia

- Nel corso del 2012 e del 2013, forze revisioniste illegittime in Norvegia, guidate da alcuni croati, hanno cercato di realizzare una mostra sui prigionieri internati in Norvegia dai Balcani durante la seconda guerra mondiale. È stato un tentativo di presentare come vittime i reclusi croati e bosniaci, anche se in numero ridotto, e i serbi croati come croati ortodossi. Mi sono reso conto che non era vero e siamo riusciti a fermare quella mostra. Ho ottenuto elenchi di prigionieri dagli archivi nazionali norvegesi e dal servizio statale delle tombe di guerra. 




















 Il prof. Novakovic' ha vinto la sua causa a Strasburgo contro il governo croato, poichè la Corte dei diritti dell'uomo ha ritenuto ingiusto il suo licenziamento. La sua unica colpa era quella di pronunciare con un accento serbo alcune parole croate.






Ecco perchè fanno ridere i croati e gli psuedo croati appartenenti alla comunità di Milano che insistono a considerare i serbi del passato croati, poichè adesso alcuni territori sono sotto la nazione croata.

Buffoni ! 


Mile Novakovic ha vinto la sua causa.. anche se troppo tardi

Con la legge sui beni del patrimonio culturale serbo son finiti i furti





Mira Furlan, una delle più note attrici croate e jugoslave, è mancata il 20 gennaio 2021. Il cordoglio si è diffuso a livello internazionale, anche per via della carriera statunitense dell’attrice. Negli ultimi giorni, diverse testate e pagine social nei paesi post-jugoslavi hanno rilanciato una toccante lettera scritta da Mira Furlan nel novembre del 1991 e pubblicata all’epoca dal settimanale Danas. Da Belgrado, si rivolgeva ai suoi concittadini di Zagabria, dopo il licenziamento dal Teatro nazionale croato e gli attacchi pubblici e privati subiti a causa del suo impegno professionale nella capitale serba, dove viveva il marito Goran Gajić. La coppia si trasferì a New York poco tempo dopo la pubblicazione della lettera. La riproponiamo grazie alla traduzione di Marijana Puljić.

Mira Furlan, lettera ai concittadini




Chi voleva, e vuole, offenderlo, lo chiama “zingaro” .

Sinisa Mihailovich è un serbo della ex Jugoslavia, aggredita e devastata nel 1999 per non volersi piegare al “Nuovo ordine mondiale” fiorito con la caduta del muro. Nel decennale di questo crimine perpetrato dalle “grandi democrazie occidentali”, l’ Antidiplomatico intervistò Mihailovich: un’intervista che consiglio di andare a rilegge, o a leggere. Nel delirio di menzogne che promossero e legittimarono i bombardamenti nazisti su Belgrado (con la schifosa partecipazione dell’ Italiozza governata da D’ Alema), Mihailovich visse il dramma che derivava da quello che invece fino ad allora era stato un modello di convivenza interetnica, madre croata e padre serbo. In quel periodo Sinisa giocava nella Lazio ed ebbe modo di constatare da vicino le manipolazioni della stampa: sulla prima pagina del maggior quotidiano romano, Il Messaggero, riconobbe il cadavere di un suo amico serbo con un foro di proiettile in fronte, che il quotidiano presentava come vittima dei “cecchini serbi”. Stesso stravolgimento della realtà a proposito del Kossovo, dove oggetto di pulizia etnica furono, e sono, i serbi; la stessa propaganda che commemora la strage di Srebrenica e tace degli antefatti, delle vessazioni, delle discriminazioni, e della cacciata dei serbo bosniaci (250.000) dalle loro case, dal loro territorio. Sinisa venne infamato come fascista per il suo “elogio” di Arkan, intervenuto a difesa dei cittadini serbi espropriati cacciati, ammazzati. Racconta dell’allucinante telefonata di suo zio croato alla sorella (madre di Sinisa), fuggita col marito (padre di Sinisa). “Perché sei fuggita? Quel porco serbo di tuo marito meritava di essere scannato”.
“Io sono comunista più di tanti altri”, precisa. E ricorda la Jugoslavia vissuta da ragazzo; e ovviamente Tito che era riuscito a creare un miracolo di convivenza pacifica tra molte etnie e uno stato sociale che permetteva a tutti una vita dignitosa.
“Cosa ne pensi degli americani”?
“Cosa posso pensare di criminali che hanno bombardato scuole, ospedali, fabbriche del mio Paese?” 









Se avete due soldini e volete saperne di più, consigliamo Un viaggio d'inverno, ovvero giustizia per la Serbia del premio Nobel Peter Handke. Purtroppo è talmente raro che il suo prezzo si aggira sui 300 euro e molti di noi ce l'hanno in cassaforte e ancora non lo vendono perchè il prezzo continua ad aumentare 





Il sig. Cristiano Pambianchi probabilmente ignora che anche la Federazione elvetica è composta da 26 cantoni autonomi ma non è previsto lo smembramento e qua già 1 a zero per la cultura, perde Pambianchi. Inoltre le repubbliche jugoslave si potevano smembrare solo in accordo come è successo per la Macedonia e il Montenegro, ma non con il crimine come è stato commesso dal primo presidente croato ritenuto colpevole in ogni grado di giudizio per non parlare dei 111 anni dati ai colonnelli croati con il suicidio in tribunale di Praljak. D'altronde Sinisa Mihajlovic racconta sempre che la sera avevano giocato tutti a carte e la mattina lo zio voleva uccidere il padre e sui muri leggevi UCCIDI IL SERBO





 Il 22 dicembre 1990, il parlamento croato proclamò unilateralmente l’indipendenza e promulgò una nuova Costituzione tutta incentrata sul principio fondamentale, prego di richiami alla celeberrima Dottrina Monroe, della “Croazia ai croati”. Nell’ottobre del 1991 il governo guidato dal presidente Franjo Tuđman decretò l’espulsione di circa 30.000 serbi dalla Slavonia e dalla Krajina, mentre la Guardia Nazionale Croata occupava Vukovar. L’esercito federale cinse d’assedio la città prima di procedere all’attacco, infliggendo pesanti perdite agli assediati che vennero costretti alla resa. Nel frattempo, la Macedonia otteneva l’indipendenza (17 settembre 1991) grazie ad un accordo stipulato tra il primo ministro Kiro Gligorov e il presidente della Federazione Jugoslava Slobodan Milošević, mentre la Slovenia decise di ispirarsi all’esperienza croata per proclamare a sua volta (25 giugno 1991), l’indipendenza da Belgrado sulla medesima base etnica. A differenza di quanto accaduto in Croazia, il piccolo esercito sloveno riuscì a tener brillantemente testa alle milizie federali, provocando pesanti perdite. Le secessioni proclamate unilateralmente da Croazia e Slovenia e il successo ottenuto da quest’ultima nel conflitto contro le truppe inviate dal governo di Belgrado non potevano che alimentare le spinte centrifughe interne alla Jugoslavia, favorendo implicitamente l’estensione a macchia d’olio della guerra civile.
Guerra jugoslava, cronache di una catastrofe preparata a tavolino
di Giacomo Gabellini 4.12.2017

Rolando Dubini 10 aprile 2021




Per le persone oneste sarà sempre Jugoslavia. A nessuno piacciono i nazionalisti guerrafondai che hanno distrutto la grande Jugo






Le violenze in Croazia sono documentate da moltissimi rapporti mai smentiti che risalgono a metà 2018, a cominciare da quello di Amnesty International. La Croazia è una “democrazia fragile” (ha problemi interni con la propria polizia, esce da una guerra sanguinosa con numerosi criminali di guerra, impuniti), ha al suo interno un diffuso razzismo, ma ha anche probabilmente ricevuto indicazioni sul “lavoro sporco” da fare e, attraverso delle bande consistenti, lo sta facendo. Il committente di queste violenze è l’Unione Europea; a volte lo stesso governo croato, difendendosi, con una certa sincerità e ingenuità, ha finito per dire la verità quando ha detto: “Noi proteggiamo i confini dell’Europa.”






Scappano dalla corruzione



Anche il tam tam del sig. Pambianchi su Srebrenica ci ha un poco stufato.
La Corte ha stabilito che quello che avvenne fu un genocidio ad opera di singole persone, ma che lo Stato Serbo non può essere ritenuto direttamente responsabile per genocidio e complicità per i fatti accaduti nella guerra civile in Bosnia-Erzegovina dal 1992 al 1995, fra i quali rientra la strage di Srebrenica.





FIUME Tempi duri per gli scrittori in Croazia. Dopo la condanna a Predrag Matvejevic, aggressione e minacce alla giornalista e scrittrice fiumana, Vedrana Rudan. È accaduto nella libreria «Empik», nel centro di Varsavia, dove la Rudan stava presentando la traduzione polacca del suo romanzo «L'amore all'ultima vista», pubblicato dalla «Drzewo Babel». Nell'affollata sala ha fatto irruzione, Jozo Knezevic,presentatosi come croato di Bosnia, da 25 anni imprenditore in Polonia. Con in mano uno striscione con espressioni offensive nei riguardi della Rudan, l'uomo, incurante del folto pubblico, tra cui anche numerosi studenti di croatistica, ha cominciato a urlare e a minacciare la signora. Poi l'ha colpita più volte al capo con un giornale, il quotidiano polacco «Gazeta» che riportava una sua lunghissima intervista, accusandola di aver denigrato la Croazia e di aver definito il suo ex presidente, Tudjman, un «fascista». Ha concluso urlando che avrebbe mandato qualcuno a Fiume a ucciderla.
Il soggiorno di Vedrana Rudan a Varsavia avviene in occasione, oltre che della presentazione del libro, della prima della trasposizione teatrale del suo primo libro «Orecchio, gola, coltello». Il romanzo, diventato subito un bestseller, è stato tradotto in sloveno, macedone, polacco, tedesco e inglese e già portato in scena da due teatri stabili, l'«Atelje 212» di Belgrado e il «Teatro 101» di Zagabria. Ieri sera è stato proposto nel Teatro di Krystyna Janda, la nota attrice polacca, che ne è regista e interprete.
Al pubblico croato Vedrana Rudan è nota soprattutto come giornalista dei periodici «Feral Tribune» e «Nacional». Il suo linguaggio crudo e tagliente rendono i suoi libri subito dei bestseller. I romanzi di Vedrana Rudan sono una protesta contro il mondo in cui viviamo e trattano un tema che è universale, ovvero quello della violenza sulle donne. Violenza che, se anche accade tra le mura domestiche, è un problema sociale e tacerne significa essere complici.
Tornando a Matvejevic, da registrare un intervento a favore dello scrittore inoltrato all'ambasciata croata a Roma a firma di oltre venti scrittori e intellettuali che vivono in Italia tra i quali citiamo Tahar Ben Jalloun, Vincenzo Cerami, Furio Colombo, Claudio Magris, Dacia Maraini, Francesca Sanvitale, Enzo Siciliano.





Sono stati notati parecchi mercenari croati in Ucraina, eredi degli ustascia organizzazione militare fascista alleata dei nazisti
Ieri tedeschi oggi ucraini.








A partire dal 2020 c'è stato un picco di violenza nazionalista e crimini d'odio in Croazia. Un anno prima, un rapporto della Commissione europea avvertiva che "l'incitamento all'odio razzista e intollerante nel discorso pubblico si sta intensificando" nel paese, con i principali obiettivi "serbi, persone LGBT e rom". Il rapporto ha aggiunto che la risposta delle autorità croate a questa preoccupante tendenza è stata debole. I tentativi degli ultimi anni di politici di spicco di cancellare i crimini di guerra della Croazia dalla memoria del pubblico e glorificare i brutali criminali di guerra come eroi nazionali contribuiscono direttamente all'ascesa di idee e narrazioni di estrema destra in Croazia. Questo pericoloso revisionismo storico non si limita agli eventi che hanno avuto luogo durante le relativamente recenti guerre jugoslave. In Croazia, anche elementi di estrema destra stanno tentando di rivedere la storia della Seconda Guerra Mondiale. Gli Ustasa, il partito fascista che creò lo Stato Indipendente di Croazia allineato ai nazisti tra il 1941 e il 1945, uccisero centinaia di migliaia di serbi, ebrei e rom durante la Seconda Guerra Mondiale. Gli Ustasa hanno anche supervisionato il famigerato campo di concentramento di Jasenovac dove sono state uccise tra le 770.000 e le 990.000 persone.
Il mondo ricorda gli Ustasa come un'organizzazione "terroristica" ultranazionalista, violenta e razzista che rappresenta un'epoca oscura nella storia europea. Nella Croazia moderna, tuttavia, la brutalità delle azioni del regime ustascia è stata a volte minimizzata dai media e dai politici di spicco, e il partito filo-nazista è presentato da molti come un simbolo di forza e orgoglio nazionale.
Il saluto nazista croato, "Pronto per la Patria" (Za Dom Spremni) è ancora apertamente largamente usato in Croazia. Anche la negazione dell'Olocausto, che va di pari passo con la sanificazione dei crimini degli Ustasa contro gli ebrei croati, sembra essere diventata più ammissibile nel paese.
Non solo condonando, ma anche lodando i crimini commessi dalle forze croate contro altri gruppi etnici, le élite all'interno del paese stanno creando un ambiente in cui più persone si sentono a proprio agio nell'esprimere opinioni xenofobe, razziste e odiose. Oggi la Croazia è un crogiolo di iper-nazionalismo. La maggior parte delle élite politiche del paese non solo non sono riuscite a condannare le opinioni di estrema destra, ma hanno anche creato un ambiente in cui gli attivisti di estrema destra si sentono autorizzati a diffondere le loro idee divisive e pericolose.
Per lasciarsi alle spalle la politica dell'odio, si consiglia alla Croazia di rinunciare urgentemente ai criminali di guerra e porre fine all'ascesa della nostalgia fascista. Deve inoltre agire immediatamente per contrastare la normalizzazione e accettazione delle opinioni razziste e xenofobe tra la popolazione.









Vi abbiamo fatto un quadro della attuale Croazia.. tanto per farvi capire con chi abbiamo a che fare . Una nazione che si deve vergognare del passato e del presente

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13 commenti:

  1. Bè non è proprio così
    Colloquia Maruliana ..., Vol. 6, 1997.
    Recenzija, Prikaz slučaja
    Tesi errate su Marko Marulić (Giacomo Scotti: Marco Marulo – Marulić sotto una diversa luce, La battana, XXXII, N. 118, pagg. 107–118)
    Mirko Tomasović
    Inoltre è facile bruciare i libri che non fanno comodo
    8373 Croazia: la distruzione dei libri negli anni '90. CNJ
    Il ricordo della "dismissione": la distruzione dei libri negli anni '90
    Igor Lasić
    30.06.2015.
    Il cambio di regime in Croazia all'inizio degli anni Novanta ha avuto, accanto alla sua accezione politica ed economica, anche una dimensione bibliotecaria, prima di tutto attraverso la "dismissione" straordinaria dei libri, ovvero una sistematica e pedante eliminazione di tutti i libri che il nuovo regime riteneva inadatti, sia a causa della nazionalità ed altri dettagli bibliografici degli autori, che del luogo di edizione del libro, che del suo contenuto.

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  2. People from Dubrovnik
    Marin Držić (1508–1567): Croatian playwright and prose writer.Vero nome Marino Darsa o Darza e naturalmente raguseo non croato.
    Mavro Vetranović (1482–1576): Croatian poet and prose writer.In realta raguseo, vero nome Mauro Vetrani.
    Cvijeta Zuzorić (c. 1552–c. 1600): poetess.Poetessa in lingua italiana, vero nome Flora Zuzzeri, sebbene e' provato che sapesse scrivere pure in latino e croato..
    Dinko Zlatarić (1558–1613): Croatian poet and translator.Domenico Slatarich, famiglia di lontanissima origine slavomacedone , ma ormai di lingua italiana, tant'e' che avevano italianizzato l'originale cognome slavo
    Marin Getaldić (1568–1626): scientist.Vero nome Marino Ghetaldi, antica famiglia italiana di Ragusa.
    Ivan Franov Gundulić (1589–1638): Croatian poet.Vero nome Gianfrancesco Gondola.Come sempre si firmava lui stesso.E' si vero che ha scritto poesie in croato, conoscendolo come tutta l agente della frontiera, ma definirlo croato e cambiarne il nome e' tutt'altra cosa.Inoltre era di antichissima famiglia dell'aristocrazia latina di Ragusa, non certo croato.
    Ruđer Bošković (1711–1787): scientist, diplomat and poet.Vero nome Ruggero Bosco.
    Vlaho Getaldić (1788–1872): politician, noble, poet.Vero nome Biagio Ghetaldi.
    Niko Pucić (1820–1883): politician and nobleman.Vero nome Nicola Pozza, rinnegato che passo dalla parte dei croati, per ottenere potere, nel consiglio comunale di Ragusa, contro i Ghetaldi-Gondola capi del partito italiano.
    Medo Pucić (1821–1882): writer, politician and nobleman.Fratello del precedente. vero nome Orsatto Pozza.
    Frano Getaldić-Gundulić (1833–1899): soldier, statesman, nobleman, Knight of Malta.Vero nome Francesco Ghetaldi-Gondola-
    Antun Fabris (1864–1904): Serbian journalist and politician.Vero nome Antonio Fabbris, passo nelle file dei serbi, cambiando il proprio nome.
    Frano Supilo (1870–1917): Croatian politician, journalist and publicist.Figlio di immigrati pugliesi, vero nome Francesco Supillo, nazionalista croato.
    ETC...............................................................................E COSì E' OVUNQUE NELLE TERRE PASSATE SOTTO GLI SLAVI, vogliono far credere che gli unici italiani, dopo l'altomedioevo, epoca in cui pure loro riconoscono la presenza latina in Dalmazia ed Istria, siano stati i marinai e i governanti eveneziani, che amministravano, sfruttandola, un'area monoetnica slava.
    L'antico stemma dei Gundulic:http://en.wikipedia.org/wiki/File:Ghetaldi-Gondola_Seal.jpg

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  3. Ma perchè cambiate i nomi e i cognomi?
    Cristiano Pambianchi in croato rimane uguale,Giacomo Scotti pure.
    Infinocchiate solo chi non ha mai aperto un libro di storia
    Marko

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  4. Marino Darsa ha sempre composto nella lingua slava di Ragusa. Che poi questa lingua contenesse parecchi vocaboli italiani (per lo più veneti e toscani) non deve stupire, vista l'influenza dell'italiano nel mondo politico, economico e artistico dell'area adriatica e in tutto il Mediterraneo. Peraltro, stando agli studi più seri degli ultimi anni, la scarsa notorietà del Darsa in ambito europeo (e finanche italiano) è proprio dovuta al suo voler scrivere nella lingua del popolo, mentre è risaputo che le classi più abbienti della Dalmazia e della stessa Ragusa si esprimevano pubblicamente o scrivevano prevalentemente in italiano o in latino.
    Luca

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  5. Sì ma secondo i croati tutti i ragusei sono croati, peccato che nel censimento nessuno dichiarasse il croato come lingua madre, la maggior parte dichiarava di parlare serbo seguito da chi parlava italiano. A Dubrovnik ai tempi esistevano serbi cattolici e italiani, i croati erano a Zagabria. Persino i cosiddetti croati molisani mai si sono dichiarati loro stessi croati, e la loro dichiarano di parlare 'na našu', e non croato (si pensa siano originari dalmati).

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  6. Che non ha niente di croato il Darsa è scritto qui : Libri di Marino Darsa
    (Dubrovnik 1508 - Venezia 1567) scrittore dalmata. Fu diplomatico e prese gli ordini nella chiesa ortodossa; visse in esilio in Italia perché ostile al governo oligarchico di Ragusa. Le sue opere drammatiche, Zio Maroje (1550, commedia), Grizula (1551 o 1556, dramma pastorale), La burla di Stanac (1551 ca, farsa), sono le più rilevanti del teatro dalmato-raguseo del Cinquecento: in gran parte derivano il loro tema da modelli stranieri, ma sono perfettamente «riambientate» grazie a un gustoso realismo e a un linguaggio vivacemente popolaresco.

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  7. Mah sinceramente non conosco il personaggio in questione, ma so che molti cattolici dalmati mai si sono sentiti croati, poi ci pensò il Vaticano tramite frati e preti cattolici ad assimilare tutti i cattolici come croati (ai tempi non c'era un sentimento nazionale nelle persone, nessuno dichiarava a che nazione appartenesse, come oggi). Ecco che la religione giocò un ruolo fondamentale nel far entrare il sentirsi croato nella testa dei credenti cattolici. Furono anche convertiti molti ortodossi, con discriminazioni varie da parte di Austria-Ungheria e la stessa Repubblica di Ragusa, che vietava ai non cattolici ad esempio di vivere dentro le mura della città.

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  8. In realtà la base di queste due o unica lingua, dipende dalle opinioni, è il dialetto štokavo di Dubrovnik e dell'est Erzegovina, area una volta quasi esclusivamente abitata da Serbi (ortodossi e non). E qui si nasconde il diavolo, il progetto di una unica lingua fu supportato da Vienna e l'accordo sulla lingua unica in due varianti, fu siglato, sa va san dir, proprio a Vienna nel 1850. Che l'impero voleva tanto bene ai serbi e ai croati che volle regalargli una lingua unitaria? Certo che no. La lingua originaria croata è il kajkavo, simile allo sloveno, la Croazia era la zona intorno a Zagabria, diciamo da dietro Fiume, Gorski Kotar fino a poco ad est di Zagabria dove cominciava la Slavonia, che era un regno separato in origine. Qual era lo scopo, creare una lingua unitaria per croati e serbi, tutti i cattolici assimilarli come croati, e gli ortodossi piano piano convertirli, se possibile, come teorizzato da Mile Budak, di cui l'odierna Croazia è piena di piazze e vie intitolate proprio a lui. Diciamo che la zona centrale della Serbia storica, la Serbia Vecchia (Stara Srbija, l'odierna Macedonia del Nord), il Kosovo, la Raška, era una zona in cui si parlava una dialetto oggi simile al macedone, tolti i bulgarismi, simile al Torlak, quindi lo stesso lontana dal serbo-croato odierno. Quindi in definitiva agli austriaci serviva creare un popolo unico croato, per il loro sogno di arrivare a Costantinopoli, non avere ostacoli, per lo stesso motivo fu creato anche lo stato albanese, con il proposito di piano piano convertirli tutti al cattolicesimo, piano in tal senso fallito. Una volta a Costantinopoli l'ortodossia sarebbe morta o quasi, per la gioia del Vaticano e dei Gesuiti.

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  9. per me sicuramente non era croato in quanto tale stato compare durante il 3 Reich e risorge nel 4 Reich che stiamo pienamente vivendo e la capitale è oltreoceano. Era ortodosso di CITTADINANZA Ragusana, Dubrovnik. Una citta di mercanti ruolo di connessione con il retroterra balcanico, un mercato dove spillare l'oro estratto dalle miniere di Kosovo. Per la persecuzione di Serbi in vari territori dobbiamo ringraziare dapprima Chiesa Cattolica del '500 e vari Imperi germano austriaci. Croati sono servi, spesso convertiti, al servizio di queste potenze nominate. Sinisa

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  10. E' un peccato che il comune di Milano avvalli la distorsione della storia.
    La moneta falsa coniata allora continua a circolare con 1’imprimatur della legalità. Un altro scrittore raguseo, il gentiluomo Serafino Cerva (1696-1759), autore di una celebre “Biblioteca Ragusina”, che è la prima enciclopedia della letteratura ragusea e dalmata, viene presentato come Serafin Crijevic dai suoi falsificatori costretti, peraltro, a tradurre l’opera del Cerva dal latino. Quando l’antologia dei “Latinisti croati” apparve, ci stupimmo della presenza in essa di poeti come Bola, Pasquali e altri che alla Croazia non appartenevano nemmeno territorialmente, essendo nati a Cattaro o nelle Bocche, dunque nell’odierno Montenegro. Ma la nostra meraviglia si trasforma in stupore e incredulità di fronte ad un’altra antologia apparsa nel 1993 col titolo “Stara knjizevnost Boke” (Antica letteratura delle Bocche di Cattaro) nella quale i curatori-saggisti croati Slobodan Prosperov Novak, Ivo Banac e don Branko Sbutega dichiarano espressamente che lo scopo del loro lavoro è quello di restituire alla letteratura croata gli scrittori delle Bocche di Cattaro, cioé di una fetta del Montenegro, perché quegli scrittori, essendo cattolici (sic) non possono essere serbo-montenegrini, ma croati!
    http://arenadipola.com/articoli/27056

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  11. In effetti Darsa era un prelato ortodosso e quindi puo' essere al massimo considerato serbo e non croato. Noi abbiamo pubblicato La Croazia scippa personaggi storici italiani
    La Croazia festeggia 30 anni d’indipendenza… scippando una dozzina di personaggi storici italiani
    di Emanuele Mastrangelo – 23/02/2021
    Giacomo Scotti lineamenti di un genocidio culturale. La letteratura italiana in Dalmazia: una storia falsificata
    Ruđer Bošković – Ruggero Boscovich (figlio di un mercante serbo, anch'esso fatto passare per croato)

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  12. La letteratura dalmata rinascimentale può essere considerata come l'insieme delle opere scritte da autori della Dalmazia che scrissero, perlopiù in latino, nel periodo del Rinascimento.
    Al tempo in cui questi autori scrissero, la Dalmazia era territorio veneto e i sentimenti di appartenenza nazionale non si erano ancora sviluppati. Tuttavia in Croazia, dopo l'indipendenza nazionale, tutti i seguenti scrittori sono considerati come croati latinisti ed i loro nomi sono stati tradotti in lingua croata (1). Riportiamo qui la versione del nome, con la quale gli autori si firmavano alla loro epoca con accanto la versione croata per gli autori che oltre che in latino ed in italiano scrissero le loro opere anche in lingua slava
    https://it.wikipedia.org/wiki/Letteratura_dalmata_rinascimentale

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  13. I croati riescono a fare mostre solo in Italia. Nel resto del mondo li bloccano come ipocriti. Non solo hanno condannato a 5 mesi di reclusione Matvejevic per una semplice opinione, hanno anche costretto all'esilio 5 giornaliste. Cinque scrittrici femministe croate ( Slavenka Drakulić , Vesna Kesić , Jelena Lovrić , Dubravka Ugrešić e Rada Iveković), sono state accusate di tradire la Croazia. L'articolo è stato fonte di significative controversie che alla fine hanno portato a una causa per diffamazione contro la rivista Globus. Inoltre ultimamente hanno condannato anche un insegnante perchè parlava troppo serbo e poco croato

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